Di GLENN GREENWALD
salon.com
Nel febbraio 2007 scoppiò una controversia quando il professore di legge dell’università del Tennessee Glenn Reynolds, autore del blog politico “Instapundit”, disse che in risposta alle attività nucleari dell’Iran, l’America doveva “uccidere i mullah radicali e [sic] gli scienziati atomici iraniani” — in altre parole, il governo americano avrebbe dovuto semplicemente selezionare le figure religiose e gli scienziati in Iran che non gli andavano a genio e assassinarli, nonostante i divieti legali nazionali e internazionali che da lunga data proibiscono proprio tali programmi. Oggi, uno scienziato nucleare nonché professore universitario iraniano dell’università di Tehran, Massoud Ali Mohammadi, è stato assassinato quando “una bomba legata ad una motocicletta è stata fatta esplodere con un comando a distanza fuori dalla sua abitazione nel quartiere nord di Tehran, Qeytariyed”. Mohammadi insegnava fisica dei neutroni ed è “l’autore di svariati articoli di fisica quantistica e teorica nei periodici scientifici”, ma non è chiaro quale sia stato il suo coinvolgimento nel programma nucleare in Iran.
Sebbene il governo iraniano abbia rilasciato una dichiarazione, in cui accusa Stati Uniti e Israele per questo assassinio piuttosto sofisticato e ben eseguito, non ci sono ancora le prove di chi ne sia responsabile. È possibile che l’uccisione sia collegata ai complessi conflitti interni dell’Iran piuttosto che al suo programma nucleare. Ci sono comunque numerose prove che gli Stati Uniti sostengono segretamente e con vari mezzi i gruppi estremisti che sono stati precedentemente responsabili di attacchi terroristici violenti all’interno dell’Iran — che, in altri contesti, vuol dire essere uno “stato che sponsorizza il terrorismo”.
Nel passato molto recente, anche altri scienziati nucleari ed ufficiali iraniani sono scomparsi e finiti in custodia degli Stati Uniti e dei loro alleati — avrebbero defezionato o sarebbero stati rapiti, a seconda di chi credete.
Qualunque sia la verità, l’uccisione del professor Mohammadi è palesemente un atto di puro terrorismo. Come ha scritto Kevin Drum in merito alla proposta di Reynolds:
Uccidere scienziati civili e leader civili, anche se lo si fa silenziosamente, è indubbiamente terrorismo. È di questo di cui parleremmo se i combattenti di Hezbollah cercassero di uccidere i sottosegretari di gabinetto e piazzassero delle bombe nelle case degli ingegneri di Los Alamos. Per di più, se adottassimo questa linea di condotta contro l’Iran, lo faremmo per gli stessi motivi per cui siamo presi come bersaglio dai terroristi: ossia perché è una tattica più efficace e più vincente di un conflitto tradizionale.
Proprio come per le nostre azioni militari segrete in Pakistan, in Somalia e nello Yemen, l’entità del nostro coinvolgimento con i gruppi estremisti iraniani rimane un argomento non discusso dal nostro governo, a dispetto dei numerosi resoconti pubblici e credibili che ne danno parziale testimonianza, compreso — come l’ha definito Seymour Hersh – “l’accordo della leadership democratica [nel 2007] di destinare centinaia di milioni di dollari per altre operazioni segrete in Iran”. Come ha scritto Hersh in merito ad un ordine esecutivo firmato da George Bush “ideato per destabilizzare la leadership religiosa del paese”, che comprendeva “piani che comportassero possibili azioni letali all’interno dell’Iran”:
“Il processo di supervisione non ha tenuto il passo — è stato cooptato” dall’Amministrazione, ha detto la persona che ha familiarità con i contenuti dell’ordine. “Il processo è interrotto, e questa che autorizziamo è roba pericolosa”.
Non dovremmo fare più luce su queste questioni e, in modo specifico, sulle nostre azioni all’interno dell’Iran? Il governo iraniano accusa regolarmente gli Stati Uniti e la CIA specificamente per qualsiasi instabilità e violenza, accuse che, ragionevolmente, hanno risonanza sulla popolazione, che sa che la CIA ha sovvertito il suo governo democraticamente eletto nel 1953, per poi procedere per decadi ad appoggiare il suo brutale dittatore. Adesso queste accuse, che siano vere o meno, continuano a ridondare in favore del regime iraniano, precisamente perché le nostre politiche sono così segrete ed opache, i nostri media così disinteressati a quello che fa il nostro governo, ed i cittadini sono addestrati ad accettare che la maggior parte delle azioni significative debba aver luogo senza che ne siamo a conoscenza, e senza che ne possiamo discutere, né tantomeno votare. Se gli Stati Uniti sono coinvolti in alcun modo con azioni come l’assassinio di questo scienziato — sia direttamente che attraverso il sostegno dei gruppi estremisti iraniani — è genuinamente sconosciuto, ma l’interrogativo merita molta più attenzione di quanta probabilmente ne riceverà.
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Anne Applebaum del Washington Post scrive un’intera rubrica oggi [sull’argomento], osservando correttamente che molti estremisti islamici — terroristi compresi — sono istruiti, facoltosi e intellettuali sofisticati — talvolta persino piuttosto occidentalizzati — che tuttavia, suscitando la sua perplessità, rimangono fortemente “anti-americani”. Sebbene proponga che gli USA sovvenzionino dei programmi per promuovere più attivamente dei “controargomenti” in risposta alle loro ostilità, manca, come al solito, una discussione sul motivo per cui persone di questo genere dovrebbero sviluppare una rabbia così intensa nei confronti dell’America, tale da farli rinunciare alla loro stessa vita per trucidare i civili innocenti. È, per definizione, impossibile sviluppare dei “controargomenti” efficaci quando si rimane pietrificati al solo pensiero di prendere atto degli “argomenti” dell’altra parte, tantomeno di discuterne o prenderne parte.
Glenn Greenwald
Fonte: www.salon.com
Link: http://www.salon.com/opinion/greenwald/2010/01/12/iran_scientist/index.html
12.01.2010
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MICAELA MARRI