Supportare il debito e’ una bella cosa, ma significa poco per un bambino che sta morendo di fame proprio adesso
DI JAMES MORRIS
Un orribile show si e’ perpetrato troppo al lungo sulla rappresentazione non-stop africana. Nelle passate 5 decadi ci sono state memorabili date in Nigeria, Etiopia, Somalia, Sudan ed attraverso l’ Africa meridionale.
Oggi, la scena si svolge nel Niger. Le videocamere stanno roteando di nuovo ed
i soliti protagonisti sono sotto i riflettori. I bambini da copertina che colpiscono i nostri sentimenti piu’ profondi sono tutti la’, ampi occhi pieni di terrore, i loro cranei grottescamente oltre le proporzioni dei loro corpi avvizziti. La loro pelle pende allentata su fiacche ossa e molti si nutrono attraverso tubi fasciati con un nastro sulla loro faccia. Sono riuniti per giocarsi fino in fondo i loro ultimi giorni su di un set gia’ collaudato da cui molti non potranno mai andarsene.
Mentre le immagini si stanno fermando, parole di avviso circa la loro condizione sembrano perdere il loro valore.
Segnali di sofferenza del Niger, cosi’ come il novembre dello scorso anno, sono caduti nell’ indifferenza; ma i servizi televisivi per primi trasmessi dalla BBC hanno toccato il nervo. Le mute immagini di dolore sono uscite dalle nostre televioni con mani scheletriche, invadendo le nostre vite ed inducendoci a reagire per la vergogna.
Al World Food Programme (WFP), ci confrontiamo con questa miseria di fame ogni giorno. Il Niger non e’ un’isola di disperazione dell’ Africa, e’ parte di un mare di problemi che attraversa il continente. In paesi vicini come la Mauritania e Mali e’ possibile trovare gli stessi cadaverici bambini le cui vite sono pure state devastate dalla combinazione della peggior invasione di lucuste degli ultimi 15 anni e devastante siccita’.
L’ orribile ironia per questi paesi e che sono in pace, non in guerra. Non sono governati dalla tirannia o aggrediti per risorse naturali di valore. La loro unica sfortuna e’ essere afflitti da una schiacciante poverta’ non vista dal mondo esteriore.
Ci hanno avvertiti per mesi dei problemi in Mauritania e Mali, cosi’ come con il Niger, ma il mondo può fare fronte soltanto con molta miseria e con le telecamere della Tv che riprendono a caso gettandosi ancora su questi paesi che lottano per la sopravvivenza.
Se una lezione e’ stata imparata dalla disastrosa carestia dell Etiopia negli anni ottanta, e’ che il mondo dovrebbe ascoltare subito i primi avvertimenti e reagire subito.
Una risposta lenta non provoca conseguenza solo in termini di vite, ma in termini di quantita’ di bisogno per ricostruire il sostentamento degli afflitti.
Nel Niger, le comunita’ sono state costrette a vendere i loro preziosi capi di bestiame.
Forse adesso e’ tempo di ripetere gli avvertimenti su altre crescenti crisi che sono state ignorate. Nella regione di Bhar-el-Ghazal del Sudan meridionale, dove fino a 70.000 persone morirono nel 1998, ci sono di nuovo segni di preoccupazione per una seria scarsita’ di cibo. Nel sud dell’ Africa, dove la siccita’ e l’ Aids stanno agendo in mortale combinazione, si stima che 7-10 milioni di persone potrebbero aver bisogno di aiuti alimentari verso la fine di questo anno. L’ Etiopia e l’ Eritrea sono ancora sotto minaccia.
Mentre con il Niger, le operazioni di sostenatamento non hanno ricevuto il necessario finanziamento. Nessuno dovrebbe essere shoccato se, tra pochi mesi, i giornalisti si sentiranno inclini a puntare le loro telecamere verso il Sudan e il sud dell’ Africa e raccontare ancora una volta cio’ che Sir Bob Geldof ha chiamato la fotografia della poverta’ africana.
L’ Inghilterra ha fatto all’ Africa un enorme favore nella sua spinta a ridurre il carico di debito. Ma supportare il debito significa anche nutrire un bambino affamato che ha bisogno di cibo adesso. Non dobbiamo dimenticare le milioni di di persone in Africa che sono cosi’ povere e cosi’ spodestate che la loro immediata sopravvivenza e’ gia’ oltre questi nobili interneventi. L’ Inghilterra ha risposto velocemente ai problemi del Niger, ma molte altre nazioni-supporter non l’hanno fatto.
La crisi del Niger, che stava emergendo nel periodo in cui le popstars si riunirono per il Live 8 ed i politici iniziarono a ritrovarsi a Gleneagles, dimostra che i problemi dell’ Africa sono molti di piu’ che il solo sviluppo.
Qualsiasi cosa facciamo, abbiamo bisogno di una politica di “ Food First “ ( prima il cibo ) che assicuri una miglior nutrizione per le famiglie africane piu’ povere. Senza questo, possono difficilmente sperare di contare sul supporto del debito e lo sviluppo degli aiuti.
Nel Niger, gli aiuti sono giunti inaspettati, ma il fatto che il mondo possa essere mosso solo da immagini di sofferenza non e’ di certo una cosa di cui essere felici. Tanti bambini apparsi nei video e sui notiziari sono adesso ormai oltre i possibili aiuti.
Ci sono piu’ emergenze nascoste in Africa che hanno le potenzialita’ per diventare tanto terribili quanto il Niger. Se le agenzie umanitarie avvisano di impellenti problemi, l’ azione deve essere eseguita immediatamente. Non e’ accettabile aspettare un’ altra grottesca processione di bambini sofferenti di fame prima che il governo si muova a portare aiuto. Questo show e’ andato in giro per l’Africa troppo a lungo. Lavoriamo insieme per assicurare che il Niger sia l’ ultima barriera.
James Morris
Direttore esecutivo dell’ United Nations World Food Programme.
Fonte: www.guardian.co.uk/
Link: http://www.guardian.co.uk/comment/story/0,3604,1536759,00.html
27.07.05
Scelto e tradotto per www.comedonchisciote.org da Manrico Toschi