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DI MAZZETTA
09 Nov 2004

Ci sono momenti nei quali occorre prendere decisioni drastiche, ed il nostro tempo le merita. Da tempo si parla di “guerra all’intelligenza”, intendendo con questo termine la progressiva aggressione concentrica alla libertà di stampa, alla cultura, al principio dell’istruzione universale, fino alla mistificazione della scienza. Un’aggressione che si realizza nella sinergia tra coloro che non vogliono leggi capaci di arginare il loro spropositato potere economico, ed i loro complici o momentanei alleati. Un attacco che muove dall’imposizione di comportamenti utili alla creazioni di cittadini consumatori, e finisce con la diffusione e protezione delle dittature e delle sette, che proliferano minacciando con un’arma in una mano ed un testo sacro nell’altra.

La deificazione del denaro ha fuso gli interessi dei peggiori rappresentanti della politica, dell’imprenditoria e del clero in un modello che si diffonde sul pianeta a velocità impensabili solo venti anni fa.

Il crollo dell’impero sovietico ha fatto mancare un contrappeso etico non ancora sostituito, la paura del comunismo, paradossalmente, aveva costretto queste forze a dover osservare necessari limiti all’indecenza dei loro comportamenti. Le strategie teorizzate ed usate contro il comunismo diventano ora strategie da usare contro i propri stessi concittadini, la scienza e la conoscenza vengono imbrigliate e messe al servizio degli scopi più lontani da quelli della generalità.


Venti anni è infatti durata la gestazione di questo modello di controllo nel quale i mercanti comprano i politici dopo aver mandato alle stelle il costo della politica, ed i chierici benedicono in nome di Dio e pilotano masse deprogrammate al sostegno del disegno.


Marketing, fede, sete di soldi e potere sono alleati di ferro. Il modello non appartiene ormai solo agli Stati Uniti, ma si è diffuso per imitazione quasi ovunque, e minaccia seriamente i progressi sociali che nell’ultimo secolo sono costati milioni di morti, conducendo a scenari neomedioevali nei quali i dirigenti delle corporation ed i leader, si confondono con il ricordo dei feudatari e collaborano con i chierici per mantenere il popolino a bagno nell’ignoranza più nera; circondato da paure irrazionali dalle quali solo la forte mano di Dio e del leader, o della classe dominante, sono in grado di proteggerlo.


Gli stessi personaggi che sostengono il progetto neo-liberista esportano e creano tensioni interreligiose in tutto il mondo, attraverso la diffusione e la pratica di una evangelizzazione aggressiva. La creazione della paura precede l’apparire della necessità di figure forti e risolute, legittima l’abuso in nome dell’emergenza, che così diventa permanente e si trasforma in quotidianità aberranti. Gratificati dal loro successo i più fanatici religiosi in tutto il mondo replicano il modello, e lo importano all’interno dei loro culti, emarginando le visioni più tolleranti e aperte al dialogo ed al confronto.


Per fare questo non si esita a cambiare il senso stesso delle parole, in modo che i crimini diventino formalmente cosa diversa. Il modello proposto è quello di comunità omogenee i cui componenti sono autosufficienti ed entrano in contatto con le altre comunità solo per officiare il sacro scambio di denaro. Comunità chiuse nel loro medioevo incapaci di opporsi allo strapotere del denaro, o incapaci di resistere alla sua violenza. Comunità nelle quali il potente di turno è signore incontrastato.


Comunità coordinate e dirette da buoni pastori attraverso la saturazione mediatica degli spazi di comunicazione popolare, ormai conquistati agli interessi dei pochi. La diffusione del fanatismo religioso , che interessa tutti i culti più diffusi, e che era molto più contenuta prima degli anni ’80, è il campanello d’allarme più preoccupante, ben più della riconferma di Bush, o del maggior peso che avranno i fanatici all’interno del partito di maggioranza del paese più armato del mondo.


La guerra all’intelligenza serve a spianare la strada a questo disegno, alla demolizione della civiltà e delle legislazioni e consuetudini democratiche, perché vengano sostituite con libelli medioevali in campo morale e si dia il via libera alle scorribande speculative. In tutto il cosiddetto primo mondo le legislazioni egalitarie sono sotto attacco, esistono istanze sopranazionali sottratte a qualsiasi controllo democratico che decidono del destino di milioni di persone.


Nel nuovo millennio crescono le violazioni dei diritti umani nei paesi che si presumono democratici, negli altri sono semplicemente incalcolabili. I principi che riguardano la separazione dei poteri, la separazione stato-chiesa, la libertà d’informazione e di movimento, i diritti umani e la pacifica convivenza sono sotto attacco. In nome della visione divina si costruisce un mondo di violenza e di barriere, si marchiano, uccidono ed incarcerano milioni di persone, si uccide il futuro dell’umanità distruggendo per avidità lo stesso pianeta.


Credo che sia il momento nel quale nessuno possa esimersi dal partecipare a questa guerra, non dichiarata, ma non per questo meno pericolosa. Facciamola questa guerra, nessuno ci può dire che non sia nel nostro pieno diritto opporci alla decadenza che ci propone questa vecchia quanto spaventosa ed efficace alleanza. Scendiamo in guerra e recuperiamo il senso delle parole e della giustizia sociale, riconosciamoci tra esseri umani e recuperiamo e difendiamo quel che abbiamo di più prezioso, combattiamo l’oscurantismo.


E’ il momento nel quale ogni persona che abbia a cuore l’esistenza di un’etica condivisa, dell’eguaglianza e della giustizia è chiamato a schierarsi in loro difesa. Ogni uomo o donna, religioso o laico, che si senta di destra o di sinistra, povero o benestante è chiamato alla guerra in difesa dell’intelligenza. Occorre la maggiore collaborazione possibile tra quanti si sentano minacciati da questa alluvione oscurantista, occorre che tutti difendano l’agibilità dei mezzi di comunicazione, occorre recuperare la didattica ricominciando da quei principi, da tempo trascurati, che si ritenevano condivisi e ormai metabolizzati.


Serve un impegno didattico massiccio per evitare che le conquiste degli ultimi duecento anni vadano in fumo, a prescindere dalla propria appartenenza, questa è una guerra che vince o si perde insieme. Fino a quando permetteremo loro di dirci che le guerre sono uno strumento per diffondere la democrazia, saremo loro complici, fino a quando permetteremo loro di nascondersi dietro Dio non li potremo colpire, fino a quando permetteremo loro l’esercizio della censura sulle teorie scientifiche, saremo destinati al disastro


Serve una accanita e ferma difesa degli spazi di espressione, liberare giornali e televisioni dall’assalto di questi moderni predicatori del nulla, serve difendere la scuola pubblica come spazio sacro per la formazione dei cittadini. Serve la creazione di aggregati popolari che fungano da filtro alla promozione dei futuri leader, che attraverso una compatta e diffusa adesione bilancino con la forza dell’unità, la violenza e l’arroganza del denaro; che attraverso una selezione allargata impediscano l’accesso al potere e alla rappresentanza dei personaggi impresentabili.


Serve la difesa delle leggi dall’assalto eversivo di chi vuole devastarle. Per fare questo occorre abbandonare ipocrisie e bon ton, liberarsi del politicamente corretto e tornare a chiamare le cose con il loro nome, che i ladri tornino ad essere ladri e gli assassini tornino ad essere chiamati assassini, che ai bugiardi si risponda a muso duro rifiutando i quadri ipocriti all’interno dei quali nascondono i loro miseri inganni, liberiamo il minimo senso comune, da troppo tempo ostaggio degli auto-proclamati padroni del vapore.


Combattiamo in difesa del senso delle parole, prima di farci depredare e prima che tutto ciò per il quale i nostri avi hanno speso il loro sangue, si dissolva. La guerra è cominciata da tempo, è ora di scegliere se combatterla o rassegnarsi passivamente alla sconfitta e rifugiarsi dentro le mura di casa, a vivere gli ultimi fuochi di un mondo che domani non ci sarà più.


mazzetta
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