DISOBBEDIAMO!

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DI LUDOVICO NOBILE

Comedonchisciotte

Intorno al 1549 Étienne de La Boétie scrisse il Discorso sulla servitù volontaria (Discours de la servitude volontaire o Contr’un) pubblicato clandestinamente nel 1576. Nel saggio si sostiene che qualunque tiranno detiene il potere fintanto che è consentito dai suoi sudditi. La libertà originaria concessa all’uomo per natura sarebbe stata abbandonata dalla società, che una volta corrotta dall’abitudine, preferirebbe la servitù del cortigiano alla condizione dell’uomo libero, che rifiuta di essere sottomesso e di obbedire. Vi prego di leggere con attenzione questi passaggi tratti da questo saggio:

Per sua natura l’uomo è e vuole essere libero; ma la sua natura è anche fatta in modo tale da prendere facilmente la piega che le viene data dall’educazione.

Diciamo allora che tutte le cose diventano naturali per l’uomo quando vi viene educato e vi si abitua, ma che gli è propriamente connaturato solo ciò a cui lo colloca la sua indole semplice e non alterata. Quindi la causa prima della servitù volontaria è l’abitudine.

In effetti questa è la tendenza naturale della plebaglia […] Non vi è uccello che si lasci più facilmente prendere nella pania, o pesce che per ingordigia del verme abbocchi all’amo più prontamente di quanto tutti i popoli si facciano adescare dalla servitù, solo che ne abbiano il minimo sentore. È sorprendente come cedono sull’istante alla minima lusinga. Teatri, giochi, commedie, spettacoli, gladiatori, animali esotici, medaglie, esposizioni di dipinti e altre droghe di questo genere costituivano per i popoli antichi l’esca della servitù, il prezzo della libertà, lo strumento della tirannide. Con questi mezzi, questi sistemi, questi allettamenti, gli antichi tiranni stordivano i loro sudditi sotto il giogo. Così quei popoli inebetiti, trovando gradevoli simili passatempi, divertiti dai vani piaceri che venivano fatti balenare davanti ai loro occhi, si abituavano a servire in modo sciocco.

Non sono gli squadroni a cavallo né le schiere di fanti, né le armi a difendere il tiranno. Da principio si fa fatica a crederlo, ma è così […] È accaduto sempre che cinque o sei uomini siano diventati i confidenti del tiranno, o perché si sono fatti avanti da soli o perché sono stati chiamati da questi per diventare complici delle sue crudeltà, compagni dei suoi piaceri, ruffiani della sua lussuria, soci nello spartirsi i frutti delle sue ruberie. […] Questi sei profittatori ne hanno altri seicento sotto di loro, che si comportano nei loro riguardi come essi fanno col tiranno. A loro volta i seicento ne hanno sotto di loro altri seimila […] Dietro costoro la fila prosegue interminabile, e chi volesse divertirsi a dipanare questa matassa vedrebbe che non sono seimila, ma centomila, milioni le persone che rimangono legate al tiranno con questa fune e si mantengono ad essa […] Insomma, tra favori e vantaggi, protezioni e profitti ottenuti grazie ai tiranni, si arriva al punto che quanti ritengono vantaggiosa la tirannia sono quasi altrettanto numerosi di quelli che preferirebbero la libertà.

Così il tiranno assoggetta gli uni servendosi degli altri, e viene difeso da uomini da cui dovrebbe difendersi, se valessero qualcosa […] Eppure, vedendo questi individui che servono il tiranno per trarre vantaggio dal loro potere e dalla servitù del popolo, spesso mi stupisce la loro malvagità e talvolta mi fa pena la loro stupidità; perché, a dire il vero, avvicinarsi a un tiranno cos’altro significa se non allontanarsi dalla propria libertà e afferrare, per così dire, a due mani e abbracciare la propria servitù?

Questo scritto fu tra i primi testi a teorizzare la disobbedienza civile come mezzo di contrasto a qualsiasi forma di tirannia seguito da un altro saggio fondamentale Disobbedienza civile (Civil Disobedience) dell’americano Henry David Thoreau, datato 1849: primo testo a parlare espressamente di disobbedienza civile. Thoreau scrive che bisogna disubbidire a leggi ingiuste, o quantomeno resisterle:

Di fatto, non è dovere di un individuo dedicarsi all’estirpazione del male, anche del più grande; giustamente, egli potrebbe avere altre faccende che lo occupano; ma è suo dovere, almeno, tenersene fuori e, se non vi pensa oltre, non dargli il suo supporto praticamente.

Thoreau condannò apertamente il governo statunitense che permetteva la schiavitù e conduceva la guerra espansionistica contro il Messico; si rifiutò quindi di pagare le tasse per boicottare la politica del governo. Fa sorridere pensare che Gli stati Uniti si sono ritrovati in guerra 222 degli ultimi 239 anni[1], e che solo dal secondo dopoguerra hanno bombardato più di 30 paesi dal secondo, lavorato al rovesciamento di oltre 50 governi lasciando a terra tra i 20 e 30 milioni di morti (rimettete in prospettiva le cose quando parliamo di chi sono i terroristi). Magari anche Thoreau avrebbe abbandonato la sua disobbedienza non violenta a sapere come viene militarizzato il suo paese, scriveva:

È così che la massa degli uomini serve lo Stato, non come uomini coraggiosi ma come macchine, con il loro corpo. Sono l’esercito permanente, la milizia volontaria, i secondini, i poliziotti, il posse comitatus ecc. Nella maggioranza dei casi non c’è nessun libero esercizio del giudizio e del senso morale, sono al livello del legno, della terra, delle pietre. Suppongo che se facessimo degli uomini di legno sarebbero altrettanto utili. È un tipo d’uomo che non richiede maggior rispetto che se fosse fatto di paglia o di un impacco di sterco.

È solo nel 1908, durante la sua prima prigionia, che Gandhi legge il libro Disobbedienza civile di Henry David Thoreau.

Quando Gandhi legge Thoreau, Gandhi ha già condotto la protesta all’Empire Theatre of Varieties di Johannesburg, l’11 settembre 1906 dove nasce la satyagraha ovvero la resistenza all’oppressione tramite la disobbedienza civile di massa. Il satyagraha si fonda sulla satya (verità) e sull’ahimsa (nonviolenza).

La rivoluzione culturale e la presa di coscienza politica di Gandhi hanno inizio nel 1983 quando Gandhi fresco di laurea e politicamente indifferente con poca esperienza e molta timidezza viene inviato da una ditta indiana a difendere una causa in Sudafrica dove vive in prima persona il pregiudizio razziale e l’apartheid (segregazione dei neri). Nel 1984 Gandhi lesse Il regno di Dio è in voi di Lev Tolstoj con il quale inizierà una corrispondenza qualche anno più tardi durata fino alla morte di quest’ultimo (1910); l’opera, che espone la dottrina della «non-resistenza al male per mezzo del male», influenzòprofondamente Gandhi, che ne lesse una traduzione in inglese.

L’intolleranza, il razzismo, i pregiudizi e l’ingiustizia verso gli indiani in Sudafrica, portarono Gandhi a riflettere sullo stato del suo popolo e sul proprio posto nella società. Gandhi promuoverà una serie di azioni a difesa dei poveri ed emarginati contro l’ingiustizia, l’intolleranza, il razzismo e gli abusi del potere coloniale britannico pagando in prima persona con la prigionia il difficile percorso dell’indipendenza indiana. Alla fine degli anni ’50 Martin Luther King Jr. viene a contatto con l’esperienza di Gandhi al punto che organizza un viaggio in India che gli permette di abbracciare la resistenza non violenta nella sua lotta per i diritti civili delle comunità di colore americane.

Nonostante l’esempio di grandi leader politici e morali la nostra società ritorna al Medio Evo consolidando la sua struttura neo-feudale, i poveri sono sempre di più e sempre più poveri , i ricchi invece sono sempre di meno ma sempre più ricchi. Le finte democrazie che governano il mondo occidentale a guida americana sono squadracce di uomini di legno a servizio di banche e multinazionali comprati con i favori, vantaggi, protezioni e profitti di cui scriveva de La Boétie, noi siamo solo consumatori e servi per scelta, per preferenza dell’abitudine.

Qualche giorno fa’ Gino Strada, fondatore di Emergency ha detto “Bisogna abolire la guerra, come è stato fatto con la schiavitù”. Dobbiamo renderlo un obbiettivo della popolazione mondiale, un tema obbligatorio di confronto per i politici che intendono governarci e lo dobbiamo raggiungere con la disobbedienza non violenta. Facciamo saltare la gabbia militare in cui hanno ingabbiato i nostri paesi e salteranno le loro marionette, la moneta unica che costringe alla competitività attraverso l’abbassamento salariale, il licenziamento e la precarietà. La guerra, ovunque essa sia vi riguarda, non avete scuse all’indifferenza. SVEGLIATEVI davanti a crimini mostruosi della NATO in Ucraina, Siria, e Yemen, questo succede oggi e vi riguarda! Gino sono con te, pensiamo a come disobbedire!

Ludovico Nobile

Fonte: www.comedonchisciotte.org

15.12.2015

NOTE:

[1]Gli Stati Uniti, un paese in guerra in 222 su 239 anni di storiahttp://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=82&pg=13339

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