DOPO L’INCENDIO DEL CAMPO DI MORIA NIENTE BAGNI, COPERTE O ACQUA POTABILE
Situazione critica a Lesbo, l’isola dell’Egeo in cui continuano ad arrivare migranti e che è stata colpita nei giorni scorsi da un incendio che ha distrutto il campo di profughi.
La situazione umanitaria è drammatica, donne, bambini e anziani sono costretti sull’asfalto, sotto il sole per tutto il giorno, senza tende nè coperte per la notte, senza bagni chimici nè accesso all’acqua potabile, come descritto da Clotilde Scolamiero, operatrice per l’ong Intersos, che sta servendo assistenza dopo l’incendio del campo profughi.
Si trattava della tendopoli più grande d’europa, e ospitava 12 mila 500 profughi che sono fuggiti e ora non dispongono di alcuna struttura. Si sta costruendo in tempo record un altro spazio per 7mila persone in un altro centro, a Kara tepe, e ad Atene promettono di procedere con le richieste d’asilo solo se i migranti saranno disposti a spostarsi nel nuovo campo, dove però molti non vogliono entrare, visto che a causa del coronavirus la libertà di spstamento è negata e temono di restare chiusi dentro, come è accaduto a Moria durante gli incendi.
In ogni caso la situazione è drammatica, si parla di migliaia di persone ammassate in una strada di 3 kilometri senza bagni nè docce, e la polizia ha imposto blocchi di accesso, nessuno entra o esce. I militari greci consegnano cibo e acqua, ma il coordinamento è molto complesso. Ovviamente c’è tensione e i rapporti tra profughi e esercito non sono sempre pacifici. Cresce la preoccupazione di psicosi, e ovviamente per la situazione di anziani e di bambini.
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