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FAR TACERE I MEDIA SOTTOMETTENDOLI O BOMBARDANDOLI

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A cura di Davide
Il 10 Dicembre 2005
41 Views

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Reseau Voltaire

Il 22 novembre 2005, il quotidiano britannico Daily Mirror ha provocato uno scandalo nel Regno Unito rivelando un memorandum segreto he attesta come il Presidente degli Stati Uniti George W. Bush avesse progettato il 16 aprile 2004, nel corso dell’attacco a Falluja, di bombardare gli stabilimenti del network arabo Al Jazeera siti a Doha, nel Qatar.
Egli si sarebbe infine fatto convincere da Blair a non far nulla di ciò, tenuto conto delle conseguenze che ci sarebbero state nel bombardare uno Stato alleato qual è il Qatar.
Questa storia ha provocato un gran trambusto nel Regno Unito: il governo Blair si è voluto astenere da ogni commento, ma ha instaurato una procedura disciplinare contro un funzionario governativo per rivelazione di documenti confidenziali.
Fuori dal Regno Unito, la maggior parte dei mass-media è restata silente o quasi su questo affare, nonostante tali mass-media siano sempre pronti a denunciare attacchi alla libertà di informazione quando è un giornalista occidentale ad esser preso di mira. L’immagine molto negativa detenuta in occidente da Al Jazeera, regolarmente fustigata dai neo-conservatori e dalle loro staffette, non è per nulla estranea a tale mancanza di interesse.

Il Direttore Generale dell’emittente qatariota, Wadah Khanfar, ha appena chiesto conto di ciò al governo britannico, e prende a testimone l’opinione pubblica britannica intervenendo su The Guardian. Egli ricorda tutti gli attacchi di cui la sua catena è stata fatta oggetto, dal bombardamento dei suoi locali a Kabul, e poi a Baghdad, all’assassinio o all’arresto di alcuni suoi giornalisti, tra cui Tayseer Alluni. Oggi, addirittura, sono gli stessi uffici direzionali del network in Qatar, ad essere presi di mira, e ciò, a parere del Direttore, esigerebbe delle spiegazioni.
Invece questo appello è restato vano, e l’autore di esso non è stato ricevuto da Tony Blair come chiedeva, né ha ricevuto spiegazioni sull’accaduto.
Il giornalista di punta di The Independent, Robert Fisk, ha ricordato come Al Jazeera sia il bersaglio regolare degli Stati Uniti a causa della sua indipendenza riguardo alla visione del mondo e delle guerre dell’amministrazione Bush. Egli ricorda l’assassinio premeditato di Tariq Ayoub a Baghdad e il bombardamento dei locali di Al Jazeera a Kabul. A suo parere, non vi alcun dubbio che si tratti di una strategia globale avente lo scopo di far tacere una voce dissidente. Egli ritiene dunque che la notizia del recente proposito statunitense di bombardare gli uffici di Al Jazeera in Qatar sia verosimile. Pertanto, l’autore ricorda che ciò che Al Jazeera oggi subisce non è altro che il prolungamento della distruzione della televisione serba da parte della NATO nel 1999. In quell’occasione le forze atlantiste hanno dimostrato che, ormai, i mass-media che hanno una visione dissidente possono considerarsi dei bersagli.

Questo articolo di Robert Fisk ha provocato molte discussioni tra i conservatori britannici, partigiani della guerra in Iraq ma divisi su questi recenti avvenimenti.
Il deputato conservatore Boris Johnson, redattore-capo dello Spectator e cronista del Daily Telegraph, nel suo più recente editoriale su quest’ultima testata è insorto contro questo progetto di bombardamento. Dopo aver affermato di essere stato ripetutamente ingannato sulle armi di distruzione di massa, sui piani di democratizzazione dell’Iraq e sull’uso delle armi al fosforo, egli rifiuta oggi l’idea che quel network televisivo, che pure egli dichiara di non amare affatto, possa essere preso a bersaglio di un bombardamento. Egli annuncia fieramente che, se dovrà essere arrestato per aver diffuso delle informazioni riservate a questo proposito, egli è comunque pronto a correrne il rischio per difendere la libertà di informazione.
Queste dichiarazioni devono comunque essere prese con le pinze, poiché questo deputato è un habitué delle dichiarazioni altisonanti e degli annunci ad effetto.
Daniel Johnson, che di Boris Johnson è il superiore in quanto redattore-capo del Daily Telegraph (è inoltre cronista del non meno reazionario New York Sun), non condivide il punto di vista del suo omonimo impiegato. In un suo articolo sul citato quotidiano newyorkese, egli afferma che il progetto di bombardare gli uffici dell’emittente non rappresenta una questione di libertà di stampa o di diritto internazionale, ma solo una questione di opportunità tattica. L’autore ritiene che l’ “Occidente” è in guerra col terrorismo, incarnato da Al Qaeda. Ora, poiché a suo parere Al Jazeera è un vettore di propaganda dell’islamismo e delle teorie di Al Qaeda, occorre perciò battersi contro questa fonte propagandistica. Il fatto che tali uffici si trovino sul territorio dello stato amico del Qatar a suo avviso non è un problema: al contrario, il Qatar dovrebbe lasciar fare il governo di Washington, suo protettore.
Quanto alla rivelazione di notizie riservate da parte della stampa, egli ritiene che, poiché l’ “Occidente” è in guerra, questo configura un reato di alto tradimento, e deve essere dunque trattato come tale.

Nella stampa araba, l’annuncio del proposito statunitense ha provocato costernazione. Amer Abdelmonem, l’anziano redattore-capo nonché responsabile del sito internet del giornale d’opposizione egiziano Al-Shaab, si è molto allarmato per queste rivelazioni. Egli ritiene che il semplice fatto di aver potuto ipotizzare un attacco alla catena televisiva di un paese alleato è la prova di una malattia mentale. A suo parere, oggi non vi è più alcun dubbio sul fatto che l’amministrazione Bush non conduca una guerra al terrorismo, ma una guerra terrorista. Egli esorta infine i giornalisti arabi a mobilitarsi per continuare a far valere il loro punto di vista.

Tuttavia, focalizzarsi troppo sul caso Al Jazeera non vuol dire forse perdere di vista, a livello più generale, il modo di trattare la stampa da parte dell’amministrazione Bush? Come Réseau Voltaire ha affermato in più occasioni,
la strategia contro i giornalisti che si oppongono ai progetti dell’amministrazione Bush è globale. Essa non prende di mira una catena in particolare, ma tutte quelle che si oppongono alla sua propaganda.
Dal lato opposto, la stampa maggioritaria continua a dar prova di estrema docilità. Il vecchio consigliere di Bill Clinton e direttore del giornale on-line Salon.com, Sidney Blumenthal, ha pubblicato su The Guardian una tribuna dagli accenti di necrologio per la carriera di Bob Woodward. Questi, un tempo considerato il brillante giornalista investigativo che costrinse alle dimissioni Nixon, appare oggi solo come un “agente di comunicazione” che rivelava ciò che i dirigenti statunitensi desideravano fosse diffuso. Ma Woodward non è che il simbolo, della sottomissione della stampa statunitense. Oggi, ritiene Blumenthal, lo scandalo Watergate non potrebbe in alcun modo scoppiare.
Sul sito AdBusters, il giornalista John Pilger si dice infastidito dai grandi discorsi regolarmente enunciati dalla stampa maggioritaria statunitense sulla propria etica, sulla propria professionalità e sulla propria imparzialità, e giunge alle medesime conclusioni di Blumenthal. Egli assicura che la stampa, per i suoi modi di agire e per la sua docilità, è un’oggettiva alleata dell’amministrazione Bush: essa nasconde la verità sui massacri in Iraq, ed è stata la complice della disinformazione sulle armi di distruzione di massa irachene.

Reseau Voltaire
Fonte: ://www.voltairenet.org
Link:http://www.voltairenet.org/article131970.html
6.12.05

Traduzione per www. Comedonchisciotte.org a cura di PIERANDREA CAIONE

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