Joseph Jankowski – Planet Free Will – 5 dicembre 2020
Beasley ha espresso una triste prospettiva per il 2021, poiché ritiene che il prossimo anno sarà “catastrofico in base a quello che stiamo vedendo in questa fase del gioco”.
Secondo il capo del Programma Alimentare Mondiale (PAM), il numero di persone in tutto il mondo ora sull’orlo della fame è raddoppiato a causa della pandemia e dei conseguenti effetti economici delle scelte governative.
Venerdì scorso il direttore del PAM, David Beasley, che in precedenza aveva avvertito che la “cura” per la pandemia non avrebbe dovuto essere peggiore della malattia, ha detto all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che 270 milioni di persone stanno ora “marciando verso la fame” in seguito agli effetti economici della pandemia.
“Avevo messo in guardia il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite già in aprile, che se non fossimo stati attenti, la cura avrebbe potuto essere peggiore della malattia, a causa dell’effetto a catena economico -[..] se non avessimo gestito le interruzioni economiche, le interruzioni della catena di approvvigionamento, ect…”. dichiarò Beasley al Consiglio.
“Come avevamo già previsto ad aprile, il numero di persone che rischiava la fame era già passato da 80 milioni a 135 milioni negli ultimi quattro anni, soprattutto a causa dei conflitti di origine antropica”, ha proseguito il direttore, aggiungendo:
“Ma a causa del COVID siamo passati da 135 milioni di persone – che adesso non vanno ancora a letto affamati, ma che rischiano letteralmente la fame – a 270 milioni di persone”.
Beasley ha evidenziato una preoccupante prospettiva per il 2021, poiché ritiene che il prossimo anno “in base a quello che stiamo vedendo in questa fase, sarà catastrofico”.
Ha proseguito dicendo “dato che abbiamo speso 19 trilioni di dollari, quel denaro potrebbe non essere disponibile per il 2021, e molto probabilmente non lo sarà”, dato che le contrazioni economiche prevarranno sulla necessità di fornire un’ancora di salvezza a coloro che muoiono di fame.
Già in aprile, Beasley aveva sottolineato come la crisi alimentare si stesse aggravando in nazioni lacerate dai conflitti come lo Yemen ed aveva avvertito che il mondo, con l’inizio della pandemia, stava per “affrontare una tempesta perfetta” e che se “non si riuscisse ad evitare la carenza di fondi e le interruzioni del commercio” “potremmo trovarci di fronte a carestie multiple di proporzioni bibliche nel giro di pochi mesi”.
Lo scioccante avvertimento del direttore del PAM era stato lanciato poco prima che l’inviato speciale dell’OMS per il Covid, il dottor David Nabarro, mettesse in guardia contro chiusure nazionali come risposta primaria al COVID-19, poiché avrebbero avuto come conseguenza il “rendere la gente povera molto più povera”.
“Le chiusure hanno solo una conseguenza che non si deve mai e poi mai sottovalutare, che è rendere la gente povera molto più povera”, ha dichiarato Nabarro ad ottobre.
A maggio, l’UNICEF aveva previsto che in 118 nazioni a basso e medio reddito, 1,2 milioni di bambini sotto i cinque anni avrebbero potuto morire nei seguenti sei mesi a causa delle difficoltà d’accesso alle cure mediche “dovute alle chiusure, ai coprifuoco e all’interruzioni dei trasporti”.
La fame a causa della pandemia e delle quarantene che ne derivano non è un caso unico per le nazioni che si trovano in fondo al gradino più basso della scala economica.
Feeding America, un’organizzazione non-profit con sede negli Stati Uniti, che gestisce una rete di banche del cibo, prevede che un bambino su quattro in America potrebbe soffrire la fame entro la fine del 2020.
Tradotto da Mer Curio per ComeDonChisciotte