DOVE FINIRANNO I SOLDI DI CARTA

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DI PHILIPP BAGUS
mises.org

Un sistema basato sulla carta moneta già contiene i semi della propria distruzione. La tentazione, per il monopolista che stampa i soldi di aumentare la quantità di carta-moneta è quasi irresistibile. In un sistema che ha bisogno di sempre più denaro e, di conseguenza, in un regime di costante aumento dei prezzi, non ha senso risparmiare oggi per comprare domani. La miglior strategia, con uno scenario di questo tipo, è fare debiti per comprare beni da pagare in seguito, con soldi svalutati. Anzi conviene comprare beni che possono essere dati in garanzia per chiedere altri prestiti alle banche. Quindi un sistema fondato sulla carta moneta porta ad eccessi di indebitamento.

Cosa che conviene particolarmente a quei giocatori che possono contare di rientrare in gioco se si stampa altro denaro, come le grandi imprese, le banche e i governi.
Ora siamo nella situazione in cui sembra che il sistema “carta moneta” sia in un vicolo cieco. Dopo l’ultima volta che i governi hanno salvato i “bad investments” fatti dal settore privato, aumentando la spesa pubblica sociale, deficit e i debiti sono schizzati alle stelle e le banche centrali hanno cominciato a stampare sempre più denaro per comprare altro debito pubblico (o ad accettare Titoli di debito pubblico come garanzia dei prestiti fatti al sistema bancario).

I tassi di interesse sono arrivati vicino allo zero e i deficit restano altissimi

Non è in vista nessuna vera crescita sostanziale. Allo stesso tempo, i sistemi bancari e gli altri operatori finanziari stanno seduti su enormi mucchi di debito pubblico. Un default pubblico farebbe scattare immediatamente la bancarotta di tutto i settore bancario. L’aumento dei tassi di interesse a livelli più realistici o la vendita dei beni acquistati dalla banca centrale potrebbe mettere in pericolo la solvibilità dell’intero settore bancario, delle imprese con alto indebitamento e del governo. Sembra che basterebbe persino un rallentamento della stampa di denaro (ora chiamata “Q E tapering” ) per innescare una spirale verso il fallimento, ma una drastica riduzione della spesa pubblica e del deficit non sembrano molto probabili, considerando i segnali che arrivano ai politici dei paesi democratici.

Quindi stampare altro denaro e mantenere tassi di interesse vicini allo zero dovrà restare una costante fino a quando si perderà completamente la fiducia in questo sistema monetario? Il sistema dei soldi di carta potrà andare avanti o, prima o poi, inevitabilmente arriverà l’iperinflazione?

Ci sono almeno sette possibilità:

1. Pompare sempre. I governi e le banche centrali possono semplicemente continuare sulla via dell’inflazione e stampare tutti i soldi necessari per salvare sistema bancario, governi e tutti gli altri istituti super-indebitati, senza curarsi del fattore morale. Così si arriverà alla “ iperinflazione” e si sradicheranno i debiti : i debitori guadagnano e i risparmiatori perdono. Tutta la ricchezza accumulata in soldi-di-carta come risparmio di tanti anni, non servirà più a garantire lo standard di vita che i risparmiatori avevano programmato.

2. Default dei Diritti Acquisiti. I governi possono migliorare la loro posizione finanziaria semplicemente non onorando le loro promesse. Per esempio, possono ridurre drasticamente le pensioni pubbliche, la sicurezza sociale e le indennità di disoccupazione per eliminare i deficit di bilancio e per pagare i debiti arretrati. Molti diritti, su cui la gente aveva fondato le proprie scelte di vita, improvvisamente si riveleranno “scaduti”, inutili.

3. Disconoscere il debito . I governi possono anche non onorare i loro debiti. Questo porta a perdite per le banche e per le compagnie di assicurazione che hanno investito i risparmi dei loro clienti in titoli di Stato. La gente vedrà che con il crollo del valore dei loro fondi comuni di investimento, dei fondi di investimento, e delle assicurazioni saranno solo la facciata delle perdite che avevano già consolidato. Il default del governo potrebbe portare al collasso del sistema bancario e la spirale della bancarotta degli istituti super-indebitati provocherebbe un Armageddon economico . Per questo i politici fino ad ora hanno fatto di tutto per evitare di arrivare a questa opzione.

4. Repressione finanziaria. Un altro modo per uscire dalla trappola del debito è la repressione finanziaria , un modo di canalizzare più fondi verso il governo facilitando in tal modo il pagamento del debito pubblico. La repressione finanziaria può essere generata con norme che rendano qualsiasi investimento alternativo ( ai fondi pubblici) meno attraente o più direttamente con delle norme che inducano gli investitori ad acquistare titoli di Stato. Insieme con la crescita reale e ai tagli alla spesa, la repressione finanziaria può contribuire a ridurre effettivamente il peso del debito pubblico.

5. Pagare il debito. Il problema del super-indebitamento può anche essere risolto con misure fiscali. L’ idea è quella di eliminare i debiti dei governi e di ricapitalizzare le banche attraverso la tassazione. Riducendo la crescita dell’indebitamento, si allevia la necessità della banca centrale di mantenere bassi gli interessi e di continuare a stampare altra moneta, che in questo modo recupera parte del suo valore. Per raggiungere questo scopo , il governo deve espropriare ricchezza su vasta scala, per pagare i debiti pubblici. In questo caso il governo deve semplicemente aumentare le aliquote fiscali esistenti oppure espropriare, confiscando ricchezza, “ una tantum” e poi usare queste entrate per pagare i suoi debiti e ricapitalizzare le banche. Infatti, il F M I ha proposto recentemente una imposta “una tantum” del 10% sulla ricchezza, da imporre in Europa per ridurre gli alti livelli del debito pubblico. Ma per pagare i debiti si possono anche impiegare “Tagli su larga scala alla spesa pubblica”. Dopo la seconda guerra mondiale, gli USA riuscirono a ridurre il rapporto debito- PIL dal 130% del 1946 all’ 80% del 1952. Tuttavia, sembra improbabile che tanta riduzione del debito con altri tagli alla spesa potrebbe funzionare di nuovo. Questa volta gli USA non escono da una guerra che hanno appena vinto. Allora la spesa pubblica fu ridotta della metà passando dai 118 miliardi di dollari del 1945 ai 58 miliardi di dollari del 1947, principalmente con tagli alla spesa militare. Oggi questo tipo di tagli alla spesa pubblica non sembrano più possibili per la massiccia resistenza politica e per i consequenziali fallimenti degli istituti super-indebitati che vivono di spesa pubblica.

6. Riforma monetaria . Si può anche pensare ad una vera e propria riforma valutaria, tra cui un (parziale) default del debito pubblico. Questa opzione è anche molto interessante se si vuole eliminare il sovraindebitamento senza arrivare ad una forte inflazione dei prezzi. E’ come premere il tasto-reset e continuare con il regime di carta moneta. Questa riforma ha funzionato in Germania dopo la seconda guerra mondiale (dopo la repressione finanziaria dell’ultima guerra non c’era altra scelta) quando la vecchia carta moneta, il Reichsmark, fu sostituito da una nuova carta moneta, il DMarco. In questo caso, i risparmiatori che possiedono grandi quantità di moneta vecchia vengono fortemente espropriati, ma il peso dei debiti di tanta gente diminuisce.

7. Bail-in . Ci potrebbe essere un bail- in, cioè una riforma monetaria a metà. In un bail-in, come quello fatto a Cipro, i creditori della banca (risparmiatori) vengono convertiti in azionisti della banca. I debiti della banca diminuiscono e aumenta il suo capitale. Si riduce l’offerta di moneta, il sistema bancario si ricapitalizza e, allo stesso tempo, si cancellano i cattivi debiti. L’Equità può aumentare tanto che un default parziale dei titoli di Stato non minaccerebbe la stabilità del sistema bancario. I risparmiatori assorbirebbero tutte le perdite, come anche chi aveva investito in assicurazioni vita, che a loro volta avevano acquistato passività bancarie o titoli di Stato che risulteranno deprezzati. Il risultato sarebbe comunque che il super-indebitamento di banche e governi si ridurrebbe .

**************

Potremmo trovarci di fronte a una qualsiasi di queste sette opzioni o ad una combinazione di due o più opzioni.
In ogni caso usciranno fuori le perdite che ci sono state e finirà l’illusione della ricchezza. In sostanza , i contribuenti, i risparmiatori, o chiunque tratti valuta saranno spremuti per ridurre i debiti dello stato e per rinsaldare la moneta. Una imposta patrimoniale una tantum , una riforma monetaria o un bail-in non sono scelte politiche popolari perché costituiscono delle “brutali batoste improvvise”. La prima opzione, l’inflazione, è molto più popolare tra i governi perché nasconde il costo del salvataggio degli istituti sovra-indebitati, ma c’è sempre il pericolo che l’inflazione a un certo punto sfugga di mano o che il monopolista che stampa i soldi non voglia perdere i suoi privilegi, per un tracollo monetario. Prima che si arrivi all’inflazione galoppante, i governi prenderanno sempre più in considerazione anche le altre opzioni, perché queste alternative potrebbero consentire un “reset del sistema”.

Philipp Bagus è professore associato presso l’Universitàd Rey Juan Carlos . E’ uno studioso associato del Ludwig von Mises Institute ed è stato premiato nel 2011 con OP Alford III Premio Borsa di studio libertario O.P. Alford III Prize in Libertarian Scholarship . E‘ autore di “The Tragedy of the Euro” e coautore di “ Deep Freeze : Iceland’s Economic Collapse” . “The Tragedy of the Euro” è stato finora tradotto e pubblicato in tedesco, francese , slovacco , polacco, italiano , rumeno , finlandese , spagnolo, portoghese , inglese , olandese , portoghese brasiliano , bulgaro e cinese.

Philipp Bagus
Fonte: http://mises.org

Link: http://mises.org/daily/6609/How-the-Paper-Money-Experiment-Will-End


17.12.2013

Traduzione per ComeDonChisciotte.org a cura di Bosque Primario

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