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La Redazione

 

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ELIE WIESEL: LA COSCIENZA DEL MONDO ?

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A cura di Bosque Primario
Il 7 Luglio 2016
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DI MICKEY Z

worldnewstrust.com

Quando lo scorso 2 luglio è arrivata la notizia della morte di Elie Wiesel tutti si sono prodigati nei più prevedibili peana e lo hanno applaudito. Il presidente Barack Obama, per esempio, ha chiamato il suo collega, vincitore del premio Nobel per la pace, “la coscienza del mondo”. Quanto a me, io invece ho fatto una riflessione, tornando indietro al 4 luglio 2004, quando Parade Magazine ingaggiò la penna di Wiesel per scriver qualcosa per l’Independence (sic) Day da mettere sulla loro patriottica copertina: “Quello che amo dell’America”.

In due belle paginette, il “premio Nobel” spiegò come l’America “per due secoli, sia sempre stata un simbolo vivente di tutto ciò che è caritatevole e rispettabile per le vittime dell’ingiustizia in tutto il mondo … in tutti quei luoghi dove si insegna a chi ha (troppo) come restituirlo“. Spiegò che negli Stati Uniti “la compassione per i rifugiati ed il rispetto per gli altri hanno ancora connotazioni bibliche “.

Quegli stessi concetti che se, oggi, li avesse espressi un qualsiasi elettore di Trump a Peoria sarebbero stati considerati come segno della sua ignoranza, e allora …. (dobbiamo credere che) Elie Wiesel fu solo un idiota, troppo ingenuo per discernere la realtà dalla fantasia? Non possiamo, però, sganciarlo dalla responsabilità di queste parole troppo facilmente, se torniamo con la mente – ancora una volta – alle sue esperienze con l’Olocausto, quando il vincitore della Medaglia Presidenziale per la Libertà ammise “La storia degli Stati Uniti è stata messa alla prova molto duramente” (a quanto pare questo è il modo in cui pensano i vincitori del premio Nobel per la pace: è “la storia” che subisce le prove).

Sempre attento a sottolineare la sua assoluta testimonianza per il movimento dei diritti civili (e altrettanto attento ad evitare di spiegarne le ragioni), Wiesel definì il razzismo contro i neri “scandaloso e deprimente”. Ma, fatevi coraggio, voi che vi sentite nel cuore dell’America nera, perché il caro Elie aggiunse “comunque il razzismo in quanto tale è scomparso dalla scena americana”.

Svegliati, Mummia … e racconta questa notizia a gente come Sandra Bland .

Nel suo saggio del 2004, Wiesel si degnò di raccontare qualche altra indiscrezione sull’America ma si lasciò un po’ prendere la mano nel dire: “Nessuna nazione è abitata solo da santi. Nessuno è al riparo da errori o da misfatti” (per parlare più erudito: “errori” non significa ” mettere in atto strategie politiche “).

“L’America è sempre pronta ad imparare dai suoi contrattempi” scrive. “L’auto-critica rimane la sua seconda natura.”

Questo è ( ci fa sentire in ) un campo di matti e di commissari del popolo. Chi altri userebbe certe parole … e chi potrebbe essere convinto di parlare di cose vere? Proprio questo tipo di uomo è stato questo eroe di professione, proprio questo è stato Elie Wiesel?

Qui ci sono un paio di cosette che si affacciano da dietro il suo mito:

Mentre la documentazione che Wiesel aveva raccolto sull’Olocausto nazista, gli fece guadagnare – a lui stesso -l’acclamazione della comunità internazionale, non fu altrettanto pronto a cedere riflettori nessun’altra vittima di genocidio. Nel 1982, per esempio, ad una conferenza sul genocidio che si tenne in Israele, dove Wiesel doveva essere il Presidente onorario, la situazione divenne piuttosto complicata quando cercarono di far entrare il discorso sugli Armeni.

Ecco come descrisse l’incidente Noam Chomsky: “Il governo israeliano fece pressioni su di lui (Wiesel) per non far nessun cenno sul genocidio degli Armeni. Avevano permesso di parlare di altri genocidi, ma non di quello armeno. Dovette cedere per le pressioni del governo ed essendo un commissario-del-popolo fedele, come effetivamente era, fece marcia indietro … perché il governo israeliano aveva detto che non voleva che si creasse un caso sul genocidio degli Armeni”.

Wiesel fece anche altro e si mise in contatto anche con il famoso storico dell’Olocausto israeliano, Yehuda Bauer, e lo supplicò di boicottare, insieme a lui, la conferenza. “Un comportamento, questo, che dà il segno della misura in cui gente come Elie Wiesel hanno svolto il loro lavoro di ogni giorno, servendo gli interessi dello Stato di Israele” – spiega Chomsky, “fino al punto di negare un olocausto, cosa che continua regolarmente a fare”.

Vi chiederete perché non voler parlare di Armeni? Questo evidenzia due fattori piuttosto importanti:

  1. La necessità di monopolizzare l’immagine dell’Olocausto™
  2. La realtà geopolitica che la Turchia (nazione responsabile del genocidio armeno) sia stato un insolito alleato musulmano per Israele.

Su Parade, Wiesel parlò anche dei coraggiosi soldati americani che portarono “raggi di speranza” al popolo iracheno. Anche se questa palese illusione non contiene neanche un briciolo di verità, ricordiamoci una cosa: questi raggi di speranza non erano graditi in Centro e in Sud America, quando Israele negli anni ’80 faceva da prestanome agli Stati Uniti per far vendere armi a regimi sanguinari come quello del Guatemala. Nel 1981, poco dopo che Israele aveva accettato di fornire aiuti militari a questo oppressivo regime, un ufficiale del Guatemala pubblicò un articolo sulla Staff College review dell’esercito.

In quell’ articolo, l’ufficiale elogiava Adolf Hitler, il nazionalsocialismo, e la soluzione finale – citando ampi passi del Mein Kampf e sbrodolandosi a parlarte dell’antisemitismo di Hitler, fino ad arrivare alla “scoperta” che il comunismo faceva parte di un “Complotto ebraico”. Nonostante una ideologia apparentemente tanto incompatibile, si stima che l’assistenza militare di Israele in Guatemala nel 1982 fu di 90 milioni di dollari.

Che politica ha messo in atto il governo guatemalteco con gli aiuti ricevuti da una nazione popolata da migliaia di sopravvissuti dell’Olocausto? Sentiamo le parole di Gabriel, uno dei combattenti per la libertà del Guatemala intervistato nel 1994 da Jennifer Harbury: “Nel mio paese, la malnutrizione infantile è vicino all’85%. Il dieci per cento di tutti i bambini saranno morti prima di arrivare a cinque anni, e questo è solo la percentuale indicata dalle agenzie governative. Circa il 70% della nostra gente è funzionalmente analfabeta. Non c’è quasi nessuna industria nel nostro paese – si sopravvive solo con la terra. Meno del 3% dei proprietari terrieri possiede oltre il 65% delle nostre terre. Negli ultimi quindici anni, ci sono stati oltre 150.000 omicidi e sparizioni per motivi politici. Non parlate di Gandhi, nemmeno lui sarebbe sopravvissuto una settimana qui. “

Storie di questo genere si sono abbattute in tutti i paesi di questa regione, ma a quanto pare non hanno avuto nessun effetto sui governanti dello stato ebraico. Ad esempio, quando Israele si trovò a dover affrontare un embargo internazionale delle armi dopo la guerra del 1967, si mise in piedi un progetto per dirottare armi dal Belgio e dalla Svizzera in Terra Santa. Queste armi sarebbero state destinate alla Bolivia e dovevano essere trasportate da una società gestita da Klaus Barbie … alias “Il Macellaio di Lione”.

Una figura che ci si sarebbe potuto aspettare avesse qualcosa da dire contro questo tipo di politica sarebbe stato, ovviamente, il ragazzo di copertina di Parade “Elie Wiesel”. Ecco un episodio che avvenne alla metà del 1985, documentato da Yoav Karni su Ha’aretz, questo fatto dovrebbe mettere a tacere definitivamente qualsiasi aspettativa su questo del moralista tanto venerato:

Quando Wiesel ricevette una lettera da un premio Nobel che documentava sia gli aiuti dati da Israele, sia le atrocità che avvenivano in Guatemala, suggerendogli di usare tutta la sua notevole influenza per mettere fine a quel comportamento di Israele che stava armando dei neonazisti: Wiesel “sospirò” e ammise a Karni di non aver risposto a quella particolare lettera. “Di solito rispondo subito”, spiegò, “ma che posso rispondergli?”

Non resta altro che chiedersi come sarebbe stato commentato il silenzioso sospiro di Wiesel se questo fosse stato interpretato come risposta ad una lettera che non trattava della complicità dello stato ebraico negli omicidi di massa in Guatemala, ma se invece avesse trattato della funzione di Auschwitz nel 1943.

In quel 2004 nel suo articolo su Parade, Elie Wiesel scrisse di aver scoperto in America “la forza per superare il cinismo e la disperazione”.

Ma quelle parole suonano, in realtà, come se ( Quello che amo dell’America) avesse superato l’onestà e la compassione.

Mickey Z

Fonte: http://worldnewstrust.com

Link: http://worldnewstrust.com/was-elie-wiesel-really-the-conscience-of-the-world-mickey-z

4.07.2016

Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione Bosque Primario

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