DI ROMOLO GOBBI
Circa un mese fa è uscita la traduzione francese di un mio vecchio libro: Figli dell’Apocalisse, BUR, Supersaggi, 1993.
Sfuggì allora all’attenzione della cultura italiana, non tanto per la natura inusitata del testo, quanto per il messaggio discretamente insinuato.
I figli dell’Apocalisse siamo noi occidentali e la nostra “superiorità”, non è dovuta ad un’eccellenza genetica o razziale, ma alla nostra storia ed alla continua presenza in essa del mito apocalittico.
Perché noi occidentali, che non abbiamo inventato l’agricoltura, che non abbiamo inventato la scrittura, la bussola, la polvere da sparo, etc, siamo diventati così potenti da sfruttare i restanti cinque sesti dell’umanità?
Soltanto conoscendo il mito dell’Apocalisse si può spiegare la retorica della politica americana; e solo un’ideologia dello scontro finale tra il bene e il male può giustificare la violenza delle guerre americane.
Nell’anno 70 della nostra era Giovanni scrisse l’ultimo capitolo del suo Vangelo, intitolandolo appunto Apocalisse, ovvero, rivelazione.
Gran parte del fascino dell’ultimo libro del Nuovo Testamento deriva dal suo linguaggio allegorico, ricco di simboli misteriosi, di immagini terrificanti e di speculazioni numeriche. Infatti, sin dall’inizio della visione di Giovanni, ricorre insistentemente il numero sette: Cristo appare in mezzo a sette candelabri, tiene in mano sette stelle, sette sono le trombe che annunciano i sette flagelli, che usciranno da sette coppe per annunciare il ritorno di Cristo in terra. A questo punto, su un cavallo bianco appare Cristo: “… e i suoi occhi erano una fiamma di fuoco e dalla bocca gli usciva una spada affilata…”.
La spada che usciva dalla bocca di Cristo percuoterà: “…le nazioni; ed egli le reggerà con una verga di ferro e calcherà il tino del vino dell’ardente ira dell’Onnipotente Iddio e sulla veste e sulla coscia porta scritto questiono nome: Re dei Re, Signore dei Signori…”.
Queste immagini ricordano il linguaggio del Vecchio Testamento ed esprimono lo spirito battagliero di tutta l’Apocalisse di Giovanni.
Infatti, nel capitolo 19 viene descritta la battagli di Cristo contro “… la Bestia ed i re della terra e i loro eserciti…”.
La Bestia, Satana, e il Falso profeta, l’Anticristo: “… furono gettati vivi nello stagno ardente di fuoco e di zolfo… e il rimanente fu ucciso con la spada che usciva dalla bocca di colui che cavalcava il cavallo; e tutti gli uccelli si satollarono delle loro carni…”. (Ap 19,19).
Dopo questa truculenta premessa, regneranno per mille anni sulla Terra Cristo e i Martiri risorti e : “… quelli che non avranno adorato la Bestia, né la sua immagine e non avevano preso il marchio sulla loro fronte e sulla loro mano…” (Ap, 20, 4). Solo dopo questo regno terreno di mille anni, Satana e l’Anticristo verranno sciolti e sconfitti definitivamente e, dopo il giudizio Universale, comincerà il Regno Celeste.
L’idea che prima della fine del mondo, e per mille anni, regneranno sulla terra i giusti e i nemici dei re della terra, infiammò le speranze di giustizia di molti credenti fin dai primi anni del cristianesimo e continuò, nei secoli successivi, ad ispirare tentativi di realizzare il regno millenario (millenarismo).
Tutta la storia dell’occidente è costellata dai tentativi dei “fanatici dell’Apocalisse” che infiammarono le nazioni, da Montano, ad Arnaldo da Brescia, da Dolcino a Huss, da Müntzer a Cromwell, dai rivoluzionari americani ai giacobini, dai comunisti agli ecologisti.
Questi movimenti rivoluzionari hanno impresso all’Occidente un ritmo di cambiamento eccezionale, che lo ha portato alle attuali posizioni di dominio.
Nel libro ho dimostrato la sistematica presenza del mito apocalittico nel passato, ma la cosa più importante è la sua attuale vitalità nella cultura U.S.A. Il settanta per cento degli americani è sicuro del ritorno di Cristo in terra. Il pastore battista Tom La Haje, autore di una serie di romanzi apocalittici, ha dichiarato: “… a noi americani piace pensare che Lui tornerà parlando inglese…”.
Senz’altro gli americani sono convinti di agire in quella prospettiva e tutte le battaglie che hanno combattuto e che combattono in tutto il mondo non fanno che preparare il ritorno di Cristo. Dopo l’11 settembre, Bush iniziò la sua battaglia contro il terrorismo, dichiarando: “…libereremo il mondo dal diavolo…”.
Il 14 maggio c.m. è morto il Reverendo Jerry Falwell, già fondatore della Moral Majority, che portò Ronald Reagan alla presidenza. Nel 1999, in un discorso, egli si disse “… certo dell’avvenuta nascita dell’anticristo…” (La Stampa, 15/05/2007). Dopo i fatti dell’11 settembre, durante uno dei suoi sermoni televisivi, disse che: “…femministe, gay e gruppi di liberali di sinistra sono i mandanti occulti degli attacchi alle torri gemelle…”.
Durante tutta la vita, Falwell ha combattuto le battaglie fondamentaliste cristiane contro l’integrazione degli afro-americani, l’aborto, l’omosessualità e la pornografia. Recentemente è stato accusato dalle stesse chiese evangeliche di fomentare l’odio anti-islamico.
Durante un programma televisivo su CULT del 27 maggio u.s., è stato trasmesso un programma contro il fondamentalismo cristiano americano, nel quale si documentava la vita di un campo di bambini americani all’insegna di Gesù (Jesus Camp). I bambini venivano assillati con preghiere a Gesù, invocazioni allo stesso, dichiarazioni di pentimento per peccati ridicoli, slogans anti-abortisti, mentre maneggiavano bambolotti di plastica simulanti feti. Il tutto si concludeva con l’esortazione ai bambini ad essere dei buoni americani, perché la loro generazione sarebbe stata quella del ritorno di Cristo in terra.
Romolo Gobbi
Fonte: http://www.romologobbi.com/
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06.06.2007