IL MODELLO DI WALL STREET SI RITORCE CONTRO SE STESSO
DI F. WILLIAM ENGDAHL
globalresearch.ca
La recente sfilata di accuse di frode ai danni del titano di Wall Street (Goldman Sachs) da parte della Commissione per i Titoli e gli Scambi [Securities and Exchange Commission, SEC, ndt] statunitense era soltanto la punta di un immenso iceberg di truffe. Ora, una società statunitense di assicurazioni sui mutui ha accusato di frode una delle banche più aggressive tra quelle coinvolte nella truffa dei subprime. Si parla niente di meno che della Deutsche Bank. Anche questo caso, molto probabilmente, è soltanto “la punta di un immenso iceberg”.
Da quando ha lasciato la propria posizione come presidente della banca svizzero-statunitense Credit Suisse per lavorare alla Deutsche Bank, il banchiere svizzero Josef Ackermann si è impegnato a trasformare la prima banca tedesca in un’imitazione delle grandi banche di Wall Street. E sembra che ci sia riuscito piuttosto bene.
La Assured Guaranty Ltd., proprietaria della compagnia di assicurazioni Assured Guaranty Mortgage di New York ha citato in giudizio gli affiliati della Deutsche Bank per oltre 312 milioni di dollari in titoli coperti da ipoteca [mortgage-backed securities, MBS], le controverse obbligazioni che l’assicuratore ha garantito essere “afflitte da un inganno dilagante e mistificazioni”. La Assured Guaranty ha chiesto ad un giudice di obbligare la Deutsche Bank a riscattare i prestiti, su cui l’assicuratore ha già pagato circa 60 milioni di dollari in richieste di risarcimento, con altre decine di milioni di dollari potenziali in uscita. La causa è stata depositata alla Corte Suprema dello stato di New York contro DB Structured Products Inc. e ACE Securities Corp. La compagnia di assicurazioni, sostenuta dal miliardario Wilbur Ross, chiede di essere rimborsata sia per le perdite attuali che per quelle future. Questo è l’aspetto più importante.
Quando è stato interpellato dalla stampa, il portavoce della Deutsche Bank a New York si è rifiutato di commentare.
“L’intero cartello di prestiti che la Deutsche Bank ha ipotecato, e che sono stati in gran parte originati durante le transazioni, sono afflitti da un inganno dilagante, mistificazioni e dalla rinuncia alla solidità delle derivazioni e delle pratiche assicurative”, ha affermato la Assured Guaranty nel depositare la causa alla corte di New York. Hanno dichiarato anche che “più dell’83% dei 1.306 prestiti ritirati, esaminati in una delle transazioni… hanno aperto una falla nell’immagine e nelle graanzie della Deutsche Bank”. In parole povere, accusano la Deutsche Bank di aver mentito. In una seconda operazione commerciale, l’Home Equity Loan Trust, l’86% dei 1.774 prestiti hanno violato gli accordi, ha dichiarato la Assured Guaranty [1].
Il modello di Wall Street si ritorce contro se stesso
Stando a quanto sostengono i membri della comunità finanziaria di Francoforte, Joe Ackermann è arrivato alla Deutsche Bank con il chiaro obiettivo di portare la banca tedesca a concorrere con le più importanti banche d’investimenti di Wall Street.
L’unico problema, che ha cominciato ad emergere con l’esplosione dello tzunami finanziario statunitense del 2007 circa l’ipoteca su pacchetti di migliaia di mutui individuali di bassa qualità ed alto rischio, soprannominati “sub-prime” a causa del loro livello qualitativo, è che il successo del “modello” di Wall Street era basato sulla frode fin dal principio. È un modello pensato per mega-profitti e immense indennità, su cui apparentemente la Deutsche Bank di Ackermann sta costruendo i suoi affari.
Nelle ultime settimane è apparso chiaro che milioni di proprietari di case statunitensi sono stati ingannati in modo fraudolento e hanno firmato accordi per mutui nei quali i reali costi erano stati nascosti, per poi esplodere qualche anno dopo la firma, costringendoli ad essere inadempienti e a dover restituire alla banca la propria casa, per via del cosiddetto diritto di riscatto delle banche. Ora l’azione legale sta colpendo anche la stimata Deutsche Bank.
“Stupidi tedeschi…”
Secondo lo scrittore finanziario e autore per Bloomberg Michael Lewis, sotto la guida di Ackermann la Deutsche Bank, con l’apertura degli uffici con sede a New York, è partita con l’idea di superare la Goldman Sachs nella corsa all’ipoteca dei mutui iniziata nell’ultima decade. Lewis ha dimostrato che la Deutsche Bank stava vendendo a New York ciò che sapeva essere pericolosi scarti o prestiti ad alto rischio sui mutui subprime statunitensi agli “stupidi investitori tedeschi di Dusseldorf”, come ha dichiarato a Lewis un operatore finanziario proprio della Deutsche Bank di New York [2].
Gli “stupidi investitori di Dusseldorf”, a quanto pare, erano quelli della IKB, figlia della Kreditanstalt für Wiederaufbau. L’aspetto interessante è che la Deutsche Bank di Ackermann ha svenduto alla IKB le Collateralized debt obligations [CDO, letteralmente obbligazioni che hanno come garanzia collaterale un debito, ndt], che erano state presumibilmente create in maniera fraudolenta ed erano tra i derivati più ad alto rischio tra le forme di prestito di Wall Street, e lo ha fatto in un momento in cui già sapeva o avrebbe dovuto sapere che la crisi dei mutui statunitensi stava per esplodere. In effetti sembra che la Deutsche Bank abbia svenduto i suoi scarti alla IKB. Mentre smerciava le esotiche CDO immobiliari statunitensi agli “stupidi investitori tedeschi”, stava bellicosamente scommettendo sul crollo di quella stessa bolla finanziaria con altre banche di Wall Street e amministratori di fondi speculativi. Nessuno nella sede centrale della Deutsche Bank di Francoforte sembrava preoccuparsi, fintanto che i profitti affluivano da tutte le parti [3].
Ad aggiungere danno alla beffa, o ancor più danno al danno, il 27 Luglio 2007 Ackermann inviò una notifica al capo dell’autorità di supervisione finanziaria tedesco Jochen Sanio, con cui lo metteva in guardia circa il fatto che la IKB possedeva un pacchetto di azioni pericolose e che la banca poteva essere in pericolo. Ackermann dichiarò pubblicamente alla stampa che era a conoscenza di questo pericolo perché era stata la Deutsche Bank a vendere quei titoli all’IKB [4].
L’annuncio di Ackermann viene considerato responsabile di aver portato l’IKB sull’orlo della bancarotta e di aver reso necessaria un’operazione di salvataggio miliardaria da parte dei contribuenti. Ciò che il caritatevole Signor Ackermann non ha fatto sapere è quanto profitto ha tratto la sua banca dal collasso dell’IKB. Come spiegato dettagliatamente nel mio “Der Untergang des Dollar Imperiums” [“La caduta dell’Impero del dollaro”, ndt], tale collasso ha funzionato da catalizzatore per l’esplosione di una bolla finanziaria euro-statunitense multi-bilionaria che ha colpito tutto il mondo, una bolla che ad oggi è ben lontana dall’essersi ridimensionata.
Altrettanto curioso è il fatto che due giorni dopo essere stata citata in giudizio per frode, la Deutsche Bank abbia annunciato di aver accumulato, nei primi nove mesi del 2010, liquidità in redditi per i propri dipendenti e in investimenti più di quanto non abbia fatto Goldman Sachs. I soldi messi da parte erano tali da poter girare un premio di 285.352 euro a ciascuno dei 16.194 lavoratori impiegati nei vari reparti, includendo anche le attività di sportello, a quanto risulta dai dati della compagnia. Ma quei soldi andranno solo ad una manciata di persone agli alti vertici il cui premio si aggirerà attorno alle decine di milioni. “Il mercato continua ad essere molto competitivo e il fatto di possedere talenti di alto livello ha un suo valore, che non possiamo ignorare”, ha dichiarato il Direttore finanziario della Deutsche Bank Stefan Kraus, stando ad un rapporto del Business Week magazine. “And the beat goes on, and the beat goes on, on, on…” [“E il ritmo va avanti, va avanti, avanti…”, ndt], come dice la canzone.
F. William Engdahl
Fonte: www.globalresearch.ca
Link: http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=21778
28.10.2010
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ELISA NICHELLI
Note
[1] Shannon D. Harrington e Karen Freifeld, Assured Guaranty Sues Deutsche Bank Over Mortgages, Bloomberg, 25 Ottobre, 2010. Il caso è Assured Guaranty Corp. contro DB Structured Products Inc., 651824/2010, Corte Suprema dello stato di New York (Manhattan)., reperibile all’indirizzo http://noir.bloomberg.com/apps/news?pid=newsarchive&sid=ada1QmQYr_BI
[2] Michael Lewis, “The Big Short”, Londra, Penguin Group, 2010, p.93
[3] Anne Seith, “Ackermann im IKB-Prozess: Der Teflon-Zeuge”, Spiegel Online, http://www.spiegel.de/wirtschaft/unternehmen/0,1518,694403,00.html
[4] Ibidem.