DI JAMES KUNSTLER
Mentre il regime industriale occidentale arranca verso la fine dell’era del petrolio a basso costo e le relative conseguenze sul piano economico, vi sono tentativi di riformulare la reale sostanza della nostra economia, trovare il modo di legittimare la ricchezza che riusciamo a produrre, qualunque essa sia, ed elaborare proiezioni sull’effettiva finalità dell’organizzazione della nostra società negli anni a venire.
Per un certo periodo, negli anni ‘90, l’idea fu quella di una “economia dei servizi“, sul tipo della vecchia favola del paese in cui gli abitanti si guadagnano da vivere lavandosi i panni a vicenda; solo che nel nostro caso si trattava di vendere hamburger a turisti in ferie dal proprio lavoro consistente nel fare hamburger da qualche altra parte, o una cosa del genere.
Poi venne l’idea della “economia dell’informazione” in cui non importava più produrre cose di valore, ma piuttosto elaborare e diffondere informazioni (talvolta erroneamente identificate con la “conoscenza”). Questo modello pareva suggerire una sorta di yin-yang di programmatori che creavano giochi come “Grand Theft Auto” al servizio di una corte di persone che, dall’altra parte, compravano e giocavano con il videogame. Se non altro, questa idea ha certamente contribuito a spiegare come sia possibile sprecare intere vite dedicandosi ad attività stupide.
Quell’illusione ci ha condotto all’economia della bolla immobiliare, che ha davvero prodotto un sacco di cose, ma non necessariamente di valore: per esempio, le case fatte di truciolare e vinile a 60 chilometri da Sacramento. Si trattò di un spreco di risorse tragico e multiforme, nonché di un insulto al paesaggio. Ma il lato oscuro della bolla immobiliare si trovava nel mondo della finanza, dove un vasto impero di raggiri veniva eretto a sostegno della facciata tipo corazzata Potemkin del produttivo settore dell’edilizia residenziale.
Ora ci troviamo nello strano periodo in cui quei raggiri vengono sbrogliati. La gente che manda avanti il settore della finanza (le banche di investimento di Wall Street, i fondi di copertura e le agenzie di rating, la Federal Reserve, e il Dipartimento del Tesoro U.S.A), nel disperato tentativo di impedire tale sbrogliamento, hanno rapidamente intensificato un’economia nuova, interamente basata sulla compravendita del rischio. Il rischio, come pura astrazione scollegata da qualsivoglia reale attività di capitale, è ciò che rimane da comprare e vendere dopo il fallimento di tutti gli altri plausibili veicoli della finanza.
Sebbene la mancanza di trasparenza dei singoli veicoli di rischio sia stata oggetto di lagnanze nell’ultimo anno, il sistema nel complesso è trasparentemente assurdo. Il sistema è anche sufficientemente astruso da evitare che la maggior parte dei comuni mortali (compresi molti di coloro che nel sistema ci lavorano) ne comprenda le operazioni. Ma grande pubblico e mezzi di informazione sono, a tutti gli effetti, impossibilitati ad intervenire in questo racket che sembra un rantolo dell’agonia, il che aumenta la probabilità che esso provochi danni terribili a ciò che rimane dell’economia statunitense.
Una caratteristica dell’economia di rischio è la novella volontà della Federal Reserve di accettare le più scadenti garanzie collaterali in cambio di enormi prestiti a basso costo ad aziende e istituzioni insolventi. La Fed ha di fatto reso se stessa la più grande calamita per merda finanziaria del mondo. Ha già acquisito qualche centinaio di miliardi in titoli basati su crediti fondiari di dubbia esigibilità, e ora ha aperto la porta a titoli basati sui debiti delle carte di credito, sui prestiti per la macchina e su una miscellanea di altre cambiali – non esigibili – ancora alla deriva senza copertura nell’etere bancario.
Che nessuna autorità credibile si sia fatta avanti denunciando questo racket è il segno della nostra disperazione collettiva per evitare le conseguenze di tanto comportamento sconsiderato – nessun governatore della Fed, nessun politico di chiara reputazione (compresi i candidati alla presidenza), nessun quotidiano storico. Forse il procuratore generale di New York, Andrew Cuomo, se ne sta silenzioso nell’oscurità del retroscena a preparare i suoi casi, ma la SEC [Securities and Exchange Commission, Commissione di controllo sui titoli e la borsa] e le autorità di regolamentazione del sistema bancario federale hanno appeso già da tempo il cartello “torno subito” sulla questione.
Nel frattempo, la situazione di base è questa: il mondo è inondato di titoli di investimento non esigibili. È impossibile continuare a basare gli standard di vita statunitensi sul debito. La gente negli U.S.A. non produce valore reale a sufficienza da mantenere i propri debiti.
Le istituzioni non possono più essere supportate da debiti divenuti inesigibili. Insomma, non si può continuare così all’infinito, nel senso che qualcosa deve abbassare gli standard di vita statunitensi ad un livello che sia corrispondente al reale livello della nostra decadente ricchezza.
Tutti gli altri provvedimenti in corso in questo momento sono meri espedienti. Le manovre della Fed, le “azioni coordinate” delle banche centrali occidentali, i differimenti dello stato di inadempimento dei debitori, la non divulgazione dei contenuti dei portafogli delle banche, la pretesa che il rischio in sé sia una risorsa fungibile che può essere scambiata senza fine per generare commissioni: tutte queste stronzate non faranno altro che rendere ben peggiore l’ineluttabile sbrogliamento della matassa.
Personalmente, dubito si possa continuare per più di qualche mese. La velocità del fenomeno sta aumentando oltre la “linea rossa,” oltre il punto in cui tutto esploderà davvero. L’accelerazione con cui i mutui stanno diventando inesigibili e i conti delle carte di credito non vengono onorati è qualcosa che non si può nascondere e cui non si può sfuggire. L’America percepirà e vedrà molto nitidamente quando le squadre di pignoramento sbatteranno le famiglie fuori dalle loro case, quando gli verrà portato via il pick-up e quando fioccheranno le lettere di licenziamento. Nel frattempo, i maneggi dei vertici bancari non fanno altro che svalutare il dollaro rendendo più arduo, per chi è già in difficoltà, comprare benzina e cibo.
Se i banchieri e i funzionari del tesoro colludono tra loro per puntellare un’altra grande banca in fallimento in stile Bear Stearns, il fall-out politico potrebbe essere letale per Wall Street. In ogni caso, penso che la percezione di noi stessi in quanto società sarà parecchio differente quando giungerà il momento delle elezioni.
James Kunstler
Fonte: jameshowardkunstler.typepad.com
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4.05.08
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di PAPIROFLEXIA
L’immagine all’inizio dell’articolo è gentilmente concessa in uso da Gold Sim Monte Carlo Simulation Software