DIAMO INIZIO A QUESTA LOTTA DI CLASSE

DONA A COMEDONCHISCIOTTE.ORG PER SOSTENERE UN'INFORMAZIONE LIBERA E INDIPENDENTE:
PAYPAL: Clicca qui

STRIPE: Clicca qui

In alternativa, è possibile effettuare un bonifico bancario (SEPA) utilizzando il nostro conto
Titolare del conto: Come Don Chisciotte
IBAN: BE41 9674 3446 7410
BIC: TRWIBEB1XXX
Causale: Raccolta fondi

DI CHRIS HEDGES
truthdig.com

“I ricchi sono diversi da noi” si dice abbia detto F. Scott Fitzgerald a Ernest Hemingway, il quale così replicò: “Oh sì, loro hanno più soldi”.

Questo scambio, anche se probabilmente non è mai avvenuto davvero, descrive una saggezza di Fitzgerald che Hemingway non coglieva. I ricchi sono diversi. La bonanza di ricchezza e privilegi consente al ricco di circondarsi di lavoratori ubbidienti, servi, adulatori e sicofanti. Il benessere genera, come ha illustrato Fitzgerald nel “Grande Gatsby” e nel suo breve racconto “Il Ragazzo Ricco”, una classe di persone che considera gli altri esseri umani dei beni di consumo.Colleghi, soci, impiegati, cuochi, servi, giardinieri, tutori, personal trainer, anche gli amici e la famiglia, devono pendere dalle loro labbra, oppure farebbero meglio a levarsi di torno. E nel momento in cui degli oligarchi raggiungono il potere politico ed economico, come è accaduto negli Stati Uniti, anche i cittadini diventano beni di consumo.

Il volto pubblico della classe di oligarchi non ha nulla a che vedere con il suo volto privato. Io, come Fitzgerald, fui gettato tra le braccia dei “ricchi” fin da giovane. Fui spedito con una borsa di studio all’età di 10 anni in un’esclusiva scuola privata del New England. I miei compagni di scuola avevano dei padri – che raramente vedevano – che arrivavano a scuola con le limousine, accompagnati da un fotografo personale (e, a volte, anche dalle loro amanti di turno), in modo che la stampa potesse immortalarli nel ruolo dei bravi papà che accompagnano i loro figli a scuola. Ho passato diverso tempo nelle case degli straricchi e degli strapotenti, e ho visto i miei compagni di scuola, allora bambini, dare con aria di superiorità ordini a destra e a manca a quelli che lavoravano nelle loro case, cuochi, tate, autisti e camerieri.

Se poi i figli e le figlie dei ricchi si mettono nei guai, ci sono sempre degli avvocati, dei personaggi pubblici e dei politici pronti a difenderli. La vita di George W. Bush ne è un classico esempio. Il ricco ha quel disprezzo snob per i poveri – nonostante i loro ben-pubblicizzati atti di filantropia – e per la classe media.

Queste classi inferiori sono viste come fastidiosi parassiti che vanno sopportati, che ogni tanto bisogna tenere buoni, ma sempre sotto controllo, in modo da poter continuare ad accumulare ricchezza e denaro. Il mio odio per l’autorità, insieme al mio profondo disprezzo per l’inganno, per l’insensibilità e per quel senso di superiorità che traspira dai ricchi, proviene proprio dal fatto che ho vissuto tra i privilegiati. E’ stata un’esperienza profondamente spiacevole, che mi ha esposto al loro insaziabile egoismo ed edonismo. Ho imparato subito, fin da piccolo, chi erano i miei veri nemici.

L’incapacità di cogliere la patologia dei nostri governanti oligarchici è una delle nostre colpe più gravi. Siamo stati resi ciechi alla profonda depravazione della nostra classe dirigente, dall’inesorabile propaganda delle società di pubbliche relazioni e d’immagine che curano gli interessi delle grandi aziende e dei ricchi. Politici compiacenti, ignari intrattenitori e la nostra insulsa cultura popolare alimentata dalle grandi imprese, una cultura che che erige i ricchi a leader assicurandoci che se siamo bravi e lavoriamo sodo un giorno lo diventeremo anche noi, tutto questo ci impedisce di vedere la realtà.

“Tom e Daisy, erano due sconsiderati” scriveva Fitzgerald della coppia ricca attorno alla quale ruotava la vita di Gatsby. “Erano capaci di distruggere cose e persone e poi si ritiravano incuranti nel loro denaro e nella loro incuranza, o qualsiasi altra cosa che li tenesse insieme, e lasciavano agli altri il compito di rimediare ai loro disastri”.

Aristotele, Niccolò Machiavelli, Alexis de Tocqueville, Adam Smith e Karl Marx, tutti sono partiti dal presupposto che esiste un naturale antagonismo tra i ricchi e le masse. “Quelli che hanno troppa fortuna, forza, salute, ricchezza, amici e altro, non sono nè disposti nè capaci di sottomettersi all’autorità.” Scrisse Aristotele in “Politica”. “Il male comincia in famiglia; poichè quando sono fanciulli, a motivo della ricchezza in cui sono stati allevati, non imparano mai, neanche a scuola, l’abitudine dell’obbedienza”. Questi filosofi sapevano che gli oligarchi crescono abituandosi al meccanismo della manipolazione, nell’abitudine di reprimere e sfruttare in modo subdolo e sfacciato chiunque, allo scopo di proteggere ricchezza e potere a nostre spese. E primo fra tutti questi meccanismi di controllo, c’è il controllo delle idee. Gli “eletti” al potere si assicurano che la classe intellettuale dominante sia pervasa da un’ideologia – in questo caso il capitalismo del libero mercato e della globalizzazione – che giustifichi la loro avidità. “Le idee al potere non sono che l’espressione ideologica delle relazioni materialistiche dominanti” scrisse Marx, “le dominanti relazioni materialistiche che assurgono a ideologia”.

La diffusione capillare dell’ideologia del capitalismo attraverso i mezzi d’informazione, e la soppressione, soprattutto a livello accademico, delle voci critiche, hanno permesso ai nostri oligarchi di orchestrare la più grande disuguaglianza di reddito del mondo industrializzato. L’1% negli Stati Uniti possiede il 40% della ricchezza nazionale, mentre l’80% ne possiede solo il 7% , come ha scritto Joseph E. Stiglitz ne “Il Prezzo della disuguaglianza”. Per ogni dollaro che lo 0,1% più ricco ha accumulato nel 1980, ha avuto 3$ in più nel reddito annuale del 2008, ha spiegato David Cay Johnston nell’ articolo “9 Cose che i ricchi non vogliono che si sappia sulle tasse” (1). Il 90% della popolazione Americana, ha detto Johnson, nello stesso periodo di tempo ha accumulato solo un centesimo in più. Metà del paese è ora considerato povero o a basso reddito. Il valore reale del salario minimo è sceso di $2.77 dal 1968. Gli oligarchi non credono nel sacrificio per il bene comune. Non lo hanno mai fatto. Non lo faranno mai. Sono il cancro della democrazia.

“Noi Americani non siamo normalmente considerati un popolo sottomesso, ma in realtà lo siamo eccome.” Scrive Wendell Berry. “Per quale altro motivo, infatti, stiamo permettendo che il nostro paese venga distrutto?” “Per quale altro motivo, infatti, stiamo ricompensando i nostri stessi distruttori?” “Per quale altro motivo, infatti, tutti noi abbiamo partecipato a questa distruzione – delegando i nostri poteri ad avide imprese e politici corrotti? La maggior parte di noi siamo ancora abbastanza lucidi da non urinare nella propria cisterna, eppure consentiamo ad altri di farlo e li ricompensiamo anche. E li ricompensiamo talmente bene che quelli che urinano nelle nostre cisterne sono molto più ricchi di noi. Quand’è che diventiamo sottomessi? Quando non siamo abbastanza radicali. O quando non siamo abbastanza integri, che è la stessa cosa.”

Secondo Aristotele, la nascita di uno stato oligarchico offre ad una nazione due strade: o le masse impoverite si ribellano per tentare di ristabilire l’equilibrio di potere e di ricchezza tra le classi, o gli oligarchi instaurano un brutale regime tirannico per mantenere le masse assoggettate in modo coatto. Noi abbiamo scelto la seconda delle due opzioni di Aristotele. Quei piccolo progressi raggiunti all’inizio del 20° secolo attraverso i sindacati, le regolamentazioni, il New Deal, la magistratura, la stampa alternativa e i movimenti popolari, sono stati annientati. Gli oligarchi ci stanno trasformando – come già fecero nelle fabbriche tessili e dell’acciaio nel 19° secolo – in esseri umani “di consumo”. E stanno anche mettendo a punto il sistema di sorveglianza e di controllo più capillare della storia per tenerci sottomessi.
Questo squilibrio non sarebbe molto dispiaciuto alla maggior parte dei Padri Fondatori. I Padri Fondatori, per lo più ricchi proprietari di schiavi, temevano la democrazia diretta. Hanno manipolato il nostro processo politico in modo da impedire il governo delle masse e proteggere la proprietà privata e i privilegi aristocratici. Le masse dovevano essere tenute a bada. Fin dall’inizio della nostra repubblica, i membri del Collegio Elettorale (l’organo originario che eleggeva i senatori), i suffragisti, i nativi americani, gli afro-americani e gli uomini senza proprietà: la maggior parte di questa gente fu tagliata fuori dal processo democratico. Abbiamo dovuto duramente lottare per far sentire la nostra voce. Centinaia di lavoratori sono stati uccisi e migliaia feriti nel corso delle nostre lotte sindacali. Tale fu la violenza di questi scontri da far impallidire qualsiasi altra lotta di lavoratori in altri paesi industrializzati. L’apertura democratica che abbiamo raggiunto è stata possibile grazie alla strenua resistenza e al sacrificio degli abolizionisti, degli afro-americani, dei suffragisti, dei lavoratori e di tutti i movimenti pacifisti e dei diritti umani.

Furono proprio i nostri movimenti radicali, repressi e ignobilmente schiacciati nel nome dell’anti-comunismo, i veri motori dell’uguaglianza e della giustizia sociale. Lo squallore e la sofferenza inflitti ai lavoratori dalle classi oligarchiche nel 19° secolo, la ritroviamo speculare nel presente, ora che siamo stati privati di qualsiasi difesa. Il dissenso è di nuovo un crimine. I Mellons, i Rockfeller e i Carnegie, all’inizio del secolo scorso, tentarono di creare una nazione fatta da padroni e da servi. L’incarnazione moderna del dominio delle grande imprese del 19° secolo, ha creato un neo-feudalesimo globale, dove i lavoratori di tutto il pianeta versano in miseria mentre gli oligarchi continuano ad accumulare centinaia di milioni in ricchezze private.

La lotta di classe ha permeato quasi tutta la storia dell’uomo. Marx aveva indovinato. Prima ci rendiamo conto di quanto siamo inevitabilmente in contrasto con la classe padrona, prima capiremo quanto sia necessario rovesciarla dal suo trono. Negli Stati Uniti, gli oligarchi dei grandi gruppi imprenditoriali hanno preso possesso di tutti i sistemi di potere. Politiche elettorali, sicurezza interna, sistema giudiziario, il mondo accademico, le arti e la finanza, e praticamente tutte le varie forme di comunicazione, sono nelle mani dei grandi gruppi d’impresa. La nostra democrazia, con quei falsi dibattiti tra due diversi gruppi politico/imprenditoriali, non sono che teatrini senza senso. Non c’e’ modo, all’interno del sistema, di sconfiggere le pretese di Wall Street, le industrie dell’energia fossile e dei commercianti d’armi. L’unica strada che ci è rimasta, come sapeva Aristotele, è la rivolta.
Non è una storia nuova. I ricchi, in tutta la storia dell’umanità, hanno sempre trovato il modo di soggiogare le masse ancora e ancora. E le masse, durante tutta la storia umana, si sono ciclicamente risvegliate, alzate in piedi e hanno spezzato lo loro catene. L’eterna lotta nelle società umane tra il potere dispotico dei ricchi e le rivendicazioni di giustizia e di uguaglianza sono proprio l’essenza del racconto di Fitzgerald, che utilizza la storia di Gatsby per lanciare un’aspra condanna del capitalismo. Mentre scriveva Il Grande Gatsby, Fitzgerald stava leggendo “Il tramonto dell’Occidente” di Oswald Spengler. Spengler aveva predetto che, mentre le democrazie occidentali si calcificavano e crollavano, una nuova classe di “ricchi strangolatori” avrebbe preso il posto delle tradizionali classi al potere. Spengler aveva visto giusto.

“Ci sono solo due o tre storie umane” scrisse Willa Cather “e continuano a ripetersi e ripetersi ancora, e ogni volta in modo sempre più forte, come se non fossero mai accadute prima”.

L’altalena della storia ha portato nuovamente gli oligarchi alle stelle. E noi siamo ancora una volta giù per terra, sconsolati, umiliati e distrutti. E’ una vecchia battaglia. Ed è stata combattuta tante e tante volte prima di noi. Sembra che non impariamo mai. E’ giunto il momento di riprendere in mano i forconi.

Chris Hedges scrive regolarmente per Truthdig.com. Hedges si è laureate alla Harvard Divinity School e per circa venti anni è stato corrispondente estero per il The New York Times. E’ autore di molti libri, tra cui: War Is A Force That Gives Us Meaning, What Every Person Should Know About War, e American Fascists: The Christian Right and the War on America. Il suo lavoro più recente: Empire of Illusion: The End of Literacy and the Triumph of Spectacle.

Fonte: www.truthdig.com
Link: http://www.truthdig.com/report/item/lets_get_this_class_war_started_20131020
20.10.2013

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SKONCERTATA63

1) http://wweek.com/portland/article-17350-9_things_the_rich_dont_want_you_to_know_about_taxes.html

ISCRIVETEVI AI NOSTRI CANALI
CANALE YOUTUBE: https://www.youtube.com/@ComeDonChisciotte2003
CANALE RUMBLE: https://rumble.com/user/comedonchisciotte
CANALE ODYSEE: https://odysee.com/@ComeDonChisciotte2003

CANALI UFFICIALI TELEGRAM:
Principale - https://t.me/comedonchisciotteorg
Notizie - https://t.me/comedonchisciotte_notizie
Salute - https://t.me/CDCPiuSalute
Video - https://t.me/comedonchisciotte_video

CANALE UFFICIALE WHATSAPP:
Principale - ComeDonChisciotte.org

Potrebbe piacerti anche
Notifica di
9 Commenti
vecchi
nuovi più votati
Inline Feedbacks
View all comments
9
0
È il momento di condividere le tue opinionix