FONTE: LEAP2020.EU
Dal 2006 il GEAB analizza le tendenze e anticipa le tappe di quella che il nostro team ha chiamato fin dall’inizio “crisi sistemica globale”. Il fatto che dal 2008 siamo decisamente “in crisi”, è una cosa sulla quale nessuno nutre più dubbi. Che questa “crisi” sia “globale” è un fatto anch’esso comunemente accettato. Ma il mondo ha veramente preso coscienza della dimensione “sistemica” di questa crisi?
La parte visibile del cambiamento del sistema, sulla quale tutti sono ora d’accordo, è l’emersione di nuovi grandi players internazionali che sfidano l’ordine mondiale imposto dagli Stati Uniti durante il crollo del blocco sovietico.
Così, nei vari GEAB, abbiamo parlato a lungo di questa tendenza alla multi-polarizzazione, che impone la riforma delle istituzioni internazionali e, nel caso queste riforme fallissero, l’introduzione di una nuova governance mondiale (un processo nel quale crediamo che l’Europa abbia un ruolo storico, considerando l’unicità della sua esperienza nell’integrazione di entità statali di dimensioni e tipologie differenti).
Ma c’è un’altra pesante tendenza di cui ciascuno ammetterà il carattere “ristrutturante”, si tratta di Internet che, al di là del suo contributo alla facilitazione sia degli scambi che della globalizzazione delle economie, collega di fatto in un corpo sociale organico tutta l’umanità, con un “sistema” reticolare profondamente diverso dagli schemi piramidali ereditati dal XIX secolo, sui quali ancora oggi si fondano ufficialmente i nostri “sistemi” socio-politico-istituzionali nazionali, inter-nazionali e sovra-nazionali (1).
La combinazione di queste due importanti tendenze aiutano il lettore a formarsi un’idea su quello che sembra debba essere il mondo di domani: un corpo sociale globale, reticolare, in gran parte auto-organizzato, di cui resta da inventare il modello politico-istituzionale di governance.
Riguardo quest’ultimo problema, con il quale il mondo dovrà inevitabilmente confrontarsi, pensiamo che questo modello sarà costituito da piccole reti piane di coordinamento politico (2) integrate alle reti umane che rientrano nella loro giurisdizione amministrativa (3).
Ma, prima che questo sistema venga formalizzato, la sfida consiste nell’integrazione di questa dinamica con il vecchio sistema piramidale … oppure nella sua eliminazione.
Il nostro team è convinto che è proprio questa la battaglia cui il mondo sta assistendo: le logiche dell’impero vs. l’aggregazione di entità politiche indipendenti, democrazia rappresentativa vs. partecipazione diretta dei cittadini auto-organizzati, piramide vs. rete, colonizzazione militare vs. commercio globalizzato e regolamentato, sistemi nazionali vs. sistemi post-nazionali, petrolio vs. energie rinnovabili, industria pesante vs. economia digitale, banche vs. flussi finanziari, occupazione tradizionale vs. business professionale online, ONU vs. BRICS, etc.
I players di tutto il mondo-di-prima, a causa (essenzialmente) del completo fraintendimento delle caratteristiche della società di domani, utilizzano tutti gli strumenti standard della dominazione (finanza, forze armate, religione, ideologia …) per bloccare l’evoluzione “naturale” del mondo.
Questa battaglia è destinata al fallimento … è una certezza. Ma il danno inflitto all’umanità potrà essere più o meno considerevole a seconda della velocità con cui questi players andranno a fondersi nella nuova organizzazione.
E’ su questo paesaggio, quello della trasformazione sistemica del mondo, che il nostro team ha voluto effettuare la sua consueta analisi sulle notizie più recenti: influenza della Cina e dei BRICS sull’attualità economica e geopolitica, fine della situazione di stallo fra Europa e Russia al riguardo della polveriera ucraina, crisi cardiaca degli stati-nazione in Europa, speranza nella resurrezione del progetto europeo.
LA GLOBALIZZAZIONE CINESE RIPRENDE IL SUO CORSO
Il mese scorso abbiamo analizzato un mondo che sta diventando cinese. Questo mese molti eventi internazionali ci mostrano il cambiamento in materia di governance globale:
. gli Stati Uniti, per la prima volta, hanno convenuto di ridurre le loro emissioni di CO2 del 28% entro il 2025, nell’ambito di un accordo USA-Cina sui cambiamenti climatici (4). Notiamo che questo accordo è in realtà molto più interessante per gli americani che per i cinesi, che si sono impegnati a invertire la crescita delle loro emissioni per il 2030! Anche se è probabile che il Congresso non lascerà passare un tale orientamento strategico, questo accordo costituisce in ogni caso il primo del suo genere, quello in cui dei negoziati bilaterali con gli Stati Uniti si concludono a vantaggio dell’altra parte. L’accordo comprende anche un principio di realtà: i cinesi emettono 7 tonnellate l’anno di CO2 per persona, mentre gli americani ne emettono 16. Dopo tanto tempo tutti sanno, finalmente, che spetta agli Stati Uniti il dover effettuare un vero e proprio sforzo, mentre fino ad ora gli Stati Uniti avevano preferito insistere sui dati relativi alle emissione cumulative della Cina, allo scopo di utilizzare l’agenda ambientale per far pressione contro il suo sviluppo e contro l’esplosione del suo consumo di petrolio (che rischia di spingere i prezzi troppo in alto).
. il vertice APEC, tenutosi a Pechino l’8-10 Novembre, ha segnato dei progressi significativi in tutti i settori, ed anche il ruolo della Cina in queste dinamiche: (5) l’accordo ambientale USA-Cina, del quale abbiamo appena discusso, ma anche la liberalizzazione degli scambi in tutte le direzioni, attraverso accordi in materia di visti, valute, sicurezza, ambiente e negli scambi tra Stati Uniti e Cina. E’ stato firmato un trattato di libero scambio tra Cina e Corea del Sud (anche se si tratta di un alleato strategico del famigerato “pivot” statunitense in Asia), ma sono anche stati posti degli elementi distensivi nelle dispute territoriali tra la stessa Cina e vari paesi del Sud-est asiatico (Filippine, Giappone, Vietnam). Tra questi elementi, notevole la volontà di Shinzo Abe (premier giapponese) di calmare le acque. E’ ripresa, di fatto, l’agenda della globalizzazione, questa volta guidata dalla Cina, la qual cosa cambia tutto.
. a margine del summit dell’APEC, la Cina ed il Canada hanno firmato contratti per l’equivalente di 2,5 miliardi di dollari in yuan. Se il mese scorso sono state l’Europa e la Russia a “subire” il fascino offensivo dalla Cina, questo mese è stata la volta del Nord America … con la differenza, però, che i cinesi non hanno avuto alcun bisogno di andare da loro. Sono stati loro, al contrario, ad essersi proposti.
. anche il vertice ASEAN del 9-13 Novembre in Birmania, campo minato per la Cina, vista l’importanza che è stata data, nel rapporto fra Cina ed ASEAN, alle dispute territoriali, ha permesso di avviare dei piani per la loro risoluzione (a partire dal riconoscimento della legittimità dei cinesi ad avvalersi di accordi di tipo bilaterale) (6), ma anche a siglare un trattato di amicizia Cina-ASEAN, consacrato da un prestito di 20 miliardi di dollari effettuato dalla Cina …
. il summit del G20 del 15-16 Novembre a Brisbane, Australia, sembra che debba finalmente avviare una riforma delle organizzazioni internazionali, a prova della sua utilità. Il G20, quale rappresentante del mondo del XXI secolo, non potrebbe sopravvivere ad un errore su questo punto. Conseguenza di questo legittimo ultimatum, i paesi BRICS prenderanno il controllo dell’agenda del G20, che sarà coinvolto, in particolare, nella ricerca di una soluzione per superare il blocco del Congresso degli Stati Uniti alla riforma del Fondo Monetario Internazionale, al fine di consacrare il ruolo dei paesi emergenti e raddoppiare il suo capitale (7). E’ stato anche statuito l’escamotage attraverso il quale superare questo blocco: un taglio intelligente agli obiettivi della riforma (piuttosto che il blocco del progetto stesso), che passerà attraverso un voto di maggioranza (ignorando al contempo il diritto di veto degli Stati Uniti). La sfida e le possibili soluzioni sono tutte lì. La scommessa, in effetti, è se il G20 possa produrre o meno dei risultati al riguardo dei BRICS per la fine del 2014.
. dal lato del WTO (World Trade Organization) c’è stata una clamorosa vittoria dell’India, che è riuscita ad imporre il suo punto di vista riguardo i “negoziati di Bali”. Senza nemmeno dover riscrivere l’accordo (Bali), l’India prende atto che le condizioni per la non-rimessa in discussione del suo programma di sicurezza alimentare sono state accettate, e potrà quindi firmare l’accordo. Lasciateci dire che su questo accordo il WTO ha messo in gioco la sua stessa sopravvivenza OMC (8).
. al riguardo dell’Iran, i russi ed i cinesi (ma anche i tedeschi) premono notevolmente per raggiungere un accordo entro il 24 Novembre e superare finalmente la situazione di stallo, togliendo le sanzioni e permettendo all’Iran di fare il suo debutto sulla scena internazionale (per svolgere il ruolo che le è stato assegnato per la pacificazione del Medio Oriente). Prevediamo che, nonostante le difficoltà (9), un accordo si potrà davvero trovare entro quella data.
Tutto questo è stato raggiunto in un solo mese! Il mondo, guidato dal dinamismo dei paesi emergenti, sembra essersi riavviato. E’ un mondo multipolare, pacifico, aperto, in cui l’Occidente ha il posto che gli compete.
Fonte: www.leap2020.eu
Link: http://www.leap2020.eu/GEAB-N-89-est-disponible–Crise-systemique-globale-2015-Les-dynamiques-d-avenir-eloignent-l-Europe-des-logiques-de_a17155.html
15.11.2014
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da FRANCO
Note:
(1) Si può constatare, attraverso questa terminologia, che lo stato-nazione costituisce pur sempre l’estremo punto di riferimento politico-istituzionale.
(2) La cui legittimità democratica resta tutta da inventare.
(3) A titolo di esempio, la segreteria del coordinamento delle politiche della Comunità Europea potrebbe essere una piccola entità decentrata (composta da una manciata di individui che non hanno nemmeno bisogno di essere riuniti nello stesso luogo), che lavora in rete per coordinare l’attuazione delle azioni concordate, nel contesto di un legittimo processo decisionale (il nostro obiettivo è quello di dimostrare che il sistema del 2030 sarà diverso da quello attuale, non quello di fornire un quadro esatto di ciò che esso sarà).
(4) Fonte: EUObserver,, 12/11/2014
(5) Vale la pena di leggere questo articolo tratto del The Economist , che coincide con il nostro parere.
(6) Che esclude (soprattutto) l’interventismo americano sulla questione. Fonte: Reuters, 13/11/2014
(7) Fonte: China Post, 09/11/2014
(8) Fonte: Deccan Chronicle, 14/11/2014
(9) Il numero di Settembre del GEAB, in particolare, ha fornito un’analisi dettagliata di quanto sia importante integrare l’Iran nella strategia di pace per il Medio Oriente.