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La Redazione

 

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ECCO PERCHE' NETANYAHU HA BISOGNO DI HAMAS
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A cura di Davide
Il 31 Luglio 2014
96 Views

DI PAUL R. PILLAR

consortium.com

Chiunque abbia letto qualcosa sulla carneficina nella Striscia di Gaza, ed è in possesso di un briciolo di umanità, spera che un cessate il fuoco possa presto arrivare.

Un articolo di Jodi Rudoren sul “​​New York Times” suggerisce che il calcolo del governo di Benjamin Netanyahu potrebbe essere quello di mettere a confronto, passo dopo passo, l’obiettivo di annullare la capacità militare di Hamas, con la condanna internazionale nei riguardi di Israele, che rischia di crescere in modo esponenziale fino a quando l’operazione sulla Striscia di Gaza continua ad andare avanti.

Queste considerazioni fanno parte, senza alcun dubbio, del pensiero del governo israeliano, ma solo di una sua parte, quella più calcolatrice. Per anticipare quando il governo israeliano porrà fine alle operazioni sulla Striscia di Gaza, è necessario adottare una visione più strategica – o almeno la visione che Netanyahu potrebbe considerare come tale.

Fino ad ora Israele ha subito la condanna mondiale molto meno di quanto si sarebbe potuto pensare, considerando che la sua spiegazione per lo sproporzionato numero di vittime civili (causato, a suo dire, dal cinico tentativo di Hamas di nascondere le armi in mezzo ai civili) manca palesemente di credibilità.

Infliggere morte e distruzione alla popolazione civile della Striscia di Gaza (analogamente alle altre offensive militari ed al blocco della stessa Gaza, che ne causa lo strangolamento economico) serve a ridurre il sostegno popolare degli israeliani a qualsiasi gruppo politico (e a qualsiasi governo) che potrebbe opporsi alla politica di Netanyahu.

La scarsità di un’adeguata condanna (da parte del mondo politico statunitense, ndt), è dovuta in primo luogo e come sempre alla viltà politica dei politici americani di entrambi i Partiti, preoccupati più che altro di non compromettere la loro possibilità di rielezione, andando in conflitto con la potente lobby che promuovere gli interessi a lungo termine di Israele.

Interessi che essi pretendono di sostenere … trascurando quelli degli Stati Uniti, che sarebbero invece chiamati a servire.
Un’opposizione piuttosto blanda sta arrivando anche da parte dei leaders europei, poco inclini a sanzionare Israele, preoccupati come sono per l’ultima svolta della crisi ucraina, e con molte ragioni economiche per essere poco favorevoli a sanzioni contro la Russia.

Ci sarà senz’altro un cessate il fuoco, dopo questo “round” di combattimenti, visto che ce ne sono già stati dopo le precedenti operazioni israeliane nella Striscia di Gaza. Un cessate il fuoco potrebbe forse esserci fra una settimana, la qual cosa potrebbe portare ad un “Operation Protective Edge” (grosso modo, un corridoio di protezione lungo il confine, ndt), come è avvenuto dopo l’”Operazione Piombo Fuso” del 2008-2009, in cui morirono circa 1.400 palestinesi.

Netanyahu non vuole tenere sotto controllo Gaza a tempo indeterminato, non solo per i costi diretti di vite umane (che fino ad ora consistono quasi interamente di soldati impegnati in operazioni militari – a differenza del numero ben maggiore di vittime palestinesi), ma anche perché egli, in realtà, non vuole distruggere Hamas.

Netanyahu ha bisogno di Hamas. Netanyahu può anche essere poco lucido sul fatto che le sue politiche stiano mettendo in pericolo gli interessi a lungo termine di Israele, ma persegue con grande fermezza il suo obiettivo di medio termine, che consiste nel mantenere il controllo sulla Cisgiordania.

Il fatto che l’odiata Hamas resti in circolazione, ovvero che continui a costituire la ragione (continuamente invocata) per bloccare i negoziati per un accordo globale con i palestinesi, serve egregiamente al suo scopo.

Come ben chiarito dalla sequenza di eventi che hanno preceduto l’attuale ciclo di violenza, Netanyahu ha interpretato l’accordo di riconciliazione tra Hamas e Fatah (il partito dominante in seno all’Autorità Palestinese) come una grave minaccia alla sua strategia.

Se l’accordo dovesse tenere, la scusa per non avviare sul serio i negoziati per un accordo globale di pace, e per la creazione di uno Stato Palestinese (che porrebbe fine all’occupazione israeliana), diventerebbe troppo fragile da sostenere.

Netanyahu, conseguentemente, ha fatto di tutto per distruggere questa riconciliazione, dando il via ai massicci rastrellamenti dei membri di Hamas, e ad altre violente azioni di forza, che hanno inevitabilmente portato al successivo massacro.

Netanyahu è stato aiutato ed incoraggiato in questa politica da un Occidente a guida statunitense … che condivide, di conseguenza, la responsabilità per l’ennesimo spargimento di sangue.

Il governo di Netanyahu può ora continuare con le sue consuete affermazioni, ovvero che Israele non ha un partner negoziale, che la metà dei palestinesi è governato da un gruppo di terroristi dedito alla distruzione di Israele, che i razzi provenienti da Gaza dimostrano che Israele non potrebbe mai rischiare la fine dell’occupazione della Cisgiordania … ed inoltre che Hamas sta facendo resistenza ad un “cessate il fuoco”, che combatte anche quando sa di poter causare delle vittime tra gli innocenti civili israeliani, avendo la certezza di causare la morte di un numero ben maggiore di civili palestinesi, a causa delle bombe e dei colpi israeliani … ed ancora che Hamas sembra aver dimenticato che ci sono delle cose più importanti rispetto al suo obiettivo, che è quello di avere potere politico su tutti i palestinesi.
Detto questo, la risposta di Hamas non sorprende di certo.

Il governo israeliano è riuscito a creare una situazione tale per cui Hamas non ha niente da perdere continuando a combattere … perché non ha niente da guadagnare nel non farlo. Ha cercato un percorso pacifico, osservando il “cessate il fuoco” nell’anno e mezzo successivo a quello precedente (nonostante le violazioni israeliane), cedendo gran parte del suo potere politico attraverso il “patto di riconciliazione”, in cui ha accettato di sostenere un governo palestinese senza alcun membro di Hamas, e con l’impegno a negoziare un accordo di pace con Israele.

Netanyahu ha fatto in modo che Hamas non abbia potuto ottenere alcun profitto dall’aver assunto queste posizioni concilianti … pagando un prezzo notevole, al contrario, per averlo fatto.

Tutto quello che in questo momento è negli immediati interessi di Hamas è di cercare di rafforzare, come prima scelta, il proprio sostegno popolare e la propria credibilità, dando un qualche sollievo agli abitanti di Gaza dal loro status di detenuti, in quello che equivale ad un campo di detenzione a cielo aperto.

Nel perseguire quest’obiettivo inquieta, tuttavia, la consapevolezza che, dopo l’accordo che Hamas aveva raggiunto con Israele nel Novembre del 2012, il “cessate il fuoco” ebbe effettivamente luogo, ma il contemporaneo alleggerimento del blocco israeliano di Gaza in gran parte non lo fu (ulteriore esempio degli ostacoli che Israele ha posto a negoziati pacifici con Hamas). Al di là del fatto, poi, che c’era un notevole interesse a che Israele potesse effettuare uno scambio di prigionieri (salvo violare gli accordi, ri-arrestando centinaia di ex prigionieri).

Più morte e distruzione Israele infligge alla Striscia di Gaza, più forte sarà il desiderio di vendetta della popolazione. A meno che i problemi di fondo non siano effettivamente affrontati, il prossimo cessate il fuoco non fermerà questo tragico ciclo. Il palcoscenico sarà impostato per un altro giro, nell’ambito del quale Israele farà di nuovo tabula rasa.
In assenza di un cambio di regime in Israele, il ciclo continuerà fino a quando (e a meno che) i leaders politici dell’Occidente a guida USA non trovino quel coraggio politico che non hanno mai mostrato, e riconoscano che gli obiettivi dell’attuale governo israeliano non sono nell’interesse né dei vari paesi occidentali, né dello stesso Stato di Israele.

Paul R. Pillar, nei suoi 28 anni alle dipendenze della CIA (Central Intelligence Agency), era diventato uno dei principali analisti dell’Agenzia. Attualmente è “visiting professor” presso la Georgetown University, dove conduce studi sulla sicurezza.

Fonte: http://consortiumnews.com/

Link: http://consortiumnews.com/2014/07/26/netanyahus-bloody-calculations/

26.07.2014

Scelto tradotto per www.comedonchisciotte.org da FRANCO

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