DI ROBERT PARRY
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Secondo una “fonte” ben informata, gli analisti dell’Intelligence statunitense stanno valutando la possibilità che l’abbattimento del Volo 17 della Malaysia Airlines non sia stato altro che il tentativo di alcuni estremisti facenti parte del governo ucraino di assassinare il Presidente russo Vladimir Putin il cui aereo, in quello stesso giorno, stava tornando dal Sud America.
Se tutto ciò fosse vero, la direzione dell’inchiesta dovrebbe assolutamente cambiare rispetto alla tesi iniziale del governo degli Stati Uniti, che consisteva nell’accusa rivolta ai ribelli dell’Ucraina Orientale di essere i veri responsabili dell’abbattimento di quell’aereo e dell’uccisione delle 298 persone a bordo.
L’Amministrazione Obama aveva usato queste accuse per lanciare degli attacchi isterici contro la Russia, spingendo i paesi europei ad imporre delle sanzioni economiche contro Mosca, dando inizio a quella che comincia a sembrare una vera e propria guerra commerciale.
La “fonte” di cui sopra, a condizione di restare anonima, ha sostenuto che gli analisti statunitensi hanno rigettato i sospetti iniziali, perché non sono riusciti a trovare alcuna prova della fornitura dei missili russi ai ribelli, o che questi ultimi ne fossero comunque in possesso.
Tutto ciò comporta un profondo cambiamento. Potrebbero essere stati gli estremisti ucraini, in altre parole, in collaborazione con alcuni elementi della loro aviazione militare, ad aver aver teso un’imboscata all’aereo di Putin, colpendo in sua vece quello malese.
Putin usa un aereo dipinto con delle strisce bianche, rosse e blu, simili a quelle dell’aereo di linea malese, e si sapeva che era sulla strada di casa, dopo una visita di sei giorni in Sud America. Ma il suo aereo ha fatto un percorso diverso da quello previsto, ed è atterrato a Mosca senza problemi.
La stessa “fonte” ha continuato sostenendo che dopo l’incidente, man mano che l’Intelligence statunitense studiava attentamente le intercettazioni telefoniche e tutti gli altri dati, gli analisti hanno cominciato a sospettare che il movente per l’abbattimento dell’aereo poteva essere il desiderio di alcuni estremisti ucraini di eliminare Putin, che avevano giurato di uccidere.
In un primo momento questo “giuramento” era stato considerato alla stregua di una vuota millanteria ma, con il senno del poi, è stato guardato in modo diverso.
Se alcune autorità ucraine sapevano dell’agguato all’aereo di Putin, sapevano anche che, fra la rilevazione della presenza di quell’aereo e la decisione di far fuoco, sarebbero passati solo pochi minuti … potrebbe essere plausibile, quindi, che gli aggressori abbiano preso una decisione troppo affrettata, senza rendersi conto di commettere un tragico errore.
INCOLPARE LA RUSSIA
Dopo l’abbattimento, il governo ucraino mise insieme velocemente qualche pezzo d’informazione proveniente dai “social media”, per addossare la colpa sia ai ribelli dell’Ucraina Orientale che al governo russo, per aver sconsideratamente fornito quei potenti missili a delle forze poco addestrate.
I ribelli hanno sostenuto che una batteria contraerea del tipo “BUK” non può colpire un aereo che vola a 33.000 piedi, mentre i russi hanno negato di averne mai fornita una, ma quei dinieghi sono stati spazzati via dai principali media statunitensi, e respinti dagli alti funzionari degli Stati Uniti.
Dopo solo tre giorni dall’abbattimento, il Segretario di Stato John Kerry fece il giro dei cinque talk shows della Domenica (programmati dalle cinque principali reti statunitensi, ndt), facendo proprie le affermazioni del governo ucraino, anche se l’inchiesta ufficiale era appena iniziata.
Il Martedì successivo alcuni funzionari-senior dell’Intelligence relazionarono i giornalisti delle diverse agenzie di stampa, dando un supporto qualificato alle pretese di Kiev e di Kerry … ma alcuni giornalisti notarono l’assenza di qualsiasi prova reale mentre la relazione, curiosamente, faceva riferimento più ai “social media” che alle ricognizioni aeree, alle intercettazioni telefoniche o ad altre fonti ufficiali.
L’assenza di qualsiasi prova a conferma della loro tesi suggerisce che le accuse contro i ribelli e contro la Russia fossero più deboli di quanto l’Amministrazione Obama volesse far credere.
La “fonte” ha continuato a parlare, sostenendo che gli analisti dell’Intelligence USA, visto l’alto livello delle adesioni alla tesi della presunta colpevolezza della Russia, stanno muovendosi con molta cautela nello sviluppare lo scenario alternativo, e che comunque è allo studio una tesi ulteriore, ovvero che l’esercito ucraino potrebbe aver abbattuto l’aereo malese semplicemente per dar luogo ad un’enorme provocazione, da ritorcere contro i ribelli ucraini e contro la Russia.
In ogni caso, il presunto movente per l’abbattimento dell’aereo malese rende ancor più evidente l’irrefrenabile odio dei leaders ucraini nei confronti di Putin. Gli estremisti ucraini potrebbero aver considerato l’omicidio di Putin come una “gigantesca piuma sul loro cappello”, anche se l’abbattimento del suo aereo (seppur per mano degli estremisti, ovvero senza l’approvazione degli alti funzionari di governo) avrebbe provocato una gravissima crisi internazionale.
Quasi certamente, per ritorsione, i russi avrebbero utilizzato delle armi-nucleari (palesemente quelle di tipo tattico, ndt) contro l’Ucraina, e subito dopo l’avrebbero invasa, la qual cosa avrebbe potuto portare ad un confronto militare con gli Stati Uniti.
La possibilità che potesse esserci una crisi a cascata (ovvero al di fuori del controllo dei politici più razionali) è sempre stata ben presente nella mente di tutti, fin dal giorno in cui le milizie neo-naziste sostenute dagli Stati Uniti hanno rimosso il Presidente ucraino regolarmente eletto, Viktor Yanukovich.
Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti aveva rapidamente riconosciuto il regime golpista, ma l’etnia russa dell’Ucraina Orientale, che costituiva la base politica di Yanukovych, cominciò la resistenza contro quel nuovo ordine che si era venuto a creare.
La Crimea, altra roccaforte dell’etnia russa, votò in massa per separarsi dall’Ucraina e ricongiungersi alla Russia, una mossa che fu approvata da Putin, e che fu sostenuta dalle truppe russe stanziate in Crimea, nella base navale russa di Sebastopoli. L’annessione della Crimea fu vivamente denunciata dal Presidente Barack Obama e dagli alleati degli Stati Uniti in Europa, che diedero il via a delle sanzioni contro la Russia.
Nel frattempo il nuovo governo ucraino, che aveva concesso ai neo-nazisti diversi ministeri (come segno di apprezzamento per il ruolo che avevano giocato nel colpo di stato), cominciò a definire i membri della resistenza russa come dei “terroristi”.
Allo stesso tempo alcune unità della “Nuova Guardia Nazionale”, formate da milizie neo-naziste, furono spedite ad intimidire i cittadini di etnia russa residenti nella città meridionale di Odessa, dove molti di loro furono uccisi, quando quelle milizie bruciarono un edificio dei Sindacati, dove alcuni manifestanti si erano rifugiati.
L’AGGRAVARSI DELLA CRISI
Mentre la crisi peggiorava, anche molte città della regione del Donbass votarono per la secessione, con la conseguente emersione di una resistenza armata contro il regime di Kiev, che rispose giurando di schiacciare la ribellione con un’operazione di “antiterrorismo”, che comprendeva l’uso sia dell’artiglieria che dei bombardamenti aerei contro le città nelle mani dei ribelli.
Venerdì scorso, un gruppo parlamentare ucraino ha riferito che più di 10.000 persone sono state uccise durante l’offensiva di Kiev, a partire dallo scorso mese di Aprile. Un numero di gran lunga superiore alle stime fatte in precedenza.
Irritati dalla crescente violenza, i Russi hanno presentato un’accusa di omicidio contro due alti funzionari dell’Ucraina, il Ministro degli Interni Arsen Avakov, ed Ihor Kolomoisky, un oligarca miliardario che è stato nominato Governatore del Dnipropetrovsk (una regione sud-orientale) dal regime golpista.
La “fonte” ha continuato sostenendo che, a partire dal golpe di Febbraio, Kolomoisky si è anche impegnato in una dura guerra mediatica contro Putin, definendolo pubblicamente “nanerottolo schizofrenico”. Ma la furia di Kolomoisky nei riguardi di Putin si è ancor più intensificata dopo l’accusa di omicidio di cui è stato oggetto, ed anche dopo alcune minacce rivolte contro la PrivatBank di sua proprietà. Nelle conversazioni private, Kolomoisky ha lanciato contro Putin delle terribili minacce.
Ma anche degli altri funzionari ucraini hanno giurato di uccidere Putin. L’ex Primo Ministro Yulia Tymoshenko, una volta alleata di Kolomoisky, nel corso di una telefonata (intercettata) ha detto che “è ora di prendere le nostre armi e cominciare ad uccidere quei maledetti russi, insieme al loro capo”.
La “fonte” ha sostenuto che, anche se l’Intelligence USA (che aveva effettuato quelle intercettazioni) era a conoscenza delle minacce contro Putin, queste, tuttavia, non furono prese sul serio, almeno fino a quando l’aereo malese è stato abbattuto. Ora tutte queste cose sono in fase di studio come possibile movente per l’attacco del 17 Luglio.
Un altro curioso sviluppo è costituito dalle improvvise dimissioni da Capo della Sicurezza Nazionale dell’Ucraina di Andriy Parubiy (Giovedì scorso). Leader neonazista di lunga data, egli aveva organizzato e diretto le forze paramilitari che hanno effettuato il colpo di stato del 22 Febbraio, costringendo Yanukovich ed i suoi funzionari di governo a fuggire, per salvarsi la vita. Parubiy ha rifiutato di spiegare la ragione delle sue dimissioni, ma alcuni analisti ritengono che possa esserci una connessione con l’abbattimento dell’aereo della Malaysia Airlines.
Gli analisti dell’Intelligence statunitense hanno detto, in particolare, che non c’è alcuna prova del coinvolgimento dell’attuale Presidente ucraino Petro Poroshenko, o del Primo Ministro Arseniy Yatsenyuk, ma non estendono “l’assoluzione” agli elementi più estremisti del governo.
LE PROVE RUSSE
Sulla base delle prove tecniche che Mosca ha fornito agli Stati Uniti ed agli altri investigatori, sembra che l’esercito ucraino avesse dispiegato, lungo il percorso del volo della Malaysia Airlines, diverse batterie di missili anti-aerei (BUK) di fabbricazione russa, in aggiunta ai due jets che volavano in prossimità dell’aereo malese.
Alcuni testimoni oculari, inoltre, hanno riferito di aver visto uno o due jets ucraini che volavano vicino alla parte destra dell’aereo malese, prima che questo esplodesse in cielo. Due possibili teorie vogliono che quei due jets o stavano cercando di identificare l’aereo malese, oppure “stavano finendo il lavoro”, visto che il missile terra-aria non era riuscito a fare il suo.
Un’analisi indipendente fatta da un esperto di sistemi BUK (che ha esaminato le prove russe), sostiene che una delle batterie antiaeree ucraine si trovava nella posizione giusta per abbattere l’aereo di linea malese, e che i danni che un missile di quel tipo avrebbe potuto procurare sono coerenti con i rottami che, fino a questo momento, sono stati recuperati.
Man mano che i pezzi di questo puzzle vengono composti, l’immagine che ne emerge è quella di un possibile agguato ucraino (effettuato nello spazio aereo russo) ad un aereo di linea che portava sulla carlinga dei segni molto simili a quello dell’aereo ufficiale del Presidente Putin.
Per quanto possa essere scioccante, questa ricostruzione contiene una logica molto triste, vista la demonizzazione che è stata fatta di Putin, che gli esperti ed i politici statunitensi ed ucraini hanno paragonato ad Hitler e a Stalin.
Il coinvolgimento della fazione estremista presente ne governo ucraino, che l’Intelligence degli Stati Uniti sta evidenziando, pone un grosso problema politico all’Amministrazione Obama. La conclusione degli analisti è drammaticamente in contrasto con le accuse che sono state rivolte, fino ad ora, ai ribelli ucraini ed alla Russia.
I potenti, notoriamente, non sono molto disposti ad ammettere i propri errori, soprattutto quando potrebbe aprirsi lo scenario di un rinvio a giudizio, conseguenza dei loro comportamenti criminosi.
Ci sono analogie con le conclusioni affrettate cui giunsero gli Stati Uniti un anno fa, quando il gas “Sarin” uccise centinaia di persone alla periferia di Damasco, ed il dito venne immediatamente puntato contro il governo del Presidente Bashar al-Assad.
Il 30 Agosto di un anno fa, il Segretario di Stato John Kerry dichiarò ripetutamente di “sapere” che il colpevole era il regime di Assad, nonostante che gli analisti dell’Intelligence statunitense, privatamente, esprimessero dei dubbi, rifiutando di supportare la “valutazione del governo”, che non presentava alcuna prova verificabile a sostegno delle sue accuse.
Neanche il “white paper” (documento ufficiale pubblicato da un governo o da un’organizzazione internazionale, ndt) di quattro pagine fu sufficiente a sopprimere il dissenso degli analisti.
Nel corso dei mesi successivi, man mano che le convinzioni di Kerry venivano meno, alcuni di questi analisti vennero a sapere che erano stati probabilmente gli estremisti ribelli (anti Assad) ad usare il “Sarin”, per coinvolgere le forze armate statunitensi nella guerra civile ed in loro favore, come conseguenza di quella “provocazione”.
Il governo degli Stati Uniti, tuttavia, non ha mai ritrattato le sue accuse contro il governo siriano [per i dettagli, si può leggere da Consortiumnews.com: “The Collapsing Syria-Sarin Case”].
Considerando quanti “alti funzionari” statunitensi, fino ad ora, hanno attribuito l’abbattimento dell’aereo malese ai ribelli ed ai russi, è difficile immaginare un passo indietro, a prescindere dalle prove raccolte. Costringere l’Amministrazione
Obama a questo passo, richiederebbe un incredibile coraggio da parte sia degli analisti statunitensi che degli investigatori internazionali che stanno esaminando l’incidente aereo.
Non è mai facile contraddire le persone importanti, soprattutto quando hanno lanciato con tanta fiducia delle gravissime accuse. E’ questa la ragione per cui John Kerry ed i mezzi d’informazione mainstream degli Stati Uniti dovrebbero essere molto cauti nelle loro conclusioni, almeno fino a quando un’indagine molto approfondita sarà stata portata a termine.
Robert Parry
Fonte: www.informationclearinghouse.info
Link: http://www.informationclearinghouse.info/article39375.htm
10.08.2014
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di FRANCO