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Petrolio e gas sono le ragioni per le quali gli USA sostengono il dittatore uzbeco.

DI CRAIG MURRAY

I cadaveri di centinaia di dimostranti per la democrazia nell’Uzbekistan non si sono ancora raffreddati che già la Casa Bianca cerca il modo di liberarsene. Il portavoce della Casa Bianca Scott McClellan ha detto che fra i morti di Andijan c’erano “terroristi islamici” che avevano opposto una resistenza armata. Secondo McClellan bisogna lottare per un governo democratico “attraverso mezzi pacifici, non con la violenza.”

Ma, come si fa? Qua non ci troviamo in Georgia, Ucraina o anche in Kyrgyzstan, dove i partiti di opposizione potevano partecipare alle elezioni. I risultati erano scontati ma almeno la possibilità di far presente le proprie richieste ha provocato qualche cambiamento. Nelle elezioni in Uzbekistan, il 26 dicembre scorso, l’opposizione non ha potuto partecipare.
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Non esiste nemmeno la libertà di stampa. Domenica mattina, quando i fatti di Andijan erano sulle prime pagine di tutti i giornali del mondo per due giorni, la maggior parte delle persone a Tashkent, la capitale, non aveva nessuna idea di che cosa era successo. Nella capitale non sono consentite dimostrazioni. Il 7 dicembre un gruppo pacifico di poche persone davanti ai cancelli della ambasciata inglese è stato caricato con estrema violenza, fra le vittime vi sono stati donne e bambini. Quindi gli uzbeki come fanno a lottare per la democrazia con “mezzi pacifici”?
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Prendiamo i 23 uomini di affari il cui processo per “estremismo islamico” è stata la scintilla dei fatti recenti. Se la folla non li avesse liberati dalla prigione, quale sarebbe stato il loro destino? Il tasso di colpevolezza nei processi civili e penali dell’Uzbekistan è del 99%. Nelle stanze di tortura del presidente Karimov confessano tutti.
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Ma la tortura non si accontenta semplicemente di ottenere una condanna. La tortura serve a far firmare una ritrattazione di fede e una dichiarazione di lealtà al presidente, serve anche per procurarsi delle prove di “complicità”. Si era in questa fase quando sono morti, in acqua bollente, Muzaraf Avazov e Husnidin Alimov nella prigione di Jaslik nel 2002. Mi aspetto che il governo si preoccuperà di eliminare i 23 del processo, se non l’ha già fatto.
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Forse pensate che io esageri. Provate a leggere il rapporto del 2002 del professor Theo Van Boven, inviato speciale dell’ONU, il quale ha denunciato l’uso della tortura in Uzbekistan come “sistematico e diffuso dappertutto.” L’anno scorso l’Human Rights Watch (Osservatorio sulla tortura) ha diffuso un libro con oltre 300 pagine dedicate all’Uzbekistan. Uno degli scopi delle torture è quello di fornire ai servizi spionistici USA e inglesi le prove dell’esistenza di legami fra l’opposizione e gruppi terroristici o di al-Qaeda. Le informazioni sono quasi sempre inventate, ed è stato mio compito quello di cercare di bloccare questo tipo di informazioni per l’MI6. La quale cosa è stata alla base del mio allontanamento dal ministero degli esteri.
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Le informazioni possono anche essere false, ma sono utili lo stesso perché si adattano perfettamente all’agenda USA. Karimov è l’uomo di George Bush nell’Asia Centrale. Non c’è nessun alto funzionario dell’amministrazione USA che non ne parli bene. E non c’è nemmeno nessuno che chieda che ci siano libere elezioni in Uzbekistan.
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E non si tratta solo di chiacchiere. Nel 2002 gli USA hanno dato all’Uzbekistan oltre 500 milioni di dollari in aiuti, di cui 210 milioni per forniture militari, e 80 milioni per i sevizi di sicurezza. Gli importi sono diminuiti, ma non quanto dimostrano le cifre ufficiali (dopo le critiche del 2002 molte cose del bilancio del pentagono vengono tenute nascoste.)
La base aerea degli USA a Khanabad non serve per le operazioni in Afghanistan, anche se si tratta della spiegazione ufficiale. Essa riveste il ruolo principale di base estrema a est dei cosiddetti “parastinchi” di Rumsfeld, cioè basi aeree che circondano il “medio oriente allargato”, e cioè la cintura di campi petroliferi e di gas che si estendono dal Medio Oriente fino al Caucaso e l’Asia Centrale. Una tessera fondamentale di questo mosaico strategico è andata al suo posto questa primavera quando delle ditte USA hanno firmato un contratto per costruire un oleodotto che trasporti i prodotti fossili dell’Asia al mare arabico, attraverso l’Afghanistan. Questi sono gli interessi strategici che spiegano la recente firma di un accordo strategico USA-Afgano, e il forte sostegno di Bush a Karimov.
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Così gli uzbechi possono anche cominciare a morire. Non valgono molto. Così, chi se ne importa? Un anno fa sono andato in Andijan per incontrare i leaders dell’opposizione e non perdere i contatti. Posso assicurare personalmente che non si tratta assolutamente, almeno per chi resta, di militanti islamici. La loro morte è stata solo un imbarazzo involontario per la politica estera degli USA. Senz’altro sentiremo Jack Straw che pronuncia qualche pietosa ipocrisia. Però quando ho cercato di ottenere dei fondi per aiutare i proto-democratici dell’Uzbekistan il Ministero degli Esteri mi ha risposto picche.
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Contrariamente a quanto fatto nelle altre ex repubbliche socialiste, gli Stati Uniti forniranno si qualche aiuto per i “diritti umani” in Uzbekistan ma niente all’opposizione democratica,. Quando l’anno scorso l’ambasciatore USA Jon Purnell, stava presenziando all’inaugurazione di un centro per i diritti umani nella valle della Ferghana, ha interrotto un oratore locale che stava criticando la repressione. Secondo Jon Purnell non erano ammessi discorsi politici.
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I mezzi di informazione occidentali hanno trasformato i morti di Andijan da “democratici” a “terroristi”. Karimov resta al potere. La Casa Bianca è contenta. Per il Ministero degli Esteri inglese va bene così.
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Craig Murray è stato ambasciatore inglese in Uzbekistan dal 2002 al 2004.

Fonte: www.commondreams.org
Link:http://www.commondreams.org/views05/0516-27.htm
16.05.05

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