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La Redazione

 

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DEFAULT II E III

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A cura di Davide
Il 23 Gennaio 2009
15 Views

DI URIEL
wolfstep

Il post sul default che ho scritto ha fatto piovere una caterva di luoghi comuni (provenienti dalla dialettica politica ” io-ho-salvato-il-paese-dal-default, mi si sazi di fellatio“) riguardo alla situazione di default. Vedro’ di smentirli brevemente, per spiegare che oggi come oggi ci troviamo in una fortunata situazione nella quale possiamo dichiarare il default senza temere troppi casini, se non un lustro di forti scossoni (che e’ comunque meglio di un eterno declino).

Punto primo: e’ falso che in caso di default non si potrebbero pagare pensioni e compagnia bella. Il debito pubblico in titoli NON partecipa ai pagamenti delle pensioni, ne’ in Italia esistono titoli pensionistici non contributivi. Le pensioni di questo mese si pagano con i contributi versati questo mese, in quanto il sistema e’ retributivo: anzi, un lento declino economico, con il lento calo di occupazione stabile, e’ di gran lunga una minaccia superiore per il sistema pensionistico.

Di base, i conti attuali del sistema pensionistico italiano sono , apparentemente, buoni. Non nel senso che durera’ tutto bene per anni, ma nel senso che con i tassi attuali di occupazione regolare possiamo ancora farcela. Se liberassimo risorse per investimenti, liberandoci del deficit, probabilmente le cose migliorerebbero.

Lo stesso dicasi dell’idea secondo cui lo stato non potrebbe piu’ pagare stipendi: la qualita’ del bilancio attuale e’ accettabile entro i parametri di maastricht, e per legge ogni spesa deve avere copertura a bilancio PRIMA di venire approvata, altrimenti il presidente non la firma. Il che significa, in parole povere, che con il 45% di pressione fiscale riusciamo a mandare avanti gli enti pubblici, a meno di quel 3% che Maastricht ci condona. Tradotto in soldoni, se smettiamo di fare debito pubblico dobbiamo “tagliare” solo del 3%.

Questa ottima qualita’ dei bilanci pubblici (1) e’ la differenza che c’e’ tra l’ Argentina (che non aveva soldi per nulla) e l’ Italia, ed e’ il motivo per il quale non succederebbe quasi nulla, se non un calo del 3% dei soldi per la macchina statale. Quindi no: in caso di default, le pensioni continuerebbero a venir pagate E gli stipendi per gli statali anche.

MA allora, direte voi, perche’ facciamo debiti?

Ma noi non stiamo facendo debiti. Questi debiti SONO STATI fatti, in parte dai governi del CAF (Craxi Andreotti Forlani), in parte dai governi “tecnici” che hanno inaugurato la seconda repubblica. Ma oggi non e’ che qualcuno ci presti i soldi per vivere.

“Il debito pubblico funziona per titoli,che funzionano per rinnovo: tu mi presti 10, e io ti daro’ 1 ogni anno. Quando smetti di rinnovare, io ti ridaro’ i 10. Se continui a rinnovare, devo darti solo 1.

Quando si parla di debito pubblico si parla di soldi che sono stati incassati trent’anni fa, sono stati sprecati trent’anni fa, sono finiti chissa’ dove, e che non c’e’ piu’ verso di trovare. Oggi quello che facciamo e’ continuare a pagare 1 nella speranza che nessuno, smettendo di sottoscrivere, rivoglia indietro i suoi 10.

Insomma, quello che voglio far capire e’ che come Italia non stiamo avendo nessun vantaggio dal debito, e che con quei soldi non ci stiamo facendo niente, e’ solo un debito puro che ci trasciniamo. Nessuno ci da’ niente: semplicemente rinunciano a chiedere indietro l’intera somma (prestataci trent’anni fa) se gli paghiamo degli interessi.

Quindi no: dichiarare default non avrebbe impatti sui conti pubblici, a differenza degli argentini che avevano bisogno di continui prestiti anche per l’ordinaria amministrazione (per via di una pressione fiscale peroniana, etc).

Altri dicono che se dichiarassimo default, immediatamente verremmo sbattuti fuori dall’ EURO. Onestamente mi piacerebbe, ma e’ assai improbabile. Tutto cio’ che l’ Euro ha da temere da un default italiano e’ che svalutino i titoli che compongono il 14% del monte della BCE. Ma questo al massimo produrrebbe una svalutazione del 14% dell’ indice M0 dell’ Euro.

Se invece l’Italia venisse espulsa, si verificherebbe l’incubo di tutti i paesi euromediterranei: poiche’ l’Italia dispone ancora di un manufatturiero temibile, se svalutasse la moneta potrebbe letteralmente invadere sia il resto d’europa che il mondo di generi a basso prezzo. E c’e’ poco da fare: l’infrastruttura c’e’, appena gli togli la zavorra quella parte.

Significherebbe avere un complesso produttivo come quello italiano che improvvisamente si mette a fare i prezzi che oggi ci aspettiamo da Cina e Turchia: quanto manufatturiero europeo resisterebbe in queste condizioni?

Quindi no, quando mi dicono che l’ Italia corre il rischio di venire espulsa mi viene da ridere: piuttosto si tagliano i coglioni e se li mangiano in salmi’. Rendiamoci conto che il bellissimo numero 1936,27 ha quasi apprezzato la moneta del 50%. Uscire dall’euro ci permetterebbe, solo spezzando il cambio di svalutare del 50%. Eh, significa che per fermare i prodotti italiani ci vorrebbero dazi alla frontiera del 50%.

In ultimo luogo, c’e’ chi dice che (ma questa e’ la scuola dell’ Economist e del Financial Times(2) ) che la “perdita di immagine” del paese sarebbe tale da produrre un vero e proprio embargo contro di noi: tutti ci schiferebbero cosi’ tanto da non voler piu’ guadagnare degli sporchi soldi con noi.

A queste persone rispondo cosi’: non capivi un cazzo di economia quando ti dicevi comunista, e quindi non ne capisci un cazzo oggi che ti dici riformista. Da che mondo e’ mondo, figlioli, “pecunia non olet”, e se si svaluta la moneta e i tuoi prodotti costano meno, anche se hai l’immagine di uno che mangia bambini… te li comprano lo stesso.

Se io posso comprare la tal cosa dai perfidi italiani a 3 e dai fantastici tedeschi a 7, e dalle mie parti si vende a 10, il perfido italiano mi fa guadagnare 4 in piu’. E posso sopportare la sua pessima immagine.

Cose che per i provincialotti alla Massimo d’Alema (che si preoccupano dell’immagine del paese come se l’opinione internazionale fosse la vulgata di un paesello) sono difficili da comprendere.

Uriel
Fonte: www.wolfstep.cc
Link: http://www.wolfstep.cc/343/default-ii/ br>
19.01.2009

(1)Parlo di qualita’ dei bilanci, non dei servizi. Qui si parla di continuita’ in caso di default. Faccio presente che gli Stati Uniti non potrebbero stare dentro Maastricht.

(2) Faccio notare che questi due giornali erano troppo impegnati a parlare male dell’ Italia per accorgersi del fatto che in USA stesse montando un problema subprime. E faccio notare che di fronte ad un Obama che non ha ancora parlato seriamente di riformare il sistema finanziario, e di fronte alla conferma nei vertici dell’economia dei colpevoli del disastro, ebbene Financial Times ed Economist hanno il coraggio di rimproverare l’ Italia perche’ non fa riforme abbastanza profonde. Quando inizieremo a ridere di quei cialtroni sara’ troppo tardi.

DEFAULT III

L’idea che dichiarare un default ed uscire volontariamente dalla zona euro sia la cosa migliore da fare per il futuro dei nostri figli ha causato (si vede dal numero di commenti) un certo riflesso. I seguaci della corrente “l’euro ci ha salvati, saziamo di pompini gli uomini dell’euro” continuano a postare sterilissime argomentazioni , tra cui la piu’ scontata di tutte, che e’ “postami documentazione sul fatto che funzioni”.

Bene, siccome siete falsi come dei biglietti da 13 euro (come tutti quelli che stanno a sinistra per darsi una patente di intelligenza) adesso vediamo. E’ NOTO che vi fu un default spagnolo in seguito alla crisi del 1929, e se su Google non se ne trova traccia non so che farci. Cosi’ come e’ noto che ce ne fu un secondo in seguito alla guerra civile, e che la “ristrutturazione” del 1959 di fatto lascio’ in merda i debitori. E questo, anche se lo chiamate “grande ristrutturazione del nuovo corso” e mi puntate addosso il fucile di un caudillo, se non mi date i soldi che avevo sottoscritto a casa mia si chiama default. Google non lo sa? Mi spiace.

Secondo: mi si continua a dire che se uscissimo dall’euro e svalutassimo la nuova moneta ci troveremmo a dover comprare a caro prezzo, e come se non bastasse ci troveremmo i dazi. Aha. E qual’e’ il problema? Le migliori performance della storia economica italiana sono avvenute proprio in queste condizioni: lira svalutata, costi di acquisto altissimi, dazi enormi. Eppure, in quelle condizioni ci sono stati il boom economico degli anni ‘60 e degli anni ‘80. Cioe’ gli unici due momenti di crescita industriale effettiva del paese.

A quanto pare, i dati sperimentali mi danno ragione: QUELLE condizioni sono le uniche condizioni nelle quali, dati alla mano, l’ Italia ha mostrato di crescere.

Adesso, vorrei pero’ chiedere a LORO un pochino di precedenti e di documentazione. A sentire la farloccheide autoproclamatasi intelligente e competente che domina la sinistra, sarebbe possibile per il paese ridurre il debito pubblico dal 106% sino al 60% considerato accettabile.

Bene, signori. Avete qualche prova che questo sia possibile? E’ mai successo che, con una crescita del 2-3%, un paese ci sia riuscito? Sapete fornirmi una qualsiasi prova, uno straccio di documentazione capace di testimoniare che una simile operazione sia non dico gia’ avvenuta, ma almeno possibile?

Tutte quelle che i campioni della sinistra intelliggggente sanno proporre sono ARIA FRITTA: “stimolare la crescita” in un paese che paga 75 miliardi di euro di interessi passivi l’anno e’ una cosa che fa ridere i polli. Nessuno c’e’ MAI riuscito e non troverete uno straccio di pezza d’appoggio che dica che sia non dico possibile, ma almeno pensabile. Col 106% del PIL in debito NON-SI-CRESCE , punto.

“Combattere l’evasione fiscale” e’ l’altro mito che non regge: l’evasione fiscale si combatte, al massimo, in misura dell’ 1-2% del PIL annuo, non di piu’. Per la semplice ragione che, sebbene si tratti di un’operazione giusta, essa ha sull’economia lo stesso effetto che ha un aumento di pressione fiscale, cioe’ un calo di liquidita’. Se vi illudete di poter rientrare del 40% (mitologico assai) di evasione fiscale in meno di 40 anni di lotta progressiva, vi sbagliate di grosso. E no, non avete alcuna documentazione di nazioni che abbiano stroncato il 40% del PIL di evasione fiscale in pochi anni. Non e’ MAI successo.

Dunque, quale sarebbe la ricetta (che ovviamente saprete documentare ) capace di far uscire il paese dall’ incubo del 106% del PIL di debito in cui si trova? La conduzione virtuosa dei conti pubblici? In un periodo di vacche grasse, con la crescita al 3% (ohhhh, chiudete gli occhi alle vostre figlie) , probabilmente riuscireste a scendere al 99%. E poi? E poi, alla prima crisi, tornerete al 106%.

La pura e’ semplice verita’ e’ che il default e’ l’ UNICO modo di uscire da quel debito. NESSUNA altra alternativa e’ accettabile, perche’ NON NE ESISTONO DI FUNZIONANTI. Non c’e’, non c’e’, non c’e’ mai stato e non ci sara’ MAI nessun metodo, nessuna “politica virtuosa” capace di portare un paese che cresce del 2-3% fuori da un deficit del 106% del PIL.
v

I vostri spacciatori di merda, autodichiaratisi intelligenti non si sa bene perche’(1) continuano a ripetervi che il default va evitato, come se esistesse una strada migliore. Ma qual’e’ la strada migliore?

Avete PROVE del fatto che l’euro forte ci stia beneficiando in qualche modo? Avete prove di questi presunti benefici? No. Li assumete , dite che siano assiomi. E’ cosi’ perche’ e’ cosi’. Avete prove dei benefici dei quali l’italia godrebbe per via della UE? Me le fate vedere? No, troverete le autorevoli dichiarazioni degli stessi politici che sostengono la propria politica: per dimostrare che Prodi abbia fatto bene a portarci nella zona Euro non avete altro che le dichiarazioni di prodi e le opinioni di Prodi. Ma chi cazzo e’ Prodi, se non un politico mediocre che ha fallito due volte il tentativo di governare 5 anni, con un sistema elettorale col quale riesce persino Berlusconi? Ma quale autorevolezza avrebbe, Prodi?

Visto che andate in giro a mettere in dubbio la fondatezza delle opinioni altrui, adesso proviamo a fare il giochino opposto: diciamo che sia MEGLIO non andare in default, come dite voi.

Mi fate vedere le prove dei VANTAGGI che avremmo, a tenerci in groppa il debito pubblico? E mi fate vedere LE PROVE del fatto che sarebbe possibile per una nazione uscire da una situazione simile crescendo del 2-3% quando va bene?

No, perche’ io almeno mi sforzo di ragionare, ma i campioncini dell’economia di sinistra continuano a sbrodolare sentenze su quando male ci farebbe il Default senza uno straccio di prova a sostegno, su quanto staremmo male uscendo all’euro (e ancora zero prove a sostegno) e di quanto sarebbe possibile con una politica virtuosa (che non indicano MAI del tutto) ridurre il deficit, senza che ci siano prove di una nazione che sia mai riuscita in una simile impresa. E no, scendere dal 60% al 30% non e’ come scendere dal 100% al 70%: non e’ lineare.

Uriel
Fonte: www.wolfstep.cc
Link: http://www.wolfstep.cc/348/default-iii/ br>
20.01.2009

(1) Massimo d’Alema e’ considerato uno dei olitici piu’ intelligenti del paese. Scarseggiano pero’ le prove materiali di tale intelligenza: non si vede nulla di particolarmente intelligente tra le cose fatte, dette o scritte da lui. Si tratta di una fede quam absurdo: D’Alema e’ intelligente perche’ lo dicono tutti, perche’ e’ scritto su GOOGLE, ma se cerchiamo PROVE di tale intelligenza, troviamo un grigio funzionario che non e’ uscito dalla mediocrita’ neanche con la carica di primo ministro.

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