Ieri il nostro Presidente del Consiglio Mario Draghi, nel corso del question time alla Camera, ha espresso tutta la vicinanza del popolo italiano ai profughi ucraini informandoli di una condizione fondamentale per poter entrare in Italia: “tutti i rifugiati che arrivano o accettano di farsi un tampone ogni 48 ore oppure accettano di vaccinarsi”.
Nelle scorse settimane, più di teatrante di questo spettacolo chiamato Covid aveva espresso preoccupazione per l’arrivo in Italia di profughi ucraini, in quanto l’Ucraina è tra i paesi europei con il più basso tasso di vaccinazione, con solo il 34,5% di popolazione con doppia vaccinazione e solo il 1,7% con richiamo (terza dose).
Alessio D’Amato, l’assessore alla Sanità della regione Lazio, è stato il primo a lanciare l’allarme “gli ucraini si devono vaccinare. Devono farlo in primo luogo per salvaguardare la loro salute, ma anche per rispetto di tutta la comunità” lanciando un appello alle autorità religiose affinchè spingessero maggiormente alla vaccinazione: “L’Ucraina è una delle aree con il più basso tasso di vaccinazione in Europa, ci sono una serie di motivi, primo tra tutti è quello religioso. Gli ortodossi, lo sappiamo, sono molti cauti verso la vaccinazione.
Abbiamo vissuto queste difficoltà anche le Lazio, non solo con gli ortodossi, anche con i Sikh. La differenza l’ha fatta il coinvolgimento delle autorità religiose. Mi appello a loro in questo momento. Il loro aiuto è fondamentale”
Poi è arrivato il turno di Bassetti, che non si è lasciato scappare neanche questa occasione per a metterci tutti in guardia, sottolineando come gli arrivi dall’est Europa potrebbero comportare il sopraggiungere in Italia di una nuova variante (finestra di Overton aperta) che costringerebbe la popolazione italiana nuovamente a restrizioni.
Ieri, dopo la dichiarazione di Draghi, non ci sono più dubbi: cari profughi ci dispiace per voi ma o vi vaccinate o vi tamponate, in caso contrario tanti saluti.
Massimo A. Cascone, 10.03.2022