DISFARSI DEL DENARO. SUBITO

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DI VALERIO LO MONACO
ilribelle.com

A questo punto l’unico modo per tentare di preservare la propria ricchezza è quello di vivere in regime di clandestinità fiscale.

Dunque ragioniamo. Da una parte l’utilizzo del contante non solo è scoraggiato, ma sta diventando praticamente fuorilegge (già lo è, in parte, ad esempio per transazioni per importi superiori a 1000 euro). Dall’altro lato, l’unico modo per fare delle transazioni senza utilizzare del contante è quello di servirsi delle Banche. Queste, una volta che vi si versa denaro, ne dispongono come meglio credono, senza praticamente riconoscere alcun interesse al correntista. Non solo: al momento del bisogno, ora dovrebbe essere chiaro, utilizzano il denaro del correntista per tappare dei buchi di bilancio.

Dal punto di vista pratico dunque si verifica la situazione seguente: non siamo padroni neanche del nostro denaro. Ed esistono dei punti, dei momenti particolari, in cui volenti o nolenti non possiamo che passare sotto a questo ricatto.

Facciamo un esempio pratico: poniamo di aver ricevuto in eredità un appartamento, e che si voglia venderlo per acquistare un altro immobile. Al momento del rogito di vendita, l’appartamento ci viene pagato, ovviamente, con un assegno o con una transazione sul conto corrente. Un attimo prima eravamo in possesso di un bene, un attimo dopo abbiamo un credito sul nostro conto corrente del quale però non siamo sicuri di poter disporre. Poniamo che tra la vendita del primo e l’acquisto del secondo immobile passino alcune settimane, giusto il tempo di trovarne uno che ci aggrada e fissare un nuovo rogito – ed è la migliore delle ipotesi: ebbene, in quel lasso di tempo quella nostra ricchezza è a rischio. Se tra la vendita del primo e l’acquisto del secondo qualcosa alla Banca dove abbiamo il conto corrente va male, e magari dalle parti della Ue si decide per un prelievo forzoso, ci bloccano il conto e il bancomat e ci rubano parte del nostro denaro.

Non c’è modo di sottrarsi a questo rischio, visto che anche le leggi vanno verso la direzione di un monopolio bancario anche nei confronti delle piccole transazioni, come abbiamo visto.

Persino lo stipendio ci viene pagato con un assegno o con un bonifico che non può che transitare all’interno di un conto corrente. Dunque non c’è scampo. 

“Il denaro non è una merce”. Ezra Pound

Come scrisse Massimo Fini nel suo Denaro, sterco del demonio (qui http://www.ilribelle.com/biblioteca/2009/6/26/il-denaro-sterco-del-demonio-massimo-fini.html ) la cosa migliore da fare quando si ha denaro è liberarsene il prima possibile, lasciando gli altri con il classico “cerino in mano”. Ezra Pound, nel suo “ABC dell’economia” (qui http://www.ilribelle.com/biblioteca/2011/10/4/labc-delleconomia-ezra-pound-bollati-boringhieri.html ), rovesciava addirittura i termini della questione. Siccome il “denaro non è una merce”, scriveva, esso non deve essere accumulato. Anzi, ipotizzava di trovare un sistema, per esempio con delle marche riportanti una data da applicare a ogni banconota, attraverso il quale, se il denaro non veniva fatto circolare, cioè non veniva usato unicamente per ciò cui doveva essere preposto, perdeva valore giorno dopo giorno: doveva restare insomma nelle mani dei cittadini per il solo e semplice motivo di essere utilizzato per facilitare lo scambio di merci. Non per essere accumulato. Non per servirsene speculando. Siamo all’opposto di quanto avviene oggi. E visto dove siamo arrivati, si è evidentemente presa la strada sbagliata.

Ma ancora, visto che secondo Fini il denaro, di fatto, è una “promessa di futuro” che però come stiamo vedendo ci viene via via erosa, resta da capire ora come tentare di possedere ancora, in una certa misura, in un certo modo, questa promessa di futuro, facendo a meno del denaro.

Come abbiamo visto, il denaro oggi non è nostro già all’origine (in quanto è della Banca Centrale Europea e dei suoi azionisti), viene tassato pesantemente a ogni transazione (tassazione diretta e indiretta), e non ne abbiamo piena e certa disponibilità persino quando lo versiamo sul “nostro” conto corrente. Che “nostro”, come stiamo vedendo, non è, visto che non siamo sicuri di poterne disporre a piacimento. Già oggi ci sono limitazioni ai prelievi giornalieri sia mediante gli sportelli automatici sia attraverso quelli bancari. E da oggi tali limitazioni si estendono sino all’inverosimile, ovvero sino al punto in cui la Banca decide di serrare sportelli e bancomat a suo insindacabile giudizio.

Il caso Cipro è replicabile. Eccome

Il caso di Cipro è doppiamente emblematico, perché non solo si è operato un prelievo forzoso sui conti correnti, ma questo avviene, in un momento di crisi, per il risanamento dei buchi al quale né investitori, né azionisti, né grandi creditori delle Banche prendono parte. A contribuire alle perdite sono solo i risparmiatori. I depositanti che diventano azionisti a loro insaputa. Loro malgrado. Con decisione unilaterale della Banca.

Il punto è dunque, proprio dal punto di vista pratico, nel cercare di capire, immediatamente, cosa si possa fare per sottrarsi il più possibile a tale esproprio ulteriore di sovranità. Oltre a quella statale, operando ora sui conti correnti dei singoli cittadini, l’espropriazione di sovranità da parte dei banchieri diviene, di fatto, anche personale.

Come fare?

Il punto di arrivo è chiaro: non si deve avere denaro. Meno chiaro, anzi in larga parte oscuro, è come si possa vivere la quotidianità senza averne. Perché se, ammesso di avere un gruzzolo messo da parte, può non essere poi così difficile decidere di disfarsene per acquistare un bene, un terreno, ad esempio, sottraendo con questa azione alla Banca il proprio denaro, non è parimenti facile ipotizzare come vivere giorno per giorno facendo del tutto a meno di denaro.

Una tra le soluzioni, proprio dal punto di vista pratico, è quella di fare una analisi il più possibile veritiera di quanto realmente ci occorre per vivere mese per mese. Eliminando tutto il possibile tra ciò che siamo abituati ad acquistare e di cui invece magari possiamo fare a meno o produrre da soli, e al più tenere in banca una somma veramente minima per degli imprevisti. Tanto minima che potrebbe addirittura essere opportuno pensare di nasconderla fisicamente altrove. Per il resto, a questo punto, il messaggio dell’Unione Europea e della finanza internazionale che dobbiamo assolutamente cogliere è – o dovrebbe essere – piuttosto chiaro: chi ha denaro, se ne disfi il prima possibile.

In ultimissima analisi, certo, oggi siamo al punto in cui non solo il denaro ci può essere espropriato, ma anche un bene fisico, come un immobile. Ad esempio, abbiamo visto, con l’introduzione dell’Imu, applicata anche alla casa nella quale si abita e che implica alla lunga, ove si decidesse di non pagare, una ipoteca sul nostro immobile e infine la sua espropriazione. Imu che potrebbe – perché no? – aumentare anche a dismisura, soprattutto per noi italiani che, a differenza di quanto avviene in altri Paesi, per quasi il 70% siamo proprietari della casa dove abitiamo. Ma per questo secondo caso, almeno per il momento, è necessario un passaggio parlamentare, cioè una legge. Nel primo caso invece, quello di un prelievo sui conti correnti, come abbiamo visto per Cipro, basta una decisione europea, senza ratifica del Parlamento del Paese oggetto della norma. A Cipro è successo che la prima imposizione della Ue non è passata al vaglio politico di Nicosia, quindi si è tornati in Europa, e questa ha preso una seconda decisione, in merito a prelievi sui conti correnti, che però, guarda caso, escludeva il passaggio politico di Cipro.

Ora, forse non è così vicino il momento in cui ci si potrà liberare del tutto dei diktat dell’Europa dei banchieri, ma il Parlamento italiano invece lo abbiamo vicino casa, e forse qualche pressione in più, una volta che gli italiani riuscissero veramente a capire la situazione e ad arrabbiarsi di conseguenza, sarebbe più a portata.

È insomma più facile, probabile e a breve termine che una soluzione “alla Cipro” possa essere applicata anche al nostro Paese. Ed è con piccoli atti di dissidenza che dobbiamo muoverci per ora. Battaglia per battaglia, operazione per operazione: non penseremo mica che è possibile rovesciare con un unico scontro un sistema che ha impiegato sessanta anni almeno per portarci alla situazione attuale, vero?

Valerio Lo Monaco

www.ilribelle.com
27.03.2013

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