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La Redazione

 

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Covid in Brasile: epidemia mediatica contro Bolsonaro
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A cura di CptHook
Il 11 Aprile 2021
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Da Brasilia il nostro MDeV, che in questo momento mi comunica di trovarsi “in piazza a difendere le nostre libertà”, ci ha segnalato questo interessante pezzo di Stefano Magni (cui esprimiamo i nostri ringraziamenti) ed altri pezzi da organi locali che stiamo collazionando e traducendo per una prossima pubblicazione. L’argomento Brasile è da seguire con attenzione perché evidenzia il braccio di ferro in corso tra il Presidente Bolsonaro (cui esponenti delle forze armate e della classe medica hanno espresso entusiastico appoggio) ed il potere giudiziario ed i governatori, tutti protesi ad imporre misure restrittive che, come in Italia ed altrove, stanno distruggendo l’economia. Oltre a ciò, il Brasile rischia di trovarsi isolato perché, dopo le critiche di Anthony Fauci al Brasile per la gestione sanitaria (peraltro rimbeccato molto vivacemente dal ministro della Salute Queiroga), pare che anche la presidenza Biden stia iniziando a tessere trame, inviando consiglieri nei paesi vicini, Colombia, Argentina e Uruguay. Anche di questo vi informeremo nei prossimi giorni.

 

Da: lanuovabq.it

COVID E PROPAGANDA

Non passa giorno che non si parli della strage da Covid nel Brasile di Jair Bolsonaro. Ma lo “merita”? Se, in termini assoluti, è secondo per numero di morti, rispetto alla sua popolazione la situazione non appare così drammatica. Peggio del Brasile c’è l’Italia e gran parte dell’Europa. Si tratta come sempre di informazione politica.

 Due sono le notizie che fanno tendenza, sul tema del Covid-19: il vaccino AstraZeneca e i morti in Brasile. Sul secondo: non passa giorno che non si parli della strage da epidemia nel Paese sudamericano governato da Jair Bolsonaro. La BBC, i cui lanci influenzano l’agenda di gran parte delle redazioni esteri dei quotidiani occidentali, dedica il primo piano ai morti da Covid in Brasile. Come mai, soprattutto da due settimane a questa parte, il Paese “carioca” fa così tanto parlare di sé?

La notizia di ieri è che il Brasile ha superato il record di 4mila morti in un solo giorno. La notizia dei mesi scorsi era invece sulla “variante brasiliana”. La notizia dell’ultimo anno è quella del “negazionismo” del presidente Bolsonaro. Quindi abbiamo l’immagine nitida di un Paese in cui il virus uccide più che altrove e il presidente, di “estrema destra” (come lo etichetta la Bbc, in linea con le nostre maggiori testate) che nega l’esistenza del problema. Ma è davvero così drammatica la situazione? In senso lato, sì. Il Brasile è il secondo Paese con il maggior numero di morti per Covid nel mondo, dopo gli Usa. Registra 332mila vittime del virus (negli Usa sono 555mila). Non è una novità, però, e il numero va raffrontato alla popolazione. In Brasile, infatti, vivono 211 milioni di abitanti.

L’impatto delle 332mila vittime da coronavirus sulla popolazione brasiliana è dunque molto inferiore rispetto alle 112.374 morti in Italia, su 60 milioni di abitanti. Se guardiamo al totale delle vittime, dall’inizio dell’epidemia ad oggi, in relazione al numero di abitanti, vediamo che il Brasile è al 18mo posto di questa triste classifica. Non al primo, non al secondo, ma al diciottesimo posto. L’Italia (morti su totale della popolazione) è al 13mo posto, gli Usa al 14mo. Ai primi troviamo, stranamente, Repubblica Ceca, Ungheria. Bosnia, Montenegro e Bulgaria. Stranamente, perché per tutto il 2020 erano parse quasi immuni alla malattia. Altri Paesi dell’Europa centrale molto colpiti sono Slovenia, Macedonia e Slovacchia, assieme a Paesi dell’Europa occidentale già molto colpiti nel 2020: Belgio, Regno Unito, Italia. Questa è la situazione sulle vittime del virus, in relazione alla popolazione e il Brasile non è neppure il più colpito nella sua area geografica (America del Sud), in cui viene superato dal Perù ed è quasi alla pari con il Messico. Sono tutti Stati che non vanno in prima pagina, solo del Brasile si parla con estrema attenzione e apprensione.

La notizia, comunque, riguardava il record di morti in un giorno. E’ significativo se segna una tendenza o se è per lo meno frequente. Il Brasile, tuttavia, non è il Paese che registra il maggior numero di morti al giorno, se li si rapporta alla popolazione. Dal 1 marzo ad oggi, infatti, ci sono altri Paesi che registrano un tasso quotidiano di mortalità (morti confermate per Covid-19 ogni 1 milione di abitanti, al giorno) molto più alto rispetto al Brasile. Il 6 aprile avrebbero dovuto far più notizia l’Ungheria (24,6), la Bosnia (23,2), la Macedonia (18,7), la Bulgaria (14,8), il Montenegro (13,6) rispetto al Brasile (12,9). In generale questi Paesi europei, assieme alla Repubblica Ceca, registrano un tasso di mortalità quotidiano più alto e più in rapida crescita rispetto a quello brasiliano.

Ricapitolando. Il Brasile non è il Paese con il più alto numero di morti in assoluto: prima ci sono gli Usa. Non è il primo per numero di morti in rapporto alla popolazione, bensì è 18mo, dietro anche all’Italia. Non è neppure primo per crescita del tasso di mortalità del virus nell’ultimo mese: prima ci sono altri 5 Paesi europei. Non registra la maggior crescita del numero di morti nelle ultime due settimane. L’unico dato che fa notizia è il numero assoluto più alto di morti da Covid in un solo giorno: 4mila il 5 aprile. Si tratta di un dato veramente significativo? No, alla luce di tutto il resto. Quanto alla tendenza della diffusione dei casi, il Brasile registra un calo (dato settimanale), dunque la tendenza è in miglioramento.

Adesso resta solo da capire perché si parli soprattutto del Brasile. Gli Usa, obiettivamente, fanno meno notizia. Da quando è cambiata l’amministrazione, restano al primo posto per numero di morti, in assoluto. Fino a gennaio erano anche in prima pagina tutti i giorni, ma in questi ultimi mesi no. Merito anche dell’ottima campagna vaccinale, l’operazione Warp Speed, programmata dall’amministrazione Trump, ereditata a portata a compimento da Biden. Non si parla neanche più di Svezia, forse perché, essendo al 27mo posto per numero di morti in rapporto alla popolazione e registrando un calo sia di vittime che di contagi, non dà più appigli alla polemica. E’ l’unico Paese Ue che non ha mai imposto alcuna forma di lockdown e in tutti i modi possibili e immaginabili i media hanno provato a dimostrare che fosse quello con il tasso di mortalità più alto d’Europa. Non riuscendoci, restringevano il campo dei paragoni ai soli Paesi scandinavi più vicini (Danimarca, Norvegia, Finlandia), dimostrando che la Svezia stesse andando peggio di loro, in ogni caso. Adesso della Svezia non si parla proprio più. Quindi è rimasto solo il Brasile di Bolsonaro. Perché è il presidente che incita a riaprire il prima possibile, anche se lascia liberi gli Stati della sua federazione di chiudere tutto, se lo vogliono. E’ l’unico eretico rimasto che osa sfidare apertamente il dogma laico del lockdown.

Stefano Magni – La Nuova Bussola Quotidiana – 8 aprile 2021

 

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