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La Redazione

 

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EDUCAZIONE O CONTAMINAZIONE DELLE MENTI ?

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A cura di Davide
Il 28 Ottobre 2006
48 Views

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DI NURIT PELED-ELHANAN
Mondialisation

“Caro padre, quando sarai sulla mia tomba, vecchio, stanco e tanto solo, e che vedrai come mi hanno sepolto. Chiedimi di perdonarti, padre mio.”

“Vorrei dedicare queste parole a tutti i ragazzi e ragazze palestinesi, a tutti i ragazzi e ragazze libanesi, oltre che a tutti i ragazzi e ragazze iracheni che sono stati massacrati da ragazzi soldati israeliani e americani dalla mente contaminata, e che hanno recentemente raggiunto la mia figliola nel regno sotterraneo dei bambini morti, che cresce sotto i nostri piedi mentre parlo

…Vorrei dire loro di non preoccuparsi: bambini, sarete benaccolti e nessuno vi punirà perché avete marinato la scuola o perché portavate un velo sulla testa o perché vivevate in un certo posto. Riposate in pace, tutti hanno diritto alla stessa dignità nel vostro nuovo mondo. E’ il mondo dove i bambini israeliani dimorano a fianco dei bambini palestinesi. Li’ riposano, vittime e omicidi, di cui il sangue è stato a lungo assorbito dalla terra santa, che è sempre stata indifferente al sangue. Li’ riposano, tutti vittime di inganni.

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Voi tutti, bambini morti, siete stati traditi, perché la vostra morte non è servita a nulla e il mondo continua a vivere come se il vostro sangue non fosse mai stato versato. Perché i leaders del mondo continuano a giocare i loro giochi omicidi, usandovi come dadi e usando il nostro dolore come carburante per le loro macchine assassine. Perché i bambini sono delle entità astratte per i generali e il dolore è uno strumento politico. Vivendo nelle due parti, quella delle vittime e quella degli uccisori, continuo a chiedermi quali sono i metodi che fanno si’ che dei buoni bambini israeliani siano trasformati in mostri assassini, quali sono i mezzi che contaminano tanto le loro menti per arrivare ad uccidere, torturare e umiliare altri bambini, i loro genitori e nonni, e a sacrificare la propria stessa vita per nient’altro che la follia e la megalomania dei loro comandanti.

Nel preteso mondo occidentale illuminato, ognuno si sente legittimato quando biasima l’islam per gli attentati suicida e il terrore. Ma chi penserebbe di biasimare il giudaismo per omicidio? I bambini ebrei ultraortodossi che non hanno mai lasciato Brooklyn sanno che uccidere degli arabi è “mitzva” (comandamento sacro) poiché per loro sono dei “vilde hayeths” (bestie selvagge). E i bambini israeliani commettono realmente i crimini di massacro e di tortura. Né il giudaismo, né l’islam, né nessuna altra religione in questo campo sono la causa degli assassinii e del terrore. E’ l’educazione razzista ad esserlo. E’ l’imperialismo americano ad esserlo, è lo spietato regime d’occupazione israeliano ad esserlo. Le donne e i bambini che soffrono di più della violenza occidentale oggi sono quelli musulmani ma il razzismo ambiente fa si’ che la sofferenza di queste donne sia loro imputata dal fatto che sono musulmane.

Il mondo occidentale oggi è infestato dalla paura dell’islam e della matrice musulmana. La grande Francia della liberta’-égalita’-fraternita’ è spaventata da giovani ragazze velate, l’Israele ebraico chiama, in discorsi pubblici e libri scolastici, i cittadini arabi d’Israele un
“incubo demografico” e “il nemico interno”. Quanto ai rifugiati palestinesi che vivono disoccupati, sono definiti nei libri scolastici israeliani di storia come “un problema da risolvere”. Non molto tempo fa erano gli ebrei ad essere un problema da risolvere.

Questo a dispetto del fatto che le persone che distruggono il mondo oggi, non sono musulmane. La gente che usa le armi più disastrose e più sofisticate per uccidere migliaia di civili innocenti non sono musulmani. Sono cristiani, ed ebrei. Malgrado il fatto che siano coloro che appartengono alle culture giudeo-cristiane, a sostenere i crimini contro l’umanità, americano-britannici e israeliani, soprattutto contro i musulmani dappertutto nel mondo, le persone che mandano i loro figli a combattere in queste guerre inutili e spietate in nome della democrazia e della libertà, che sono i nomi in codice per l’avarizia e la megalomania, che si vedono come illuminati e biasimano tutto cio’ in nome di non so quale clash immaginario delle civiltà.

Quale soluzione offre questo mondo colpito dalla paura, ai palestinesi, agli iracheni o agli afghani che sono assillati, maltrattati, torturati e affamati dai crimini e dallo sfruttamento occidentali? L’offerta generale che questo mondo illuminato propone loro consiste a dire : siate come noi. Costituite una democrazia come le nostre, abbracciate i nostri valori che vi disprezzano, che vi considerano come un ammasso di primitivi inferiori che devono essere istruiti o epurati.

Questa, signore e signori, è l’attitudine che permette ai soldati americani di violentare, torturare e uccidere degli uomini, delle donne e dei bambini musulmani a migliaia, che permette a dei soldati israeliani di ordinare alle donne palestinesi di svestirsi di fronte ai loro figli per ragioni di sicurezza, ai carcerieri di mantenerle in condizioni inumane, senza le norme igieniche necessarie, senza acqua o materassi puliti, e di separarle da neonati e figli piccoli. Di bloccare il loro percorso verso l’istruzione, di confiscare le loro terre, di distruggere i loro pozzi d’acqua, di sradicare i loro alberi e di impedire loro di lavorare i propri campi. E’ cio’ che permette ai piloti israeliani di lasciar cadere un centinaio di bombe di una tonnellata al giorno sul settore più popolato del mondo, Gaza. E’ quello che permette a Israele di votare le leggi razziali che separano delle madri, dei padri, e dei figli.

Le donne palestinesi, irachene e afghane sono delle madri come me. E quando perdono un figlio, anche se è un bambino di 12 anni, il loro dolore è uguale al mio. Oltre a perdere i loro figli, perdono anche le loro case, la loro vita e il loro futuro perché il mondo non ascolta la loro sofferenza e non punisce i loro assassini. Il loro onore, di donne e di madri è annientato.
La loro identità è distrutta e il loro grido non è acoltato. La loro fede e i loro costumi, il loro modo di vivere secolari sono trattati con disprezzo.

I soldati americani non sono i soli in effetti a massacrare degli “arabi” : i soldati israeliani lo fanno anche con i palestinesi e i libanesi. E questi soldati israeliani non hanno forse mai visto un volto umano arabo prima di trovarsi nell’esercito. Ma hanno imparato durante 12 lunghi anni, che queste persone sono primitive, che educano dei bambini per mandarli in strada a gettare pietre sui nostri soldati che vegliano-per-mantenere-la-pace, che sono ignoranti perché non ricevono la nostra istruzione, che sono furbi e sporchi perché hanno una nozione diversa da noi, della buona educazione, che si vestono diversamente e si coprono il capo con vari panni. Ebbene, dalla mia esperienza, ci sono molti più keffiehs di kippas nel campo dei partigiani della pace. Ai bambini israeliani viene impedito di conoscere i loro vicini diretti, la loro storia e la loro cultura, i loro meriti. Dei bambini israeliani vengono educati a vedere nei loro vicini degli elementi indesiderabili. Non si tratta di educazione, ma di inquinamento mentale.

Lo scienziato Richard Dawkins è stato il primo a parlare di virus mentale. I bambini, poiché le loro menti sono credule e aperte a qualsiasi suggestione, non sono immunizzati contro gli inquinamenti mentali di ogni specie di propaganda e di moda. Si lasciano facilmente persuadere a forare i loro volti e a tatuare le loro natiche, a mettere i loro berretti al contrario e a scoprire i loro ventri, a credere agli angeli e alle fate.

Allo stesso modo acquisiscono più facilmente le credenze politiche e si appropriano degli schemi mentali che influenzeranno più tardi le loro decisioni sulla questione delle future frontiere dello Stato e sulla necessità della guerra. Tutti i nostri figli hanno la mente contaminata a un’età precoce. Tanto che al momento in cui hanno l’età per diventare soldati, hanno già imparato ad essere dei buoni soldati, cioè le loro menti sono completamente contaminate e sono ormai incapaci di rimettere in discussione la “verità” che è stata loro inculcata.

Questa è una parte della spiegazione che possiamo dare agli atti terribili che sono commessi oggi da bravi ragazzi israeliani, che sono definiti ancora e sempre come delle “persone legate ai valori”. E’ quindi arrivato infine il momento di chiedersi di quali valori si tratta.

Le seguenti linee fanno parte di un’introduzione personale di Tal Sela, uno dei miei studenti di università, alla sua tesi finale, che include l’analisi di un manuale di storia.

“Il 5 settembre 1997 mi trovavo in Libano, in una missione di rinforzo. Tutti i miei amici erano nella battaglia, 12 soldati furono uccisi. I giorni che seguirono ero felice: “sono vivo, sono sopravvissuto” dicevo a me stesso. Ma un anno dopo, ero in una depressione profonda. Triste e tetra. Decisi di consultare uno psicologo. Dopo qualche seduta potei recuperare le forze, fisiche e morali. Potei riorganizzare i miei pensieri. Allora capii che la crisi mentale che avevo avuto era in effetti una crisi morale, una crisi di coscienza. Quello che avevo realmente sentito era frustrazione, vergogna e collera…

Come avevo potuto essere cosi’ credulo e lasciarmi ingannare? Come spiegare che un uomo di pace si espone a un’esperienza cosi’ morbosa di sua spontaneo gradimento? Oggi, come ogni due settimane ho condotto delle attività pacifiche ai posti di controllo militari dell’esercito israeliano nei territori palestinesi occupati. Ho visto un ufficiale mettere le manette ad un autista di taxi perché non aveva obbedito all’ordine dei soldati di parcheggiare qui e non li’. “Glielo abbiamo detto mille volte”, dicevano i soldati. L’uomo era steso per terra nel peggior caldo dell’estate, assetato, per delle ore. Il suo amico era stato più fortunato: ha dovuto restare in piedi in una cella, senza manette”.

Cosa ha spinto questi giovani ragazzi israeliani a giocare il ruolo dei giudici supremi fino a perdere ogni giudizio? Secondo me è il grande racconto sionista che serve da coscienza collettiva a tutta la società israeliana, tanto in modo esplicito quanto implicito. Questo grande racconto è il sistema di valori che ci incita ad appartenere a questo collettivo particolare.

E’ il sistema che detta i rapporti tra noi e i palestinesi. Come senno’ possiamo spiegarci che dei giovani che sono stati educati ad amare il proprio vicino, cosi’ come si amano, uccidono i loro vicini, distruggono i loro edifici scolastici, le loro biblioteche e i loro ospedali, per nessun’ altra ragione apparente del fatto che sono i loro vicini? La sola spiegazione è che le loro menti sono contaminate dai genitori, dagli insegnanti e i leaders, che li convincono che gli altri non sono cosi’ umani quanto noi, e che quindi ucciderli non è veramente un omicidio; cio’ porta, per essere legittimato, altri nomi quali “epurazione”, “pulizia”, “punizione”, “operazione”, “missione”, “campagna” e “guerra”.

Anche se parlo di ragazzi israeliani, non è un affare israeliano, come lo sapete, l’epidemia è mondiale. Mio nipote, Doroni, 7 anni, che vive negli USA, è venuto a casa il giorno di Halloween e ha dichiarato che voleva essere soldato, andare in Iraq e salvare l’America. Quanti giovani americani, ignorando come lui l’assurdità di questa dichiarazione, sono veramente andati in Iraq e ci sono morti senza sapere perché, ma con le parole “salviamo l’America” sulle labbra? La domanda è : come questi falsi valori sono stati impressi nelle loro menti e come possono essere cancellati?

La psiche umana, dice Dawkins, conosce due grandi malattie: la tendenza a condurre delle vendette di generazione in generazione e la tendenza a mettere delle etichette di gruppo su delle persone invece di vederli in quanto individui. Soffriamo tutti di etichette, ma sono solo quelli che tra di noi sono morti a causa delle etichette che si sono resi conto che il modo di combattere le etichette è di rifiutarle.

La maniera di vincere i falsi sistemi di valori è di metterli a nudo. I virus della mente non sono che parzialmente indeboliti da giovani come Tal e altri refuzniks israeliani come i “Combattenti per la pace”. Ma la maggior parte dei nostri figli contaminati non saranno liberi dall’influenza di questi virus fino a quando non avranno trovato il riposo finale nel regno sempre crescente e sotterraneo dei bambini morti. E’ solamente li’ che realizzeranno che non è importante che le loro teste siano state coperte o no in una sinagoga, una chiesa o una moschea , che siano stati circoncisi o no, che abbiano o no pronunciato delle parole proibite, che abbiano mangiato del maiale o della vacca o che abbiano preso un cioccolato caldo dopo la pizza al salame, proprio prima di saltare sotto la bomba di qualcuno che non lo era o che non lo aveva fatto.

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Le madri israeliane, americane, inglesi, italiane educano i loro figli con grande amore e cura al fine di sacrificarli al dio della morte, come se il loro utero fosse un capitale nazionale o piuttosto internazionale. Dei padri spingono i loro figli ad arruolarsi negli eserciti i cui interessi non hanno niente a che vedere con la difesa. E quando tali figli muoiono per il profitto di qualcun altro, i loro genitori portano il lutto con dignità e orgoglio, come è stato insegnato loro, mettendo le fotografie dei loro figli morti sul caminetto e sospirando: era cosi’ bello in uniforme!

E’ arrivato il momento di dire a questi genitori che nessuno è bello nell’uniforme della brutalità. E’ il momento di dir loro che le uniformi, i gradi e le medaglie sono diventati laidi. Di dir loro che tale dignità e tale orgoglio sono fuori luogo. E’ il momento di dire agli ebrei che il solo modo per scoraggiare l’antisemitismo è quello di condannare il solo governo al mondo che manda deliberatamente i giovani ebrei, ragazzi e ragazze, a una morte certa e che perseguita , fino al genocidio, una nazione semita intera. Occorre spiegar loro che è il governo ebreo e le azioni del suo esercito, e non, un non so quale odio primario per la razza ebrea, ad essere la causa dell’invenzione del nuovo segno che vediamo spesso nelle manifestazioni pro-palestinesi, dove la stella di Davide è messa sullo stesso piano della svastica.

E’ un compito terribilmente difficile per le persone che sono state educate in Israele o negli USA, o in qualunque altro paese “democratico occidentale” d’ammettere che siamo stati educati secondo dei valori razzisti sbagliati. Secondo l’eterofobia. La sola cosa che puo’ valorizzare un tale cambiamento nelle menti, è l’immagine costante dei piccoli corpi mutilati delle vittime di questi valori.

Domani è Yom Kippour, il giorno più santo per gli ebrei. In questo giorno la gente deve chiedere il perdono. Non per perdonare ma per provare ad essere perdonata. Vorrei citare una strofa di una poesia scritta dal defunto Hanoh Levin, uno dei più grandi drammaturghi d’Israele, negli anni ’70:

“Caro padre, quando sarai sulla mia tomba
Vecchio, stanco e tanto solo,
E che vedrai come mi hanno sepolto.
Chiedimi di perdonarti, padre mio.”

Dobbiamo tutti chiedere perdono ai nostri figli per non essere stati più vigilanti, per non esserci battuti abbastanza al fine di mantenere le nostre promesse di un mondo migliore, per non aver rifiutato prima i virus del male e per averli lasciati essere le vittime della contaminazione orribile, la contaminazione mentale di cui soffriamo tutti. Guardiamo i loro piccoli visi innocenti, ebeti e disillusi e chiediamoci: perché questo solco di sangue dilania il petalo della loro guancia?

Il Dr Nurit Peled-Elhanan è insegnante di scienze del linguaggio all’Università ebraica di Gerusalemme, specializzata nel discorso in seno all’educazione israeliana, con un’attenzione particolare volta alle rappresentazioni visive e verbali dei palestinesi e degli ebrei non occidentali. Nel settembre 1997, Samarder, la figlia di Nurit, è stata uccisa da un palestinese in un attacco suicida. Lei e la sua famiglia sono membri delle Famiglie in lutto palestinesi e israeliane per la pace. I suoi due figli sono attivisti nel movimento di pace dei Refuzniks e Combattenti per la pace, un nuovo movimento di ex-combattenti israeliani e palestinesi. Nurit Peled-Elhanan ha ricevuto nel 2001 il premio Sakharov del parlamento europeo per i diritti dell’uomo e la libertà di pensiero. E’ attualmente in tournée negli USA insieme a una donna palestinese (Hanan Abu Ghosh) che ha perso suo fratello diciassettenne in seguito a degli spari israeliani”. Mazin Qumsiyeh

Nurit Peled-Elhanan
Fonte: http://www.mondialisation.ca
Link
04.10.2006

Discorso tenuto all’università del Connecticut, New London, 27 settembre 2006

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ANNASTEF

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