DI MASSIMO FINI
ilfattoquotidiano.it
Secondo il rapporto ‘Prosperity index 2014’ l’Italia è al 37° posto perdendo cinque posizioni rispetto all’anno precedente. Ma l’indice più interessante è quello sulla fiducia nel futuro che ci vede 134esimi. Tuttavia io non credo che l’Italia sia in una situazione molto diversa dagli altri Paesi occidentali. Solo che il nostro Paese, straordinario laboratorio dei fenomeni più importanti dell’ultimo millennio (da noi, a Firenze e nel piacentino, si impose la classe dei mercanti che con la sua filosofia del profitto diede origine, insieme ad altri, complessi, fattori, alla Modernità, qui nacque il fascismo, padre dei totalitarismi di destra europei che, soprattutto nella loro declinazione tedesca, furono un tentativo, contradditorio, di respingere la Modernità -è il cosiddetto ‘modernismo reazionario’) è un termometro più sensibile di altri, e più di altri avverte il ‘sensus finis’, l’irreversibile decadenza dell’Impero Occidentale. Che prima ancora che economica è esistenziale.
Ma adesso questo meccanismo, basato sulle crescite esponenziali, che esistono in matematica ma non in natura, è arrivato al suo limite. E’ fermo, come una macchina davanti a un muro. Ed è quindi vero ciò che scriveva Marcuse nei primi anni ’70: «Al di sotto della sua ovvia dinamicità di superficie, questa società è un sistema di vita completamente statico, che si tiene in moto da solo con la sua produttività oppressiva». Siamo fermi. Nella creatività artistica, in cui pur noi europei fummo grandissimi, nella filmografia (i film più interessanti ci vengono da culture ‘altre’) e persino nella musica leggera in cui non facciamo che ripetere o scimmiottare motivi degli anni ’60, ’70, ’80.
Massimo Fini
Fonte: www.ilfattoquotidiano.it
8.11.2014