DI MARIO GROSSI
mirorenzaglia.org
L’ha scritto Giovannino Guareschi che il sole d’estate, nella Bassa, picchia forte e la canicola si abbatte sulle nuche dei Padani come un maglio stordente. Per questo mi sono abituato alle solite esternazioni agostane di Calderoli. Semplicemente le considero figlie di quei bollenti demoni meridiani che in lui evidentemente si affollano al punto tale da tracimare incontinenti. Badate bene, spesso i suoi ragionamenti sembrano sensati, ma a guardarli bene si mostrano per quello che sono. Escrementi.
Quest’estate è la volta delle gabbie salariali. La scenetta si replica simile ad altri passati siparietti. La dichiarazione provocatoria del leghista duro e puro, il codazzo dei Sacconi che plaudono all’ideona, la CGIL che insorge per bocca dell’Harrison Ford dei rossi, la parziale retromarcia di Calderoli frenato dal PDL.Tutto già visto.
A condire di pepe la sceneggiata di quest’anno ci si è messa una ricerca della Banca d’Italia che ha sentenziato (e se lo dice la Banca d’Italia!) che al Sud il costo della vita è mediamente inferiore del 17% rispetto al Nord. Da qui la dichiarazione di Calderoli che gli stipendi dei salariati nordici dovrebbero essere più alti e da qui la ripresa di Sacconi che si dice favorevole a contrattazioni territoriali, deprecando solo la terminologia. Gabbie salariali è reputato inelegante, antiestetico. Che magnifico snob questo Sacconi, arriccia il naso disgustato da simile volgarità linguistica.
Andrà a finire che, invece di aumentare i salari ai lavoratori del Nord, diminuiranno prima quelli dei meridionali e poi quelli di tutti. Lo spirito della gabbia sarà rispettato, le differenze salariali tra Nord e Sud ci saranno lo stesso, i soliti noti ci faranno su i loro soldi, il lavoratore terrone se la prenderà in quel posto ancora una volta, trascinandosi dietro tutti gli altri. Se così fosse, se si spargesse la voce che al Sud i dipendenti si possono pagare meno, ci sarebbe il solito assalto alla diligenza, tanto noto in Italia, per definire da dove comincia il Sud.
Anch’io se fossi un imprenditore darei battaglia formidabile su questo punto. Il vantaggio economico sarebbe enorme. Se potessi dimostrare che la mia fabbrichetta è ubicata al Sud, immediatamente intascherei cospicui utili aggiuntivi sulla pelle dei lavoratori. Un tempo la CasMez, la famigerata Cassa del Mezzogiorno, finanziava iniziative industriali anche a Pomezia, a Velletri. Venafro è diventata terra di conquista, come Lanciano, per nuove speculazioni industriali spesso abortite.
Naturalmente c’è chi lotterebbe per dimostrare, come dicono da anni, che il Sud comincia al di là del Po, così tutti gli industriali emiliani ne usufruirebbero. Tutto il polo ceramico tra Sassuolo, Fiorano, Modena ne sarebbe avvantaggiato. Lo stesso Luca Cordero di Montezemolo potrebbe strizzare un po’ le palle ai suoi. La Marcegaglia, già agevolata per gli stabilimenti di Forlì e Ravenna, dal canto suo, condurrebbe una spietata battaglia per dimostrare che anche lo stabilimento di San Giorgio Nogaro in provincia di Udine deve rientrare nella fascia meridionale, essendo ubicato nella propaggine meridionale, ora italica, della Slovenia, nota regione del Sud dell’Impero Austroungarico. Subito affiancata dalle rivendicazioni degli imprenditori altoatesini che, con nome cambiato in imprenditori sudtirolesi, rivendicherebbero la loro meridionalità nei confronti del Tirolo del Nord e dell’Austria.
Tutto il Piemonte industriale insorgerebbe se fosse escluso dalle agevolazioni. Non sono forse i Piemontesi, i cugini meridionali cisalpini di quei cittadini transalpini che popolano quella terra di Savoia che è meridione francese? E che dire della Valle d’Aosta e di tutte le altre valli. Sono anch’esse adagiate sul versante meridionale delle Alpi e avrebbero diritto allo sconto. Come vedete, alla fine (e non dite che sto sragionando, gli esempi in Italia di questo tipo si sprecano), i salari diminuiranno per tutti.
Ma che cosa poi è più caro al Nord? Spulcio dai giornali e scopro intanto che cosa costa uguale. La benzina aumenta per tutti e costa in tutta Italia lo stesso. I treni, gli aerei, i traghetti (a parte qualche agevolazione per i residenti) non sono dissimili. Per equità, se passassero le gabbie salariali, i costi dei trasporti, dovrebbero calare al Sud. Ci si troverebbe in un guazzabuglio incredibile. Perché un salariato del Nord acquisterebbe un biglietto Milano – Reggio Calabria ad una cifra maggiore rispetto ad un salariato del Sud. Ma che cosa succederebbe per il biglietto di ritorno Reggio Calabria – MiIano? Teoricamente il salariato nordico dovrebbe pagare sempre di più il biglietto. Allora dovrebbe esibire la sua busta paga al bigliettaio. Qui sorge un altro problema. Nel caso l’azienda, sua datrice di lavoro, avesse varie fabbriche disseminate in tutta Italia che cosa conta l’indirizzo legale o la sede di lavoro? La sede di lavoro, direi io. E allora il lavoratore dovrebbe esibire un documento o un certificato di residenza. Ma l’affare si complica ancora. Perché un lavoratore potrebbe lavorare in una fabbrica avendo la sua residenza in un altro luogo d’Italia. E allora il datore di lavoro dovrebbe rilasciargli una lettera (autenticata, naturalmente da un notaio) in cui dichiara, sotto la sua responsabilità, che il lavoratore presta servizio presso quello stabilimento. Davvero complicato. Forse sarebbe meglio, allora, istituire dei biglietti razziali. Tutti i terroni avranno un biglietto giallo con una tariffa e tutti i polentoni avranno un biglietto blu con un’altra tariffa.
Anche questo non funziona. Penso al mio caso. Nato a Pisa, da padre romano e madre siracusana, con nonno materno greco e bisnonna paterna inglese. Ho vissuto a Pisa, Lodi, Napoli, Grottaferrata, Frascati, Cagliari, Jejel (Algeria). Io chi sono? Biglietto giallo o blu? Per facilitare le cose si potrebbe cucire sui vestiti dei meridionali un simbolo giallo. Forse è la cosa più semplice. Ma conoscendo le abitudini levantine dei sudisti non si avrebbe mai la certezza che tutti se lo sono cucito addosso. Anche l’energia elettrica, il gas, il metano hanno tariffe praticamente unificate.
Qui è il Nord che insorgerebbe, sostenendo che è ingiusto avere tariffe uguali. Il clima al Nord impone di riscaldare di più le case e quindi il metano per equità dovrebbe costare meno al Nord che ne consuma di più. Si accoderebbero gli abitanti del comprensorio del Pollino, sostenendo, a ragione, che la Sila pur essendo profondo Sud è fredda più delle Alpi, spalleggiati dagli abitanti di Enna provincia più alta d’Italia e fredda anche se in Sicilia.
Ma nel differenziare i salari con le gabbie ci sarebbero altri problemi gravi da risolvere. Rispondete voi se vi riesce. La escort più famosa d’Italia, la D’Addario, quando la dà a Berlusconi a Bari dovrebbe essere pagata meno di quando gliela dà ad Arcore? Un bel problema davvero, che rende intricatissima una vicenda già intricata.
Tra le tante poi si scopre che gli hotel sono più economici al Sud che al Nord. Qui la richiesta di Calderoli diventa inaccettabile. Per un milanese non incide certo il costo di un albergo a Milano. Lui a Milano ha casa, mica va in albergo. E così il fatto che gli hotel sono meno cari al Sud costituisce un vantaggio per il Nord non uno svantaggio.
Poi c’è il capitolo ristorazione. Al Nord i ristoranti sono più cari anche del 30% rispetto al Sud. E anche qui avrei qualcosa da dire. Se a Milano si pretende di mangiare una cassata siciliana fresca di giornata non si può pretendere che costi come a Palermo. Lo stesso dicasi per il pesce. A Bari si può avere a prezzo contenuto perché pescato lì fuori. A Milano il problema potrebbe risolversi se si costruissero degli allevamenti di spigole e orate all’Idroscalo. È come ordinare polenta taragna a Catania o stufato d’alce ad Agrigento. Se li trovate avete idea di quanto possono costarvi?
Quello che in realtà costa in modo diverso e che fa la vera differenza, sono le case, gli affitti e i servizi privati come le visite mediche specialistiche. Anche qui non è semplice districarsi. Non è che in tutto il Nord le case e gli affitti costano di più. Ci sono casi e casi. Un mio collega veneto ha acquistato un casale con terreno a Maserà di Padova per una cifra che era esattamente la metà di quella che ho dovuto sborsare io per un appartamento a Frascati. E così per gli affitti: un attico a Piazza di Spagna e un appartamento alla Sgurgola hanno quotazioni diverse pur essendo tutti e due al Sud (Centro Sud diciamo).
Poi ci sono le visite specialistiche e qui non si capisce perché un oculista nordico debba rendere le sue prestazioni a un prezzo maggiore del 35% o giù di lì rispetto a uno del Sud. E qui subito insorgerebbero i professionisti nordici. Gli affitti sono più alti, le assistenti costano di più (anche quelle in nero), tutto è più caro e quindi anche le prestazioni nostre devono essere più care.
Alla fine comunque la vera differenza sta negli affitti e nel costo delle case. Allora invece di differenziare i salari tra Nord e Sud, idea che trovo bizzarra, si potrebbe proporre un’altra idea bizzarra. Un patto corporativo tra categorie. I proprietari dei terreni edificabili del Nord vendono i loro lotti al prezzo di quelli del Sud. I costruttori del Nord vendono le loro case al prezzo di quelle del Sud, visto che non devono ribaltare sull’acquirente un sovrapprezzo per il terreno. I proprietari d’immobili del Nord stipulano nuovi contratti con i loro inquilini per portarli al livello di quelli del Sud. I professionisti applicano tariffe calmierate visto che non hanno più bisogno di prezzi aggiuntivi sulle loro parcelle, da girare ai proprietari sotto forma di canoni di locazione alti.
Per i servizi pubblici ognuno si tiene quelli che ha. E qui il meridione dovrebbe insorgere visto lo schifo in cui versa la sanità e la pubblica amministrazione da quelle parti.
Un colpo di sole anche per me? Quando mai le corporazioni e le lobby accetterebbero minori guadagni in nome della giustizia sociale? E se ci pensasse lo Stato, costringendoli? Tra le gabbie salariali “liberamente” contrattate e il patto corporativo imposto quale sponsorizzereste ?
Mario Grossi
Fonte: www.mirorenzaglia.org
Link: http://www.mirorenzaglia.org/?p=8760
10.08.2009