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La Redazione

 

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FEUDALESIMO FINANZIARIO

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A cura di Davide
Il 29 Marzo 2015
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DI DMITRY ORLOV

cluborlov.blogspot.it

C’era una volta – tanto, tanto tempo fa – nel mondo civilizzato, una cosa che si chiamava feudalesimo. Era un modo gerarchico di organizzare la società. Sopra tutti c’era un sovrano (re, principe, imperatore, faraone o alto prelato). Al di sotto dei sovrani c’erano diverse classi di nobili con titoli ereditari.

Al di sotto dei nobili c’era la gente comune e anch’essa ereditava questo status dai suoi predecessori, sia attraverso la titolarità di un pezzo di terra che coltivava, o dall’esercizio di una certa professione, com’era appunto il caso degli artigiani e i mercanti. Tutti erano come bloccati nella loro posizione sociale attraverso rapporti di dipendenza, tasse e tributi permanenti. Tasse e tributi fluivano tra le varie classi sociali dal basso verso l’alto, mentre i privilegi e la protezione dall’alto verso il basso.

Era un sistema fortemente resistente e auto-perpetuante, basato principalmente sull’uso della terra ed altre risorse naturali, tutte dipendenti dalla disponibilità della luce del sole. La ricchezza derivava soprattutto dalla terra e dai suoi vari utilizzi. Ecco qui di seguito un grafico che semplifica l’ordine che regolava la società medievale.

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Il feudalesimo era essenzialmente un sistema statico. Le pressioni demografiche erano regolate attraverso emigrazione, guerre, pestilenze e, in mancanza di questi, carestie ricorrenti. Le guerre di conquista a volte aprivano le porte a nuove temporanee opportunità di crescita economica, ma poiché la terra e la luce del sole non erano infinite, il gioco finiva sempre in pareggio.

Tutto questo, però, è cambiato quanto il feudalesimo è stato sostituito dal capitalismo. Ciò che ha reso possibile il cambiamento è stato lo sfruttamento delle risorse non rinnovabili, la più importante tra le quali l’energia prodotta dalla combustione di idrocarburi fossili: per primi torba e carbone, poi petrolio e gas naturale. Improvvisamente, la capacità produttiva si è scollegata dalla proprietà terriera e dalla disponibilità del sole; e sembrava si potesse continuare in questo modo all’infinito, solo continuando a bruciare idrocarburi. Il consumo di energia, l’industria e tutta la popolazione, iniziarono ad aumentare in modo esponenziale. Si instaurò un nuovo sistema di rapporti economici sulla base di denaro che poteva essere prodotto a volontà in forma di debito, ripagabile con interessi, utilizzando prodotti sempre più sofisticati e innovativi. Rispetto al precedente, cioè al sistema sociale statico, il cambiamento si basava su un nuovo assunto: che il futuro cioè sarebbe stato sempre più vasto e più ricco, abbastanza da permettersi di pagare nuovi capitali e nuovi interessi sempre più grandi.

Con questa nuova organizzazione capitalistica, i vecchi rapporti e costumi feudali caddero in disuso, sostituiti da un nuovo sistema in cui i sempre più ricchi proprietari di capitali si opponevano a una classe lavorativa sempre più diseredata. I movimenti sindacali e la contrattazione collettiva del lavoro, permisero per un po’ di tempo di arginare questo contrasto; ma alla fine, per una serie di ragioni e fattori – come l’automazione e la globalizzazione – finirono di minare le basi del movimento operario, lasciando nelle mani dei proprietari di capitali, tutto il potere possibile e immaginabile con cui controllare la numerosa popolazione di ex-lavoratori industriali. Nel frattempo, i proprietari di capitali formarono una loro pseudo-aristocrazia, ma senza titoli o privilegi ereditari. La nuova gerarchia si fondava su una sola cosa: il patrimonio netto. Quello che determinava la posizione di una persona nella società era quanti simboli di dollaro erano associati al suo nome.

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Tuttavia, alla fine, quelle buone risorse locali di energia si esaurirono e furono sostituite da risorse energetiche di qualità inferiore, più lontane da raggiungere, più difficili e più costose da produrre. Questo assestò un duro colpo alla crescita economica, poiché ogni anno che passava bisognava investire sempre più nella ricerca di nuove energie con cui continuare a produrre per sostenere il sistema economico, nonostante tutto. Nello stesso momento, l’industria aveva generato, in grandi quantità, degli spiacevoli sottoprodotti: l’inquinamento , il degrado ambientale, la destabilizzazione del clima ed altri effetti indesiderati. A lungo andare, questi hanno, a loro volta, prodotto costosi premi assicurativi e spese di bonifica per rimediare alle catastrofi naturali e artificiali. Anche questo fu un duro colpo per la crescita economica.

Parte della colpa va attribuita anche alla crescita demografica. Vedete, le popolazioni numerose creano centri abitati più grandi e i risultati della ricerca mostrano che più grande è una città, più alto è il suo consumo di energia pro-capite. Diversamente dagli organismi biologici, dove più grande è l’animale, più lento è il suo metabolismo, l’intensità delle attività necessarie per sostenere un centro popolato aumenta in proporzione al numero degli abitanti. Si osservi che nelle grandi città le persone parlano più velocemente, camminano più velocemente e, in genere, devono vivere più intensamente e agire più in fretta per poter sopravvivere. Tutta questa attività frenetica richiede energia per poter costruire un futuro sempre più grande e sempre più ricco. Sì, il futuro potrebbe essere ancora più popolato (per ora), ma oggi gli insediamenti umani in più rapida crescita sono i sobborghi metropolitani (slum), luoghi densamente abitati, privi di servizi sociali, sanitari e igienici, vivai di criminalità diffusa e sempre meno sicuri.

Tutto questo dimostra che la crescita è auto-limitante.Inoltre, dobbiamo notare che questi limiti li abbiamo già superati e, in alcuni casi, siamo andati anche troppo oltre. Tutto il gran parlare che si fa sulla fratturazione idraulica dei depositi di scisti e olii bituminosi, è la prova dello stato più che avanzato di esaurimento delle fonti di combustibile fossile. La destabilizzazione del clima sta producendo fenomeni meteorologici sempre più violenti e siccità sempre più gravi (la California oggi ha davanti a sé solo un anno di disponibilità di acqua); si prevede, inoltre, che scompariranno del tutto diversi paesi a causa dell’innalzamento delle acque degli oceani, dell’irregolarità delle stagioni monsoniche, della diminuzione delle acque d’irrigazione e dello scioglimento dei ghiacciai. L’inquinamento ha raggiunto e superato i suoi limiti in molti settori: lo smog urbano, sia a Parigi, Pechino, Mosca e Teheran, è diventato così grave che sono state ridotte le attività industriali per consentire alla popolazione di poter respirare. La radioattività prodotta dall’incidente nucleare dei reattori di Fukushima in Giappone, ora la si inizia a rilevare anche in pesci pescati dall’altra parte dell’Oceano Pacifico.

Tutti questi problemi stanno provocando al denaro un effetto piuttosto strano. Nella precedente fase di crescita del capitalismo, il denaro è stato creato grazie al debito per poter sostenere i consumi e, così facendo, stimolare la crescita economica. Ma da pochi anni è stato raggiunto un limite negli Stati Uniti, che all’epoca erano l’epicentro dell’attività economica globale (oggi eclissati dalla Cina), quando un’unità di debito ha iniziato a produrre meno di un’unità di crescita economica. Da quel momento in poi non è stato più possibile chiedere prestiti con interessi dal futuro.

Mentre prima il denaro era stato preso in prestito per produrre crescita, ora doveva essere preso in prestito in quantità sempre più grandi, semplicemente per evitare il collasso finanziario e industriale. Di conseguenza, i tassi di interesse sui nuovi debiti si sono ridotti a zero, creando quella che e’ nota come la ZIRP, la politica dei tassi a interesse zero. Per renderla ancora più dolce, le banche centrali hanno accettato il denaro dato in prestito prestato a 0% di interessi in forma dei depositi, guadagnando un po’ d’interessi, consentendo quindi alle banche di realizzare un profitto non facendo assolutamente nulla.

E’ ovvio che il fare niente si è rivelato piuttosto inefficace, e in tutto il mondo le economie hanno iniziato a ridursi. Molti paesi sono ricorsi al trucco di ritoccare un po’ le loro statistiche per mostrare un quadro un po’ più roseo, ma una statistica che non mente mai è il consumo di energia. E’ indicativo del volume complessivo di attività economica, e in tutto il mondo questo dato è in ribasso. Eccedenze di petrolio e prezzi del petrolio più bassi, è quello che vediamo come risultato della reale situazione. Altro indicatore che non mente è il Baltic Dry Index, che tiene traccia del livello delle attività di trasporto: anche questo valore è praticamente tracollato.

E così la ZIRP ha posto le basi per un ultimo mesto sviluppo: anche i tassi di interesse hanno iniziato la loro picchiata verso il segno Negativo, sia sui prestiti e sia sui depositi. Addio ZIRP, benvenuta NIRP! Le banche centrali di tutto il mondo hanno iniziato a concedere prestiti anche a piccoli tassi di interesse negativi. Proprio così, alcune banche centrali ora stanno pagando alcune istituzioni finanziarie perché prendano in prestito del denaro! Nel frattempo anche i tassi d’ interesse sui depositi bancari sono diventati di segno negativo: poter tenere i vostri soldi in banca ora è un privilegio, per il quale bisogna pagare.

Ma ovviamente i tassi d’interesse non sono di segno negativo per tutti. L’accesso al denaro gratuito è un privilegio, e i privilegiati sono i banchieri e gli industriali che finanziano. Un po’ meno privilegiati sono quelli che chiedono finanziamenti per l’edilizia; ancora di meno lo sono quelli che devono pagare per l’istruzione dei figli; quelli senza alcun privilegio sono invece quelli che comprano il cibo con la carta di credito o chiedono un miniprestito dal datore lavoro per pagare l’affitto.

Le funzioni che un tempo svolgevano i prestiti nelle economie capitaliste sono state del tutto dimenticate. Tanto tanto tempo fa, l’idea era che l’accesso al capitale lo si otteneva sulla base di un buon business plan (piano imprenditoriale), e che proprio questo spirito imprenditoriale ha permesso di prosperare e dar vita a sempre nuove imprese. Poiché chiunque – e non solo i privilegiati – possono ottenere un prestito e avviare un’impresa, questo significa che il successo economico dipende, almeno in una certa misura, dal merito. Oggi, invece, l’attività d’impresa segue il percorso inverso, con un numero di imprese che escono dal mercato maggiore di quelle che entrano a farne parte, e la mobilità sociale è diventata per lo più una ‘cosa del passato’. Ciò che resta è una società rigidamente stratificata, con privilegi dispensati in base alla ricchezza ereditata: quelli che stanno in alto ottengono prestiti e riescono a navigare su onde cariche di denaro gratuito, mentre quelli in basso si ritrovano in una stato di indigenza e di asservimento sempre crescenti.

Può il NIRP sostenere un nuovo feudalesimo? Non si può certo invertire questa tendenza al ribasso, perché i fattori che stanno mettendo dei limiti alla crescita non sono suscettibili di manipolazione finanziaria, essendo di natura fisica. Vedete, nessuna somma di denaro può far apparire dal nulla delle nuove risorse naturali. Quello che si può fare però è congelare per un po’ la gerarchia sociale tra i proprietari di capitali; per un po’, ma non per sempre.

Ovunque guardiamo, la decrescita dell’economia si traduce in rivolta popolare, guerre e bancarotte nazionali, e queste arrestano in vari modi la circolazione del denaro. Svalutazione, fallimento di banche, impossibilità di finanziare le importazioni, crisi del sistema pensionistico e del settore pubblico. Il desiderio di sopravvivere spinge la gente a rifornirsi autonomamente di risorse materiali, distribuendole tra amici e parenti.

Di conseguenza, i meccanismi di mercato diventano estremamente opachi e distorti e spesso smettono totalmente di funzionare tutti insieme. In queste circostanze, quanti simboli di dollaro una persona abbia vicino al suo nome diventa un fattore meno rilevante, e a questo punto dovremmo assistere a un’ instabilità o addirittura a un capovolgimento radicale delle gerarchie sociali tra i possessori di capitali. Pochi tra loro avranno le capacità di trasformarsi in signori della guerra, e questi pochi faranno fuori tutti gli altri.Ma più in generale, in una situazione in cui le istituzioni finanziarie sono crollate, le fabbriche e le imprese hanno smesso di funzionare, le proprietà immobiliari sono state prese d’assalto da teppisti criminali e occupanti abusivi, diventa difficile calcolare con precisione la ricchezza di ognuno.

A questo punto l’organigramma sociale della società post-capitalistica apparirà più o meno così: (“#REF!” è quello che appare in Excel quando il programma incontra un riferimento errato di casella in una formula.

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Il termine esatto per questo stato di cose è “anarchia”. Una volta che si sarà ricreato un nuovo substrato di “staticità”, si rinnoverà il processo di formazione dell’aristocrazia. Ma a meno che non si scoprirà per magia una nuova fonte di combustibili fossili a basso costo, il processo procederà secondo il tradizionale percorso feudale.

Dmitry Orlov

Fonte: http://cluborlov.blogspot.it

Link: http://cluborlov.blogspot.it/2015/03/financial-feudalism.html

24.03.2015

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