DI GIANLUCA FREDA
Blogghete
CRONACA DI UN BLITZ DI SUCCESSO
Prendendo con le dovute cautele le notizie pubblicate da Repubblica ed essendo facile profeta nell’immaginare che lo svolgimento dei fatti si rivelerà ben presto molto diverso da ciò che è riportato dai giornali di regime, vorrei commentare a mia volta alcuni commenti del mondo politico riguardo il recente blitz delle forze Nato in Afghanistan che ha portato alla “liberazione” dei due ostaggi italiani. Il blitz si è risolto, com’è noto, in un bagno di sangue in cui hanno trovato la morte, oltre ai rapitori, anche altre persone il cui coinvolgimento nel sequestro non è affatto provato. I due ostaggi, dal canto loro, sono a loro volta rimasti feriti, uno in modo molto grave. Di fronte a questa ecatombe, frutto della ferocia e dell’incapacità delle truppe Nato, che hanno preferito una strage al pagamento di un insignificante riscatto, i nostri politici hanno commentato:
Fausto Bertinotti: “E’ bene quel che finisce bene. Tiriamo tutti un sospiro di sollievo. E’ bene che tutto il Paese sia unito in questa soddisfazione perchè è finito il rischio per la vita di due persone”. Bertinotti è notoriamente cultore di una branca alternativa della medicina nella quale le ferite d’arma da fuoco al collo e alla testa non rappresentano, per le persone, un rischio di vita degno di nota. Non posso che augurare a lui e al suo partito una conclusione altrettanto felice della loro lunga esperienza politica. Anch’io potrò tirare, quando ciò avverrà, un legittimo sospiro di sollievo. Gennaro Migliore: “Noi siamo impegnati a chiedere una soluzione politica ed è ora che il governo italiano nel suo insieme ottenga finalmente la conferenza di pace, perchè se non vanno via tutti i militari dall’Afghanistan quella situazione rimarrà senza soluzione”. Dopo aver udito l’opinione di Bertinotti, ascoltare un membro del suo partito che ciancia di “soluzioni” mi spinge illogicamente verso uno scetticismo piuttosto marcato. Spero soltanto che si tratti, come sempre, di pure chiacchiere a vanvera.
Gianni Letta: “Il ritiro delle truppe dall’Afghanistan è un argomento che non esiste”. Come no? Io dico che bisogna ritirare le truppe italiane dall’Afghanistan, immediatamente, senza chiacchiere e senza condizioni. Visto che l’argomento esiste? Se Letta non è d’accordo può anche levarsi dai piedi e andare a fare il barista, visto che sono io (tra gli altri) che gli pago stipendio, emolumenti e privilegi.
Giuliano Amato: “Un grande sospiro di sollievo. Non ho notizie freschissime sulla salute di quello dei due ragazzi che è rimasto ferito in modo meno lieve, però la soddisfazione è anche per il fatto che è stata la nostra intelligence che ha immediatamente localizzato dove erano e che poi un’operazione insieme alla Nato ci ha liberato da quello che poteva diventare un problema molto angoscioso”. Vorrei fornire ad Amato le notizie freschissime che i suoi irrisolti problemi di alfabetizzazione gli impediscono di leggere su internet e sui giornali. Il tizio ferito in modo “meno lieve” è stato appena operato per ferite al collo e alla testa. Se pure avrà salva la vita, difficilmente quella vita sarà lieta. E’ bello sapere di aver messo la nostra sicurezza nelle mani di un ministro dell’interno che considera un simile epilogo un sollievo e una fonte di soddisfazione. Ciò aiuta a farci un’idea di cosa abbia in mente Amato quando incita alla guerra contro i lavavetri. Naturalmente ci verrà raccontato che a ferire gli ostaggi sono stati i malvagi rapitori e non le bestie della Nato sparando all’impazzata, e noi, con fede incrollabile, crederemo, obbediremo e combatteremo. Amato è una persona sincera. Dice senza mezzi termini che il blitz Nato “ci ha liberato da un problema molto angoscioso”. Il “ci”, ovviamente, è riferito a lui e alla sua banda di scaldapoltrone a scrocco, che senza la strage della Nato avrebbero rischiato di veder rivelata al paese, per la milionesima volta, la loro incapacità operativa. Con un paese sull’orlo della rivolta contro gli scaldapoltrone, non sarebbe stato salutare. La cura fa schifo, il paziente è morto, ma il governo e la poltrona di Amato sono salvi. Sia lodato Gesù Cristo.
Romano Prodi: “Il risultato dell’operazione militare è stato una dura sconfitta dei rapitori e quindi un ammonimento per il futuro”. Per questa dichiarazione insignisco Prodi della medaglia d’oro ad honorem nei campionati mondiali di understatement per tutti i decenni a venire. E’ interessante sentir definire “sconfitta per i rapitori” una carneficina indistinta di persone dalla quale gli stessi ostaggi sono usciti con un piede nella fossa. Per l’altro piede, quello rimasto fuori, temo debbano ringraziare, più che l’intervento degli eroici sparacchiatori americani, la loro pessima mira e una dose di culo così spropositata da suscitare la mia più profonda invidia. Ripenso a certi proclami preelettorali in cui Prodi affermava “sconfiggeremo la disoccupazione” e tutto ad un tratto non sono più così scontento per l’inazione dell’esecutivo. Su una cosa Prodi ha ragione: la carneficina sarà un ammonimento per tutti i futuri rapitori. Da oggi, cari delinquenti afghani, solo trattative brevissime, cinque-sei giorni al massimo. Trascorso infruttuosamente questo termine, meglio sbarazzarsi della merce di scambio, seppellirla in qualche luogo isolato e procurarsene dell’altra. Tanto la materia prima, in Afghanistan, non è che manchi.
Romano Prodi/ bis: “Si è trattato di un’operazione difficile condotta con mezzi sofisticati ma che alla fine ha visto l’impegno diretto delle persone”. Gli Stati Uniti, in effetti, hanno una lunga tradizione nell’uso di questi mezzi sofisticati in accordo coi servizi segreti italiani. Una tradizione che risale a Portella delle Ginestre, passando per la stazione di Bologna e la Banca dell’Agricoltura. Anche Giuliana Sgrena e Nicola Calipari ne sanno qualcosa. E’ la celebre tecnica del “chi coglio coglio” che respinge le anodine distinzioni tra rapitori e ostaggi, carnefici e vittime, semplici passanti e semplici passanti. Importante la precisazione che è stato “l’impegno delle persone” a produrre questi brillanti risultati. Affinché nessuno pensi che ostaggi e rapitori si siano fatti male cadendo dal motorino.
Rosy Bindi: “Credo che per l’Afghanistan abbiamo fatto una scelta che non può essere rimessa in discussione, anche di fronte a fatti dolorosi che si sono verificati”. Traduzione: “Credo che per l’Afghanistan abbiamo fatto una scelta che non abbiamo le palle di rimettere in discussione, e chi se ne frega dei fatti dolorosi che si sono verificati e delle promesse elettorali. Amici belli, questi ammazzano rapitori e ostaggi senza fare troppe distinzioni. Voi rischiereste la pelle e la poltrona per togliere dai guai una soldataglia che nemmeno conoscete? Non siate ridicoli”. Come darle torto?
Charles Anthony, portavoce dell’Isaf: “Questa operazione conclusasi con successo è la prova della determinazione dell’Isaf nell’affrontare gli atti di terrorismo in Afghanistan”. Bravi, eccellente risultato. Da oggi in poi seguirò con il massimo interesse gli sviluppi di questa appassionante gara di determinazione tra l’Isaf e le bande talebane. Non voglio perdermene neanche un minuto. Indovinate per chi faccio il tifo.
Gianluca Freda
Fonte: http://blogghete.blog.dada.net/
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25.09.07
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