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La Redazione

 

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DAVIDE CONTRO GOLIA – REMIX: UN'INTERVISTA A GILAD ATZMON

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A cura di Davide
Il 16 Maggio 2005
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Era chiaro che nella maggior parte dei casi, dovevamo assicurarci che i nazisti non venissero mai processati e condannati. Sapevamo che un atto di giurisdizione avrebbe avuto l’impatto dell’Olocausto. Avrebbe operato una soluzione e forse anche fondato una disastrosa riconciliazione tra mondo ebraico e i gentili. (“My one and only love”).

DI SIMON JONES

L’11 settembre e la comparsa di ciò che somiglia moltissimo a un’asse imperialista USA-Israele ha fatto girare la testa alla politica, creando un’ondata spaventosa di violenza e inquietudine nel mondo. Trascurando il famigerato bL [bin Laden], qualche figura della resistenza ha osato sfidare questo nuovo ordine mondiale della scena politica (ascoltate Chavez!).Nel panorama culturale ci sono finora alcune voci che ci aiutano a capire la minaccia crescente all’ordine mondiale pre-11 settembre. Una voce notevole è quella di Gilad Atzmon, scrittore e musicista ex-israeliano. Un autentico Davide – un sabra, come amano chiamarsi i nativi del nuovo stato di Israele, lui osa puntare il dito (la fionda?) verso i perseguitati di un tempo, ora vittoriosi Golia Ebraici, che marciano verso una loro idea di Grande Israele, trascinando il resto di noi lungo una via di guerra e caos.

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Per prima cosa, un abile musicista Jazz, vincitore con il disco “Exile” del premio della BBC come Migliore Jazz Abum del 2003, Gilad Atzmon è stato ispirato dalla propria esperienza personale come parte di questo emergente ordine mondiale , a protestare contro. I suoi saggi su Internet nel suo sito (www.gilad.co.uk), sono analisi taglienti sulla spietata mentalità colonialista di Israele. E’ anche autore di due romanzi.

Il suo nuovo romanzo “My one and only love” è come un antefatto del suo primo libro “Guide for the perplexed”, scritto nel 2002, e può essere ordinato qui ( www.saqibooks.com). Entrambi sono valide e divertenti parabole politiche che smascherano l’uso opportunistico delle sofferenze degli Ebrei per promuovere lo Stato d’Israele. “My one and only love” offre una stuzzicante visione dall’interno dei meccanismi di uno stato nato dal sotterfugio.

“Guide for the perplexed” si svolge dopo il suo collasso e incorporazione in uno stato della Palestina. Il motto del Mossad è: “Con il sotterfugio, TU farai la guerra”. Gilad usa la narrativa per penetrare questo oscuro mondo della realtà israeliana. Anche quando colti con le mani nel sacco nel condurre spionaggio internazionale, tutti i fatti sono negati come di routine (passaporti falsati, omicidio, tortura e naturalmente i VERI piani per la pace), e nello stesso tempo perseguiti energicamente, come se il resto del mondo fosse completamente cieco.

Osserviamo questo ripetutamente come se dovesse andare avanti all’infinito. Dandogli un inizio e una fine – per lo meno in forma di romanzo – dà una luce diversa dove si concentra il tutto. La mia prima impressione fu che la premessa di “My one and only love” – Israele che usa gruppi culturali per contrabbandare armi e catturare ex-nazisti – portava le cose all’estremo per sostenerne la tesi. Si, Mordechai Vanunu viene sedotto da un agente del Mossad (neanche israeliana, ma americana), ma nascondere ex-nazisti nelle custodie del contrabbasso e imbarcarli all’infinito intorno al mondo?

Non essendo un esperto di storia israeliana, ho chiesto a Gilad proprio quanto vicini ai personaggi reali fossero la sexy protagonista, gli agenti della Mossad, lo stesso eroe Danny e gli altri. Come sospettavo i personaggi erano un mix di varie tipologie israeliane, e dato che non mi voleva svelare troppo della storia, ho suggerito di tentare di giocare ad “attacare la coda al mulo”. Aparte Danny, c’è “the Kid” (Ben Gurion ‘the elder’), l’agente Parsley, Codcod e altri che potrebbero essere chiunque tra un numero di personaggi politici israeliani, compreso Sharon, Yitzhak Shamir e Isar Arel.

Gilad fornisce dei suggerimenti per gli altri usando nomi simili (Henchmann per Eichmann, Vizikrechzintal per Vizintal, Ingelberg per Mengele). Ma sfortunatamente per il mondo, afferma che ogni ‘mulo’ ha di sicuro una ‘coda’.

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SJ:Quanto è realistico lo scenario degli agenti dell’intelligence israeliana che usano gruppi culturali come prima linea?

GA:Molto realistico – e neanche tanto originale. A quanto pare la CIA usava musicisti jazz come messaggeri politici. Un libro su questo argomento è stato pubblicato da Harvard quest’anno; ho letto una recensione e un estratto sull’Indipendent (il capitolo su Stan Getz mandato in Thailandia per compiacere il re, un famoso musicista jazz e anche sassofonista.)

In qualche modo, chiaramente io stesso, essendo (un tempo) un giovane clarinettista israeliano, suonavo in tutto il mondo (specialmente in Germania) promuovendo una scaletta colonial/sionista. Questa parte della storia è quasi autobiografica. Per 2-3 anni ho collaborato con la colpevole industria d’Israele.

Divertente quanto può sembrare, quando avevo 26 anni ricevetti una lettera formale dall’ufficio del “primo ministro” israeliano, che mi invitava a unirmi ai servizi segreti israeliani (sostanzialmente il Mossad) – spero tu comprenda che non mi sono candidato per quell’allettante cambiamento di carriera. Non ho avuto nessun dubbio che sapessero esattamente chi fossi, quello che facevo e come sfruttare il “vantaggio” della musica.

SJ:Oggigiorno è ancora così importante? Sappiamo di studenti d’arte e promotori coinvolti nello spionaggio negli Stati Uniti, ma suonatori di contrabbasso che trasportano ex-nazisti?

GA:Ovviamente questa è una parodia, ma tuttavia amano imbarcare esseri umani in casse; e l’hanno fatto più di una volta:

SJ:Esiste un accurato studio effettivo su questi fatti?

GA:Non veramente, ma d’altra parte, ogni israeliano e ogni Ebreo della Diaspora Sionista, è potenzialmente un agente sionista. Israele può tenere sotto controllo la comunità ebraica mondiale fuori dallo stato stesso, attraverso un sistema unico di sayanim, aiutanti volontari ebrei. Al momento ci sono diverse investigazioni effettive negli USA.

Tutti sappiamo di Pollard. Questo si adatta molto bene alla filosofia sionista. Se Israele è lo stato di tutti gli ebrei allora ogni ebreo nel mondo è un simpatizzante israeliano. Ci si aspetta che ogni ebreo sia leale al proprio stato nazionale (Israele) piuttosto che allo stato dove risiede. Quando l’Argentina è entrata nella crisi economica, molti dei suoi abitanti ebrei sono partiti per Israele; lo stesso è accaduto nella stessa ex Unione Sovietica.

La lealtà degli Ebrei ai paesi che li ospitano è messa alla prova ripetutamente da Israele. Quando parliamo di manipolazione culturale, gli israeliani sono molto avanti nel gioco. Gli israeliani sono stati molto veloci nel diffondere le loro Ava Nagila e Hatikva, prova solo a chiederti quante canzoni palestinesi conosci. Gli israeliani sono stati velocissimi nell’usare l’armata Ebrea dei loro migliori maestri violinisti; si sono tutti radunati per Israele nel ’67 e nel ’73.

Pensate a Barenboim, che fu così efficiente nel promuovere l’ideologia sionista di sinistra reclutando il vecchio Edward Said, a dispetto dei suoi tentativi di riunire i giovani israeliani e palestinesi attraverso la musica classica, credo che quello che voglia in realtà sia usare l’ingenuità degli arabi per fargli approvare la scuola sionista di sinistra.

Ammettiamolo, questi ragazzi sono molto convincenti. Nel libro ho fatto un po’ di luce sui loro metodi. essendo io stesso un musicista cerco di usare contro di loro le loro stesse strategie. uso la musica per esporre le loro morbide pance. Devo ammettere che funziona.

SJ:Uno dei leggendari pianisti canadesi, Anton Kuerti, è un sostenitore e amico di Mordechai Vanunu e coinvolto attivamente nel supportare la causa palestinese. Entrambi siamo musicisti…I tuoi personaggi usano la musica per appoggiare servilmente Israele, ignorando i propri crimini e quelli di Israele. Ma ci sono musicisti che sono appassionatamente anti-Israele. Cos’è riguardo la musica che può penetrare il linguaggio ipocrita della politica?

GA:Questo è ciò che la musica ordinaria si supponga faccia. Come sai nelle mie serate suono Lilly Marlene. Non è molto musica, come l’arte in generale. Dato che i politici comunicano con le loro masse in un dato ordine simbolico, non potranno mai presentare un cambiamento concettuale. L’artista d’altro canto è capace di espandere il nostro assetto simbolico. In questo modo, l’artista è l’unico che può introdurre una realtà alternativa.

L’artista è il primo segno di un cambiamento. L’artista è laddove un modo di pensare alternativo giunge al mondo. Questo è il motivo per cui nella nostra era globalizzata. l’arte è controllata dai monopoli dell’industria della cultura tanto quanto dai politici. L’arte e l’espressione estetica sono le più grandi minacce per l’ordine corrente. Questa è la ragione per cui le maggiori case discografiche ci forniscono un’immagine di musica anarchica. Fintanto che la
controllano, non sarà poi così pericolosa…

SJ: Riuscirai a promuovere il libro?

GA: Finora ho avuto un evento letterario nell’organizzazione palestinese SOAS. Ovviamente alcuni leaders tra gli studenti sionisti hanno cercato di bloccarlo senza successo. Non è così facile fermarmi: sono un musicista jazz conosciuto; suono davanti a centinaia di persone a settimana. La prossima settimana ho quattro incontri letterari nel Regno Unito; vediamo cosa accadrà…

SJ: Ma tu pensi e scrivi in ebraico? hai sostenuto che l’ebraico moderno è un lingua artificiale. La letteratura in lingua ebraica è condannata a essere di second’ordine a causa dell’agenda politica che le sta dietro?

GA: Di quando in quando riesco a pensare in ebraico ma non più a scriverlo ormai. Un po’ di tempo fa ho deciso di non comunicare più con la gente ebraica. Sostengo ogni forma di boicottaggio nei confronti della gente e delle società israeliane. Sostengo che gli accademici e gli artisti israeliani dovrebbero essere banditi da ogni attività d’oltreoceano finché non denunciano pubblicamente lo Sionismo.

Questo implica anche che loro, gli ebraici, non possono acquistare i miei album e i miei libri. Se proprio insistono li possono sempre acquistare all’estero online. So per certo che alcuni di loro lo fanno. Dicendo questo, devo affermare che l’ebraico è una lingua stupefacente. Un pozzo di introspezione spirituale e ideologica. E tuttavia una lingua molto pericolosa.

Gli Ebrei Ortodossi pre-sionismo avevano realizzato che allo scopo di mantenere la lingua ebraica come anima spirituale, avrebbero fatto meglio a comunicare in un’altra lingua. Questa era parzialmente la filosofia dietro l’Yiddish e il Ladino (ovviamente esistono altri motivi che hanno a che fare con le strategie commerciali – Garantisce che i goy – i non ebrei – non capiscano nulla di quello che i commercianti stanno dicendo).

Gershon Sholem, il letterato Ebreo Tedesco fu abbastanza intelligente da predire che l’idea del ‘popolo eletto’ che parla la ‘lingua di Dio’ sarebbe finita in tragiche conseguenze. Se seguiamo il discernimento dell’ermeneutica, siamo d’accordo che la gente è plasmata dal linguaggio o anche appartiene al linguaggio, allora dobbiamo ammettere che i primi Sionisti furono molto abili nel predirre l’impatto devastante dell’ebreo israelitico.

Avevano ragione. Gli ‘eletti’, che parlano la lingua di Dio, si dà il caso che siano gli ultimi esseri immorali. Con entusiasmo allo stato puro gli eletti ‘hanno redento la terra di Israele’; in pratica ripulirono etnicamente la popolazione indigena dei Palestinesi nel 1948. Lo fecero in Ebraico, considerando se stessi come l’ultimo capitolo della Bibbia.

Poi ‘liberarono’ Gerusalemme, di nuovo in ebraico, dopo 2000 anni. Gli ebraici reclamano di aver istituito una continuazione intrinseca con i loro Avi Biblici. Detto questo devo ammettere: l’Ebraico è davvero una lingua unica. Ma nelle mani degli Sionisti è uno strumento criminale. Spero veramente di vedere questa lingua chiusa nell’armadio, maneggiata con cura dai Rabbini (entità spirituali) e dagli studiosi, trattata come anima spirituale piuttosto che da ricetta colonialista.

SJ:Come affronti i tuoi critici?

GA: Mi chiamano in tutti i modi possibili – l’ebreo che odia se stesso, per esempio: Marx, Freud, Chomsky – c’è della bella gente nella lista. La chiamo il mio punto Cartesiano – fintanto che la gente mi detesta, allora vuol dire che sto dicendo qualcosa.

Simon Jones è un giornalista freelance Nord Americano che vive in Uzbekistan. E’ interessato alla post Unione Sovietica, il Medio Oriente e altro ancora.
Fonte:http://simonjones1.blogspot.com
Link:http://simonjones1.blogspot.com/2005/04/david-vs-goliath-remix-interview-with.html
15.04.05

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di LAURA

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