ELEZIONI USA: VOTERANNO ANCHE I MORTI ? LE MACCHINE DI VOTO SARANNO CRAKKATE ?

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DI PAUL CRAIG ROBERTS
trendsresearch.com

“Chi vota, non decide niente. Chi conta i voti decide tutto.”
Joseph Stalin

Che l’abbia detta o no, questa frase di Stalin ormai fa parte del folclore nazionale. Perché un voto abbia il giusto peso, è necessario che quelli che contano i voti abbiano più rispetto dell’integrità della democrazia di quanto ne abbiano per la voglia di potere.

Dal tempo di Stalin, la tecnologia è cambiata. Con i sistemi elettronici di voto, che non lasciano alcuna traccia cartacea e sono programmati con software di aziende private, la conta può essere decisa prima ancora della votazione. Quelli che controllano l’elettronica del sistema possono benissimo programmare le macchine di voto in modo da eleggere il candidato che vogliono che vinca. Il voto elettronico non è trasparente. Quando si vota con un sistema elettronico, non si sa veramente per chi si sta votando: solo la macchina lo sa.

Secondo la maggior parte dei sondaggi, l’attuale contesa per la Casa Bianca ha margini di vittoria quasi inesistenti. La storia ci insegna che più è esiguo il margine di voti tra due contendenti e più e facile che questi voti vengano “rubati”. Inoltre, lo scarto tra i sondaggi elettorali – che indicano un vincitore – ed i risultati “rubati” è ancora più piccolo. Quelli che rubano i voti hanno tutte le armi per piazzare nelle televisioni i loro esperti per spiegare che il divario tra i risultati elettorali e la conta dei voti definitivi statisticamente non è così significativo, o magari dipende dal fatto che le donne e le minoranze razziali o i membri di un partito siano stati eccessivamente intervistati durante i sondaggi elettorali.

E’ giunta inoltre voce che, a causa dei costi eccessivi, i sondaggi elettorali nelle elezioni presidenziali del 2012 non saranno effettuati su vasta scala. Se tali voci rispondono a verità, resteranno ben poche risorse per il controllo dei brogli elettorali.

Voto Elettronico

In un affascinante articolo di Harper’s Magazine (26 Ottobre 2012) Victoria Collier scrive che con le tecnologie del passato, i furti di voti dipendevano dalla capacità o meno dei politici (come ad esempio il Senatore della Louisiana Huey Long) di farsi scoprire.

Con l’avvento delle nuove tecnologie, scrive Collier, “è nato un modo tutto nuovo di truccare le elezioni”. Questo mondo nuovo di brogli è stato causato dall’uso massiccio di tecnologie elettroniche di voto e dall’aver affidato a società esterne la gestione della macchina elettorale, società che spesso non sono così trasparenti come dovrebbero essere. Questo processo di privatizzazione delle nostre elezioni è avvenuto in modo silenzioso, senza un consenso pubblico e ufficiale, causando negli Stati Uniti la più pericolosa e sottovalutata crisi della democrazia. Abbiamo praticamente perso la capacità di verificare realmente i risultati elettorali.

I vecchi brogli delle urne erano in comunque più facilmente localizzabili e definibili. Il voto elettronico permette invece al “broglio” di avvenire in modo simultaneo su scala nazionale. Inoltre, con il voto digitalizzato è impossibile che “manchino all’appello alcune urne” (come in Louisiana…). Utilizzando software di società private, lo spoglio dei voti è quello che decide il software.

Le prime due elezioni presidenziali nel 21° secolo sono state a dir poco infami. La vittoria di George W. Bush su Al Gore fu decisa dai Repubblicani con la sentenza della Corte Suprema Americana che impedì il ballottaggio dei voti in Florida.

Nel 2004, George W. Bush vinse nella conta dei voti, anche se i sondaggi elettorali indicavano che era stato sconfitto da John Kerry. Collier scrive:


“Al termine dell’ Election Day, John Kerry mostrava un inequivocabile vantaggio nei sondaggi, e molti considerarono la sua vittoria ormai certa. Eppure, i voti definitivi in trenta stati si scostarono dai dati dei sondaggi, con evidente divario a favore di George W. Bush in tutti tranne che in nove stati. Le più evidenti disparità erano concentrate proprio negli stati più “divisi” – in particolare l’Ohio. In un seggio dell’Ohio, i sondaggi indicavano che a Kerry sarebbe andato il 67% dei voti. Ma il risultato definitivo gli assegnò solo il 38%. Le probabilità di un simile risultato inatteso dovuto ad un errore di sondaggio erano di 1 a 867,205,553. Per citare Lou Harris, da sempre considerato il padre dei moderni sondaggi politici: “Le elezioni in Ohio sono state in assoluto le più sporche nella storia americana”.

L’era del “furto politico elettorale”, scrive Collier, “è stata inaugurata da Chuck Hagel”, uno sconosciuto milionario che si candidò nel 1996 al Senato per lo Stato del Nebraska. All’inizio, Hagel era dietro al popolare governatore Democratico, Ben Nelson, che era stato eletto due anni prima quasi con un plebisicito. Tre giorni prima delle elezioni, però, un sondaggio condotto dall’ Omaha World-Herald mostrò una situazione di stallo, con il 47% di favore per entrambi i contendenti. David Moore, allora editore capo dei sondaggi Gallup, disse al giornale: “Non possiamo prevedere il risultato”.

“La vittoria di Hagel alle elezioni generali fu considerata un vero e proprio “sconvolgimento”, consegnando il seggio per la prima volta in diciotto anni al G.O.P. Hagel superò Nelson di quindici voti. Pur considerando tutte le azioni mirate a sfavorire il governatore e i vari attacchi denigratori dell’ultimo minuto, l’esiguo scarto fece aggrottare le sopracciglia dell’intera nazione.”

“Pochi americani sapevano che poco prima delle elezioni, Hagel era stato presidente della società che dopo poco avrebbe informatizzato lo spoglio dei suoi voti: la Election Systems & Software (allora si chiamava American Information Systems). Hagel lasciò quell’incarico solo due settimane prima di annunciare la sua candidatura. Però si tenne stretti i milioni di dollari di azioni della McCarthy Group, che possedeva la ES&S. E Michael McCarthy, fondatore della società madre, era il tesoriere della campagna elettorale di Hagel…”

Il furto di voti potrebbe anche spiegare la sconfitta di Max Cleland, un senatore democratico della Georgia. Come documenta Collier:


“In Georgia, ad esempio, le macchine di voto Diebold riportarono la sconfitta del senatore democratico Max Cleland. Precedenti sondaggi invece avevano indicato un chiaro vantaggio del popolare Cleland sull’avversario repubblicano, Saxby Chambliss, favorito dall’ala cristiana del NRA e da George W. Bush (che in più occasioni lo rappresentò durante la campagna elettorale). Con l’approssimarsi dell’Election Day, il vantaggio si affievoliva. Chambliss, che non aveva fatto il servizio militare, attaccò Cleland – Stella d’Argento al Merito, veterano del Vietnam, tre arti persi in battaglia – denunciandolo come traditore per aver votato contro la creazione del Dipartimento di Sicurezza Interna. Due giorni prima dell’elezione, un sondaggio Zogby dava a Chambliss il vantaggio di un punto in un certo gruppo di osservazione, mentre l’ Atlanta Journal-Constitution scriveva che Cleland manteneva un vantaggio di tre punti nello stesso gruppo di osservazione.”

Giochi truccati

“Cleland perse di sette punti. Nella sua autobiografia uscita nel 2009, accusò i macchinari informatici utilizzati per il voto di essere “fabbricatori di frode”. Sarebbe stata più adatta l’espressione “programmati per la frode”. Nel mese prima dell’elezione, gli impiegati della Diebold, guidati da Bob Urosevich, applicarono un misterioso (e non certificato) software aggiuntivo a 5,000 macchine di voto acquistate in Georgia in Maggio precedente.”

“Ci fu detto che era per regolare gli orologi nel sistema, cosa che non faceva” raccontò nel 2006 Chris Hood, il consulente “spione” della Diebold, in un’intervista del Rolling Stone. “La cosa curiosa fu il modo rapido e silenzioso con cui fu eseguito il lavoro…era un’applicazione non autorizzata, e tentavano di tenerla segreta. Ci fu detto di non parlarne al personale pubblico della contea. Ricevetti istruzioni direttamente da Bob Urosevich. Era insolito che un presidente della società in persona desse un ordine di quel tipo e che ne fosse coinvolto in prima persona.”

Quando nel 2000 la Corte Suprema repubblicana impedì alla Florida il ballottaggio per decidere tra Bush e Gore nell’elezione presidenziale, la risposta democratica fu di conformarsi a quell’ordine per non destabilizzare la fiducia dei cittadini americani nella democrazia. Allo stesso modo si adeguò John Kerry nel 2004, nonostante il grande scarto tra i dati dei sondaggi e quelli del voto finale. Ma come possono gli Americani avere fiducia nella democrazia se il voto non è trasparente?

Per ora i Repubblicani sembrano detenere il vantaggio tecnologico, avendo la proprietà delle società che producono le attrezzature di voto programmate da software privati. Ma in futuro il vantaggio potrebbe spostarsi verso i Democratici. Il voto anticipato aiuta i brogli elettorali. Un furto riuscito e incontrovertibile dipende dalla conoscenza della programmazione delle macchine. La vittoria deve avvenire in modo plausibile. Una vittoria troppo evidente può far sorgere dei dubbi; ma se il risultato previsto è errato nella direzione opposta, allora il furto fallisce. Il voto anticipato aiuta i programmatori dei macchinari di voto a decidere come sistemare le macchine.

Voto 2.0

L’assenza di trasparenza è una minaccia a ciò che resta della democrazia Americana. Nel 2011, nell’edizione estiva del The Trends Journal Gerald Celente scrisse che “ Se possiamo fare home-banking possiamo fare anche vote-banking”.

Pensateci! In tutto il pianeta, trilioni di dollari di transazioni bancarie vengono effettuate ogni giorno, e raramente sono errate o manomesse. Se riusciamo a contare esattamente il denaro online, possiamo anche contare i voti altrettanto esattamente. Gli unici ostacoli che bloccano il voto online sono quei radicati interessi politici impegnati da sempre a controllare i risultati elettorali.

La mancanza di trasparenza provoca baruffe elettorali. Recentemente il Washington Post ha scritto che “migliaia di avvocati, rappresentanti dei due principali candidati presidenziali, i loro partiti, i sindacati, associazioni per i diritti civili e guardiani anti-brogli, sono stati sguinzagliati su tutto il territorio per denunciare quei risultati elettorali che possano essere messi in questione per sospetti malfunzionamenti delle macchine, cancellazione di elenchi di elettori o altre possibili attività illegali”.

Il voto online, se ben organizzato, può fornire la trasparenza che manca all’attuale sistema. E’ vero che il GOP potrebbe sempre provarci con la cancellazione degli elettori, ma almeno i democratici non farebbero più far votare persone defunte e lo spoglio dei voti non sarebbe più affidato ad un software privato.

Nel 2005, la Commissione apartitica sulla Riforma Elettorale Federale concluse che l’integrità delle elezioni era messa in pericolo da parte di quelli che ne controllavano la programmazione. La proprietà privata delle tecnologie di voto è semplicemente incompatibile con la trasparenza delle elezioni. Un paese senza un voto trasparente è un paese senza democrazia.


Paul Craig Roberts, ex vice segretario aggiunto del dipartimento del Tesoro Americano ed ex vice redattore del Wall Street Journal, per circa vent’anni ha spesso scritto di casi scioccanti di abusi giudiziari. Una nuova edizione del suo libro, La Tirannia delle Buone Intenzioni (http://www.amazon.com/gp/product/0307396061?ie=UTF8&tag=lewrockwell&linkCode=xm2&camp=1789&creativeASIN=0307396061) , scritto insieme a Lawrence Stratton, un resoconto documentato di come gli americani abbiano perso la protezione della legge, è stato pubblicato da Random House. Visitate il suo sito. www.paulcraigroberts.org

Fonte: www.trendsresearch.com
Link: http://www.trendsresearch.com/journal.php?referredBy=lewrockwell

3.11.2012

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SKONCERTATA63

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