DI BARBARA TAMPIERI
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Oggi che mi sento più o meno così è la giornata giusta per porsi la grande domanda. Ve la impiatto così, à la tartare, senza preliminari. Farà un po’ male.
Gli angeli del fango sono prodotti della propaganda piddina?
Insomma quegli angioletti dei quali Google images vomita a richiesta decine e decine di immagini posate e con la giusta luce, con pala, maglietta e musetto sporchi di fango ma tutti talmente belli e fotogenici da sembrare usciti da un casting (guardare questa
fotogalleria del Secolo XIX, per esempio), sono prodotti di un certo “spontaneismo”, come i loro papà e mamma degli anni ’60, o sono un tantinello troppo studiati e frutto di un’abile operazione di propaganda? Mica tutti, s’intende, ma buona parte, soprattutto quella che parla e appare in TV?
“Come fai ad essere così perfida? Tu che non hai alzato il culo per andare a spalare il fango della tua città?”
Scusate, un’interferenza.
Dicevo, mica lo penso solo io, ma
altri. Questo post non è così originale perché i dubbi li hanno avuti in tanti. Anche
Mario Giordano se lo è chiesto con un articolo finalmente sugar-free e privo dell’insopportabile retorica di questi giorni. Per non parlare di
Andrea Marcerano sul Foglio, che così apostrofa un troppo entusiasta collega capellone:
“Senta, Severgnini, i ragazzi che spalano a Genova fanno bene a spalare, bene alla comunità e bene a loro stessi, ma eviterei, in questo momento, di fare un pompino agli angeli del fango. Sottrarrebbe preziose energie. Senta, Severgnini, non sono eroi, sono ragazzi normali, fanno una cosa normale, vanno in guerra senza spingere il nonno, come in tutte le guerre. E come in tutti i soccorsi.”
La solita volgarità reazionaria o c’è anche un po’ più di un briciolo di verità?
Che il PD, come gioiosa macchina da propaganda di guerra potesse aver messo il cappello sugli angeli del fango, lo suggeriscono parecchi indizi e, come succede spesso, molti indizi formano una prova.
1) Innanzitutto l’adozione all’unisono del nome angeli del fango da parte dei media. Un’instantbookizzazione del concetto di piccolo salvatore della patria vangamunito. C’era il precedente storico dell’alluvione di Firenze e degli studenti che accorsero a migliaia per salvare le opere d’arte, d’accordo, ma solo i funghi spuntano tutti assieme una mattina dopo la pioggia.
2) Questa sciacallaggine antigrillina da primo colpo, quindi piddina:
3) Questo pensiero tratto del libretto rosso del First Bischero:
4) Gli angiolini jolie che, intenti com’erano a spalare fango, appena arriva Grillo con cerata da pescatore di merluzzi (Grillo che poteva anche rimanersene affanculo a Sant’Ilario, per essere chiari), posano il badile e si mettono a fare la sceneggiata funicolare senza corrente contro il nemico. Solo il piddino reagisce così pavlovianamente alla presenza degli ortotteri. Quasi una confessione.
5) L’angioletto da talk show, accuratamente ammaestrato e che evita accuratamente di accusare la gestione piddina della Liguria della mancata prevezione della tragedia.
Ne accenna anche
Travaglio, per il quale, giustamente, l’acqua del Bisagno ha fatto tracimare anche la sopportazione nei confronti di Michele “datemelisordichevefacciolativvulibbera” Santoro.
Parentesi in difesa di Travaglio: provate voi ad avere di fronte uno con la faccia un po’ così e l’espressione un po’ così della canzone di Paolo Conte, ovvero il gerundio di burlare, e a non uscire di sentimento.
6) Le “Vanghe precarie della meglio gioventù” di Adriano Sofri. Brrr, da brivido.
7) La magliette spontanee
“Non c’è fango che tenga” e quelle ancor più spontanee, per migranti, “Nessuno è straniero”. Ma guarda un po’.
La bellezza della gioventù, la bella maglietta, il lavoro gratuito offerto in sacrificio per Voi, il te deum del giovanilismo e un certo fastidioso farcelo pesare definendo tutti ad honorem eroi, mentre i responsabili del LET IT HAPPEN arrivano perfino a fare gli offesi se li si tenta di prendere per il colletto e sbatterli di fronte al muro delle proprie responsabilità.
Questo stomachevole leccalecchino caramellato dei media da far ciucciare agli italiani, ammantato di propaganda dal tanfo tipicamente totalitario, riflette un’insopportabile ESTETICA DELLA CATASTROFE.
Estetica che risponde alla logica busona del buttar soldi nella maglietta fica invece di destinare ogni centesimo agli alluvionati e di non impiegare subito l’esercito e squadre della protezione civile appositamente addestrate per le operazioni di ripulitura ma gli angioletti belli discesi dal cielo in terra a miracol vangare. Angioletti si ma con la lingua biforcuta se c’è il nemico grillino in favore di telecamera.
Un’estetica elegiaca della distruzione, un inno a Thanatos che è la firma inconfondibile dell’economia delle sciagure e in fondo della guerra. Distruggere per ricostruire invece di conservare e preservare.
La catastrofe come opportunità per l’appalto, il cataclisma che va auspicato e protetto e che va venduto come inevitabile, imprevedibile, voluto dal destino cinico e baro e non dall’incuria colpevole delle giunte, e le cui conseguenze bisogna sopportare cristocomunisticamente; come bisogna accettare, perché THERE IS NO ALTERNATIVE e l’EURO E’ IRREVERSIBILE, la società dickensiana che ci vorrebbe propinare la dittatura delle multinazionali. La Bophalizzazione del mondo, il Bad TTIP continuo.
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Candid photography? Candidi angioletti in un momento di assoluta spontaneità.
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Barbara Tampieri
Fonte: http://ilblogdilameduck.blogspot.it
Link: http://ilblogdilameduck.blogspot.it/2014/10/e-la-vanga-che-traccia-il-solco.html
21.10.2014