DI GIANLUCA FREDA
Blogghete!
Quella appena trascorsa è stata una buona settimana. Una settimana di crolli. Prima è crollata la tracotanza del Papa, cacciato dall’Università romana La Sapienza dove tutto era già pronto per uno dei suoi comizi oscurantisti, complici le laicissime autorità dell’ateneo. Non è che io sia contro i comizi pontifici nelle università italiane, ci mancherebbe. E’ solo che, in nome della buona creanza, gli scambi di cortesie fra stati sovrani dovrebbero essere reciproci. Permettiamo pure a B-16 di sproloquiare su aborto ed eutanasia dai pulpiti laici dei nostri templi della cultura. In cambio vorrei però che il papa-sgorbio, in segno di riconoscenza, autorizzasse una conferenza di Piergiorgio Odifreddi dal balcone di Piazza San Pietro. O così o niente, nella vita non si può solo ricevere senza mai ricambiare.
Poi è crollato Mastella, insieme alla “Fist Lady” Sandra, sotto il peso di così tante ipotesi di reato che faccio ormai fatica a tenerne il conto. Se qualcuno conosce qualche nuova ipotesi di reato a carico di Mastella, dei suoi familiari e/o dei soci di partito, per favore, me la comunichi per e-mail. Vorrei avere al più presto la collezione completa e mi mancano pochissimi articoli del codice penale per ottenerla.
Poi è crollato per manifesta incompetenza gestionale il “Portale dell’Italia”, il sito web gestito da Francesco Rutelli, costato 45 milioni di euro (90 miliardi di lire). Pur dolendomi dello sperpero indegno (ma consueto) del denaro dei contribuenti, faccio notare, con un certo orgoglio, che per il mio piccolo blog non ho speso nemmeno una lira e ho avuto molti, ma molti più utenti del sito gestito da Francesco Rutelli. So’ soddisfazioni. Il “Portale dell’Italia” doveva essere una vetrina in grado di mostrare al mondo le competenze, le qualità e le capacità tecniche del nostro paese, “riportando l’Italia al posto che le spetta”. Direi che l’obiettivo è stato perfettamente centrato.
Poi sono crollate, sotto l’avanzare di deliziosa e progressiva catastrofe, le borse europee. E’ stato uno spettacolo spassoso ed eticamente formativo. Ho portato mia figlia più piccola di fronte allo schermo del PC e le ho mostrato, una per una, le foto degli operatori finanziari urlanti, sudati e con le mani nei capelli. A quell’età sono cose che restano impresse per tutta la vita e si ricordano con affetto. “Guarda, bimba… quello è un trader milanese che ha perduto 30 milioni di euro investiti sui subprime. Come strilla! Lo vedi quant’è brutto, a papà?”.
Il crollo delle borse mi è risultato tanto più gradito in quanto araldo dell’avvento di un altro crollo, lungamente atteso: quello dell’economia USA, oberata dai debiti di guerra, dal declino morale e produttivo, dallo sperpero folle di orde di consumatori squattrinati, indebitati e imbecilli. Sarà uno spettacolo indimenticabile veder schiattare l’economia statunitense come uno di quei pachidermici avventori americani di McDonalds, col culo largo quanto il ponte di decollo della Lincoln, che si sia ingozzato di cheeseburger fino a superare la massa critica. Sarà una pirotecnìa di cartilagini, un tripudio di escrescenze carnose che schizzano verso la stratosfera come i fuochi del quattro di luglio. Non voglio perdermelo per nulla al mondo.
E’ crollata anche, secondo un sondaggio dell’Eurispes, la fiducia degli italiani nelle istituzioni. Sono vivo per miracolo. Ero infatti intento da anni a cercare di estrarla dalle macerie col pennellino da paleontologo quando ho scoperto, con somma sorpresa, che la fiducia era ancora in piedi ed è rovinata in frantumi soltanto oggi. C’è mancato poco che mi cascasse addosso, non vi dico lo spavento. Un pezzo di fiducia nella magistratura, franata sotto il 50 per cento, mi è passato a cinque centimetri dalla cervice, rischiando di schiacciarmi come un cocomero. Un venditore di souvenir che si trovava a poca distanza è stato travolto da un grosso detrito di fiducia nella scuola, crollata al 33 per cento, restando ucciso sul colpo. La fiducia nella Chiesa, resa pericolante dai demoniaci sorrisi di Ratzinger, è piombata sotto il 50 per cento, provocando alcune decine di feriti. Ecco perché ogni volta che Ratzinger stirava i muscoli facciali in quell’atroce sogghigno mi sembrava di sentire certi sinistri scricchiolii. Ma il botto più forte lo ha fatto la fiducia nel governo, che si è schiantata sulla via sottostante, sfondando la sede stradale e precipitando sotto il 20 per cento. I vigili del fuoco, accorsi sul luogo della sciagura, non hanno potuto far altro che raccogliere le vittime, sgomberare la zona e proclamare lo stato di calamità.
Dulcis in fundo, crollata la fiducia nel governo, è crollato anche il governo, investito da una carica di parlamentari dell’Udeur in fuga. “Prodi sull’orlo della crisi”, titolano con pietoso eufemismo i quotidiani stranieri, fissando orripilati il corpo del professore bolognese già sfracellato in fondo alla scarpata. Si accalcano intorno alla scena del tragico incidente i litigiosi candidati alla successione: i Berlusconi mezzi morti, i Bossi redivivi, gli zombi diniani, i Giordano rantolanti. Domattina il cadavere verrà composto alla Camera “per rendere comunicazioni sulla situazione politica generale”. Mosso da umana pietà, vorrei risparmiare al morto quest’estrema, inutile fatica. La situazione politica ve la dico io, ed è la seguente: una situazione eccellente, come in ogni circostanza in cui sia grande il disordine sotto il cielo.
Non c’è più il governo, stritolato dall’incriminazione del Ministro della Giustizia e del suo intero partito, come avviene in ogni Repubblica delle Banane che si rispetti.
Non ci sono più gli Stati Uniti, nostri ex imperatori, che fin dall’epoca della loro occupazione d’Italia avevano tenuto in piedi con stragi e prebende la repellente pantomima di cialtroni che amavamo chiamare “democrazia”. E’ ufficiale: gli Stati Uniti sono morti, economicamente, militarmente, produttivamente e – soprattutto – moralmente. Che possano bruciare all’Inferno.
Non c’è più la finanza allegra e caciarona, che negli ultimi vent’anni ci aveva garantito un’ebete sopravvivenza vegetale nel polmone d’acciaio delle sue bolle speculative. Siamo soli e affamati, con il pane che rincara, il denaro che si deprezza, la crisi petrolifera che incombe. Riaprite il vostro orticello, presto, se ricordate ancora come si fa a concimare una pianta di fagioli!
Non c’è più la scuola, magistra vitae, che spesso non ci ammaestrava alla vita ma ci iniettava germi di pensiero, rendendo la vita e le sue traversie più sopportabili. Quando saremo soli con l’inflazione e la fame, non avremo più Seneca, Agostino, Petrarca, Pirandello e Gadda a consolarci. Solo grossi Suv senza carburante e telefonini millefunzioni che non squillano più. Potete imparare a leggere da soli o rassegnarvi a fissare uno schermo bianco. Vedete voi, io, tra un turno di lavoro e l’altro, ho imparato un po’ d’alfabeto per i tempi di crisi.
Non c’è più la fiducia, e questo è grave, perché la fiducia era una cosa seria che si dava alle cose serie. Oggi la fiducia si dà alla legge finanziaria di Prodi, mentre la Galbani, che voleva dire fiducia, è stata svenduta da Prodi agli angloamericani insieme al resto del Belpaese. La fiducia continua ad essere una cosa seria, solo che non ci sono più cose serie a cui destinarla. L’emmenthal svizzero non è adeguato. Le cose serie dovrete cercarle e trovarle da soli. Non è poi un’impresa così disperata. Vi auguro buona fortuna, ma non ne avrete bisogno.
Non c’è più la Chiesa, e dovrei dire “finalmente!” ma in questo momento non ne ho la forza. In tempi di vuoto pneumatico delle coscienze anche un dio decotto, impiccione e piagnucolante come il vecchio capellone appeso poteva tornare utile. Vabbè. Tutti gli dèi muoiono prima o dopo, a maggior ragione quelli già schiantati sul Golgota da duemila anni. Toccherà trovarne un altro. E non fate quella faccia come se fosse la fine del mondo! Avete idea di quante volte lo abbiamo già fatto nei millenni passati?
C’è ancora l’Unione Europea, ma per poco, temo (o spero). Non appena la crisi economica si farà sentire e i rendimenti dei titoli di Stato tra nazione e nazione raggiungeranno un tale dislivello da creare concorrenza tra i paesi membri, i paesi più disastrati (e quindi con i titoli a più alto rendimento) come il nostro verranno accompagnati cortesemente alla porta. Abituatevi alla vita di periferia nel vecchio continente. Si è più soli, ma molto meno male accompagnati e certe sere d’estate si riesce perfino a divertirsi.
Non c’è più la scienza, asservita alla religione del profitto e del controllo delle masse fino a diventare essa stessa una religione, strapiena di dogmi antiquati e senza senso. La scienza: l’unica religione monoteista priva di divinità che la storia dell’uomo ricordi. Non c’è più il lavoro, su cui la Repubblica Italiana era fondata e su cui è sprofondata quando le fondamenta hanno ceduto. Non c’è più l’informazione, sostituita dal blaterare incessante del gossip e delle veline di regime, l’equivalente assordante di un silenzio di tomba. Non c’è più l’Occidente. Non ci sono più l’onore e il coraggio. Non ci sono più le mezze stagioni.
Questa è, in estrema sintesi, la situazione politica che, se fossi nel morto che cammina, mi sentirei di illustrare domani mattina alla Camera: non c’è più l’Italia, né il mondo come lo conoscevamo. Ci siete voi e solo voi, senza più leader in cui credere, senza più stelle avvelenate da seguire. Può sembrare una situazione disperata.
Non lo è affatto. E’ eccellente, come diceva il vecchio Zedong.
E’ difficile spiegarvi il perché.
Lo scoprirete solo vivendo.
Gianluca Freda
Fonte: http://blogghete.blog.dada.net/
21.01.08