DI GIULIETTO CHIESA
Per la modica cifra di 230 miliardi di vecchie lire (115 milioni di euro) “l’Ingegnere” si è comprato Rete A di Alberto Peruzzo. Cosa ne vuol fare e quali siano gli obiettivi politici ed economici che persegue è ancora tutto da vedere…
C’è (e tra questi lui stesso, La Repubblica, cioè ancora lui stesso, e parecchi commentatori simpatizzanti) che tiene bassi i toni, e insiste sul “canale musicale”, tipo MTV.
Come dire: state tranquilli, siamo qui per fare business, cioè un canale “tutta musica”, sfruttando il ricco parco radio di cui già l’Espresso dispone (Radio D.J.,Radio Capital, M2O), e puntando a fare salire i profitti dai 20 milioni annui di Peruzzo ai 40. Può darsi. Ma facciamo qualche conto semplice: Rete A aveva circa lo 0,2% del mercato pubblicitario. L’Ingegnere non ha certo l’intenzione di ripetere l’esperienza fallimentare di Cecchi Gori, e quella di Tronchetti Provera, che si è arreso all’evidenza nell’estate del 2001, dopo essere subentrato a Colaninno, e si è ritirato in una nicchia, dalla quale non intende disturbare nessuno. Entrare nel circolo Mediaset-Rai è impensabile: quei due raccattano il 98% del mercato pubblicitario e, con la legge Gasparri, Mediaset raddoppierà la sua influenza attuale, che è già di oltre 3 miliardi di euro. Ma questo non esclude altre vie. E la situazione è mobile sotto molti profili. Dunque non si può escludere un’operazione corsara. Pertanto attenzione ai possibilit sviluppi.
Rete A copre già, analogicamente, l’80% del territorio nazionale, e ha l’autorizzazione a passare al digitale terrestre. Con la tecnologia multiplex compri uno e prendi quattro, cioè al posto di un canale analogico se ne possono avere quattro del digitale terrestre (cioè trasmessi via etere e non via satellite).
I portavoce dell’Ingegnere negano di volersi incamminare verso una tv generalista (come La 7), ma potrebbero pensare (perchè no?, una specie di allenamento preliminare) a un canale informativo all news . Del resto è quello che sta facendo Sky, via etere, e che si apprestano a fare, sul digitale terrestre, sia Mediaset, che Telecom, che Fastweb (usando il calcio).
E poi scaldarsi i muscoli non è una perdita di tempo in vista della prossima, vicinissima (tanto vicina che è già cominciata) privatizzazione della Rai. Il gruppo di punta della borghesia illuminata italiana, insomma, forse si è accorto (con un tremendo ritardo) che la televisione non solo è un business colossale, ma che è decisivo per le sorti politiche del paese. Sulla prima variante si può essere certi. Sulla seconda si può soltanto sperare, per il momento.
Ma forse anche loro si sono messi a studiare più attentamente quello che Berlusconi ha ribadito, questa volta gridandoglielo in faccia con il megafono dell’Insetto: la tv è tutto, perchè tutto accade in tv, pirla che non siete altro. Come potete sperare che io me ne privi per darla a voi? Così hanno deciso che, finchè sono ancora in tempo, sarà meglio comprarsela.
Giulietto Chiesa
Fonte:www.giuliettochiesa.it
24.12.04