DUE PAROLE A FAVORE DI BERLUSCONI

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DI PAOLO FRANCESCHETTI
paolofranceschetti.blogspot.com

1. I fatti. 2. Alcune cose che non tornano. 3. Le conclusioni.

I fatti.

In questi giorni infuria la polemica sulle dichiarazioni del pentito Spatuzza, che ha dichiarato davanti ai giudici di aver sentito dire (dal boss Graviano) che Berlusconi è un mafioso.
E non ci sto a sentire le immani idiozie dei telegiornali. Il caso mi offre quindi uno spunto per mostrare come funziona il linguaggio in codice dei nostri mass media.

Anche perché la cosa assurda di questa vicenda, non è solo l’atteggiamento della stampa, ma l’atteggiamento dei suoi alleati, perché paradossamente i più clamorosi autogoal contro Berlusconi li hanno piazzati Fede, Schifani, e Buonaiuti. E dopo aver sentito il TG5 e il TG4 contro Berlusconi, mi sono vergognato per loro, per i giornalisti che hanno preparato quei servizi e si sono prestati a questo gioco.

Chiariamo una cosa dal punto di vista giuridico.

Nella foto: Gaspare Spatuzza detto U TignusuGiuridicamente le dichiarazioni del pentito Spatuzza valgono meno di zero. Dichiarare di aver sentito dire a qualcuno “che tizio ha fatto questo o quello” significa… niente.
Le dichiarazioni di un pentito valgono solo se:
– supportate da idonei riscontri
– confermate da altri pentiti, quando non c’è motivo di pensare che ci sia accordo tra loro per aver detto falsità.

In altre parole, le dichiarazioni di un pentito, valgono come qualsiasi prova all’interno di un qualsiasi altro processo: devono essere adeguatamente giustificate, riscontrate, ponderate, ecc… Da sole, non valgono nulla.

Sempre dal punto di vista giuridico, anche ammesso, e non concesso, di aver trovato una prova qualsiasi, occorre poi aspettare la sentenza e occorre accumulare altre prove fino ad arrivare a quella “colpevolezza oltre ogni ragionevole dubbio” di cui parla l’articolo 530 codice di procedura penale.
Per fare un esempio, se anche trovo la prova che Alberto Stasi all’ora della morte era nella casa con Chiara Poggi, non significa che costui è colpevole. Significa solo che egli era in casa, ma da qui a dimostrare che è stato lui ad uccidere c’è ancora molta strada da fare.
Quindi, per tornare a Berlusconi, quand’anche i giudici riescano a provare che effettivamente Graviano aveva detto questa cosa, ciò non implica automaticamente che Berlusconi sia un mafioso, perché occorre comunque provare quali rapporti aveva con la mafia, dove li intratteneva, portare i movimenti di denaro, date, cifre, ecc…

In realtà Graviano ha – come era prevedibile – disconfermato di aver mai detto queste cose.
Quindi la dichiarazione di Spatuzza vale… nulla.

Sempre dal punto di vista giuridico, anche il processo a Berlusconi vale meno di zero. Perché? Per un motivo molto semplice. Perché con i tempi medi della nostra giustizia e con l’età del nostro Presidente, è probabile che non si arriverà neanche al primo grado, ma soprattutto, per ragioni di età, non finirebbe mai in galera.

Chiariamo poi la cosa dal punto di vista della notizia.
Da quest’ottica, cioè valutando l’importanza dello scoop, parlare di rapporti di Berlusconi con la mafia è dare un’informazione che vale meno di zero. Perché di questi rapporti, e di cose molto più gravi, se ne parla da anni.
Non c’è solo la vicenda del boss Vittorio Mangano che faceva lo stalliere ad Arcore.
Non c’è solo Travaglio che parla da anni dei rapporti di Berlusconi con la banca Rasini e dei suoi finanziamenti, nonchè del modo in cui venne finanziata Milano 2.
Ma ci sono due fatti gravissimi, che sono agli atti, lì, in bella mostra sotto gli occhi di tutti, ma che la stampa ha sempre ignorato.

1) Anzitutto abbiamo la condanna di Dell’Utri a otto anni per associazione mafiosa. In pratica abbiamo una sentenza che dice “Dell’Utri è un mafioso, ed è accertato” ma costui continua a sedere in parlamento e ad avere incarichi di rilievo nel PDL.

2) Nei primi anni ’90 poi, il procuratore Tinebra archiviò un’indagine che vedeva Berlusconi e Dell’Utri coinvolti come mandanti delle stragi del ’93. Dopodiché Tinebra fu chiamato nel governo Berlusconi e gli venne dato un incarico istituzionale al Ministero della Giustizia. Il fatto è grave specialmente perché il gesto di dare un incarico istituzionale a un magistrato che – magari in buona fede – ti ha fatto un favore, è perlomeno gravemente lesivo delle regole deontologiche. Ed è idoneo a gettare più di un’ombra su quella archiviazione.
In altre parole, scoop clamorosi di rapporti tra Berlusconi e mafia esistono da quasi 20 anni ma solo ora succede questo caos.

Alcune cose che non tornano.

I fatti, insomma, sono che i giornali e le TV stanno dando una notizia inesistente, e che ne hanno taciute di più gravi in passato.

L’altra cosa assurda è che la notizia è stata data dalle stesse TV di proprietà della famiglia del Premier. Se io fossi un giornalista mi vergognerei di dare una notizia del genere, perché in quanto giornalista dovrei sapere che quella che sto dando NON è una notizia, ma una patacca confezionata solo per buttare giù Berlusconi.
Ma se poi, come accade per il TG5 e il TG4, fossi addirittura un giornalista pagato da Berlusconi mi vergognerei due volte. Probabilmente mi rifiuterei anche di mandare il servizio in onda (tanto chi mi licenzia? Berlusconi per non aver voluto mandare una notizia falsa contro di lui?).

Alla luce di questi fatti si capisce il perché Berlusconi diceva che lui ha i nemici in casa e che non è vero che detiene 6 televisioni. In effetti, guardando la cosa da un’ottica diversa, ha ragione.

La cosa ridicola poi sono le difese (finte) delle TV di proprietà di Berlusconi. Sia il TG5 che il TG4 hanno imbastito dei servizi dove hanno intervistato Dell’Utri e Bonaiuti (il segretario più fidato del Premier) i quali hanno fatto queste dichiarazioni: attaccano Berlusconi perché è uno che ha fatto tanto contro la mafia.

Il che, giornalisticamente, è un suicidio, perché in sostanza hanno preso le due persone meno credibili in circolazione e gli hanno fatto fare delle dichiarazioni che sfioravano il ridicolo.

La dichiarazione più comica però è quella di Bonaiuti, che ha snocciolato cifre secondo cui il governo Berlusconi ha arrestato il triplo dei mafiosi rispetto ai governi precedenti.

Il governo Berlusconi ha triplicato gli arresti?????? Anzitutto il numero di arresti non dipende dal governo in carica, ma dai magistrati. A seconda del governo gli arresti possono variare in funzione delle risorse doponibili (che invece questo governo ha ridotto in modo drastico, costringendo i poliziotti addirittura la carta A4 da casa per compilare i verbali), in funzione di alcune leggi speciali che possono aumentare o meno certi poteri dell’AG; ma sparare una cifra come questa è semplicemente ridicolo.
In secondo luogo, anche se gli arresti fossero il triplo, la verità è che il numero di arresti non conta nulla; conta invece il numero di persone condannate, perché se arresto 99 persone e ne rilascio 66, condannandone poi solo 33, allora non cambia nulla rispetto al governo precedente.
In terzo luogo occorre vedere chi ho arrestato. L’arresto di 99 picciotti vale meno di zero, dato il ricambio di manovalanza che esiste in certe zone.
Insomma, se Bonaiuti se ne fosse stato zitto, Berlusconi avrebbe fatto una più bella figura.

Di una comicità non da meno, è stata l’intervista a Schifani, il presidente del Senato, il quale ha detto che la mafia è il male assoluto. Siccome Schifani in Sicilia era un avvocato di famiglie mafiose, difficile capire come possa essere un male assoluto; tutt’al più si potrebbe parlare di male relativo, perché perlomeno i soldi delle parcelle gli saranno anche entrati.

L’unico intervistato veramente intelligente è stato Dell’Utri che, come fa spesso, ha detto cose di buon senso; anziché prendersela con i pentiti ha detto che quello del pentitismo è un fenomeno necessario e che è giusto che la magistratura indaghi (TG2 di sabato delle 20,30).
Il problema è che venendo da uno che si è beccato una condanna per associazione mafiosa la cosa risulta meno efficace. Ma il dato di fatto è che è l’unica persona che ha fatto dichiarazioni intelligenti.

In realtà, per riabilitare veramente (sia pure parzialmente) la figura del premier, era sufficiente prendere un qualsiasi giurista serio, che avrebbe demolito in tre nanosecondi la stronzata mediatica.

Successivamente sarebbe bastato che il premier avesse preso esempio da Dell’Utri e avesse affermato: “Sì, sono a conoscenza delle dichiarazioni di Spatuzza. Ma che volete, quando si è in vista come me, è normale che ogni tanto qualcuno ti accusi, ma è anche normale che la giustizia faccia il suo corso e che i giudici accertino la verità e che in futuro si chiarisca meglio il tutto”.

Sarebbe stata una dichiarazione tale da farlo apparire in buona fede, e pochi avrebbero fatto due calcoli e capito che tanto, per i tempi tecnici di un processo del genere, la sentenza arriverà quando Berlusconi avrebbe potuto fregarsene delle conseguenze.

Le conclusioni.

In realtà, come avevo detto nel mio articolo sul Lodo Alfano, quello era il segnale che Berlusconi sarebbe caduto per via giudiziaria.
E questi processi sono solo farse mediatiche per le quali, arrivare alla verità non interessa a nessuno. I veri obiettivi sono due:
1) distruggere Berlusconi.
2) E un piano più e lungo termine, di cui parleremo in prossimi articoli.
E’ ovvio infatti che se il fine ultimo di questo caos mediatico fosse solo distruggere Berlusconi basterebbe fargli venire un infarto, come è successo a molti personaggi noti e meno noti, morti sempre di morte naturale al momento opportuno.
In realtà esiste un piano di destabilizzazione del paese a lungo termine,di cui Berlusconi è solo una pedina, come fu una pedina Craxi a suo tempo.

E i processi, le notizie, le dichiarazioni, sono dialoghi in codice tra parti avverse, ma non tra comunisti e PDL, come vorrebbe far credere il presidente del Consiglio, ma tra i poteri che realmente contano in Italia. Quelli occulti.
Queste vicende permettono di vedere che in realtà il vero potere, in Italia, non ce l’ha la politica. Berlusconi, infatti, pur essendo presidente del Consiglio e proprietario di Mediaset, non ha il potere neanche di decidere che notizie mandare in onda, come, e perché. Nulla di nulla. Può solo subire.

Non ho mai votato Berlusconi, e ovviamente mai lo voterò. A dire la verità non ho proprio mai votato a destra, ma vedere questo scempio mediatico mi indigna. Non tanto per Berlusconi, che ha scelto di far parte di un sistema, e di questo sistema paga le conseguenze; non per Berlusconi, che svilisce e attacca la magistratura, e paradossamente è proprio da lì che parte l’attacco; non per Berlusconi, che controlla sei televisioni, e che per un altro paradosso capita che proprio le sue televisioni sono quelle che amplificano l’attacco; non per Berlusconi che pensava di comprare tutto col denaro, ma ha scoperto che probabilmente qualcuno può pagare più di lui.
Mi indigno perché, in ultima analisi, siamo presi in giro dal sistema in modo plateale.
Mi indigno perché quello che viene fatto a Berlusconi viene fatto quotidianamente a centinaia di persone, di politici (vedi il caso Marrazzo), a nostri amici e parenti, senza che in TV se ne sappia nulla.

E mi indigno perché il cittadino viene trattato come un deficiente.
Al TG del 4 dicembre della serata poi, la comica finale: sono stati presi due boss mafiosi pericolosissimi e ricercati da tempo.
Berlusconi ne ha approfittato immediatamente per fare una dichiarazione: è la prova che io non sono un mafioso.

Per prendere i due mafiosi, ha dichiarato un dirigente di polizia, è stata necessaria una lunga e complessa attività di investigazione.

A un certo punto il TG precisa che uno dei due mafiosi era nascosto nientemeno che… in un appartamento situato a… situato a… dove, direte voi? Ai confini con la Svizzera? In una grotta sotterranea? In Alaska? No. A pochi metri dal tribunale.
In conclusione: arrestano un mafioso a pochi metri dal tribunale di Palermo e il merito è di Berlusconi.
La presa in giro al cittadino continua, ed è doppia.

Paolo Franceschetti
Fonte: http://paolofranceschetti.blogspot.com/
Link: http://paolofranceschetti.blogspot.com/2009/12/due-parole-favore-di-berlusconi.html
6.12.2009

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