DIMISSIONI DI CITTADINANZA

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FONTE: ROSSLAND (BLOG)

Invece no.
Consideravo in queste ore che andrei a votare perché vittima di una sorta di coazione a ripetere di tipo pavloviano, più per una resistenza tutta interiore ad accettare che nulla di ciò che pensano o vogliono e votano i cittadini di questo paese conta ancora qualcosa, che per una consapevole scelta civile.
Quindi, invece, oggi presento le mie dimissioni di cittadinanza (non so se si dica, ma lo dico).
Perchè, ci fanno votare, sì.

Ma forse ha ormai più il senso di una presa di temperatura sociale, di un sondaggio su vasta scala degli umori generali del paese, che quello di consentire dei cambiamenti o delle alternanze politiche, le quali rimangono invece uguali e immutabili perché tutte decise altrove.
Ma, sia chiaro, decise altrove perché gli eletti di questo paese abdicano al loro ruolo di rappresentanti del paese che li ha eletti il giorno stesso dell’insediamento, dichiarandosi fin subito “amministratori”, quindi innocenti perché non portatori di responsabilità politiche proprie.
Cioè, con l’elezione, diventano meri esecutori di decisioni altrui, venendo a cadere ogni promessa politica fatta fino a 24 ore prima.
E già questo dovrebbe dirci qualcosa sul senso delle elezioni: non basterebbe un normale bando di concorso per assumere dei bravi amministratori?

L’inutilità del voto politico mi è stata chiara, a dire il vero, fin dall’indomani del voto sul Referendum per l’acqua pubblica: il 12-13 giugno 2011 “…oltre 27 milioni di italiani, il 95 per cento dei votanti, si è espresso per il “sì”. Sì all’acqua pubblica, all’energia senza centrali atomiche, ma soprattutto sì al concetto di “legge uguale per tutti”...” Fonte Il FQ.

A parte l’appiccicarsi tutti sul petto la vittoria il giorno dopo (particolarmente penoso allora mi risultò il Pd, ambiguo in quell’occasione più di sempre), a distanza di un paio di mesi (il 13 agosto 2011, il governo Berlusconi&tutta la banda d’Affori, di fresca ricezione lettera Bce del 5 agosto che, guarda caso, chiedeva la privatizzazione dei servizi pubblici, fra cui l’acqua), vara una legge che reintroduce di fatto quello che il referendum aveva appena chiesto di abolire.
Corte Costituzionale o meno, che è intervenuta ma pare non importi più granché a nessuno di ciò che sentenzia, nei fatti le bollette aumentano di mese in mese e in più, se prima avevamo più multiutility locali, ora andiamo verso la nascita di quattro uniche multiutility nazionali cui sarà data la gestione di luce, acqua, gas, rifiuti di tutte le utenze del paese.

Gli effetti del tradimento di quei circa 24 milioni di sì alle urne del referendum sull’acqua sono che oggi, a distanza di appena 4 anni, siamo arrivati non solo alla privatizzazione di tutto, ma a numerosi distacchi di utenze come l’acqua per morosità, spesso dovute agli aumenti vertiginosi dei costi e insieme della diminuzione, inversamente proporzionale, del reddito da lavoro con cui chi di questo vive può pagare quei costi fissi che aumentando penalizzano proprio chi il reddito non ce l’ha più per scelte politico-economiche delle quali non ha responsabilità alcuna.

Come scrissi tempo fa, commentando l’11 settembre, “…se ci hanno fatto questo (e l’hanno fatto a tutti noi, non solo ai morti dell’11 settembre), possono farci qualsiasi cosa”.

E ce l’hanno fatta, ce la stanno facendo, qualsiasi cosa.

Il M5S, che dicevo ieri voterei, è senza dubbio l’unico gruppo politico che in questi pochi anni abbia fatto qualche battaglia di principio e scoperchiato varie pentole puzzolenti.
Non si può non riconoscergliene il merito, e tuttavia: mai visti a prendere bastonate con i movimenti per il diritto alla casa, mai visti a sostenere in piazza i movimenti (intendo essendo fra questi e in prima fila, non è che li voglio martiri per forza) che sul territorio si battono contro le grandi opere che devastano e cementificano ogni città, ogni campagna, ogni bene di comune e pubblico interesse.
Ci sono sì, so che ci sono spesso, anche fisicamente.
Ma poi, al dunque, non diventano mai queste, le loro battaglie.
Diventa un referendum sull’euro non euro.
E non è più questa la questione oggi, perché basterebbe appunto ricordare che fine ha fatto quello sull’acqua, di referendum, per capire che possiamo anche vincerli tutti ma non per questo cambierebbe qualcosa.

Le battaglie civili, oggi, sono tutte sulle strade, non nelle urne.
Sono nelle piccole piazze di paesini dimenticati, di cittadine ricche di bellezza costrette a difenderla dallo Stato rapace che a parole difende “il patrimonio” e a fatti lo devasta o lo mette in pericolo.
Sono sui monti, le vere civiltà, sono con i No Tav e, nelle campagne, con i NoTriv.
Sono in Sicilia con i No Muos, a Venezia con i NoGrandiNavi, sono in Riviera del Brenta con Opzione Zero a battersi per anni contro la Orte-Mestre e contro il Mose (battaglia da loro portata avanti da molto prima che si procedesse agli arresti recenti).

Sono a Firenze, con gli Amici del Nidiaci che lottano per difendere un piccolo storico giardino dalle grinfie dell’ennesimo imprenditore tutto Amore e Holding selvaggia e sono in ogni altro paese, in ogni altra campagna e in ogni altra strada in cui cittadini comuni, persone senza nome e quindi senza potere, si battono quotidianamente per impedire che continuino a vincere quei partiti che vincono sempre, a turno ma anche no, e da troppi anni.
Perché è spesso solo grazie alle battaglie singole di tutti i piccoli movimenti sparsi per la penisola, battaglie sconosciute, lotte disertate e ostacolate da chi oggi mi chiede il voto (o me lo offre, come fosse un gelato premio?), che sempre si scopre essere o il Partito del Cemento o quello dell’Appalto Truccato, soli responsabili (con l’indispensabile supporto della burocratica servitù) dello sfacelo umano e territoriale di questo nostro disgraziato paese.

No, basta: non voto più.
Mai più complice.
Non c’é più niente di civile nel votare, sono solo automatismi, difficoltà ad accettare che nulla è più ciò che era e ogni cosa va attentamente ripensata nel suo attuale significato, prima di essere inconsapevolmente agita.

Fonte: http://rossland.blogspot.it/

Link: http://rossland.blogspot.it/2015/05/dimissioni-di-cittadinanza.html

31.05.2015

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