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DIETRO IL DISPERATO TENTATIVO DI COLPO DI STATO IN TURCHIA ‘FIRMATO’ C.I.A.

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A cura di Davide
Il 20 Luglio 2016
83 Views

DI F. WILLIAM ENGDAHL

informationclearinghouse.info

La sera del 15 luglio, un gruppo di ufficiali militari Turchi ha annunciato di aver effettuato un colpo di stato e di aver assunto il controllo del paese. Dicevano che Erdogan era in fuga e che in poco tempo avrebbero ristabilito l’ordine pubblico.

L’unico problema di quegli ufficiali militari e dei loro sponsor d’oltreoceano laggiù a Langley in Virginia e a Saylorsburg in Pennsylvania – dove vive in esilio sotto la protezione della CIA il politico Turco Fetullah Gülen – è che l’azione è miseramente fallita. Dietro questo tentativo di colpo di stato ci sono ragioni ben più drammatiche, legate all’importante cambiamento geopolitico che stava compiendo l’imprevedibile leader Turco – l’ancora presidente Recep Erdogan – quando i fedelissimi di Gülen hanno tentato il loro disperato colpo di stato, poi fallito. Segue una serie di domande e risposte sui fatti verificatisi in questa zona critica dell’ordine geopolitico mondiale.

(D=Domanda WE=William Engdahl)

D: cosa pensa di quanto è accaduto in Turchia da Venerdì 15 a Sabato 16, quando i militari hanno tentato il colpo di stato? Era un evento prevedibile?

WE: Il tentato golpe è stata una reazione agli importanti cambiamenti geopolitici intrapresi di recente da Erdogan. E’ stato provocato da ambienti turchi vicini alla CIA. Una mossa chiaramente disperata e male organizzata.

D: quali pensa che siano le vere ragioni di una simile mossa da parte dell’esercito?

WE: si è trattato di un’azione da parte di alcuni ufficiali dell’esercito turco fedeli al Movimento di Fetullah Gülen. Gülen è una risorsa della CIA controllata al 100%. Vive da anni in esilio a Saylorsburg, in Pennsylvania, dopo aver ottenuto un passaggio sicuro e una green card grazie ad ex-alti funzionari CIA come Graham Fuller e l’ex-ambasciatore degli Stati Uniti ad Ankara. Gülen fa parte di un folle progetto pluridecennale della CIA di armare l’Islam politico come strumento di cambiamento di regime. Va ricordato che nel 2013 ci sono state sia a Istanbul che altrove molte proteste di massa contro Erdogan. Fu proprio allora che Gülen, che in precedenza aveva stretto un accordo con il partito AK di Erdogan, ruppe con questo e lo criticò, definendolo un tiranno nei confronti dei mezzi d’informazione controllati da Gülen, come Zaman. Da allora Erdogan ha tentato di tutto per sradicare i suoi avversari politici più pericolosi, Gülen e amici, con incursioni contro il gruppo Zaman e altri media controllati da Gülen. Non si tratta di una battaglia tra il Cavaliere Bianco e Evel Knievel, ma di una pura e semplice lotta per il potere. Per maggiori dettagli sul progetto CIA Gülen invito i lettori a leggere il mio libro – Il tiranno smarrito (in tedesco: Amerikas Heilige Krieg).

D: pensa che questi eventi in Turchia possano sfociare in una guerra civile, come dicono alcuni commentatori?

WE: ne dubito. Il Movimento Gülen negli ultimi due anni ha subito duri colpi da parte di Erdogan e dal capo della sua intelligence con le sue purghe. Il famoso “Esercito di Ataturk” è finito ormai da tempo, dalla fine degli anni ’80. Quello che ora sarà interessante tenere d’occhio è la politica estera di Erdogan: il riavvicinamento con la Russia, la riapertura dei colloqui sul gasdotto Russo – Turco che arriva al confine con la Grecia; il simultaneo riavvicinamento a Netanyahu; e, ancora più critico, l’apparente consenso di Erdogan (essendo questa la condizione posta da Putin per la ripresa dei rapporti) sul cessare ogni azione della Turchia volta al rovesciamento di Assad, interrompendo quindi ogni supporto nascosto al Movimento Daesh e altri terroristi per il loro addestramento in Turchia e per la vendita del loro petrolio sul mercato nero. E’ un’enorme sconfitta geopolitica per Obama, probabilmente il presidente più incompetente nella storia Americana (anche se insidiano il titolo molto da vicino Clinton e George W. Bush).

D: non pensa che in questo modo Erdogan finirà con l’essere spodestato?

WE: pare di no, considerando l’attuale situazione. Fin dalle prime ore del tentato colpo, quando Erdogan ha dichiarato ai media che si sicuramente si trattava di un colpo di stato da parte del movimento Gülen, ero certo che sarebbe fallito. Oggi, 16 Luglio, è infatti fallito. Alla CIA tirano uova marce e Obama e la NATO tentano di coprire tutto con un… “caloroso abbraccio al presidente democraticamente eletto Erdogan” (sic). Non importa se in Ucraina, durante il colpo pilotato dalla CIA in piazza Maidan nel Febbraio del 2014, anche Viktor Yanukovic era il “presidente democraticamente eletto”. Guardate che danni ha fatto lì Washington, nel tentativo di provocare una scissione tra Russia e Unione Europea.

D: come dovremmo interpretare le presunte informazioni che Erdogan abbia cercato asilo in Germania? Pensa che la Germania non avrebbe acconsentito?

WE: Girano voci di ogni genere. Non ho informazioni precise al riguardo.

D: dove collocare Stati Uniti e Russia nel quadro di questi ultimi eventi?

WE: dovrebbe essere chiaro da quello che ho detto che dietro il tentato colpo in Turchia ci sia Washington; che sia una sua reazione impotente di fronte all’importante cambiamento geopolitico avviato da Erdogan in giugno, quando ha licenziato il Primo Ministro Davotoglu e nominato al suo posto il fedele Binali Yıldırım. Così facendo, Erdogan si è allontanato dalla strategia anti-Assad di Washington in Siria e ha guardato verso Israele (attualmente in conflitto geopolitico con Washington) e Russia; e ora anche verso lo stesso Assad in Siria.

D: che impatto potrà avere per la Turchia il fatto di essere un membro della NATO?

WE: difficile da dire. Washington ha un bisogno disperato di avere la Turchia nella NATO per la sua strategia globale, soprattutto per il controllo dei flussi petroliferi in Medio Oriente, e ora anche per il gas naturale. Ecco perché quando è stato chiaro che il colpo sarebbe fallito, Obama e compagnia hanno inviato “un caloroso abbraccio” al loro “amico” Erdogan. In gergo d’intelligence, si chiama “contenimento dei danni”.

D: Crede che sia giusto per la Turchia che presidente e governo siano rimossi in questo modo, invece che attraverso regolari elezioni?

WE: mentre parliamo, pare che Erdogan sia ancora saldamente al potere, anzi: oggi più di prima.

D: che influenza potranno avere in Unione Europea i recenti avvenimenti in Turchia?

WE: il progetto di Unione Europea è in fase di disfacimento. E’ il risultato di un’idea mostruosa, promossa negli anni ’50 da Churchill, la CIA dei primi anni e da loro amici Europei come Monnet, che avrebbe permesso agli USA di poter meglio controllare l’Europa. Prova ne è stato il recente intervento di Obama nella politica Britannica, quando ha invitato il popolo britannico a non abbandonare l’U.E. L’U.E. è una mostruosa burocrazia senza volto, dall’alto in basso, non eletta, che non risponde ai singoli cittadini e con sede a Bruxelles, vicino al quartiere generale della NATO.

La Brexit ha dato inizio alla sua dissoluzione. Credo che da ora in poi il processo sarà inarrestabile. La prossima forse sarà l’Ungheria, sempre che la CIA non riesca a mettere in piedi una ‘rivoluzione di colore’ contro Orban prima del referendum del prossimo Ottobre su “HUexit”. La Francia? I sostenitori di Marie Le Pen e milioni di Francesi sono stanchi dei dictat di Bruxelles. Consideriamo, ad esempio, il recente tentativo criminale, nonostante le schiaccianti prove scientifiche che il glifosato – l’erbicida più utilizzato in Europa – fosse cancerogeno, di prorogarne l’utilizzo di altri diciotto mesi, ignorando tutte le raccomandazioni contrarie alla salute e alla sicurezza stabilite dai vari governi Europei. I cittadini dei paesi Europei non si meritano affatto una cosa del genere dai loro funzionari pubblici.

D: Secondo lei quali potranno essere le ripercussioni dei recenti avvenimenti Turchi sulla crisi dei migranti? Pensa che verrà riaperta ai rifugiati la cosiddetta ‘rotta balcanica’?

WE: Troppo presto per dirlo. Ma se Erdogan e Assad, sostenuti da Putin, e magari con un po’ di appoggio da Israele, riusciranno a riportare la pace in Siria, i flussi dei migranti in fuga dalla guerra dovrebbero cessare. La gente vuole tornare a casa, ricostruire la sua vita nel proprio paese.

F. William Engdahl è consulente strategico e docente; laureato in Scienze Politiche all’Università di Princeton; specializzato in argomenti geopolitici e petroliferi; scrive in esclusiva per la rivista online “New Eastern Outlook”

Fonte: www.informationclearinghouse.info

Link: http://www.informationclearinghouse.info/article45135.htm

18.07.2016

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SKONCERTATA63

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