Una società che non sente i problemi della sua lingua, nel loro continuo muoversi e intrecciarsi, nel suo intrinseco civismo, è una società di istintivi, di estrosi, di irresponsabili, e perciò simbolo di non-libertà e di non-giustizia.
Giacomo Devoto
Questa citazione del famoso linguista è un utile punto di partenza per renderci conto di un problema cui dovremmo porre più attenzione: usiamo ormai parole di cui ignoriamo il significato. Una società libera poggia su una lingua che non può esserlo: una lingua in preda all’anarchia e alla fantasia diventa ambigua, diventa mezzo eletto per ingannare. Si fa un abuso spropositato di termini che non hanno nulla a che vedere con quello che si sta indicando. Aiutandoci con il Devoto-Oli e altri testi, ecco una piccola lista di esempi.
Guerra: Lotta armata fra stati o coalizioni per la risoluzione di una controversia internazionale più o meno direttamente motivata da veri o presunti (ma in ogni caso parziali) conflitti di interessi ideologici ed economici, non ammessa dalla coscienza giuridica moderna. (segue una lunga lista di esempi, come “guerra fredda”, “guerra civile”, “guerra batteriologica”: non è contemplato il caso della “guerra preventiva”).
Era divertente, dopo gli attentati di Londra, vedere Giuliano Ferrara bearsi al Tg5 e dichiarare con un certo visibile orgoglio: “dobbiamo renderci conto che questa è una guerra”.
Evidentemente si riferiva alla fantomatica guerra al terrorismo proclamata dal governo americano. E’ ovvio che se la guerra è una lotta armata fra stati o coalizioni, e il terrorismo non rientra in queste due categorie, non di guerra possiamo parlare. Susan Sontag scrisse, a tal proposito che l’espressione guerra al terrorismo “ è una metafora dalle fortissime implicazioni. La guerra è stata decretata, non realmente dichiarata, perché si è ritenuto che la minaccia fosse evidente di per sé. Le guerre vere non sono metafore. E le guerre vere hanno un inizio e una fine. Anche l’ orrendo e ingestibile conflitto tra Israele e Palestina un giorno finirà. Ma la guerra dichiarata dall’ amministrazione Bush non avrà mai fine. E ciò prova che non si tratta di una guerra, quanto, piuttosto, di un mandato senza limiti temporali che consente all’ America di fare un più largo uso della propria forza.”
Nella definizione avete letto anche che la guerra non sarebbe ammessa dalla coscienza giuridica moderna. Ma parlare di coscienza, oggi, è davvero troppo.
Terrorismo: Possiamo trovare numerose definizioni del “terrorismo”, più o meno concordanti ed esaurienti. Tuttavia vi è una convergenza generale nel considerarlo come una forma di azione violenta, tale da mettere in pericolo la popolazione civile, e quindi indurre una condizione di “terrore” diffuso così da ottenere alcuni risultati di tipo politico (per es. cambiamento di governo, sottomissione a potere esterno, separazione e autonomia regionale, ecc.). Il terrorismo è quindi una forma d’azione violenta “indiretta”, cioè non rivolta contro un obbiettivo specifico definito, a esempio le forze armate, ma verso bersagli indeterminati e indifesi (in certo modo assimilabile alle pratiche di ricatto della delinquenza comune). (definizione della rivista dei generali dell’esercito italiano ISTRID)
Ora, giacché l’esercito italiano non ha fama di essere particolarmente progressista, né tantomeno pacifista, questa descrizione dovrebbe essere ben accetta a chiunque. L’articolo aggiunge: ne risulterebbe che qualsivoglia azione contro forze militari in condizioni conflittuali non possa per definizione essere considerata terrorismo ma azione di guerra o guerriglia. Mi sembra evidente dunque che i combattenti irakeni, opponendosi a truppe di occupazione, non possano affatto essere considerati terroristi. E neanche i Palestinesi che si ribellano alle occupazioni israeliane di Cisgiordania e Gaza possono essere considerati terroristi (cito sempre l’articolo). Viceversa, chi ha spinto gli aerei contro le Torri Gemelle e sistemato bombe a Madrid e Londra, ma anche i soldati della coalizione che hanno compiuto un massacro di civili a Falluja, oltre a bombardare le città irakene (giacché mi riesce difficile immaginare che migliaia di bombe siano finite solo su caserme) sono a tutti gli effetti terroristi. E, giacché gli onestissimi occidentali hanno già fatto confusione qualche altra volta, ricordiamo anche che la Corte dell’Aia considera gli USA uno stato terrorista. Ricapitolando: chi agisce contro civili è un terrorista, chi agisce contro truppe (specie se d’occupazione) no. Dunque il kamikaze irakeno potrebbe essere guerrigliero, resistente, partigiano, ma anche (a seconda dei punti di vista) assassino, o bombarolo. Vediamo quale categoria lo identifica meglio.
Resistenza: Nella recente storia d’Europa, il complesso di movimenti che durante la Seconda Guerra Mondiale si svilupparono contro l’occupazione dei nazisti e dei loro alleati, e che nei paesi a regime fascista rappresentarono la continuità e l’espansione delle forze e dei fermenti democratici sopravvissuti dal periodo prebellico o sviluppatisi successivamente.
Mi sembra che i combattenti iracheni possano essere a tutti gli effetti considerati resistenti.
Scontro di civiltà. Può essere utile la definizione di civiltà: Il complesso degli aspetti culturali spontanei e organizzati relativi a una collettività in una data epoca.
Confesso che l’espressione “scontro di civiltà” mi ha sempre lasciato perplesso. Sembra quasi il latinorum di Don Abbondio, una espressione arcana con cui i vari Ferrara e Fallaci cercano di ingannare l’ignorante di turno, facendogli capire che qualcosa di grave sta accadendo, tanto più grave perché non si capisce neanche di cosa si sta parlando. Ecco, io vorrei un giorno, mentre sproloquia, bloccare Ferrara e dirgli: scusa, ma tu cosa intendi per scontro di civiltà? Giacché, da questa definizione, mi risulta che civiltà sia una astrazione, che due stati possano prendere le armi e scontrarsi, non due civiltà. Non mi immagino un italico gabinetto e un WC inglese scontrarsi perché quest’ultimo è privo del bidet. E Dante e Averroè seconde me farebbero una chiacchierata, se si incontrassero. Se il terrorista detesta la civiltà occidentale sono fatti suoi, e se si fa esplodere rappresenta semplicemente sé stesso, non una civiltà: la cultura musulmana può benissimo convivere con quella cristiana, e di fatto lo fa in molti luoghi, tra cui l’Italia. Tuttavia l’idea dello scontro di civiltà tanto fa comodo a fondamentalisti di casa nostra, che pressappoco fanno questo ragionamento: “Loro vogliono annientare la nostra civiltà, ergo: 1 noi siamo superiori perché li accettiamo (lasciamo perdere che li sfruttiamo e li affamiamo in molteplici modi); 2 dobbiamo annientarli perché loro vogliono annientare noi, e senza rimorsi”.
Tanto per fare un esempio, Papa Ratzinger, in un documento di esecrazione verso gli attentati di Londra ha parlato di strage “anticristiana”. Poi ha corretto il termine in “barbarica”. Pigi Battista scrive sul Corriere che è stato un grande gesto di saggezza. Ma come! Invece di condannare il semplice fatto che un importante capo morale per milioni di persone abbia solo pensato di scrivere una cosa del genere, e di infiammare ancora di più gli animi, lui parla di saggezza: davvero un encomiabile esempio di terzismo.
Infine, c’è da mettersi d’accordo su quali sono le due civiltà che si scontrano di cui parlano questi geni. Potrebbe trattarsi di Occidente vs Terrorismo. Ma allora avremmo elevato il Terrorismo al rango di civiltà, e a me francamente non va di scriverlo con la maiuscola. E l’Occidente, con i suoi crimini, non mi sembra sia il Bene. Allora si potrebbe parlare di Cristianesimo vs Islamismo. Qui siamo in un guaio serio: due Verità rivelate sono assolute e incontestabili, a causa del piccolo difetto delle religioni di essere un tantinello ottuse, e se spingessero gli uni a combattere gli altri avremmo poco da discutere. Ma per fortuna nella Bibbia non si parla di Guerre Sante, mentre il più bellicoso Corano proclama il jihad, da non estendersi però ai Popoli del Libro, Cristiani ed Ebrei. E possiamo tirare un sospiro di sollievo. Allora lo scontro è Cultura Europea e, per estensione, Americana vs Cultura Mediorientale? Ma non scherziamo. Gli Arabi ci hanno portato i numeri, noi Aristotele, tanto per fare due esempi terra terra. La Storia ci insegna che tra queste due grandi civiltà c’è stato semplicemente un proficuo scambio, altro che scontro. Insomma, le armi le imbracciano gli uomini, non le civiltà.
Esportazione: uscita di merci dal territorio di uno stato.
Si parla tanto di “esportare la democrazia”. Abbiamo appena visto che l’idea di esportazione si riferisce a merci, e l’idea che una grande conquista della civiltà occidentale possa essere considerata merce fa un po’ ribrezzo. Oltre a farci poco onore, perché significa che abbiamo dimenticato quanto si è lottato per averla, che non la si è comprata un tot al chilo. Inoltre chi esporta di solito riceve qualcosa in cambio, e i nostri capi di stato sembrano mercanti piuttosto oculati… Infine, possiamo ricordare una battuta di Altan: “Non è che a furia di esportare democrazia finiamo col rimanere senza?”.
Imbrogliare le persone con la lingua è l’inganno più subdolo che si possa perpetrare ai nostri danni. Questo dizionario purtroppo è solo una breve sintesi del ben più ampio campionario delle parole truccate e/o senza senso: basti pensare a quanta confusione (del tutto involontaria, s’intende) fanno i politici italiani tra prescrizione, assoluzione e insufficienza di prove, ma anche tra immunità e autorizzazione a procedere, tra satira e ingiuria, e così via. Perciò invito gli altri frequentatori del sito ad aggiornare il dizionario o a completare il mio.