DI NICHOLAS KLASSEN
Qualche mese dopo aver lasciato l’incarico di ministro della Sicurezza Nazionale, Tom Ridge ha svelato la verità: la Casa Bianca ha ripetutamente ignorato i suoi consigli portando il livello di allerta terrrismo ad arancio o “alto” senza motivo. Ridge voleva “smontare il mito” che il suo dipartimento avesse terrorizzato il popolo americano con inutili allarmi ed ai giornalisti ha detto “Nella maggior parte dei casi eravamo contrari ad aumentare l’allarme… A volte ci veniva chiesto con aggressività di aumentarlo e noi rispondevamo “Per così poco?”
Non è una novità che l’amministrazione Bush abbia falsificato gli allarmi terrorismo a proprio vantaggio. Per la presidenza di Bush sfruttare la paura del terrorismo è di vitale importanza. I suoi aiutanti non provano nemmeno a dissimularlo quando – durante la campagna elettorale del 2004 – spiegano ad un reporter del Washington Post che la strategia di Bush mirava ad “aumentare la paura collettiva del terrorismo, mettere in dubbio la capacità di Kerry di proteggere gli americani e rinforzare l’immagine di Bush come il solido candidato anti-terrorismo”.
Ma oltre ad assicurargli la rielezione, la manipolazione da parte di Bush delle preoccupazioni sulla sicurezza nazionale si è rivelata enormemente vantaggiosa dal punto di vista politico. Il governo ricorda continuamente agli americani di aver paura. Per molti la propria identità è racchiusa nella percezione che hanno della loro sicurezza personale al punto che si accetta la morte dell’ “Altro” se serve a farli sentire protetti. Bush ha bilanciato abilmente affermazioni paradossali come quella che gli americani dovrebbero avere molta paura del terrorismo ma che allo stesso tempo devono sentirsi al sicuro con lui. In questo modo ha creato un ampio bacino di cittadini flessibili che sono pronti a concedergli il beneficio del dubbio in qualsiasi circostanza.
E’ difficile negare l’ombra del fascismo in questa equazione perchè, nonostante gli Stati Uniti non possano essere considerati uno stato fascista in senso tradizionale, l’attuale ossessione per la sicurezza nazionale, la retorica militarista e le ambizioni imperialiste si addicono a qualsiasi teoria generale sul fascismo. Altri tratti del governo di Bush si adattano alla definizione: l’iper nazionalismo, il machismo esasperato, la restrizione delle libertà personali, la fede nella leadership carismatica e la tendenza a concepire la vita quotidiana come una guerra permanente.
Bush sostiene che tutto questo è necessario perchè “Il mondo è cambiato dall’11 Settembre.” Ma la realtà è che Bush aveva in serbo una politica estera aggressiva molto tempo prima degli attacchi terroristici. La sua congrega di consiglieri falchi neoconservatori erano impazienti di mettere in atto il progetto costruito decenni prima di un avanzamento dell’egemonia militare e politica degli Stati Uniti su tutto il globo. La minaccia di Al Quaeda ha fornito un’apertura inaspettata. Con l’inizio della “guerra al terrore” la distinzione tra ciò che è permesso in tempo di pace e ciò che è permesso in tempo di guerra si è dissolta. Ancora meglio, una guerra contro il terrore è una guerra senza fine. A Dicembre 2001 gli aiutanti della Casa Bianca riferirono al Time che nelle loro previsioni la guerra durerà almeno per i prossimi 50 anni.
Il bello della visione allarmista di Bush è che è impossibile quantificare la sicurezza. La chiave di tutto sta nella percezione. E se le acque sono torbide tanto meglio. Nella primavera del 2004, il vice Segretario di Stato Richard Armitage presentò il rapporto annuale sul terrorismo del suo dipartimento pubblicizzandolo come “una chiara dimostrazione che stiamo vincendo la nostra battaglia” contro il terrorismo. Due professori scettici al riguardo esaminarono attentamente i dati e scoprirono che – sorpresa! – Armitage si sbagliava: il numero di episodi terroristici rilevanti in realtà era aumentato e il numero di vittime dovute al terrorismo internazionale era salito di più del 50 per cento. Così quest’anno, di fronte alla triste realtà che vede gli incidenti terroristici di una certa gravità triplicati rispetto all’anno precedente, il Dipartimento di Stato ha silenziosamente deciso – con una rottura inaudita rispetto alla tradizione – di non pubblicare i dati che accompagnano la relazione.
Ci accorgiamo così che la discesa dell’America verso il fascismo non serve a nulla, che la retorica interventista di Bush in realtà ha notevolmente intensificato la minaccia terroristica. L’invasione statunitense dell’Iraq ha innegabilmente dato vita ad un nuovo fronte terroristico e aumentato il numero di jihadis radicali, proprio come aveva previsto la CIA. E l’ex psicologo della CIA Jerrold Post ad un recente summit sul controterrorismo ha affermato che “la maggior parte degli attacchi controterroristici sono fatti per rassicurare gli elettori che si sta facendo qualcosa. Ma di solito dopo si registra un aumento del terrorismo.”
Nonostante tutto questo Bush è riuscito a mantenere nel terrore un’enorme fetta dei suoi cittadini, mostrando la stessa forza dei leader che lo hanno preceduto. Ma per quanto ancora può resistere? Quanti danni dovrà ancora provocare prima che ci accorgiamo dell’enorme crepa nella sua facciata fascista?
Nicholas Klassen
Fonte: http://www.adbusters.org/home/
Link: http://adbusters.org/the_magazine/62/Creeping_Fascism.html
13.09.05
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da LOREDANA D’ELIA