EUROPA: LAVORO FITTIZIO E CONTROLLO SOCIALE

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DI BILL BLUNDEN

mondialisation.ca

Mentre l’economia Europea va a rotoli, il New York Times spiega (qui) come fanno a consolarsi i milioni di disoccupati della zona euro, prendendo parte ad una singolare economia parallela popolata da migliaia di imprese fittizie, meglio note come formazione aziendale. Questo universo parallelo non produce né beni né servizi concreti, ma offre alle persone posti di lavoro non pagati che però danno loro un inquadramento, una struttura e la percezione di essersi integrati.

Nella foto: i funerali di Dimitris Christoulas

A un livello superficiale non c’è dubbio che prendere parte a questo mercato fittizio dia un certo conforto, ma a ben vedere è chiaro che si tratta di controllo sociale.

Concepiti dopo la Seconda Guerra Mondiale come programmi di formazione professionale, il loro utilizzo a grande scala ha attualmente l’obiettivo di risolvere il problema della disoccupazione di lungo periodo che tocca più della metà di coloro che attualmente si trovano senza lavoro nell’UE.

L’idea di base è di impedire alle persone espulse dal mercato del lavoro di sentirsi isolate e depresse, dando loro un posto in cui possono quanto meno fingere di avere un lavoro normale. Avere una familiare routine e delle abitudini è confortante. Se nel mondo reale non raccoglierete che poche briciole per sopravvivere, grazie a un contratto di lavoro temporaneo sottopagato, potete quanto meno salvare le apparenze lavorando per un datore che finga di pagarvi mentre il vostro stomaco urla di fame.

L’articolo del NY Times descrive, fra l’altro, una scena degna da bipensiero orwelliano, nella quale una donna chiede ai suoi colleghi: “qual è la nostra strategia per migliorare la rendita?”.

Sembra di vedere una Patricia Routledge mentre urla: “E’ Bouquet, cara! B-U-C-K-E-T!” . (1)

Benché i promotori sostengano che questi luoghi di lavoro virtuale aumentano la professionalità e l’autostima, la realtà è che questo rimedio cura solo i sintomi. La maggior parte della gente si fa domande difficili quando è colpita dalla catastrofe e quando il mondo gli crolla addosso.

Tenere questi disoccupati impegnati essenzialmente a far nulla, significa impedire loro di riflettere su questioni più profonde e rimettere così in discussione i principi di base della società nella quale vivono. Barbara Ehrenreich, autrice di Nickel and Dimed, considera la terapia dei lavori fittizi un addestramento al diniego:

“La prima tappa necessaria, così come indicato dal programma in dodici tappe, consiste nel superare il diniego. La ricerca del lavoro non è un lavoro; la riconversione non è la panacea.

Si può essere più poveri di quanto lo sia mai stati e sentirsi anche più liberi: di esprimere la propria rabbia e il proprio sentimento di urgenza, di sognare e di creare, di incontrare altre persone per lavorare con loro alla costruzione di un mondo migliore”.

Celebrità come Oprah Winfrey predicano il vangelo a breve termine dello sviluppo personale, una narrazione che prescrive il cambiamento individuale escludendo quasi del tutto i problemi istituzionali più generali. Le plutocrazie sbraitano sentenziose “la mia ricchezza è la mia virtù”, sulla falsa riga del crack del 2008 e dei nuovi massicci trasferimenti di ricchezza. Hanno la faccia tosta di rimproverare le vittime dell’implosione economica responsabile del loro stato di disoccupazione, e preconizzano una bella cura a base di austerità per guarirle.

Poco importa che i miliardari giochino sporco attentando alla vita delle persone, come nel caso di Dimitris Christoulas, anziano greco che ha preferito suicidarsi piuttosto che morire di fame. Di fronte al rischio di una sommossa politica, la classe dirigente preferisce che i disoccupati restino sapientemente sul tapis roulant del lavoro, il naso fisso sul manubrio, ben inchiodati. Perché questo è un segno che i lavoratori accettano tacitamente il sistema politico, economico e sociale vigente. In caso contrario, il «popolo bue» potrebbe approfittarne per organizzarsi e immaginare soluzioni di ricambio. Che potrebbero essere molto pericolose per la fortunata aristocrazia dello 0,1%.

Bill Blunden

Fonte: www.mondialisation.ca

Link: http://www.mondialisation.ca/europe-les-emplois-fictifs-et-le-controle-social/5454907

10.06.2014

Traduzione dal francese per www.comedonchisciotte.org di MARTINO LAURENTI

[1] Nella soap britannica Keeping Up Appearances Patricia Routledge incarna Hyacinth Bucket, una donna sulla sessantina, ordinaria e di origine modesta, il cui principale difetto è lo snobismo. Il suo desiderio di appartenere a una classe sociale più elevata la porta a cedere a numerose manie, fra le quali quella di farsi chiamare Bouquet (dato che Bucket significa in inglese secchio).

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