DI PAOLO BECCHI
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Ho sempre pensato che il problema degli “intellettuali organici“ fosse tipicamente italiano e che avesse a che fare con l’egemonia culturale di gramsciana memoria. Oggi però le cose sono molto cambiate: rimasti orfani delle „grande narrazioni“ e delle ideologie politiche ad esse riconducibili, gli intellettuali sono diventati organici al regime dominante.
Questo è particolarmente evidente nel nostro paese. È sufficiente scorrere tutti i giorni le pagine dei maggiori quotidiani per rendersi infatti subito conto di quanto gli intellettuali siano organici al regime di re Giorgio e del suo fido Richelieu, Mario Monti. Ma il male si è propagato, ha attraversato l’Atlantico ed è approdato fino alla Casa Bianca.
Il guru Roubini che aveva previsto la crisi del 2008 (anche Robert Shiller però aveva predetto lo scoppio della bolla immobiliare già qualche anno prima, ma chissà perché non ne parla mai nessuno…) fino all’inizio del 2012 ha sempre sostenuto che l’euro non avesse futuro (a marzo scorso sul „Sole 24 Ore“ parlava di scenari apocalittici) e ancora in data 31 luglio 2012 dichiarava ad un quotidiano russo (RBK Daily): “do all’euro al massimo 6 mesi di vita”.
Qualche settimana prima su „Repubblica“ Roubini ( lo sapevate che anche lui è un bocconiano?) dichiarava però improvvisamente il contrario inchinandosi davanti all’operato di Monti e volgendo parole di stima verso Mario Draghi: le uniche due persone a suo parere in grado di far accettare alla Germania la condivisione dei debiti. Certo, i suoi recenti e frequenti soggiorni a Roma saranno pur serviti a qualcosa. Bisognerebbe però rammentargli oggi le sue dichiarazioni di qualche mese fa.
Ma, attenzione, a Roubini oggi si aggiunge un’altra firma: l’illustre premio Nobel, consigliere di Obama, Paul Krugman. Seguiamo allora insieme brevemente le sue contorsioni mentali.
Il 14 maggio scorso intitolava un capitolo del suo blog: “Eurodämmerung“, ovvero il crepuscolo dell’euro. Tesi analoghe a quelle illustrate in tale sede erano apparse anche su „Repubblica“ il mese precedente, quando aveva sostenuto che la soluzione per l’Europa era quella di ricalcare il modello adottato dagli Stati Uniti negli anni 30, ovvero abbandonare il gold standard (il sistema aureo): trasferito alla situazione europea significherebbe „uscire dall’euro e ripristinare le valute nazionali“.
Adesso la novità dell’ultima ora: il 1° agosto su „Repubblica“ ha paragonato l’euro a un calabrone, la cui conformazione non dovrebbe permettergli di volare, ma che sconfiggendo le leggi della fisica compie il miracolo e ci riesce.
Certo, Krugman non è un giano bifronte come Roubini, ma paventa la fine dell’euro considerandola un armageddon, la fine non solo dell’economia e della finanza, ma anche della pace e della democrazia. Quindi l’euro, anche se mal concepito sin dalla sua nascita, è da preservare per la quiete di tutto il mondo occidentale, anche a costo – questo Krugman ovviamente non lo dice – di affamare popoli come i greci, i portoghesi, gli spagnoli e mettere in ginocchio l’Italia, che resta pur sempre la seconda potenza industriale nell’eurozona, facendo così il gioco dell’industria tedesca. Ma allora, in conclusione, come mai i guru americani dell’economia sono diventati voltagabbana? La risposta non è poi così difficile. Oggi il crollo dell’euro, avendo delle inevitabili ripercussioni economiche mondiali, significherebbe la sicura sconfitta elettorale di Obama e per questo va preservato. Krugman non è suo personale consigliere? Ebbene allora il messaggio è chiaro: salvate il soldato euro almeno fino al 6 novembre di quest’anno e come nel film di Spielberg il soldato forse sopravviverà, ma tutti quelli che insieme a lui hanno combattuto – tranne due: la Germania e forse la Francia – moriranno. Non prima, tuttavia, di avere combattuto una lunga, sanguinosa e soprattutto inutile battaglia.
Paolo Becchi @pbecchi
Fonte: www.byoblu.com
Link: http://www.byoblu.com/post/2012/08/04/DOPO-ROUBINI-ORA-ANCHE-KRUGMAN-I-VOLTAGABBANA-DELLEURO.aspx
3.08.2012