Di Max del Papa, ilgiornaleditalia.it
Quando, lo scorso aprile, ancora nel pieno inferno delle chemio per debellare il linfoma, ho messo fuori il secondo libro in pochi mesi sui vaccini, ho scelto come titolo “Per il tempo che resta” nella totale consapevolezza di cosa ci sarebbe accaduto. Volevo dire che il nostro fine pena era mai, che la guerra difensiva non solo dal male originato dal vaccino quanto dall’insidia di un potere stragista, non sarebbe mai finita. Sette mesi prima, all’inizio della mia sventura, avevo licenziato la prima parte, dal titolo altrettanto inequivocabile, “Ti vaccini, ti ammali, muori”. Era un modo per rispondere al primo ministro appena caduto, il banchiere, il vile affarista secondo definizione cossighiana, che pubblicamente garantiva il contrario e opprimeva la gente, la costringeva all’eterno ricatto della vaccinazione circolare e suicida. Due titoli polemici, ciascuno profetico a suo modo. Quando cominciavo la chemio mi dicevano “dimostrami che è stato il vaccino”, quando l’ho conclusa, distrutto, sfibrato, sette mesi dopo nessuno mi provocava più, la “prova del diavolo” era stata abbondantemente fornita in primis dagli stessi che avevano attrezzato la sciagura globale e i sanitari, più o meno redenti, si sentivano responsabili anche se avevano la coda di paglia. In tre anni, particolarmente l’ultimo, di prove, ammissioni, sconfessioni quanto ad efficacia di questi sieri alchemici, da Ermete Trismegisto o Fulcanelli, il mondo ne ha accumulate a valanga così come di morti ammazzati, repentini, “improvvisi”, come li si chiama, o mangiati vivi da cancri cannibali fin qui ignoti. Le evidenze sono mediche, sono scientifiche, non magiche o suggestive al modo delle Baronesse siringa o dei papi idolatri. Specialisti, luminari come il cardiologo Giuseppe Barbaro girano a spiegare per conferenze complicatissime i meccanismi genetici, i processi che scatenano sul cuore le conseguenze ogni giorno constatate in proporzioni allucinati su sportivi, famosi, ignoti qualunque. Lo Stato, il regime, ha cambiato le sue tinte formali, le sue “facce grandguignolesche”, non la sostanza; non la protervia. Formalmente queste mele avvelenate non sono più obbligatorie, non c’è più sbirraglia che viene a prenderti a casa, formalmente nessuno ti rinchiude e non rischi il lavoro se ti sottrai, anche perché a sottrarsi è ormai il 90% della popolazione che si è ammalata, che conta le sue vittime e non c’è famiglia che non ne abbia almeno una, ma più spesso parecchie. Ma nella sostanza le pressioni non sono mutate e non sono calate. C’è ancora il disprezzo ostentato, l’odio irrazionale, e c’è ancora il ricatto implicito, strisciante per chi rifiuta, ci sono le rappresaglie, i dispetti, c’è l’avvisaglia: alla prima che fai, paghi tutto insieme il tuo ribellismo ragionato. C’è, soprattutto, prima di tutto, la vergogna di un potere ignobile che ancora punta alla distruzione. In queste ore tutte le nullità, i prezzolati, i comprati e venduti, i succedanei di scienziati, le puttane dell’informazione, i parassiti da postribolo televisivo, schiumano, maledicono, minacciano a fronte della fin troppo ritardata abolizione delle multe ai “novax”, che sarebbero quanti rifiutarono la terza dose, decisiva nello scatenare conseguenze anche letali. Un atto fin troppo atteso, di minima dignità istituzionale per risolvere un vulnus costituzionale evidente, plateale, di stampo totalitario, anche se il cosiddetto guardiano della Costituzione ci passava sopra, diceva che era tutto perfettamente legale e la Corte Costituzionale ribadiva con motivazioni squisitamente giuridiche: per eversivo che sia, è un diktat adottato da un governo amico.
Quanto a dire l’eterna farsa di un atto doveroso fatto passare per concessione dal potere e per terrorismo dal contropotere di un opposizione che non si distingue dal potere. E passi per la sinistra grillopiddina, antidemocratica per retaggio, ma vedere gli scarti di Forza Italia allearcisi per pure ragioni di disturbo verso la Meloni, è uno spettacolo che induce più nausea della chemio. A conferma che il vaccino, con tutto il portato autoritario e delinquenziale che comportava, fu e resta un mero strumento di potere malavitoso sulla pelle e sul sangue dei cittadini-cavie. A superflua dimostrazione, inoltre, che delle decine e centinaia di migliaia di vittime, alla politica dei ceffi importa meno di niente, li considera cadaveri necessari per vincere la loro piccola sconcia guerra di potere. Tanto non uno di loro si è davvero sottoposto a siero. Stanno semplicemente ripetendo quanto diceva inter eos l’Aifa, perfettamente consapevole della letalità dell’intruglio che andava imponendo: “Tanti ne muoiono, tanti ne dovranno morire perché è meglio che muoia la gente piuttosto che il vaccino”. Per meglio dire i colossali affari, le opportunità di carriera e di potere che il vaccino totalitario dischiude.
Sbavano, maledicono come prima, ma contro chi? Le vittime, i lesionati, i morti, i paralitici dopo due o tre siringhe. Perfino dall’interno di quella commissione Covid consentita dal monarca repubblicano, ma tassativa condizione di scherzare, di preparare l’autoassoluzione dei tutti per tutti. Stanno dicendo sì, i morti ci sono, lo sappiamo benissimo, lo sapevamo anche prima, quando mentivamo, quando vi portavamo tutti quanti come animali al macello e voi sorridevate, speranzosi e ingenui, ma non per questo abbiamo rimorso; quello che ci preme è minare da dentro un governo del quale facciamo parte, ma già stringendo alleanze con chi ha interesse a sabotarlo. Un quadro miserabile, da palude dei potere sudamericano o africano, da regime tribale. Forza Italia, a dirla tutta, è l’eredità guasta del fondatore oggi in aura di statista e perfino di eroe, ma la verità la sanno tutti ed è che Berlusconi (ucciso da 3 dosi in successione che gli scatenarono una leucemia fulminante), industriale spregiudicato e geniale, autocrate empatico ma completamente indifferente a qualsiasi condizionamento più o meno legittimo, ha fondato un simulacro di partito strumentale al suo impero, la cui totale mancanza di scrupoli constatiamo oggi: crepassero pure a milioni, noi continueremo a dire che sono morti di freddo, che i vaccini li hanno salvati. Tutto per obiettivi politicamente miserabili, difendere le rendite di posizione imperiali, tenere sotto scacco una trasformista che statista non sarà mai, che si illuude di contare qualcosa alle passerelle internazionali ma il cui destino resta legato a uno schiocco di dita del Colle.
Non c’è da fidarsi, questo è brutalmente manifesto, tanto meno del moderatismo opportunistico transeunte: la revoca di sanzioni infami, invereconde se riscosse, prende tempo ma non argina la lava di odio minaccioso che sgorga in queste ore fornendo l’ennesima conferma, superflua ma terrificante: per il tempo che resta dovremo difenderci da un potere fluido, maligno, disposto allo sterminio pur di ridefinirsi. La rabbia contro le multe cancellate dimostra precisamente questo: che ad inferocire gli eterni carnefici basta la perdita simbolica di un elemento di ricatto e di controllo che due anni di dittatura avevano sedimentato, convincendo una schiera di mascalzoni e di fanatici di essere nel pieno diritto dell’abuso, della tortura, fino all’abominio.
Di Max del Papa, ilgiornaleditalia.it
12.12.2024
Max Del Papa. Giornalista dal 1992, si divide tra le Marche e Milano. Ultimi libri: “Vale Tutto” e “Eurostyle” (2023, autoprodotti) sullo Stato autoritario e l’Unione Europea più strega che matrigna.
Fonte: https://www.ilgiornaleditalia.it/news/politica/668745/e-bastato-cancellare-le-multe-ai-novax-per-rivederli-sgorgare-carogne-come-prima-bugiardi-piu-di-prima.html