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La Redazione

 

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CRESCE L’ATTEGGIAMENTO DI SFIDA DELLA GRECIA, DOPO CHE ALEXIS TSIPRAS SI E’ RIVOLTO ALLA RUSSIA E ALLA CINA

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A cura di Davide
Il 4 Aprile 2015
40 Views

DI AMBROSE EVANS-PRITCHARD

telegraph.co.uk

Alexis Tspiras sta portando avanti con rinnovato vigore una “politica del rischio calcolato”, cercando di forzare l’Europa a cedere terreno, oppure a rischiare una reazione a catena in grado di paralizzare l’Unione Europea.

Due mesi di bullonerie e rimproveri da parte dell’UE non sono riusciti ad intimidire la Grecia. Sta diventando sempre più chiaro che i paesi creditori [nord-europei] hanno mal giudicato la natura della crisi greca, e non possono più evitare di affrontare la “Forca di Morton” posta di fronte a loro [quando argomenti contraddittori portano alla stessa spiacevole conclusione].

Qualsiasi accordo che vada abbastanza lontano da placare l’afflitta popolazione della Grecia, dovrebbe portare automaticamente oltre quell’austerità che sta sfilacciando il resto dell’Europa Meridionale. Le necessarie concessioni incoraggerebbero la sfida populista in Spagna, Portogallo e Italia, ma porterebbe all’ebollizione l’euroscetticismo tedesco.
Il consenso per l’Unione Monetaria sta venendo pericolosamente meno in Baviera e nella maggior parte della Germania Orientale, nonostante i sondaggi non catturino a pieno la forza delle correnti sotterranee.

Le dimissioni presentate questa settimana dal bavarese Peter Gauweiler, contrario all’estensione del salvataggio della Grecia può, naturalmente, aver contribuito. Egli è sempre stato un nemico dell’UEM. Ma la sua protesta costituisce senza alcun dubbio un colpo di avvertimento alla famiglia politica di Angela Merkel.

Il Signor Gauweiler era stato eletto Vice-Presidente dei Cristiano-Sociali bavaresi [CSU] nel 2013, per puntellare in qualche modo l’ala euroscettica del Partito e fronteggiare la minaccia costituita dal Partito anti-euro Alternative fur Deutschland [AfD].

Tuttavia, se l’Unione Monetaria [Eurozona] insisterà meccanicamente con le solite, stantie, richieste – tornando a quelle condizioni che anche il precedente governo eurofilo di Atene aveva respinto nello scorso mese di Dicembre – si corre il rischio che possa partire una reazione a catena politica, in grado di sventrare il progetto stesso di Unione Europea, inteso come ideologia motivante di tutta l’Europa.

Jean-Claude Juncker, Presidente della Commissione Europea, perfettamente consapevole del rischio, sta avvertendo chiunque abbia voglia di ascoltare che il Grexit porterebbe ad una “irreparabile perdita di prestigio dell’intera Unione Europea”, che finirebbe con il far concretizzare la caduta stessa dell’Europa.

Quando Warren Buffett suggerisce che l’Europa potrebbe emergere più forte di prima, dopo la purga salutare del suo anello debole [la Grecia], non fa che confermare la regola secondo la quale non ci si dovrebbe mai dilettare su materie che vanno oltre la propria comprensione.

Alexis Tsipras guida il primo governo di sinistra-radicale eletto in Europa dopo la 2a Guerra Mondiale. Syriza, il suo movimento, è in un certo senso totemico per la Sinistra Europea, anche se i suoi simpatizzanti a volte si disperano per i suoi colpi di scena e per le sue svolte caotiche. In quanto tale, Syriza rappresenta la “cartina al tornasole” della possibilità che i progressisti possano o meno perseguire un qualcosa di simile ad una politica economica autonoma all’interno dell’Unione Monetaria.

Si possono sentire in lontananza gli echi di quello che accadde al governo [regolarmente eletto] di Jacobo Arbenz in Guatemala, che rappresentò la “cartina al tornasole” per l’America Latina della possibilità di una Sinistra al governo. Il suo esperimento di riforma agraria fu notoriamente spento da un “colpo di stato” della CIA, nel 1954, con conseguenze molto durature. Per Che Guevara fu il momento della “presa di coscienza”, conseguenza del quale cominciò a lavorare come medico volontario in quel paese.

Un’intera generazione di studenti, da Cuba all’Argentina, trasse la conclusione che gli Stati Uniti non avrebbero mai permesso che il potere potesse essere preso democraticamente dalla Sinistra, e che quindi non si potesse far altro che ricorrere alla rivoluzione.

Oggi viviamo in tempi più dolci, ma la decisione di espellere la Grecia ed i ribelli di Syriza dall’Eurozona, tagliando liquidità al sistema bancario greco, significherebbe la stessa cosa, dal momento che le autorità dell’Unione Europea non hanno né una giustificazione credibile, né una base nei trattati, per agire in questo modo.

Rimproverano Syriza per la mancanza di “riforme” assolutamente inaccettabili per il paese, con la Troika che insiste con quelle operazioni di privatizzazione che hanno violato le regole della concorrenza proprie dell’Unione Europea e che hanno arricchito, essenzialmente, la sola élite politica.

Il Grexit forzato potrebbe radicare il sospetto, peraltro assai diffuso, che gli organi dell’UE non siano altro, in ultima analisi, che degli “agenti di recupero crediti” dei paesi creditori. Renderebbe chiaro che il progetto di solidarietà del dopoguerra era solo una grande cazzata [sic].

Willem Buiter, capo-economista di Citigroup, ha avvertito che la Grecia dovrebbe affrontare una specie di “show degli orrori economico”, se si dovesse tornare alla dracma, ma non sarebbe in ogni caso una cosa piacevole per tutta l’Europa. “L’Unione Monetaria fu concepita per essere indistruttibile ed irrevocabile. Se invece dovesse rompersi, o fosse revocata, la questione successiva sarebbe: quale paese sarà il prossimo?”, egli ha dichiarato.

“Si è cercato di far passare il concetto che la Grecia è l’unico membro “eccentrico” dell’Eurozona, accusando questo paese di non fare questa o quell’altra cosa … ma un certo numero di paesi ha le stesse debolezze. Pensate che l’economia greca sia troppo chiusa? Benvenuti in Portogallo. Pensate che ci sia poco capitale sociale in Grecia, e nessuna fiducia tra governo e cittadini? Benvenuti in Europa Meridionale”, egli ha continuato.

La Grecia non potrebbe plausibilmente restare nella Nato, se fosse malevolmente espulsa dall’Unione Monetaria. Andrebbe senz’altro alla deriva in direzione dell’orbita russa, dove l’ungherese Viktor Orban, peraltro, si trova di già. Il fianco sud-orientale del sistema di sicurezza europeo andrebbe a pezzi.

A torto o a ragione, il Signor Tsipras pensa che i “poteri forti” dell’UE non possano permettere che tutto questo accada, e che quindi il loro sia solo un bluff. “Stiamo cercando un compromesso onesto, ma nessuno si aspetti un accordo incondizionato da parte nostra”, così ha dichiarato al parlamento greco, nel corso di questa settimana.

Non fosse per il fatto che un default sovrano – pari a 330 miliardi di euro, fra bail-out e passività Target2 del sistema BCE – avrebbe fatto molto male anche ai contribuenti di altri paesi del Club Med, anch’essi in difficoltà, la maggior parte dei deputati di Syriza avrebbe quasi assaporato la possibilità di far esplodere questa bomba a neutroni.

Il Signor Tsipras sta ora giocandosi la carta russa con gelida spietatezza, minacciando [più o meno] di porre il veto sulle nuove sanzioni dell’UE contro il Cremlino, alla scadenza di quelle vecchie. “Non siamo d’accordo sulle sanzioni. La nuova architettura di sicurezza europea deve includere anche la Russia”, egli ha dichiarato all’agenzia di stampa TASS.
Inoltre, si è offerto di trasformare la Grecia in un ponte strategico per collegare le due nazioni ortodosse. “Le relazioni russo-greche hanno radici molto profonde nella storia”, egli ha detto, toccando abilmente le corde giuste prima del suo viaggio a Mosca, la prossima settimana.

Il Cremlino ha i suoi problemi, visto che le aziende russe lottano duramente per far fronte al rimborso di 630 miliardi di dollari di debito, e sono costrette a chiedere l’aiuto del fondo di riserva dello Stato. Le riserve valutarie della Russia sono pari a 360 miliardi di dollari – in ribasso dai 498 miliardi di un anno fa – ma la somma disponibile è di gran lunga inferiore, considerando una serie di impegni impliciti. Ma anche così, il Presidente Vladimir Putin deve essere parecchio tentato di fare della Grecia una questione strategica, data l’importanza del premio a portata di mano.

Panagiotis Lafazanis, Ministro dell’Energia greco e capo della componenete più a sinistra di Syriza, era a Mosca questa settimana, per incontrare i funzionari della Gazprom. Egli ha espresso un “forte interesse” per il nuovo gasdotto del Cremlino che attraverserà la Turchia, conosciuto come “Turkish Stream”.

Operando in parallelo, il Vice Premier della Grecia, Yannis Drakasakis, ha promesso di spalancare il porto del Pireo al Gruppo Armatoriale cinese Cosco, dandogli la priorità per una joint-venture con la Stato greco, cui resterebbe una quota del 67%. In quel preciso momento, la Cina ha acquistato 100 milioni di euro di Buoni del Tesoro greci, contribuendo a coprire un deficit di finanziamento, conseguente all’ordine che la BCE ha imposto alle banche greche di fare un passo indietro.

Si potrebbe giustamente protestare contro tutto questo, perché è un ricatto del Signor Tsipras. Questo comportamento, in effetti, equivale ad una violazione di primarie norme dell’UE, viene ignorato tutto quello che è stato fatto per la Grecia nel corso degli ultimi quattro anni … e non si capisce perché il popolo greco debba essere così arrabbiato! [palese l’ironia dell’autore]

Alcune minute delle riunioni del 2010 del FMI, che sono state lasciate trapelare, confermano ciò che Syriza ha sempre sostenuto: il paese, all’epoca, era già in bancarotta e necessitava di una riduzione del debito, piuttosto che di nuovi prestiti. Ma tutto questo è stato ignorato per salvare sia l’euro che il sistema bancario europeo, in un momento in cui l’Unione Monetaria non aveva molte difese contro il contagio.

Il Ministro delle Finanze Yanis Varoufakis definisce giustamente tutto questo come “un cinico trasferimento di perdite private: dai libri contabili delle banche alle spalle dei cittadini più vulnerabili della Grecia”. Solo una piccola frazione dei 240 miliardi di euro di prestiti è rimasta nell’economia greca. Quasi il 90% è stato dirottato sulle banche e sui creditori finanziari. Il danno è stato aggravato da un’austerità eccessiva. L’economia si è contratta così violentemente che il rapporto debito/Pli è salito vertiginosamente, invece di scendere, nonostante lo scopo originario.

Il membro indiano del Consiglio d’Amministrazione del FMI aveva avvertito che tali politiche non avrebbero potuto funzionare, se non fossero state compensate da uno stimolo monetario. “Anche se il programma fosse augurabilmente attuato con successo, potrebbe innescarsi una spirale deflazionistica composta dal calo dei prezzi, dell’occupazione e delle entrate fiscali, che potrebbe minare il programma stesso”. Egli era nel giusto, in ogni dettaglio.

Marc Chandler, della Brown Brothers Harriman, ha detto che le passività sostenute – che hanno spinto il debito greco al 180% del Pil – potrebbero quasi integrare la definizione di “debito odioso”, ai sensi del Diritto Internazionale [http://it.wikipedia.org/wiki/Debito_odioso]. “Il popolo greco non è stato salvato e l’economia si è contratta di un quarto. Con la deflazione, la crescita nominale è crollata e continua tutt’ora a contrarsi”, egli ha dichiarato.

I greci queste cose le sanno. Sono vissuti per cinque anni come vittime del peggior crollo subito da qualsiasi stato industriale negli ultimi 80 anni. Peggio di quanto è accaduto agli Stati europei durante la Grande Depressione.

I creditori dell’Unione Monetaria non hanno ancora riconosciuto in alcun modo che la Grecia è stata sacrificata per salvare l’Unione Monetaria nel momento peggiore della crisi, e che pertanto questo paese merita un particolare dovere di solidarietà. Se si cominciasse a vedere gli eventi attraverso gli occhi dei greci – piuttosto che attraverso quelli dei media del Nord Europa e di Bruxelles – il dramma assumerebbe un carattere decisamente diverso.

E’ lo scontro di queste due narrazioni, conflittuali e completamente diverse fra loro, che rende la crisi così poco trattabile.

Il Signor Tsipras ha detto alla sua cerchia privata, prima della sua elezione a Gennaio che, se fosse stato spinto contro un muro dai paesi creditori dell’Unione Monetaria, avrebbe detto loro “di fare del loro peggio”, portando l’intero tempio a crollare sulla loro testa. Tutto quello che ha fatto da allora suggerisce che egli potrebbe farlo davvero.

Ambrose Evans-Pritchard

Fonte: www.telegraph.co.uk

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1.04.2015

Scelto e tradotto per www.comedonchiscitte.org da FRANCO

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