DI LIA
Sto per dare una notizia-bomba: l’Iran non è il solo paese secondo cui Israele non dovrebbe esistere.
Dello stesso avviso sono anche l’Afghanistan, l’Algeria, il Bangladesh, le Comore, Gibuti, l’Indonesia, l’Iraq quando si riesce a esprimere, il Kuwait, il Libano, la Libia, la Malesia, l’Oman, le Maldive, il Pakistan, il Qatar, l’Arabia Saudita, la Somalia, il Sudan, la Siria, la Tunisia, gli Emirati Arabi Uniti, lo Yemen e chissà se me ne sono dimenticati un po’.
Curiosamente, si tratta di paesi in cui non si ricordano Olocausto e camere a gas, persecuzioni contro gli ebrei condotte per secoli o cose così: stiamo mica parlando di Russia, Polonia, o di Spagna, o anche di Italia o addirittura di Germania, gessù.
Si tratta, semplicemente, di paesi contrari al fatto che ci sia Israele. Non che ci siano gli ebrei. Che ci sia Israele.
E questo non perché non riconoscano “il diritto degli ebrei ad avere una terra”.
Semplicemente, non gli riconoscono il diritto di portarla via ad altri.
Tutto qua.
Fin qui ci siamo, giusto?
Niente di nuovo, no?
Ok.
Poi arriva questo presidente iraniano un po’ grezzo, populista assai, noto per essere stato eletto dall’Iran descamisado con gran disdoro di blogger e intellettuali (vatti a fidare delle elezioni, signora mia) che, intervenendo a un convegno davanti a 3000 studenti, si fa il suo bagnetto di popolarità ribadendo ciò che chi non riconosce Israele ha sempre detto: che Israele non dovrebbe esserci.
Frase inoppurtuna e non geniale per mille motivi, siamo d’accordo. Ma “frase”, appunto.
Noi che abbiamo Berlusconi e Calderoli ne sentiamo molte, di frasi grezze e inopportune.
Peccato che, dall’altra parte, non si sia né grezzi né populisti né, tanto meno, descamisados: Israele (che intanto sta bombardando i suoi carcerati di Gaza, non vorrei dire) ti monta su un casino che neanche se le avessero dichiarato guerra e avesse gli iraniani alle porte, e mezzo mondo segue compatto.
Stupore.
Raccapriccio.
Scandalo.
Ma quando mai si era sentito, che qualcuno non riconoscesse Israele?
L’iraniano ci rimane un po’ male: fa notare che l’alzata di scudi occidentale gli pare un pelicchio strumentale, visto che saranno 30 anni che l’Iran è su queste posizioni, ma poi il temperamento nerboruto emerge, la necessità di non perdere la faccia in Medio Oriente è quella che è e il Nostro decide di non farsi mettere all’angolo ed eccolo là: solo contro il mondo e, immagino, segretamente convinto che il pianeta vada proprio alla rovescia.
Perché quest’epoca politicamente corretta è bizzarra assai: gli USA possono invadere e distruggere un paese sovrano protetti da un mare di comprovate balle, e non succede nulla.
L’Italia può partecipare festosa allo scempio salvo poi ammettere di avere sempre saputo di stare sbagliando, e non succede niente.
Israele può chiudere a chiave un milione e mezzo di palestinesi, buttare via la chiave e
mandare gli aerei a bombardarli (ora, mentre parliamo) e non succede nulla.
L’iraniano fa un discorso a 3000 studenti, invece, e apriti cielo.
Poi, naturalmente, io so/che voi sapete/che io so che, dopo avere frantumato l’Iraq, si vorrebbe frantumare anche l’Iran.
Non è una novità, giusto?
E che sarebbe meglio che l’Iran fosse disarmato, per potere procedere più agevolmente. Lo sanno tutti: i paesi, prima vanno disarmati e poi vanno invasi.
Come in Iraq, esatto.
Ma facciamo anche finta di non saperlo, è lo stesso.
Rimane il fatto che il paese mediorientale meno minacciato dal mondo, nel nostro XXI secolo, è Israele. (Quello più minacciato, assieme alla Siria, è l’Iran.)
Che il paese più e meglio armato, è Israele.
Che il paese che ha un arsenale atomico “clandestino” e illegale sufficiente a raderne al suolo dodici, di Iran, è Israele.
Che il paese che ha le mire espansionistiche più note, dichiarate e tenacemente perseguite nell’area, è Israele.
Che il paese che quotidianamente spedisce il proprio esercito a sparare su civili fuori dalle proprie frontiere, è Israele.
Eccetera.
Eccetera.
Eccetera.
E noi, che si fa?
Si va tutti a una grande manifestazione per difendere… Israele.
Perché Tizio (il populista descamisado con l’Iraq alla frontiera e il fiato USA sul collo) “ha detto”.
Non perché Tizio abbia “fatto”.
Perché “ha detto”.
E quindi l’esistenza di Israele “è in pericolo” e noi si corre tutti a difenderla, scapicollandoci.
Ma il senso del ridicolo, dico io. No, eh?
No.
Faccia di tolla, invece, tanta.
Io ci troverei anche dell’ironia, in questo nostro demenziale momento storico, se non fosse per l’agghiacciante frase che ho letto poco fa:
Ma davvero?
Be’, caspita.
Io, francamente, non ho molto piacere che qualcuno “verifichi attentamente” se io o chi mi rappresenta va o non va a una manifestazione.
Pensavo che le manifestazioni forzate, fatte per non passare per nemici della patria, ce le fossimo lasciate alle spalle.
E poi vorrei capire che cosa vuol dire, esattamente, “essere considerato un nemico di Israele e (!) degli ebrei italiani”.
No, perché ad essere considerati nemici di Israele, per esempio, se ne passano, di guai, volendo.
Mica è come essere considerati nemici da Peppino.
Bisogna preoccuparsi?
Bisogna spaventarsi?
Io, sì, sono un po’ spaventata. Sai com’è.
Però mo’ dichiaro su un pubblico blog che mi pare ozioso e un po’ sfrontato correre in blocco a manifestare per un paese che non è affatto in pericolo, quando lì accanto facciamo guerre, distruggiamo, devastiamo, rapiniamo e teniamo oggettivamente in pericolo interi popoli che, di fatto, in pericolo ci si sentono.
Eccome.
Lo trovo sciocco, inutile e strumentale.
Dichiaro che è da foche ammaestrate, questo reagire compatti a delle parole d’ordine che ci riportano a scenari di Olocausti che appartengono alla nostra storia e non a quella di coloro contro cui ci scagliamo adesso sentendoci i puri d’animo, i giusti, nel pezzo di mondo che aiutiamo a distruggere pur “sapendo che è sbagliato”.
E siccome non è pensabile che i nostri politici e intellettuali non lo sappiano, quali sono veri giochi di potere che vanno in scena in Medio Oriente, non mi sfugge (ahimé) il vero senso di questa pubblica conta, di questa lista di nomi verificati attentamente.
Ah, a proposito: salutatemi Fassino, mi raccomando.
E ora che l’ho detto?
Che succede, ora che l’ho detto?
Sono considerata “nemica” di chi?
E che mi fanno?
Mi picchiano, mi epurano, mi indagano, mi arrestano, mi rovinano, mi esiliano, che mi fanno?
Se io penso e dico e scrivo che ritengo che ci sia ben altro su cui manifestare, a proposito di Medio Oriente, quale crimine commetto?
Se lo fa qualcuno che mi potrebbe rappresentare, in quale lista nera finisce?
No, per sapere.
E infine: ma l’equazione Israele/ebrei mondiali, non era antisemita?
Ah, non è dato saperlo.
Per cui, se io penso che un ebreo italiano (chessò, un giornalista) non è obiettivo verso Israele, sono antisemita.
Se penso che invece lo può essere tranquillamente perché essere ebrei non significa necessariamente essere sionisti, sono antisemita lo stesso.
Non mi è permesso distinguere le due identità perché, se non vado a una manifestazione pro-Israele, sono considerata nemica da entrambe.
Ma non mi è permesso nemmeno unirle perché “come ti permetti, idiota di un’antisemita”.
Be’: scusate, ma una si confonde.
Chiedete per favore a Riccardo Pacifici come ci deve regolare, sull’argomento, perché io non lo so più.
E mi stanno cominciando pure a girare un po’ le palle, detto fuori dai denti, ché quello che io sono o non sono lo decido io, non il signor Pacifici o chi per lui.
Parecchio, mi girano.
Verificatemi attentamente pure quelle, perché no.
P.S. Leggo adesso dal blog di Dacia Valent:
L’antefatto: un discorso che il Presidente dell’Iran tiene a Teheran durante un convegno dal titolo: “Per un mondo senza sionismo”. Assolutamente legittimo immaginarselo, anzi, addirittura sognarselo: un mondo senza sionismo lo vogliono tutti, compresi qualche milione di ebrei.
Durante il discorso, Mahmud Ahmadinejad, eletto con tutti i crismi della democrazia formale così cara agli esportatori della stessa a suon di bombe, ha fatto una lunga citazione del fu Ayatollah Khomeini, tra le quali spiccava anche questa (leggibile nell’archivio de Il Foglio, prima pagina, il 29/10/2005):
“Quando il grande imam Khomeini disse che bisognava abbattere il regime dello scià, e che noi dovevamo esigere un mondo senza governi schiavi, molti dicevano: ‘Si riuscirà mai a rovesciare davvero il regime dello scià?’. […] L’imam Khomeini disse: ‘Il regime che sta occupando Gerusalemme deve essere cancellato dalle pagine della storia’ (questa frase è stata tradotta in inglese sulla stampa mondiale con ‘cancellato dalla carta geografica’, ndr)”.
Ora, non vorrei sembrare una “disfattista” (per usare un termine caro a gente della risma di Pacifici), ma non sembra anche a voi che l’orco islamico cattivo di turno abbia citato il defunto presidente Khomeini, che a sua volta aveva detto chiaro e tondo che a dover essere cancellato dalle pagine della storia (e non dalla carta geografica) fosse il regime che sta occupando Gerusalemme (e non già il popolo)? E non vi pare di aver letto, anche, nella nota della redazione de Il Foglio, che il vero cattivone della storia sia in realtà un traduttore che non sa fare il suo lavoro?
E, di nuovo, una non sa decidersi su cosa concentrarsi: prima era il senso del ridicolo dei “manifestanti”.
Poi la loro coscienza, sì: trovo che i migliori tra loro (sulla maggior parte non mi pronuncio nemmeno) dovrebbe proprio farci quattro chiacchiere, con ‘sta coscienza. Urgenti.
Poi il loro senso del ridicolo, di nuovo.
Credo che sia per cose di questo genere, che l’Italia è così difficile da prendere sul serio: per la sua totale – ed entusiastica – inconsapevolezza.
(Qui non si tratta più di volere o non volere votare: qui ormai si arrossisce alla sola idea di avere un certificato elettorale locale.)
Haramlik
Fonte:http://www.ilcircolo.net/lia/
Link: http://www.ilcircolo.net/lia/000916.php
31 ottobre e 2 novembre 2005
VEDI ANCHE:ANTI-ISRAELE ?
MA E’ L’IRAN CHE MINACCIA ISRAELE ?