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La Redazione

 

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DEPRESSIONE 2009: IL PEGGIORE DERAGLIAMENTO NELLA STORIA DELL'ECONOMIA

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A cura di Davide
Il 1 Febbraio 2009
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DI DARRYL ROBERT SCHOON
The Market Oracle

Che lo percepiamo o meno, il cambiamento è una costante. Ma solo quando lo vediamo coi nostri occhi ci accorgiamo che è avvenuto. E ormai è tardi.
L’espressione “bolla speculativa” si usa per descrivere l’elefantiasi finanziaria che caratterizza l’apprezzamento, spesso folle quanto ingiustificato, di questo o quel prodotto o titolo. Queste due parole, tuttavia, non riescono a dare l’idea delle catastrofiche conseguenze di quell’apprezzamento; a tale scopo, l’espressione migliore sarebbe “deragliamento ferroviario”. Il 2009 sta per vedere il peggior deragliamento nella storia dell’economia.
Le speculazioni frenetiche e ingiustificate (ad esempio la bolla immobiliare del 2000-2007) non sono una novità. Speculazioni simili hanno riguardato i titoli internet-correlati negli anni 90, i titoli delle emittenti radiofoniche negli anni 20, così come successe con le azioni delle ferrovie nel XIX secolo e con i bulbi di tulipano nel XVII. Le speculazioni folli fanno parte di noi come i mercati.L’ILLUSIONE DELLA RAZIONALITÀ DEI MERCATI

La prima borsa valori al mondo fu quella di Amsterdam, fondata nel 1602. Amsterdam fu anche la prima a vedere la nascita di una bolla speculativa, la Tulipomania, che si verificò di lì a poco, tra il 1621 e il 1636.
Questo è il sunto che ne da Wikipedia [http://en.wikipedia.org/wiki/Tulip_mania] :

— …i commercianti iniziarono a firmare davanti a un notaio contratti per acquistare tulipani alla fine della stagione (dei veri e propri future). In questo modo gli olandesi, che hanno sviluppato molte delle tecniche della finanza moderna, crearono un mercato dei tulipani come beni durevoli.
La vendita allo scoperto [1] venne proibita da un editto del 1610, che venne reiterato e rafforzato nel 1621 e nel 1630, e di nuovo nel 1636. I venditori allo scoperto non venivano sottoposti a sanzioni penali, ma gli editti ne dichiaravano inesigibili i contratti
Con la crescente popolarità dei prodotti floreali, i coltivatori pagavano prezzi sempre più alti per i bulbi modificati da un virus (un virus caratteristico dei tulipani, causa di spettacolari variazioni cromatiche). Verso il 1634, in parte per la domanda dal versante francese, gli speculatori fecero il loro ingresso nel mercato
Nel 1636 gli olandesi crearono un vero e proprio mercato di future, dove i contratti per l’acquisto dei bulbi a fine stagione venivano comprati e venduti. I commercianti si riunivano in “college” dentro le taverne, e i compratori dovevano pagare una “tassa del vino” del 2,5% (fino a un massimo di tre fiorini) per ogni transazione.
Nessuna delle parti pagava un margine iniziale o un margine di mark-to-market [2], e tutti i contratti si stipulavano con la controparte individuale piuttosto che con la borsa. A causa del collasso del mercato del 1637, nessuna consegna venne mai fatta per onorare quei contratti…
Il prezzo dei bulbi più rari continuò a crescere per tutto il 1636. A novembre, il prezzo dei bulbi comuni, sprovvisti del virus, cominciò a salire anch’esso. Gli olandesi descrissero spregiativamente questo scambio di contratti come “windhandel” (letteralmente “commercio del vento”), perché in realtà nessun bulbo passava effettivamente da una mano all’altra. In ogni modo, nel febbraio del 1637 il prezzo dei contratti dei bulbi crollò di colpo, e il commercio di tulipani si arenò del tutto.– [3]

È chiaro che i mercati “complessi e sofisticati” di oggi non sono un inedito come qualcuno preferisce credere. Ad essere nuove, tuttavia, sono le circostanze e le conseguenze del collasso in corso. Oggi i mercati finanziari sono un fenomeno globale, e altrettanto globali saranno le ricadute.
L’invenzione della borsa valori nella Amsterdam del 1602, insieme alla introduzione della carta moneta basata sul credito da parte della Banca d’Inghilterra nel 1694, dovevano cambiare il corso della storia dell’umanità per i successivi tre secoli. Quest’era è ora giunta alla fine.
Il mondo evocato dal credito sta crollando insieme alle sue fondamenta plasmate dal credito, trasformandosi a mezzanotte in zucca come la carrozza della favola, dato che per il 2009 la fiaba finanziaria in un incubo di debiti inestinguibili
Il collasso dei mercati e del commercio mondiali è il segno che siamo alla fine di un’era. L’attuale collasso finanziario è l’inizio di questa fine. Quando sarà compiuto, altrettanto finita sarà l’epoca che ha generato. La storia umana procede per ondate. Sta per iniziarne una nuova.

SULLE ORME DI JOHN LAW

L’anno scorso, durate le feste natalizie, Martha ed io visitammo il museo della Banca d’Inghilterra, che si trova nella City, a Threadneedle Street, la sorgente prima dell’oceano globale del credito cartaceo. L’anno scorso il morale londinese era ancora alto. Ora non più.
Durante queste feste abbiamo seguito le orme di John Law da Amsterdam a Parigi a Venezia. John Law, banchiere scozzese e teorico economista, aveva conosciuto bene i mercati finanziari di Amsterdam, prima di introdurre il denaro di carta (e conseguente catastrofe finanziaria) in Francia, e rifugiarsi poi, esule, a Venezia, sua ultima dimora [4].
Forse è appropriato che John Law sia sepolto nella Chiesa di San Moisè di Venezia, che oggi è circondata da negozi alla moda come Gucci, Fendi, Valentino, Prada e Versace, dettaglianti del lusso che hanno goduto alla grande degli eccessi della recente bolla globale.
Ma, così come la bolla della Tulipomania prefigurava i mercati di oggi, la storia di John Law ha molto da dirci sul collasso in corso. La miscela di mercati finanziari e moneta cartacea è un composto volatile, e niente è stato tanto volatile e distruttivo quanto l’introduzione da parte di John Law della carta moneta nei mercati finanziari francesi.
John Law non riteneva che il denaro possedesse un suo valore intrinseco (come l’oro e l’argento), ma che potesse essere creato per legge, sotto forma di carta moneta emessa per decreto governativo, un’idea quelle promosse in seguito dall’economista americano Milton Friedman.
Il disastroso esperimento di John Law con la carta moneta, insieme al suo ruolo nella Mississippi Land Company (una bolla finanziaria che rivaleggiò con quella dei tulipani) trasformarono alla fine la Francia e buona parte dell’Europa in un’economica terra desolata che avrebbe alla lunga causato la caduta dell’aristocrazia francese.
L’influenza distruttrice di John Law sull’economia francese è stata comunque surclassata dalla odierna turbo-miscela di credito cartaceo delle banche centrali, eccesso di rischio e indebitamento, e la globalizzazione dei mercati – una miscela talmente volatile, talmente diffusa, talmente infiammabile da essere sul punto di distruggere il vecchio mondo costruito sul debito e i soldi di carta.

SULLA NATURA AUTOCORRETTIVA DEI MERCATI IRRAZIONALI

Nel novembre del 2006 il professor Antal Fekete rivolse un’allocuzione alla classe 2007 del corso MBA [Master in Business Administration] della University of Chicago, a quel tempo territorio di Milton Friedman, il celebre studioso cantore della moneta creata ex nihilo [fiat currency].
Il professor Faneke intendeva cimentarsi in una caustica confutazione delle teorie di Friedman. Il professore, sostenitore di lunga data del gold stantard e del suo ruolo nelle questioni monetarie, riteneva che John Maynard Keynes da sinistra e Milton Friedman da destra avessero dato linfa intellettuale alle politiche responsabili degli odierni problemi monetari – la rimozione dell’oro dal sistema monetario internazionale.
Ma il professore, nel suo discorso, non criticò Friedman, che era scomparso il giorno precedente. Invece, il professor Fekete mise in guardia gli studenti sulla fragilità degli attuali mercati cartacei, mercati che sono diventati una stupefacente piramide rovesciata di derivati (allora 480, oggi 668 bilioni di dollari) e bancarotte potenziali, costruita su promesse impossibili da mantenere.
Gli studenti prestarono pochissima attenzione all’avvertimento del professore. Troppo a lungo si erano allenati per scalare il palo della cuccagna [5] offerto dalle banche d’investimento di Wall Street, gli opulenti cambiavalute del tempio della fiat currency.
Futuri laureati del prestigioso corso di MBA alla University of Chicago, gli studenti riponevano grandi speranze nel loro diploma. All’epoca delle osservazioni del professor Fekete, la contrazione del credito dell’agosto del 2007 era ancora nove mesi nel futuro; prossima, ma ancora lontanissima dalle possibilità che quegli studenti ritenessero reali.
Uno di loro domandò: “Anche se lei avesse ragione, non crede che i mercati si autocorreggeranno?”
Per i veri credenti nei soldi di carta, nei mercati di carta e nei profitti di carta, l’autocorrezione era la panacea, accettata ideologicamente, per qualsiasi cosa facessero i mercati.
Quello studente non si sarebbe mai aspettato che la prossima autocorrezione avrebbe spazzato via il futuro in cui sperava. Che al posto di un cospicuo stipendio iniziale (con aggiunta di bonus appetitosi) presso Lehman’s, o Bear Stearns, o Merrill Lynch, o Morgan Stanley, si sarebbe ritrovato a domandarsi come ripagare il suo prestito studentesco, dato che la banca in cui vedeva il suo futuro è fallita, o si è fusa con un’altra per evitare la bancarotta.
Ma in quel momento, simili eventualità sembravano improbabili, se non addirittura assurde. Oggi sono solo l’assaggio di ciò che deve ancora avvenire. Si tratta di un mondo talmente in contrasto con le convinzioni di ieri che sono in pochi a poter immaginare cosa ci aspetta.
E uno di questi pochi è Dimitry Orlov.

DIMITRY ORLOV: LE CINQUE FASI DEL COLLASSO [6]

Dimitry Orlov, autore di “Reinventing Collapse. The Soviet Example and American Prospects” (New Society Publishers, 2008), osservò il crollo dell’Unione Sovietica durante gli anni 90 e ha previsto che una crisi simile avrebbe in seguito colpito anche l’America.
Anche Buckminster Fuller previde nel 1981 il collasso di Unione Sovietica ed America – il crepuscolo delle strutture di potere globale – nel suo libro “The Critical Path” (St. Martin’s Press, 1981). Entrambe le nazioni, paralizzate da un debito eccessivo prodotto da un’eccessiva spesa militare (quello che Fuller chiamava “killingry” [“industria dell’ammazzamento”, calco di “weaponry”, contrapposto a “livingry”, “industria, economia del sostentamento”]) erano colossi in declino la cui scomparsa avrebbe lasciato dietro di sé un mondo migliore.
Orlov scrive:
“Avendo riflettuto a lungo sia alle differenze sia alle somiglianze tra le due superpotenze – l’una già crollata, l’altra che sta crollando mentre scrivo queste righe – mi sento in grado di abbozzare un’ipotesi, la definizione di cinque stadi del collasso che costituiscano un tracciato mentale che saggi la nostra preparazione al crollo, e che ci aiuti a migliorarla.
Fase 1: Collasso finanziario. La fede nel “business as usual” non c’è più. Non si da’ più per scontato che il futuro sarà abbastanza simile al passato da garantire la valutazione dei rischi e il valore di titoli e merci. Le istituzioni finanziarie falliscono; i risparmi evaporano, insieme alla disponibilità di capitale.
Fase 2; Collasso commerciale. La credenza che “ci penserà il mercato” scompare. La moneta si svaluta e/o diventa scarsa, appare l’accaparramento, le catene di ingrosso e dettaglio scompaiono, e la diffusa scarsità di beni di prima necessità diventa la norma…”

La Fase 1 dello schema di Orlov è già in pieno svolgimento. La maggior parte delle banche commerciali e di investimento è insolvente, imbellettata e ancora in gioco solo per via delle garanzie monetarie del governo, garanzie che dovrebbero impedire ai lavoratori di rendersi conto che i loro risparmi di una vita sono in grave pericolo.
Durante la Fase 1 di Orlov i risparmi e l’accesso al capitale svaniscono. Nelle economie moderne il capitale, cioè il credito cartaceo, ha preso il posto del denaro vero, cioè oro e argento. La moneta cartacea non è più vero denaro, non più di quanto un’icona o la fede in dio siano DIO. I depositi e i risparmi, nelle economie mature basate sul credito come la britannica e la statunitense, sono oggi a tutti gli effetti inesistenti.
Il capitale non è altro che credito sotto mentite e esili spoglie, e il credito sta rapidamente svanendo, una situazione che risulterà fatale per chi è assuefatto alla sua pervasiva presenza, cioè le corporation, i governi e i lavoratori, in particolare negli USA, nel Regno Unito, in Europa eccetera. Da un anno all’altro la quantità di nuovi prestiti è crollata del 91%. Le conseguenze saranno eccezionali e senza precedenti.
Il deragliamento, al momento in corso, si compirà nel 2009. Non consisterà di un singolo evento. Ci sarà una catena di crisi prolungate, accoppiate a ripetuti collassi dell’accesso al credito. a beni e servizi, insieme al cumulo esponenziale di eventi prima inimmaginabili.
Nei mercati di oggi, monetariamente devastati, il credito è diventato essenziale per qualsiasi attività commerciale. Il sogno dei banchieri è l’incubo di produttori e risparmiatori. Il credito diventa capitalizzazione del debito, che diventa profitto per i banchieri e produce ulteriori fallimenti e bancarotte personali. L’economia moderna non è per niente complessa e sofisticata. È un abominio inflitto al corpo economico dell’umanità.
La Fase 2 di Orlov arriverà sulla scia della Fase 1. La Fase 2 è oggi più prossima di quanto lo fosse ieri. Il finale di partita prefigurato da alcuni diventerà una realtà per tutti quanti. Gli eventi previsti, nella memoria recente di chi li subirà, non hanno precedenti.
Il vecchio mondo fondato sulla moneta cartacea, durato tre secoli, sta finendo. Le banche centrali, che hanno scambiato l’oro con la carta, si ritrovano incapaci di risolvere i problemi creati dalla loro moneta virtuale. Le conseguenze sono molto più vaste di quanto si possa immaginare – ma i limiti dell’immaginazione non fermano gli eventi.

ORO, FORBICI, CARTA

Noi che siamo cresciuti in un mondo di credito e debito non possiamo ricordare o capire davvero la funzione svolta dall’oro nel sistema monetario prima che il denaro vero venisse sostituito dalla carta a credito delle banche centrali. Quando il legame tra oro e denaro venne reciso, furono in pochi a comprenderne le conseguenze, conseguenze che oggi ci cadono sul groppone.

Uncle Milton and Uncle John
Gave much thought to what was wrong
But their bright ideas about the public purse
Have now made things so much worse

[liberissima traduzione (sacrificando il riferimento a Keynes):
Milton caro, non è affatto bello
smarmittarti quel cervello
per capire cosa fu
che non funziona più
nella ciclica virtù
del debito universale.
Pensare ti fa male.]

La discussione sul ruolo di oro e argento nel sistema monetario non trova posto nelle università di oggi. Uno dei più grandi economisti del mondo, i cui scritti hanno predetto coerentemente la crisi attuale, Ludvig von Mises (della scuola austriaca), non ha mai ottenuto un lavoro in un’università americana.
Sebbene avesse il titolo di “visiting professor” da parte della New York University, Mises non ricevette mai alcun compenso e per sopravvivere dovette dipendere sempre dall’aiuto di altri. Il fatto che docenti di livello molto inferiore al suo ricevessero invece uno stipendio, da’ l’indicazione del perché oggi la maggior parte degli economisti sia incapace di spiegare adeguatamente o risolvere i nostri problemi economici.

I CAZZONI DI PRINCETON

L’influenza del complesso militare industriale sull’attività accademica, nella sua indubbia efficacia, è costato moltissimo a questa nazione. Nel suo discorso di commiato del 1961, il Presidente Dwight D. Eisenhower aveva messo in guardia contro quest’eventualità. Libertà e ricerca intellettuale non sono slegate – così come tirannia e obbedienza cieca.
La locuzione del professor Fekete alla University of Chicago era intitolata “Where Friedman Went Wrong” [“Dove Ha Sbagliato Friedman”], e includeva questa citazione del professor Walter E. Spahr, direttore del Dipartimento di Economia della NYU dal 1927 al 1956:
“Qual è il significato del gold standard e di una moneta riscattabile? Rappresenta integrità. Assicura il controllo dei cittadini sull’uso del denaro pubblico da parte del governo. È la migliore garanzia contro la socializzazione di una nazione [7]. Permette a un popolo di tenere banche e governo sotto controllo. Impedisce che l’afflusso di valuta vada tanto in là da distruggerne il valore. Tende a imporre un livello minimo di onestà ai funzionari bancari e statali. È il simbolo di una società libera e di un governo rispettabile. È il prerequisito indispensabile per un’economia sana. È la prima linea di difesa economica degli uomini liberi.”
Le parole eloquenti del professor Spahr sono un tempestivo memento dell’importanza del gold standard e spiegano molto sul come siamo giunti alla situazione attuale. Il gold standard è la regolamentazione per banche e governo che avrebbe prevenuto il disastro che incombe su di noi; ma adesso è il 2009, ed è troppo tardi per rimediare a quello che hanno combinato.
Il professor Spahr comprendeva che il ruolo essenziale dell’oro nei sistemi monetari è quello di impedire a banchieri e governo di oltrepassare i limiti di una politica responsabile e di un’economia avveduta, limiti che, una volta rimossi, conducono alla rovina la nazione e i suoi cittadini.
Quando il Presidente Nixon troncò il legame tra oro e dollaro – secondo i suggerimenti di Milton Friedman – le paure di uomini come Spahr e Fekete hanno cominciato a prendere consistenza. Ora, tre decadi più tardi, il risultato è sotto gli occhi di tutti.
I mercati finanziari sono paralizzati, il commercio globale rallenta sempre più, i governi deprezzano la loro stessa fiat currency, e gli eccessi di governi e banchieri hanno condoito il mondo sull’orlo di un’altra Grande Depressione.
I moniti degli Spahr e dei Fekete non sono stati tenuti da conto. Anzi, non sono nemmeno stati ascoltati. La soppressione del libero dialogo e delle istanze contrarie agli scopi e interessi di corporation, banche e governi, si è imposta nelle università e nei media. E l’America ne paga il prezzo, salatissimo.
Solo quando la libertà è perduta, si fanno chiare le ragioni della sua scomparsa.
Per chi fosse interessato al ruolo critico del gold standard, il professor Fekete terrà una serie di conferenze il 27, 28 e 29 marzo, in Ungheria. Gli argomenti saranno il gold standard e il deporto di oro e argento, così come l’imminente depressione. Per informazioni: [email protected]
Ci sarà anche un mio intervento.

L’EREDITÀ DI JOHN LAW Vs LA VISIONE FUTURISTICA DI R. BUCKMINSTER FULLER

Nel 1966 sono stato fortunato a incontrare, alla facoltà di legge, Marshall Thurber, la cui amicizia per me è durata ben oltre la mia breve esperienza di docente. È una fortuna in più che in seguito Marshall diventasse amico e sostenitore di Buckminster Fuller e della sua ricerca.
In novembre, nel corso di una discussione sulla crisi in corso (predetta da Fuller più di venticinque anni fa), Marshall mi raccomandò di leggere l’ultimo libro scritto da Fuller “Grunch of Giants” (Design Science Press, 1983).
Il libro era fuori catalogo, e rintracciabile su Amazon al prezzo da collezionisti di 199 dollari, così Marshall si offrì di inviarmi la bozza firmata in suo possesso, nel caso il libro non fosse disponibile a breve. Fortunatamente, in seguito Marshall mi indirizzò verso il sito del Buckminster Fuller Institute, dove il prezzo era di 17,95 [http://bfi.org/?q=node/406]
Ho terminato la lettura di quest’opera straordinaria, “Grunch of Giants”, il giorno di Natale, mentre io e Martha stavamo attraversando le Alpi. Per ora vorrei astenermi da una disamina personale del libro, dato che l’opera si regge benissimo sulle sue gambe e ogni lettore può agevolmente giungere alle proprie conclusioni. In ogni caso, “Grunch of Giants” per me è una conferma della grandezza e profondità della visione di Fuller.
Dopo aver letto questo libro non posso fare a meno di di vedere la netta differenza tra due visioni/versioni del mondo tra loro diametralmente opposte. A un estremo dello spettro c’è la “Scarcity Theory of Value” [Teoria del Valore Basato sulla Scarsità] di John Law, e all’alro c’è la “False Assumption of Scarcity” [Falso Presupposto di Scarsità] di Buckminster Fuller.
Le due teorie sono diametralmente opposte sia nei presupposti sia nelle conseguenze e ci fanno comprendere molto bene la differenza tra l’attuale mondo di crisi continua (che conferma le teorie sulla scarsità di John Law) e la promessa di un possibile futuro (l’idea di abbondanza di Buckminster Fuller).

EMERSIONE PER MEZZO DELL’EMERGENZA

Tramite l’amicizia di Marshall Thurber con Buckminster Fuller, sono a conoscienza del concetto di “Universal Emergence Through Emergency” [Emersione, evenienza culturale e/o politica, facilitata da una situazione emergenziale]. È sempre più chiaro che l’attuale crisi si stia avvicinando a una fase di emergenza – prerequisito di un’Emersione Universale.
Schieriamoci da un lato, e contribuiamo alla sua nascita. È in arrivo un mondo nuovo, un mondo migliore.
Nel frattempo, oro e argento potranno darci una mano.

Darryl Robert Schoon
Fonte: www.marketoracle.co.uk
Link: http://www.marketoracle.co.uk/Article8082.html

15.01.2009

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di DOMENICO D’AMICO

NOTE DEL TRADUTTORE

[1] http://www.borsaitaliana.it/documenti/rubriche/sottolalente/short-selling.htm
[2] http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/100-parole/Economia/M/mark-to-market.shtml?uuid=ec917804-580a-11dd-93cb-a54c5cfcd900&DocRulesView=Libero
[3] In italiano: http://it.wikipedia.org/wiki/Bolla_dei_tulipani
[4] Su John Law, “l’uomo che inventò il denaro” cfr. http://www.banconotemondiali.it/articolo.asp?id=5
Law propose di sostituire la moneta metallica con quella cartacea: una sostanziosa circolazione di moneta cartacea avrebbe stimolato l’economia. Il duca d’Orleans, sommerso dai debiti, non ci pensò su due volte e accettò la proposta di Law che, intuiti i benefici dell’attività creditizia delle banche, fondò la Banque Génerale, che emetteva biglietti e che, divenuta nel 1718 Banque Royale, ottenne la gestione del debito pubblico francese. In questo modo la carta moneta poteva rimpiazzare le monete correnti, il luigi d’oro e lo scudo d’argento, in cambio di depositi in metalli preziosi. Law stesso accumulò un’ingente fortuna, al punto che, dopo la sua conversione al cattolicesimo di Roma, fu nominato ministro di Francia. Dopo circa due anni dalla prima emissione di banconote, Law fondò la Compagnia del Mississippi acquisendo il diritto esclusivo di avere rapporti commerciali tra Francia e Louisiana per poi convincere un gran numero di investitori a comprare le azioni emesse dalla compagnia con la carta moneta emessa. Il finanziere scozzese divenne l’uomo più ricco d’Europa e anche gli investitori del Mississippi divennero ricchissimi. Ma nel 1720 le perdite delle iniziative coloniali della Compagnia causarono sfiducia negli investitori che gli voltarono le spalle e convertirono le banconote ricavate dalle vendite delle azioni in monete di metallo. Ciò portò al fallimento della Banque Royale e della stessa Compagnia delle Indie e all’inevitabile risultato che la moneta messa in circolazione da Law era ormai solo carta straccia. Voltaire, a questo proposito, disse: “Finisce così il sistema della carta moneta, che ha arricchito un migliaio di pezzenti e ha impoverito centinaia di migliaia di galantuomini”
[5] Nell’originale “brass ring”, premio da afferrare al volo in una giostra [http://www.worldwidewords.org/qa/qa-bra4.htm]
[6] Vedi http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=17740 ; e in Comedonchisciotte http://comedonchisciotte.org/controinformazione/modules.php?name=News&file=article&sid=5214 ; http://comedonchisciotte.org/controinformazione/modules.php?name=News&file=article&sid=5235
Gli altri tre stadi del collasso, non citati nel presente scritto, sono:
Stadio 3: Crollo politico. è perduta la fede in “il governo si prenderà cura di te”. Mentre i tentativi ufficiali di alleviare la diffusa perdita di accesso alle risorse commerciali di beni di sopravvivenza non riescono a migliorare la situazione, l’establishment politico perde legittimità e rilevanza.
Stadio 4: Crollo sociale. è perduta la fede in “i tuoi si prenderanno cura di te”. Nel frattempo, le istituzioni sociali locali – siano esse rappresentate da enti filantropici, leader della comunità o altri gruppi che si affrettano a riempire il vuoto di potere – esauriscono le risorse o si dissolvono a causa di conflitti interni.
Stadio 5: Crollo culturale. è perduta la fede nella bontà dell’umanità. La gente perde la propria capacità di “gentilezza, generosità, attenzione, affetto, onestà, ospitalità, compassione, carità” (Turnbull, The Mountain People [‘La gente della montagna’]). Le famiglie si disintegrano e i loro componenti competono come individui nell’accaparrarsi le scarse risorse. Il nuovo motto diventa “Possa tu morire oggi cosicché io muoia domani” (Solženicyn, The Gulag Arcipelago [‘Arcipelago Gulag’]). Potrebbero persino verificarsi episodi di cannibalismo.
[7] La “socialization” dell’originale è in pratica sinonimo di nazionalizzazione: classico cortocircuito del pensiero janqui.

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