DI MAURIZIO BLONDET
effedieffe.com
Quel che colpisce di più, dell’intervista del Mattino al giudice Antonio Esposito, è il suo dialetto. Il dialetto napoletano ha due registri, quello parlato dagli aristocratici è blasé; poi c’è quello da vicolo e da camorrista. Quello d’0 maggistrato non sembra da quartieri alti, mentre al compare-giornalista anticipa, come fra compari (il dialetto lo tradisce, gli fa sentire l’odore di tana e crede di parlare a nu’guaglione fidato) le motivazioni della sentenza che condanna Berlusconi. No, non lo condanniamo perché «nun poteva nun sapere, perchè o’ capo potrebbe non sapere o no?». È contrario ai «princippi d’o diritto». Giusto, dice il giornalista. Ed Esposito: «… non potevi non sapere pecché Tizzie’e Caie e’Sempronio hanno ditto che...» …che l’avevano riferito.
Ovviamente subito l’avvocato Coppi, difensore del condannato, ha chiesto di sapere chi siano «Tizio Caio e Sempronio», che gli giungevano nuovi; non gli risultava, dagli atti, che quei tre tenessero informato il Cavaliere dell’evasione… Invece di fare i nomi, o dottor Esposito, presidente d’a Cassazzione, smentisce di aver detto quello che ha detto al giornalista del Mattino.
Esattamente come fa di solito Silvio Berlusconi. «Sono stato frainteso, la mia intervista è stata manipolata». Colpa dei giornalisti che non capiscono, che distorcono.
E proprio come il Salame, anche o’giudesce ha detto una bugia infantile, da idiota terrorizzato, subito smentita: come «Ruby è nipote di Mubarak». Il Mattino pubblica la registrazione telefonica dell’intervista. E o’ giudesce è fatto niro niro, niro comm’ecché.
Notate come si somiglino, il Berlusca e il suo boia. Stesso livello morale (bassino alquanto), stessa vigliaccheria e medesima fetenzia. Ma con una differenza: o’ giudesce può querelare o’ggiornalista per calunnia e farsi dar ragione dagli altri giudici suoi compari, dunque il giornalista, a smentirlo rischia molto. Molto più che diffamare Berlusconi.
Esposito è quello stesso giudice che quattro anni fa, alla presenza del giornalista Stefano Lorenzetto, durante una cena raccontò di certe intercettazioni – coperte da segreto istruttorio – fatte a Berlusconi: «Il presidente della seconda sezione penale della Cassazione – scrive Lorenzetto – dava segno di conoscerne a fondo il contenuto, come se le avesse ascoltate. Si soffermò sulle presunte e specialissime doti erotiche che due deputate del Pdl, delle quali fece nome e cognome, avrebbero dispiegato con l’allora presidente del Consiglio. A sentire l’eminente magistrato, nella registrazione il Cavaliere avrebbe persino assegnato un punteggio alle amanti. «E indovini chi delle due vince la gara?», mi chiese retoricamente Esposito. Siccome non potevo né volevo replicare, si diede da solo la risposta: «La (omissis), caro mio! Chi l’avrebbe mai detto?».
Cretino e farabutto Berlusconi – è una semplice conferma – che al telefono parla di queste cose. Ma pare che non solo i giudici intercettino senza limiti, ma persino che si scambino le intercettazioni più piccanti, ci ridano sopra, e ne straparlino a cena con sconosciuti.
Stesso livello morale. Stessa coscienza callosa. Stesso pelo sullo stomaco e cotenna spessa. E stesso livello culturale, se possiamo dire così il livello terra-terra. O sottoterra.
Dov’è dunque la differenza? Diciamolo: nel dialetto.
Il cretino, farabutto e ignorante puttaniere del Nord è condannato, e il farabutto compare d’o Sud è quello che lo condanna. Per dirla alla napoletana, «so’ suocci», sono pari, eguali come abiezione. Ma uno ha vinto e sta sicuro e coperto, con lo stipendione che noi gli paghiamo, l’altro perde e è in pericolo di perdere le sue ricchezze.
Dopo le uscite di Esposito, tutti a dire: «Non inficia la sentenza». Tutti, dal segretario del PD alla cosca magistratuale al completo, ancorché anonimamente citata da Repubblica. Da cui riporto:
«Secondo fonti della Cassazione l’intervista rilasciata dal presidente Esposito “non inficia, né cambia la decisione sul processo Mediaset”, e rilevano come il verdetto sia “già stato emesso e sancito con la pubblica lettura del dispositivo in aula al termine dell’udienza”. L’intervista, spiegano le stesse fonti, viene considerata dalla Corte come “l’espressione di un’opinione personale”. Una cosa diversa è, viene spiegato, l’eventuale violazione comportamentale del magistrato: “Profili disciplinari e profili giuridici vanno tenuti distinti”».
Eccome se inficia la sentenza.
O meglio: eccome se la inficerebbe, se l’Italia fosse un Paese civile. Dove i giudici non spifferano di testimoni d’accusa che poi non esistono (Tizzie e Caie e Sempronie), né gli imputati-statisti si vantano dei pompini delle puttane che loro hanno poi fatto eleggere al Parlamento, praticamente facendole pagare a noi contribuenti.
Insisto: la differenza è solo il dialetto. Il dialetto definisce chi è condannato, e chi resta impunito.
Sapete cosa vuol dire, amici lettori del Nord? Pidiellini, leghisti, forzitalioti, avete capito?
È che avete perso, carissimi. Non siete riusciti ad esprimere una classe dirigente, una classe politica del Nord che fosse decente, che fosse intellettualmente e culturalmente – prima ancora che moralmente – in grado di reggersi sul palcoscenico della storia. Una classe del Nord capace di capire, e interpretare e difendere i legittimi interessi e lo spirito civico delle tre regioni che pagano per tutte le altre.
No. Avete scelto Berlusconi. Avete scelto gente così:
E volevate che questa gente vi difendesse? Facesse da scudo al saccheggio di cui siete vittime? Gli avevate dato il potere, e quelli che cosa ne hanno fatto? Lo sapete. Trota, diamanti, titoli della Tanzania, difesa dei mascalzoni delle quote latte…
Costoro hanno perso e dissipato il potere che gli avevate dato. Un’occasione storica, che mai più tornerà, buttata nel cesso. Colpa vostra, elettori, che non siete capaci di esprimere una classe dirigente del Nord. Adesso, ne subite le conseguenze. Conseguenze storiche: il saccheggio, e insieme il dileggio.
Non avete giudici del Nord, avete mobilieri e padroncini coi danée. Ecco il risultato. L’altro giorno un deputato della Lega si è lamentato in Parlamento del fatto che la maggior parte dei fondi per la disoccupazione, il governo Letta li ha destinati al Meridione. Ma caro, che cosa credevi che fosse la politica? Un gioco? Uno scherzo, una recita da pratone di Pontida con spade di cartapesta?
La politica è la presa di potere. Ora il potere ce l’hanno gli altri. Tenetevi la Kyenge, tenetevi la Boldrini. Tenetevi i Befera, i Mastrapasqua (caporione dell’Inps), i Giampaolino (lo strapagato presidente della Corte dei Conti), con quelle pappagorge da cafoni risaliti e miracolati, meridionali ingrassati dalle vostre tasche perché «hanno fatto o’concuorso» e non ve li togliete più d’attorno. Adesso, loro sono La Legge.
Soprattutto, ciucciatevi ‘o dottor Esposito, o’giudesce. De Cassazzione, pure. Ce l’hanno fatto salire mentre i vostri capi erano occupati a farsi spompinare, ad circondarsi di yes men e celebrare l’acqua del Po. Son cose che si pagano.
Maurizio Blondet
Fonte: www.comedonchisciotte.org
Link: http://comedonchisciotte.org/controinformazione/index.php
7.08.2013