DI TYLER DURDEN
Come avevamo scritto (e previsto da parecchi anni), l’asse eurasiatico anti-Dollaro USA sta prendendo forma rapidamente, con gli eventi recenti che sono stati catalizzati e certamente accelerati dalla politica estera degli USA in Ucraina, la quale è riuscita semplicemente a spingere la Russia molto più vicina e più presto verso la Cina.
Le ultime prove di questi fatti sono arrivate l’altra notte quando FT ha riportato che le aziende russe si stanno preparando a modificare i loro contratti per accettare pagamenti in renminbi e altre valute asiatiche per paura che le sanzioni occidentali possano congelare le loro spettanze in quanto tagliate fuori dal mercato del dollaro, questo secondo quanto riferito da due dei maggiori banchieri.
Secondo Pavel Teplukhin, Capo della Deutsche Bank in Russia, e citato sul Financial Times, “Nelle ultime settimane nel mercato si è manifestato un significativo interesse da parte delle più grandi imprese Russe per cominciare a usare vari prodotti in renminbi e in altre valute asiatiche e per regolare i pagamenti in vari paesi asiatici.”
Andrei Kostin, amministratore delegato della Banca di Stato VTB, ha detto che l’allargamento dell’uso di valute alternative al dollaro è stato uno dei loro “maggiori obiettivi”. “In considerazione dei volumi del commercio bilaterale con la Cina, l’incremento dell’uso del rublo e dello yuan [renminbi] per i pagamenti è una priorità nella nostra agenda, per questo stiamo lavorandoci sopra” come ha detto anche il Presidente Vladimir Putin durante un briefing. “Da Maggio scorso ci siamo dati questo obiettivo e ci stiamo lavorando.”
“Non c’è niente di sbagliato se la Russia vuol provare a ridurre la propria dipendenza dal dollaro, in questo momento sembra una cosa assolutamente ragionevole” ha detto il Capo di un’altra grande banca europea in Russia ed ha aggiunto che la notevole esposizione in dollari della Russia la rende soggetta ad una estrema volatilità in tempi di crisi. “Non c’è ragione, per esempio, di pagare i conti in dollari se si commercia con il Giappone”.
L’amministratore delegato di una importante industria manufatturiera russa che fattura in dollari USA il 70% delle esportazioni ha detto che la sua azienda ha già fatto i passi opportuni per modificare la forma di pagamento dei suoi contratti anche in altre valute, nel caso di ulteriori sanzioni. “Se capitasse qualcosa, saremmo pronti ad accettare pagamenti anche in altre valute, per esempio in “yuan” o in dollari di Hong Kong dalla Cina”.
Mentre ci si sta preparando ad aprire il commercio in renminbi, dollari di Hong Kong o dollari di Singapore “si sta rivelando sempre più chiaro il tentativo della Russia di orientare i suoi rapporti economici più verso l’Asia mentre quelli con l’Europa stanno diventando sempre più tesi” – Per questi motivi, i recenti avvenimenti non non devono sorprendere, e non deve nemmeno meravigliare l’improvviso attacco di ieri contro il valore del renminbi, che può essere dovuto al suo futuro come valuta di capitali russi. E mentre questo specifico movimento è stato sicuramente suggerito dalla Banca popolare della Cina (Pboc), e i recenti problemi causati dalle re-ipoteche dei metalli hanno spinto le importazioni cinesi al ribasso. La domanda più importante è quale sarà l’impatto provocato dalla maggior domanda di Yuan, per pagare le importazioni russe, sulla tenuta della valuta cinese, tendenza che le autorità cinesi stanno seguendo già da qualche mese per l’indebolimento della moneta nazionale.
Quello che non si vuol capire, ancora una volta, è che la Russia sta servendo solamente l’aperitivo di quello che serviranno al G-20 gli altri paesi, molti dei quali sono veramente indispettiti per l’uso prepotente del potere di voto Usa al Fondo Monetario Internazionale, questo potrebbe portare a degli accordi bilaterali che ogni paese potrebbe stipulare con la Cina, pratiche che comporterebbero una ulteriore de-dollarizzazione, permettendo al Renminbi di diventare progressivamente ancora più importante sul palcoscenico mondiale.
“Sembra proprio che non sia un caso isolato, ma che sia un trend” ha detto Teplukhin della Deutsche Bank ed ha aggiunto che le società russe sono già pronte ad affrontare il rischio di future sanzioni Usa con un semplice “cambio di clausola nei loro contratti, per permettere di cambiare la valuta di pagamento, ove necessario”.
Ma forse è ancora più importante il prossimo passo accennato dal Cremlino, con qualche ulteriore indicazione su come procederà la “de-dollarizzazione”:
Ci sono dei politici che hanno consigliato a Mosca di rispondere alle sanzioni occidentali con una “completa de-dollarizzazione” della propria economia. Ma il governo russo nelle sue ultime discussioni sui grandi temi di economia, parlando di come rendere l’economia russa meno vulnerabile, si è avocato la facoltà di discutere più approfonditamente sul tema del commercio in valute differenti dal dollaro, ed ha respinto, al momento, misure estreme.
“Fino a quando la Russia non sarà soggetta a sanzioni sistemiche, che potrebbero portare a dei limiti artificiali per la nostra economia nell’accesso al dollaro …. Non credo che la Russia prenderà ulteriori passi per raggiungere una artificiosa de-dollarizzazione”– ha detto Andrei Belousov, consigliere economico di Putin.
In altre parole, come abbiamo sempre detto, più l’occidente insisterà con le sanzioni, più rapida sarà la caduta del dollaro americano. E adesso la Russia ha in mano la carta vincente, perché se solo volesse mostrare al mondo che l’asse Russia-Cina non ha bisogno dei verdoni dello Zio Sam, la basterebbe essere appena più “aggressiva” in Ucraina e farsi appioppare delle altre sanzioni, in modo da essere “obbligata” a de-dollarizzare un tantino di più.
Poi la vedremmo risciacquarsi la bocca e sputare l’acqua sporca.
Fonte: http://www.zerohedge.com
9.06.2014
Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione Bosque Primario.