CRISI. TRA IL BERLUSCA E LA TROIKA

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DI FEDERICO ZAMBONI
ilribelle.com

Probabilmente è eccessivo, ipotizzare che dietro la crisi di governo che è divampata sabato vi sia una strategia concordata, e occulta.

Stavolta potrebbe essere vero che Berlusconi non abbia resistito alla tentazione del contrattacco, reagendo da belva ferita all’accerchiamento politico e giudiziario che gli si va stringendo intorno dopo la conferma in Cassazione, il primo agosto, della condanna a quattro anni per frode fiscale. Di fronte all’approssimarsi delle conseguenze pratiche di quella sentenza, dalla revoca del seggio al Senato alle misure restrittive della libertà personale, il capo del PdL potrebbe aver perso le staffe e compiuto una mossa disperata, all’insegna dell’istinto – e della vanità – anziché del ragionamento. La questione, tuttavia, non deve far dimenticare nemmeno per un attimo quello che è il vero asse portante delle vicende italiane. Un asse che in realtà non è stato progettato/forgiato qui da noi, rientrando invece in strategie internazionali di ben più vasta portata, e che assegna ai diversi governi che si possono susseguire a Palazzo Chigi, specialmente dopo quello di Mario Monti, un ruolo del tutto subalterno. Uno di quei casi in cui il termine “esecutivo” è più che mai centrato, anche se purtroppo in un’accezione anomala – e inquietante.

Anche ammettendo che non vi siano retroscena segreti, nella “pazzesca” sortita di Berlusconi, la prospettiva d’insieme non cambia, e ovviamente è assai diversa da quella che viene colta dai più. In un certo senso, anzi, questa lettura alternativa ne esce rafforzata, se non sul piano tattico certamente su quello strategico. Quand’anche il dissidio di questi ultimissimi giorni equivalesse a un imprevisto, che in quanto tale scompiglia almeno un po’ i piani precedenti e pone delle incognite (tra cui, al primo posto, l’esito di un ritorno alle urne in tempi brevi, o brevissimi), l’aggravarsi del quadro economico non sarebbe affatto in contrasto con la logica che si sta seguendo. Al contrario, potrebbe rivelarsi utilissima.

Solo pochi giorni fa, infatti, l’Fmi ha rimarcato che finora l’Italia si è tenuta al di fuori delle procedure ufficiali di sostegno finanziario. La sottolineatura, in cui si coglieva facilmente un malcelato rammarico, implica il fatto che a differenza di altri Paesi europei in notevole difficoltà, vuoi disastrati come la Grecia, vuoi semi disastrati come la Spagna, il nostro non abbia dovuto sobbarcarsi degli impegni formali e tassativi come contropartita dei cosiddetti aiuti. In effetti non è che vi sia poi tutta questa differenza, tra quel genere di vincoli e il sottostare, come avviene già ora, a dei diktat travestiti da consigli e raccomandazioni, ma per chi conosca la storia dell’Fmi non è assolutamente una sorpresa il suo disappunto per il non poter esercitare dei condizionamenti ancora più espliciti.

In questo senso, perciò, l’improvviso imbizzarrirsi di Berlusconi diventa quasi provvidenziale, per chi voglia passare a una nuova fase in cui le indicazioni della Troika si trasformino a pieno titolo in obblighi inderogabili. Il dato di fatto, che magari non va enfatizzato ma che non può nemmeno essere sottaciuto, è che l’ammutinamento del PdL arriva proprio a ridosso delle previsioni negative sull’anno che volge al termine: a cominciare dalla quasi certezza di un superamento della soglia del 3 per cento nel rapporto deficit/Pil.

Come sappiamo perfettamente questo limite è un feticcio creato ad arte, ma fintanto che non lo si abbatta rimane al suo posto. E si presta a generare ulteriori conseguenze negative, in linea coi tanti altri riti perversi tributati all’idolo – Papa dixit, o Papa confirmavit – del denaro.

Federico Zamboni
Fonte: www.ilribelle.com
Link: http://www.ilribelle.com/la-voce-del-ribelle/2013/9/30/crisi-tra-il-berlusca-e-la-troika.html
30.09.2013

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