(OVVERO LA STORIA DI UN RAVVEDIMENTO OPEROSO)
DI CLAUDIO MARTINI
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Ieri il regime siriano ha bombardato un sobborgo di Homs, città martire, uccidendo svariate decine di persone, molte delle quali bambini. Niente di così strano: il regime massacra i siriani da più di un anno con tale intensità e ferocia che quasi ci sfugge il motivo per cui il mainstream, solitamente silente su questo tema, abbia dedicato un poco della sua attenzione a quelle piccole vittime.
Nella foto: Pierre Piccinin Per una volta, sorprendentemente, il regime siriano non nega che l’eccidio ci sia stato, anche se ne addossa la responsabilità ai ribelli. Il che è ridicolo, dato che le vittime sono state colpite da bombe, e i ribelli non dispongono di aerei, cannoni o carri armati.
Ma c’è anche chi sta peggio dei cittadini siriani, e sono i locali adoratori di Assad. Costoro, da mesi, mettono in dubbio l’attendibilità delle notizie che descrivono il genocidio siriano, allo scopo, con le parole dell’ottimo Germano Monti, di “prevenire la nascita di un movimento di solidarietà con la rivoluzione siriana”. Ora gli adoratori si trovano nel caos più completo, visto che il loro Idolo l’ha fatta decisamente troppo grossa, e si affannano nel cercare di tamponare la falla (un buon esempio del loro panico si può trovare qui).
Tuttavia gli “avvelenatori dei pozzi” (come da Monti) generalmente non sono in grado di produrre da sé il veleno che utilizzano: le loro fonti sono altre, e consistono (veline di regime a parte) in un manipolo di “giornalisti” e autori web i quali, dal Canada come dalla Russia, dalla Francia come dagli USA si dedicano forsennatamente a diffondere notizie false, distorcere notizie vere, minimizzare, relativizzare, giustificare…
Uno di questi autori era il professore belga Pierre Piccinin, che qui potete vedere in posa con sua Eccellenza Bashar Assad.
Perché “era”?
Leggete la sua storia, scritta da Mary Rizzo, pubblicata da Uruknet e indegnamente tradotta dal sottoscritto. Un riassunto anche qui.
Da non credere…
“Frequentemente citato dai siti di controinformazione, ospite di Russia Today dove ha previsto magnifiche sorti per Assad e smascherato falsità nella “narrativa” delle opposizioni e dei media occidentali, Pierre Piccinin ha vissuto un drammatico stravolgimento dopo aver finalmente sperimentato la realtà siriana, l’arresto arbitrario e gli abusi fisici. Adesso egli scrive:
“Dopo aver visto l’orrore e tutti quegli uomini orribilmente mutilati dai barbari al servizio di un dittatura di cui neppuro immaginavo il grado di ferocia adesso sono d’accordo con loro, voglio un intervento militare in Siria, un intervento che rovesci l’abominevole regime del Baath, anche se il paese dovesse scivolare nella guerra civile se questo è necessario, bisogna provarci, bisogna porre fine a 42 anni di terrore organizzato a livelli di cui non avevo la minima idea”:
Il suo sito costituiva un vero e proprio giacimento per i siti anti-imperialisti, e sopratutto per quelli pro-Assad. Prendiamo ad esempio questo brano:
Nella sua intervista al noto quotidiano Turco Hurryet, Pierre Piccinin ha affermato di poter testimoniare come le sedi delle autorità siriane siano state oggetto di attacchi da parte di bande armate a Homs, Hama e Damasco. Egli ha anche menzionato la debolezza delle cosidette opposizioni e il silenzio dei media sulle grandi manifestazioni a sostegno del governo siriano.
Lo studioso francese (in realtà è belga) ha anche dichiarato a Hurryet che i media arabi come quelli occidentali non ritraggono fedelmente la situazione siriana. (…) In linea con autori come Lizzie Phelan, Webster Tarpley e Thierry Meyssan, Pierre Piccinin afferma che alla luce della sua esperienza personale in Siria la copertura mediatica dei fatti siriani si pone in contrasto con la realtà. Anche i governi occidentali sarebbero coinvolti in questa operazione di propaganda. Negli ultimi mesi Pierre ha visitato due volte la Siria e non ha avuto timore di recarsi anche ad Hama e Homs.
Ma quando ha fatto ritorno dall’ultimo viaggio in Siria Piccinin ha scritto sulla sua pagina Facebook, peraltro frequentata da molti sostenitori di Assad:
Di ritorno a Bruxelles. Un po’ provato, ma sto bene. Ringrazio tutti quelli che mi hanno sostenuto via FB o per mail durante i miei sei giorni di carcere in Siria. Ringrazio anche i miei compagni di prigionia che si trovano ancora là.
Cosa è accaduto
Mentre stavo cercando di disegnare una mappa della ribellione siriana, sono stato arrestato il 17 maggio dai servizi segreti siriani, vicino alla città di Tal-Calah, al confine con il Libano settentrionale, dove ero sulla strada di Idlib. Dopo poche ore sono stato trasferito nella sede dei servizi segreti di Homs, dove sono stato “interrogato” da agenti convinti che io fossi una spia francese che cercava contatti con i ribelli. Poi mi hanno portato nel Braccio Palestina nella sede dei servizi di Damasco, dove sono stato nuovamente interrogato (stavolta più umanamente).
Quando hanno capito che non rappresentavo una minaccia mi hanno gettato in un sotteraneo, per poi espellermi. Con qualche aiuto sono riuscito a far pervenire un messaggio all’ambasciata belga, che si è adoperata in tutti i modi per liberarmi. Li ringrazio per la loro straordinaria efficienza.
Ora sono a casa, a Bruxelles. I miei sei giorni di inferno, la notte in cui sono stato interrogato ad Homs, e sopratutto le torture inflitte ai miei compagni di prigionia, molto più dure di quelle riservate a me, hanno rappresentato un’intensa sofferenza sul piano fisico come su quello psicologico. E nondimeno ringrazio Dio per avermi fatto precipitare in quel luogo di dolore, perché ora posso testimonare per conto di tutti quelli che ho lasciato laggiù.
Fino a questo momento, con riferimento alla Siria, ho sempre difeso i principi Westfaliani di diritto internazionale, sovranità nazionale e non ingerenza; ma dopo aver visto l’orrore e tutti quegli uomini orribilmente mutilati dai barbari al servizio di un dittatura di cui neppuro immaginavo il grado di ferocia adesso sono d’accordo con loro, voglio un intervento militare in Siria, un intervento che rovesci l’abominevole regime del Baath, anche se il paese dovesse scivolare nella guerra civile se questo è necessario, bisogna provarci, bisogna porre fine a 42 anni di terrore organizzato a livelli di cui non avevo la minima idea”. (…)
Fuck this bloody bastard regime! (in inglese nell’originale)
È facile immaginare come abbiano reagito i suoi amici pro-Assad. Prima era il massimo dell’obiettività, come quando scriveva:
Certamente in molti sono stati uccisi nel conflitto. Ma i media parlano di repressione governativa. Se il governo attaccasse manifestazioni pacifiche, allora la potremmo definire repressione, ma il governo siriano sta affrontando un esercito con base in Libano e in Turchia, finanziato dal Qatar, e addestrato dalla Francia; non si può dunque parlare di repressione. Il regime sta difendendo il suo territorio da un attacco straniero.
adesso lo accusano di essersi inventato tutto:
è stato detenuto per due giorni e mezzo a Damasco,e non sei, e non è mai stato incarcerato a Homs. Non avrebbe quindi potuto vedere le scene orribili che dice di aver visto. Ha richiesto l’assistenza dell’ambasciata, e gli è stata immediatamente concessa. Considerato come un bugiardo patologico e non come una spia, è stato immediatamente espulso.
Un vero rompicapo per chi leggeva i suoi articoli. Mentiva quando sosteneva Assad? Oppure sta mentendo adesso?”
Povero Piccinin! Ovviamente sbagliava prima e sbaglia adesso, visto che un intervento della Nato (ancorché improbabile) non farebbe altro che aggravare la situazione. E però c’è di che riflettere, sopratutto per gli adoratori del Re di Damasco.
Claudio Martini
Fonte: http://www.main-stream.it/
28.05.2012