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DECALOGO DEL POLITICAMENTE SCORRETTO: ISTRUZIONI PER L’USO
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A cura di Davide
Il 22 Agosto 2007
65 Views

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DI FRANCESCO LAMENDOLA
NWO

Questo decalogo è rivolto a tutti coloro che non vogliono fare carriera come intellettuali di regime o di partito, iscritti nel libro paga di questo o quel potente; che non sognano di potersi mettere al servizio interessato di questo o quel gruppo d’interessi; che non temono la solitudine, gl’insulti e le calunnie delle cagnette di pariniana memoria, sempre pronte ad azzannare lo sconsiderato che osi violare i mille tabù del mondo pseudo-intellettuale e non tener conto delle infinite forme di conformismo, servilismo e demagogia, grazie alle quali è oggi possibile far carriera nel mondo della carta stampata e, spesso, in quello dei feudi universitari.

Riconosci che non avrai altro Dio che la Scienza, intendendo per scienza non ciò che con questa parola intendevano modesti pensatori come Platone e Aristotele, ma grandi filosofi di valore incrollabile, quali i sostenitori del paradigma neopositivista.

Riconosci che solo la Scienza ci dà una immagine veritiera del mondo nonché gli strumenti per migliorare la nostra vita e realizzare le magnifiche sorti e progressive, fabbricando aerei a reazione sempre più veloci, medicinali chimici sempre più potenti, alimenti transgenici sempre più efficaci per sconfiggere la fame nel mondo, ecc.

Riconosci che solo la democrazia ed il libero mercato potranno assicurare pace e benessere all’umanità e che, pertanto, gli Stati Uniti hanno una fondamentale missione civilizzatrice da svolgere nel mondo, che solo i terroristi e gli Stati-canaglia possono avere l’impudenza di non apprezzare.

Riconosci che la storia ha dato ragione ai “buoni” e che i vincitori della seconda guerra mondiale e quelli della “guerra fredda” hanno il diritto morale di governare il mondo, anzi è doveroso mostrare loro sentimenti di eterna gratitudine, in quanto ci hanno liberati (da noi stessi, dalle nostre tendenze cattive) in cambio di qualche piccola base militare e di una certa quale influenza economico-finanziaria, peraltro notoriamente disinteressata.

Riconosci che al governo di Israele, essendo il legittimo rappresentante di una tragedia storica per la quale non vi sarà mai redenzione, occorre lasciare carta bianca in qualsiasi circostanza; e che il fatto che il popolo ebreo avesse lasciato la Palestina da circa 2.000 anni è un dettaglio insignificante, perché solo un vile antisemita può trovare da ridire sul fatto che il popolo palestinese, insediatosi in quella terra nel breve intervallo summenzionato, possa esserne cacciato a pedate quando vi ritornino i legittimi depositari della Terra Promessa.

Riconosci che l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea è un passo altamente desiderabile perché, come è noto, sia la storia che la geografia dimostrano che la Turchia è parte integrante dell’Europa; che solo un amico di Bin Laden potrebbe non vedere che questo è l’unico modo per prevenire la marea fondamentalista in riva al Bosforo; che solo un donchisciotte da strapazzo può avere ancora voglia di parlare di quei 2 milioni di Armeni che furono sterminati come pidocchi non solo nel 1915-16 da Enver Pascià, ma anche nel 1920-22 dal “padre della Turchia laica e occidentale”: Mustafà Kemal Atatürk.

Riconosci che fascismo e comunismo sono stati il Male assoluto, come oggi lo è ogni forma di antiglobalismo più o meno “oggettivamente” terroristica; mentre il liberismo e, in modo particolare, i banchieri di Wall Street – gli stessi che nel 1929 gettarono il mondo in una catastrofe senza precedenti nella storia – rappresentavano e rappresentano il Bene; l’uso della forza, da parte loro, è sempre legittimo, anche quando si tratta di polverizzare con l’atomica delle città indifese, piene solo di vecchi, donne e bambini.

Non interessarti mai di storia militare, perché passeresti subito per un militarista; né di storia del fascismo (se non per demonizzarlo), perché passeresti per fascista; né di storia del comunismo (come sopra), perché passeresti per comunista; non criticare l’immigrazione indiscriminata di decine di milioni di africani ed asiatici in Europa, perché passeresti per razzista; non criticare lo strapotere delle multinazionali, perché passeresti per fiancheggiatore dei talebani.

Non criticare la pornografia oggi imperante, perché ti accuserebbero di moralismo; non criticare la svirilizzazione degli uomini, perché ti accuserebbero di omofobia, né la smania di seduzione ultravolgare delle donne, perché ti accuserebbero di maschilismo; non pretendere che i figli obbediscano ai genitori o che gli studenti si affatichino troppo sui libri, perché saresti tacciato di autoritarismo; e non parlare di sacrifici o di doveri, ma solo di piaceri e di diritti, se non vuoi essere schedato come piagnone e degno erede di Savonarola.

10° Soprattutto, non parlare mai, mai di valori permanenti, di verità assolute, di tensione metafisica, di trascendenza o di umana aspirazione a ciò che è bello, buono e vero; ma piuttosto parla di crisi dell’io, di crollo di tutte le certezze, di malessere esistenziale, di immanenza rigorosamente laica, di nausee e vomiti per il fenomeno “vita”, di sovversione di tutte le regole in nome della ricerca più sfrenata del piacere individuale. E, se vuoi un consiglio da amico, butta nel cesso la Venere di Milo e il Doriforo di Policleto; vai piuttosto a goderti l’art brut alla Biennale di Venezia; e scordati Bach o Mozart, ascolta e impara dal rock metallico.

Queste sono le dieci regole fondamentali, i dieci comandamenti dell’intellettuale a un tanto il foglio di bavose adulazioni per colui che lo paga e che gli rende possibile vivere in quella beata illusione per cui, a forza di guardare il pezzettino di muro che si vede dalla finestrella della propria cantina, si finisce per delirare sulla propria infallibile e onnicomprensiva conoscenza del mondo.

In effetti, questi evirati intellettuali da salotto sanno solo berciare i luoghi comuni più triti, anche se – spalleggiandosi a vicenda – hanno l’incredibile faccia tosta di presentarli come il massimo della modernità e dell’anticonformismo; e, siccome gridano tutti insieme con le loro vocette da conigli mannari, riescono a fare un tale baccano da credere loro per primi alle loro stesse menzogne e alle loro stesse enormi stupidaggini.

Lasciamoli berciare instancabilmente e gracidare sulle sponde fangose dello stagno. Come diceva Nietzsche, bisogna scegliere un nemico degno da combattere; mentre qualunque polemica con costoro avrebbe l’inevitabile effetto di sprofondare nella stessa melma anche le persone pulite e in buona fede.

Il male non è che ci siano degli intellettuali da marciapiede, pronti a vendersi al primo offerente; il male è che molta gente li prende sul serio e arriva a pagare i giornali sui quali essi conducono una sfrontata propaganda per i loro padroni, e che non valgono neanche la carta di cui sono fatti (poveri alberi, sacrificati per mandare in rotativa quotidiane sciempiaggini a un tanto il rigo!). Il male, come diceva qualche secolo Etienne De La Boëtie, la servitù volontaria, questa ansia di autocastrazione del pensiero, di autolobotomizzazione dei cervelli. In cambio di che cosa, poi? Di questo benessere fasullo che capitalismo, scientismo, materialismo e apparato tecnologico ci rifilano come fosse moneta buona, mentre è solamente sterco.

Francesco Lamendola
Fonte: www.nwo.it
Link: http://www.nwo.it/decalogo.html
20.08.07

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