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La Redazione

 

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CURE DUBBIE

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A cura di Davide
Il 14 Febbraio 2015
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DI THEODORE DALRYMPLE

takimag.com

La vita è piena di piccole ironie, per me una di queste è che, ora che mi sono ritirato dalla professione medica, ho molto più tempo per leggere le riviste mediche e sto trovando quest’esperienza piuttosto snervante.

Prima, quando esercitavo, davo una rapida occhiata alle riviste e ingenuamente pensavo che quei compendi di documenti scientifici che venivano offerti ai medici impegnati, rappresentassero più o meno fedelmente il contenuto di tali documenti e che, ciò che più contava, le conclusioni a cui giungevano fossero avvalorate da prove concrete.

Ho scoperto, leggendo queste riviste più attentamente, che molto spesso non è così: che le conclusioni non sono avvalorate da prove o sono esposte in modo tale da risultare fuorvianti.

Non sono totalmente scettico sulla medicina moderna, e come quasi tutti, in caso di malattia, mi sarei rivolto ad un medico. Se non fosse per la medicina moderna o moderna comparata, sarei già morto molto tempo fa. Tuttavia, non è un fatto rassicurante che molto di quello che fanno i medici, e che io stesso ho fatto, non sia scientificamente valido se non addirittura dannoso in alcuni casi.

“E’ possibile solo una conclusione: che i principali beneficiari degli sforzi dei medici sono i produttori di farmaci ed i medici sono solo figure secondarie”

Ecco qui, come esempio, un piccolo estratto sul retro di un’edizione recente del British Medical Journal. Fa parte della sezione “Minerva” che riporta brevi sunti di importanti documenti di altre riviste mediche:

“Se i pazienti sapessero quanto poco bene gli stanno facendo le medicine che assumono, quanti di loro continuerebbero a farlo? Nel diabete di tipo 2, lo stretto controllo della pressione arteriosa è essenziale probabilmente solo in pazienti al di sopra di una certa soglia di rischio cardiovascolare, come dimostra, tra gli altri, l’esperimento ADVANCE. Ma l’analisi dei dati ADVANCE … mostra che, anche se si selezionassero i pazienti a più alto rischio, bisognerebbe sottoporne per lo meno 200 al trattamento per cinque anni per prevenire un solo evento avverso.”

Forse dovrei specificare che nella ricerca medica alle prove controllate vengono assegnate delle sigle o pseudo-sigle, in questo caso ADVANCE sta più o meno per Action in Diabetes and Vascular Disease. E l’evento avverso di cui si accenna nella frase riportata sta per attacco cardiaco o collasso cardiocircolatorio.

Quello che vuole dire questo piccolo paragrafo è che nel mondo ci sono migliaia e forse milioni di persone ignare che continuano ad assumere farmaci che causano effetti collaterali reali e potenziali, spendendo ingenti risorse, a beneficio di tutti tranne che di se stesse. Non lo capiscono o non lo vogliono capire, anche se più volte sono state informate della logica e della statistica in base alle quali vengono curate: poiché spesso i pazienti non ascoltano, non comprendono o non accettano le informazioni che gli vengono date dai medici (si intende quei medici che danno informazioni).

La situazione attuale è anche peggiore di quanto ci illustra questo piccolo trafiletto, poiché nell’ambito di test medici controllate come l’ ADVANCE, i pazienti che partecipano alle prove tendono a seguire scrupolosamente le prescrizioni mediche, molto di più che nel caso dei normali pazienti. Metà dei pazienti ai quali sono prescritti farmaci contro l’ipertensione arteriosa, normalmente smette di prenderli nel giro di dodici mesi; il resto raramente li assume secondo le precise prescrizioni. Inoltre, la maggior parte dei pazienti a cui sono prescritti i farmaci non rientrano neanche nella categoria di “alto rischio”, quei 200 cioè che dovrebbero prendere il farmaco per cinque anni di seguito per prevenire un solo infarto o collasso cardiocircolatorio.

E’ possibile una sola conclusione: i principali beneficiari di questi sforzi medici sono le industrie farmaceutiche, i medici sono solo figure secondarie.

Questa non è affatto una situazione anomala nella medicina moderna. Molte procedure di screening sono piene di dubbi e incertezze: alcune fanno più male che bene, suscitando ansia o promuovendo interventi chirurgici non necessari o causando effetti collaterali immediati. Sempre più spesso il paziente non è tanto malato quanto portatore di fattori di rischio della malattia in questione, di cui il medico tenta di annullare l’effetto statistico.

Dalla stessa colonna di “Minerva”, si apprende che i controlli sanitari annuali su persone di età compresa tra i 40 e i 75 anni risultano praticamente inutili, almeno per quanto riguarda quelli svolti in Gran Bretagna, fatta eccezione per un lieve stimolo keynesiano per l’economia. Quando sono stati esaminati i risultati di 130.356 persone sottoposte a tali controlli, si è scoperto che solo al 20 per cento di quelli ad alto rischio di malattia cardiaca erano state prescritte statine e tantomeno quelli con alta pressione sanguigna sono stati sottoposti a una cura per abbassarla.

Dal momento che gli effetti benefici del trattamento con statine sono sempre oggetto di polemiche, particolarmente per quelle persone che hanno già sofferto di cardiopatia ischemica o che hanno avuto un ictus, e dal momento che il trattamento della pressione alta è utile solo in modo marginale, in modo tale che il vantaggio di trattare meno del 20 per cento di quelli che soffrono di alta pressione sanguigna sia del tutto irrilevante dal punto di vista della sanità pubblica, possiamo concludere con sicurezza che i controlli sanitari annuali effettuati in Gran Bretagna sono una perdita di tempo; a meno che il vero oggetto dell’attività sia proprio quello di perdere tempo, in qual caso la perdita di tempo non è più semplice perdita di tempo ma un’attività proficua. Proficua per chi la svolge – cioè il medico – ma tempo molto ben sprecato per il paziente.

Parte del problema è l’assunto che fare qualcosa è comunque sempre meglio che non fare niente. I medici del passato, proprio per il fatto che allora c’era da fare ben poco, adottarono una nota tecnica, quella dell’ inertia magistralis: assunsero cioè un atteggiamento di statica vigilanza, dando al paziente l’impressione – falsa, ma rassicurante – che avrebbero fatto tutto quanto necessario in caso fosse accaduto qualcosa di spiacevole. Dal momento che la maggior parte delle persone migliorarono in ogni caso, questo sembrava confermare la saggezza del medico.

L’inerzia magistrale, tuttavia, non fa aumentare le parcelle o la reputazione del medico. Anche i pazienti preferiscono fare qualcosa piuttosto che niente per tentare di guarire. Per questa ragione alcuni di loro non sono semplicemente sorpresi, ma si sentono sopraffatti quando si presenta in loro una patologia: poiché erano disposti a fare qualsiasi cosa per restare in salute: dal mangiare broccoli a sottoporsi a biopsie della vescica.

Il mio dottore, che non ho mai incontrato di persona, mi manda (piuttosto è il suo computer che mi manda) continui richiami per sottopormi a screening vari.

Ma a me non interessa sapere se ho o meno il 10% di possibilità di un attacco cardiaco entro i prossimi dieci anni.

Theodore Dalrymple

Fonte: http://takimag.com

Link: http://takimag.com/article/dubious_cures_theodore_dalrymple/print#ixzz3KdkOH487

30.11.2014

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SKONCERTATA63

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