DI ROSANNA SPADINI
comedonchisciotte.org
Mentre RaiNews24, servizio pubblico nepalese, sta diffondendo da due giorni dirette in tempo reale con Katmandu, per il devastante terremoto che ha colpito duramente quei territori, strumentalizzando la catastrofe umanitaria con scene particolarmente empatiche, processi virtuali distraenti, accanimento mediatico, e logica assorbente dell’infotainment (la tv del dolore), intanto sugli altri canali d’intrattenimento, come in un vero e proprio “talent show”, Foody e i suoi amici, le mascotte di Expo Milano 2015, comunicano allegria con le loro storie iperreali: Josephine Banana, Piera la Pera, Rodolfo il Fico, Gury l’Anguria, Manghy il Mango, Pomina la Mela, i Rap Brothers, Guagliò l’Aglio, Arabella l’Arancia, Max Mais, Chicca la Melagrana e Julienne Zucchina. L’informazione/spettacolo deve continuare, anzi distrarre …
Riuniti in un volto unico, Foody e i suoi amici, rappresentano l’ideale sinergia tra le multinazionali del mondo presenti e operanti all’esposizione milanese, programmatesi per la vendita della loro merce universalmente commestibile e presentandosi come una vera, unica, simpatica e divertente “edible family” da sgranocchiare, tra una performance e l’altra, tra una narrazione e l’altra.
Nulla è infatti più attraente del “Talent Show”, dove la realtà viene mistificata dal suo farsi spettacolo. Ed è proprio l’identificazione a tali “format”, la via maestra di trasmissione di quella omologazione e dilagante alienazione, che privatizza l’individuo postmoderno e gli impedisce di riaggregarsi in movimenti di lotta al sistema, coscienti e militanti. Insomma lo spettacolo entra a far parte dei più insidiosi giochi di marketing e di potere, che oppongono il profitto privato al bene pubblico e deprimono la democrazia ad una farsa (Guy Debord, sempre lui).
Expo Milano 2015, teatro saturo di luoghi comuni e allestito per una platea di spettatori/consumatori, ormai completamente decerebrati, attratti dai soliti mantra di una società contagiata dalla sindrome del successo e dal cabaret televisivo. Insomma un’immagine della demenza culturale di un’umanità assoggettata ormai completamente alle logiche manipolatrici della comunicazione di massa, alla dittatura del consumo delle immagini e delle merci sponsorizzate, e incapace di scorgere il lato oscuro dello spettacolo, cioè il business.
Infatti “Nutrire il Pianeta-Energia per la vita” è una false-flag, una banalità dietro cui si cela il nonsense civico di una metropoli che ha perso il senso del bene pubblico, proposta come un monstrum invasivo che impatta su di una regione imponendole un modello composto di auto, cemento e sfruttamento del suolo. Perché appunto non si contesteranno le politiche dell’Agro-Industria, degli OGM, delle monoculture e delle sementi ibride che affamano una buona parte dei paesi del Terzo Mondo, non si parlerà di land-grabbing imposto al Sud del Mondo, dove le multinazionali prendono in affitto (al prezzo di 3 dollari all’anno per ogni ettaro) enormi appezzamenti di terreno per investire in agricoltura e biocarburanti, o di modelli alimentari prescritti secondo un prototipo di sviluppo basato sullo scippo di risorse e di identità sociali.
Expo 2015 nasce poi viziato da un grave conflitto di interessi e da un deficit evidente di democrazia: nessun organo elettivo e di rappresentanza democratica ha mai votato per fare Expo 2015 a Milano. La scelta dell’area di Rho-Pero per svolgervi la rassegna è stata un consistente regalo a Fiera Milano Spa, proprietaria di gran parte dei terreni, presente nel comitato promotore di Expo 2015, socia di Expo Spa e di Arexpo. La valorizzazione dell’area e il trasferimento di risorse dalle casse pubbliche a quelle private sono alcuni dei veri obiettivi di Expo (tra costi dell’area, quelli per realizzare Expo e quelli per le infrastrutture si superano abbondantemente i 10 mld di euro di finanziamenti pubblici).
Questi finanziamenti li pagheranno i cittadini/consumatori, in termini di tagli ad altre voci di spesa pubblica. Per di più, come in tutti gli scenari da shock economy, Expo alimenta un meccanismo, peraltro già consolidato a Milano, di gentrificazione, riqualificazione e privatizzazione, con spoliazione e trasferimento di ricchezza dal pubblico al privato, a scapito dei bisogni e dei diritti della collettività.
In Expo 2015 dunque, i fantomatici annunci sul lavoro che verrà (70.000 posti si diceva) sono quotidianamente smentiti dal modello occupazionale, poiché le attività operative si mostrano sempre meno esigibili: lavoro nero, lavoro precario, caporalato, poca sicurezza, zero diritti. Quindi a beneficiare della rassegna non saranno tanto i cittadini, quanto speculatori, banche, mafie.
Un’esposizione universale della durata di sei mesi (maggio/ottobre) potrebbe valorizzare i prodotti tipici italiani, dato che la dieta mediterranea è una delle migliori al mondo. In realtà il vero obiettivo dell’evento non risiede nella valorizzazione dei prodotti tipici, delle aziende locali, e nel confronto con le tradizioni culinarie degli altri paesi, ma in un trionfo apologetico del sistema neo-liberista e dei suoi massimi artefici: le multinazionali. Ebbene le ultime vicende riguardanti lo spot di McDonald’s contro la pizza sono evidenti messaggi di quanto oggi il marketing sia dispotico e violento, e per di più araldo militante di istanze anti-nazionali, che sostituiscono ex abrupto l’hamburger americano all’italianissima pizza margherita.
Esempio, la società Pioneer DuPont, multinazionale specializzata in biotecnologie, che parteciperà a Expo finanziando la costruzione del padiglione USA e che sviluppa ricerche su OGM: come coniugare sementi sterili e prodotti di sintesi altamente inquinanti e dannosi, con il progetto di nutrire il pianeta in modo genuino e naturale?
Un altro esempio ha l’acqua come protagonista: l’acqua distribuita presso la Piazzetta Tematica interna al Padiglione Italia non sarà “acqua pubblica”, ma della San Pellegrino SPA, società di proprietà della svizzera Nestlé, che si è aggiudicata il bando di concorso per circa 950mila euro per i sei mesi dell’evento.
Le spese per la comunicazione dell’Expo poi sono finite in mille rivoli, in pratica un lungo elenco di aziende per comunicare il nulla, con una pioggia torrenziale di soldi pubblici, perché i biglietti non copriranno assolutamente i costi. Comunque vada sarà una grande abbuffata: spese pazze e sprechi (Excelsior-Il gran ballo dell’Expo, di Gianni Barbacetto). Milano vince la gara nel 2008, seguono tre anni di litigi e spartizioni di denaro pubblico, 15 miliardi di euro, finora sono state messe sotto arresto ben 18 persone, e sono partite indagini per infiltrazioni mafiose di più di 60 aziende, per contatti con la criminalità organizzata (truffa in gara d’appalto, tangenti). Negli ultimi 3 anni è stata fatta una corsa paurosa per realizzare l’evento con molti sprechi, molte gare fatte in deroga. Moltissimi soldi sono stati dati a trattative private, senza gara, i ristoranti italiani che sono un po’ il cuore dell’evento sono stati affidati per esempio a Oscar Farinetti, l’amico degli amici, senza gara d’appalto.
Inizialmente Expo prevedeva progetti faraonici, autostrade, strade, bretelle etc., ma non tutto verrà realizzato. La previsione poi di 29 milioni di biglietti venduti non sembra raggiungibile, e anche se si era prevista un’offerta considerevole di occupazione, la realtà sta smentendo ogni generosa prospettiva. Intanto lo spudorato giornalettismo dei maggiordomi di turno, Aldo Grasso e il Corsera, difende l’Expo e i suoi contratti da fame e attacca i “giovani bamboccioni all’italiana” che non vorrebbero lavorare. Però la Fondazione Corriere della Sera ha ricevuto un “contributo per massima visibilità Expo” di 160.000 euro, e RCS Sport per la partecipazione come Main Sponsor alla “Milano City Marathon”, 154.000 euro. Quindi? Loro soldi pubblici a iosa per raccontare bufale, e ai bamboccioni stipendi da fame: 40 ore settimanali, 12h il venerdì sabato e domenica per 780 euro lordi, che netti si riducono intorno ai 600 euro, sottratte le spese per trasporti e servizi, diventano 300 euro di guadagno mensile. Capite perché si rifiuta?
Naturalmente qualcuno ci ha guadagnato, cioè i soliti noti, perché Expo è nato da un peccato originale inemendabile. Nel 2008 è stato scelto come sito logistico per la sua realizzazione una strana area alla periferia di Milano, stretta tra un cimitero, un carcere, due autostrade, una ferrovia, un’area agricola inutilizzabile. Sindaco Letizia Moratti e Presidente della Regione Roberto Formigoni, due nomi, due garanzie. Il valore di quell’area, di circa 20 milioni di euro, fu acquistata dai privati a 160 milioni di Euro, ma ora quei soldi, sono stati risarciti dal pubblico a Fondazione Fiera e gruppo Cabassi, da parte di Comune di Milano e Regione Lombardia. Questo il grande buco che resterà a carico dei contribuenti/cittadini, dovuto alla grande abbuffata.
A ciò si aggiunga l’inopportunità della nomina di Diana Bracco, già delegata per Confindustria, a commissario generale del Padiglione Italia, nonché presidente di Expo 2015 Spa, ritrovandosi a gestire soldi pubblici da ripartire ad aziende che rappresenta.
Chi è la Bracco? Imprenditrice farmaceutica, vicepresidente di Confindustria, sostenitrice di Expo da sempre, avrebbe valorizzato un’area confinante all’area dell’esposizione di 7.000 metri quadrati di proprietà della sua famiglia. A lei è stata assegnata la realizzazione del luogo simbolo dell’Expo, il Padiglione Italia insieme all’Albero della vita, che avrebbe dovuto rivaleggiare con la Tour Eiffel costruita in occasione dell’Expo di Parigi del 1889. Nonostante nell’ottobre del 2014 siano stati arrestati gli uomini operativi più vicini alla Bracco, Antonio Acerbo, responsabile di Palazzo Italia (costi cresciuti da 18 a 35 milioni di euro) e Andrea Castellotti “facility manager” della struttura, lei è ancora al suo posto.
The show must go on. Alla grande abbuffata dei soliti noti, dove sono stati cementificati terreni agricoli, dove è mancato qualsiasi interesse per il cibo biologico, si aggiunga l’ultima vicenda grottesca: il Pd, che ha perso una buona fetta di iscritti, ha ripristinato il baratto medievale, offre biglietti gratuiti in cambio del tesseramento al partito. Due pacchi al prezzo di uno.
Insomma pizza con verdure grigliate o hamburger con patatine fritte e ketchup? Che il pasto vi sia lieve …
http://www.expo2015.org/it/cos-e/il-tema/la-mascotte
Rosanna Spadini
Fonte: www.comedonchisciotte.org
27.04.2015