DI RUDO DE RUIJTER
Mondialisation
Coloro che utilizzano il dollaro fuori degli Stati Uniti pagano, costantemente, un tributo agli Stati Uniti. Questo consiste in un’inflazione di 1,25 milioni di dollari al minuto. E’ il risultato della rapida crescita del debito estero degli Stati Uniti. La metà delle loro importazioni è semplicemente aggiunta al debito estero, ed è pagata dai detentori di dollari all’estero attraverso l’inflazione.
Inoltre, questi detentori non sembrano consapevoli che il corso del dollaro, che contemplano, non è nulla più di una facciata danneggiata. Se non comprendono ciò che la tiene ancora in piedi, rischiano che questa esploda loro in faccia, tutta ad un tratto.
Nel frattempo, ben camuffato, il dollaro è al centro di diversi conflitti degli Stati Uniti. 1. DOMANDA MONDIALE DI DOLLARI.
Sino al 1971: dollaro = oro.
Sino al 1971 ogni dollaro americano rappresentava un peso fisso in oro. Gli Stati Uniti disponevano di enormi riserve auree, che ricoprivano la totale quantità dei dollari messi in circolazione. Quando le banche estere avevano più dollari di quanti ne volessero, potevano scambiarli con l’oro. Questa era la ragione più importante per cui il dollaro era accettato in tutto il mondo.
Dal 1971: il petrolio dell’OPEC è pagato in dollari.
Nel 1971 il valore del dollaro è stato separato dal peso in oro. Fu una misura di destrezza del presidente Nixon. La guerra del Vietnam aveva svuotato le casse dello Stato. Gli Stati Uniti avevano battuto più dollari di quanti potessero sostenerne le loro riserve auree. Da allora, il valore del dollaro è determinato dalla legge della domanda e dell’offerta sui mercati di scambio.
A quell’epoca gli Stati Uniti producevano ancora abbastanza petrolio per le loro necessità: per proteggere le loro industrie petrolifere, avevano posto dei limiti all’importazione. In cambio dell’eliminazione di detti limiti, i paesi dell’OPEC promettevano di non vendere petrolio se non in dollari. Già all’epoca il dollaro era la moneta più utilizzata nel commercio mondiale: nulla di speciale, quindi?
Tutti i Paesi hanno bisogno di dollari.
Dal 1971 tutti coloro che desideravano importare petrolio dovevano, prima, acquistare dollari [1]. Ed ecco che la festa ha inizio per gli Stati Uniti. Pressoché tutti hanno bisogno di petrolio, quindi tutti vogliono dollari.
I compratori di petrolio del mondo intero forniscono i loro Yen, Corone, Franchi, ed altre valute. In cambio, ricevono dollari, con i quali possono acquistare petrolio nei paesi dell’OPEC. In seguito, i paesi dell’OPEC spenderanno questi dollari. Beninteso, essi potranno spenderli negli Stati Uniti, ma, ugualmente, in tutti gli altri paesi del mondo. In effetti, tutti vogliono dollari, e tutti avranno, di nuovo, bisogno di petrolio.
2. ACQUISTI GRATUITI PER GLI STATI UNITI.
Il primo beneficio per gli Stati Uniti.
In questo commercio di petrolio, c’è bisogno di una notevole quantità di dollari. Molti di questi dollari non servono se non nel ciclo esterno agli Stati Uniti, ovverosia fra gli altri paesi del mondo ed i paesi dell’OPEC.
All’inizio, non esistevano abbastanza dollari per fare questo. Dovevano essere stampati negli Stati Uniti [2]. Questo costava loro carta, ed inchiostro verde. In seguito, questi dollari dovevano essere messi a disposizione all’estero, là dove i compratori di petrolio ne avevano bisogno. Ed è così che arriva il gigantesco beneficio. In effetti, non esiste che un modo per mettere questi biglietti nuovi di zecca a disposizione all’estero: che gli stati Uniti portino a termine degli acquisti utilizzandoli. E poiché questa quantità di dollari resta in permanenza in uso all’estero, gli Stati Uniti non forniscono nulla in cambio. I loro acquisti sono, pertanto, gratuiti!
Questi acquisti gratuiti si susseguono. Mentre c’è bisogno di più dollari nel commercio di petrolio, per crescita di prezzi o di volume, si verificano benefici per gli Stati Uniti.
Ciò non si limita alle crescite nel commercio mondiale di petrolio, ma vale, ugualmente, per l’utilizzo del dollaro nel restante commercio mondiale. La globalizzazione, il libero commercio mondiale, la privatizzazione mondiale dei servizi pubblici, come per esempio il servizio di gas, acqua, elettricità, telefonia e trasporti pubblici, inghiottono quantità enormi di dollari. E’ ogni volta una quantità maggiore di dollari che sparisce ai quattro angoli del globo. E, in primo luogo, ciò significa, ogni volta, acquisti gratuiti per gli Stati Uniti!
Debito.
Evidentemente questo implica che gli Stati Uniti creino debiti, con tutti questi acquisti gratuiti. Infatti, un giorno, l’estero potrebbe venire a fare acquisti negli Stati Uniti, con tutti questi dollari, e gli Stati Uniti dovranno, allora, fornire qualcosa in cambio.
Bilancio commerciale.
Per non correre rischi, gli Stati Uniti dovranno aver cura di conservare in equilibrio le loro esportazioni e le loro importazioni. Dopo che, nel 1971, erano stati messi in circolazione più dollari, solo nel 1973 le vendite superarono gli acquisti. In seguito, venne la discesa, e gli Stati Uniti vissero sempre di più alle spalle del resto del mondo [3]. Per il solo anno 2004, il deficit sulla bilancia commerciale era di 650 miliardi di dollari! [4]
Su una popolazione di 300 milioni, ciò significa che ciascun cittadino degli Stati Uniti ha acquistato per 2.167 dollari merce straniera, per la quale non ha mai pagato.
Di fronte a questo deficit nella bilancia commerciale, non vi sono miglioramenti nel bilancio dei pagamenti. Il debito esterno degli Stati Uniti si è, dunque, accresciuto di 650.929.500.000 dollari in un anno. Ciò significa 1.25 milioni di dollari al minuto!
Il deficit del commercio estero degli Stati Uniti è più elevato nel suo commercio con la Cina (162 miliardi di dollari), il Giappone (76), il Canada (66), la Germania (46), il Messico (45), il Venezuela (20), la Corea del Sud (20), l’Irlanda (19), l’Italia (17) , la Malesia (17). [5]
Il corso del dollaro.
Ogni altro paese che acquisti più di quanto venda, vedrà diminuire il valore del proprio denaro. Quando non si può comprare molto con una moneta, la domanda diminuisce, come il suo corso sul mercato di scambio. Ma ciò che vale per gli altri paesi, non vale per gli Stati Uniti. Tanto che il mondo intero ha bisogno di dollari per acquistare petrolio, e vi è sempre una domanda.
Gli Stati Uniti consumano un quarto della produzione di petrolio mondiale. Quando il corso del dollaro sale, aumenta solo il prezzo per gli altri tre quarti dei consumatori di petrolio. Per gli Stati Uniti il prezzo rimane lo stesso.
Quando il prezzo dell’OPEC sale, servono più dollari in circolazione. Se il consumo resta lo stesso, i dollari possono essere ristampati ed immessi in circolazione senza che il corso del dollaro si ribassi.
Nel 2004 gli Stati Uniti producevano la metà del petrolio che consumavano, l’altra metà (1/8 del consumo mondiale di petrolio) era importata. Di tutti i dollari supplementari, che sono necessari in occasione di una crescita di prezzo nell’OPEC, 7/8 sono necessari all’esterno degli Stati Uniti. Ad ogni innalzamento di prezzo, gli Stati Uniti possono finanziare il loro aumento di costo con biglietti nuovi e, simultaneamente, fornire sette volte più dollari all’estero. Dunque, di nuovo, fare acquisti gratuiti e creare ulteriori debiti (la dipendenza dalle importazioni di petrolio si accresce rapidamente. Nel 2006 gli Stati Uniti dovevano importare già il 60 per cento del loro consumo).
Gli Stati Uniti dispongono di larghi giri di passaparola per mantenere alto il corso del dollaro. Quando, all’estero, l’utilizzo del dollaro aumenta, per loro è sufficiente non reagire immediatamente alla domanda accresciuta, per vedere salire i costi. Gli Stati Uniti possono mettere più dollari in circolazione, quando il corso sale troppo. Possono raccattare dollari essi stessi, quando la domanda si abbassa. Per esempio vendendo obbligazioni, come buoni del Tesoro. Per gli Stati Uniti ciò comporta, nel frattempo, costi: gli interessi. Tutti questi interessi, sommati, sono già talmente elevati che essi devono, ogni volta, ricorrere a nuovi prestiti per pagarli. Il debito degli Stati Uniti si accresce, sempre più velocemente.
3. FALLIMENTO: E SI CONTINUA NONOSTANTE TUTTO
8.700.000.000.000 dollari (Febbraio 2007).
Su http://www.babylontoday.com/national_debt_clock.htm si può vedere l’ultima cifra del debito e come cambi ogni secondo…. il 45 per cento di questa somma è dovuta a creditori stranieri. Il debito estero è talmente elevato che gli Stati Uniti non possono più rimborsarlo. Gli Stati Uniti sono al fallimento.
Malgrado questo, i dollari sono acquistati e venduti come prima. Per gli acquisti di gas e di petrolio sono sempre necessari. Ingannato dal corso del dollaro, che sembra in buona salute, il commercio mondiale continua a fare affari in dollari. Business as usual?
Seguendo la logica abituale dell’economia, un corso più basso dovrebbe comportare più esportazioni e meno importazioni. E questo perché i compratori stranieri possono comprare ad un prezzo migliore. Nel frattempo, mentre i venditori stranieri sono così folli da accettare dollari, non è un problema per gli Stati Uniti emettere un po’ più di questi biglietti verdi. Donare qualche dollaro in più per delle scarpe cinesi o articoli di elettronica dal Giappone? Nessun problema. Gli stati Uniti lasciano, semplicemente, aumentare il debito estero un po’ più velocemente. Più dollari per uno stesso articolo, vuol dire inflazione. Ed una percentuale di inflazione significa, allo stesso tempo, che il valore del debito già esistente diminuisce di una percentuale. Dunque, gli Stati Uniti non hanno alcun interesse a frenare le loro importazioni.
Nel commercio di petrolio, un abbassamento del dollaro è generalmente seguito dalla sua logica conseguenza. Alla lunga, gli esportatori di petrolio non accetteranno un minor valore per le loro vendite. Se il corso del dollaro si abbassa del dieci per cento, è quasi certo che i prezzi del petrolio aumenteranno del dieci per cento, cosicché il valore rimarrà per lo meno uguale.
Se non vi sarà più bisogno di dollari per l’acquisto di petrolio, il resto del mondo non avrà più alcun vantaggio nel servirsi del dollaro. Solo svantaggi. Il dollaro non rappresenta più l’equivalente dell’oro ed il debito estero gigantesco condurrà alla logica conseguenza: il corso del dollaro cadrà. E quando gli stranieri non accetteranno più dollari, gli Stati Uniti non potranno più stampare dollari per vivere alle spalle del resto del mondo. Non potranno più mantenere il loro costoso esercito. Perderanno la loro influenza.
Dissoluzione
La caduta del dollaro avrà un effetto secondario miracoloso, per gli Stati Uniti. Quando il dollaro non varrà più niente, il debito estero sarà sparito in un sol colpo. In effetti, questo è composto da dollari che si trovano all’estero. Al massimo, raggiungeranno il valore della vecchia carta. Purtroppo, la caduta del dollaro sarà accompagnata, ugualmente, dal fallimento delle banche, imprese ed organizzazioni internazionali che hanno legato la loro sorte a quella del dollaro.
4. RISERVE DI DOLLARI DAL GIAPPONE E DALLA CINA
Un gruppo importante di acquirenti di dollari è rappresentato dalle banche centrali dei diversi paesi. Le banche centrali custodiscono delle riserve strategiche. Queste sono riserve di moneta estera, con le quali le banche possono raccattare la loro stessa moneta, se mai grosse quantità sono proposte sul mercato di scambio. Così, esse possono impedire la caduta di corso della loro moneta. Custodiscono preferibilmente le loro riserve nella moneta più accreditata al mondo, sinora il dollaro. Ma in Cina, in Giappone e così a Taiwan ed in Corea del Sud, queste riserve di dollari sono ammontate a molto più di quanto sia necessario. [6]
Non è tanto perché le banche amino custodire dollari. Al contrario. Questi paesi esportano molto e, per conseguenza, affluiscono masse di dollari. Devono essere scambiati contro moneta locale per pagare i lavoratori e le materie prime. Se la domanda di denaro locale si innalza, i prodotti divengono più costosi per l’estero. Così, per non mettere in pericolo la posizione di esportatore del paese, le banche centrali cercano di mantenere stabile il corso della moneta. Ed è per questo che acquistano in dollari in massa, evitando, così, che il corso della loro moneta aumenti.
Per questi paesi è un grosso problema. Per tutti questi dollari stoccati, le banche centrali emettono denaro locale. Dunque, di fatto, i lavoratori ricevono inflazione in cambio dei loro prodotti esportati. [7]
In questo modo esportano mesi di lavoro e di materie prime per nulla. Presso le banche centrali questi dollari non rendono pressoché niente. Possono essere scambiati contro obbligazioni, come buoni del Tesoro, e rendere qualche interesse. Ma anche per questi interessi pagano, in definitiva, esse stesse poiché gli Stati Uniti le pagano semplicemente con un nuovo aumento del proprio debito estero.
Durante questo tempo, il valore di tutti questi dollari stoccati è tributario delle fluttuazioni del corso sui mercati di scambio. In più, a causa del debito estero gigantesco degli Stati Uniti, il dollaro minaccia di implodere in ogni momento. Queste banche centrali sono, dunque, schiacciate fra la necessità di disfarsi di queste riserve di dollari e la necessità di acquistare dollari per mantenere il corso delle proprie valute e, eventualmente, di acquistare dollari quando il corso del dollaro rischia di cadere sui mercati di scambio mondiali. In questo periodo, gli Stati Uniti lasceranno crescere il loro debito estero sempre più in fretta. Quanto tempo questo può ancora continuare?
Nel frattempo, esperti dell’Asian Development Bank stimano che il corso del dollaro dovrebbe scendere, dal trenta al quaranta per cento. [8] Un tale ribasso comporta un grande rischio, che molte imprese e molte banche vendano i loro dollari più velocemente e che le stesse banche centrali non vorranno o non potranno impedire la caduta totale del dollaro. Colui che vende per primo i suoi dollari ha fortuna, colui che attende non ha che da calcolare le sue perdite.
5. CONFLITTI CAMUFFATI
Per mantenere la domanda permanente di dollari, le vendite di petrolio dovranno restare in dollari. E’ per questo che gli Stati Uniti cercano di conservare la maggior influenza possibile, da una parte sul mercato di petrolio, dall’altra sui dirigenti locali. In questo modo essi assicurano, allo stesso tempo, il loro approvvigionamento di petrolio. Poi, ci sono contratti lucrativi da ottenere dai poteri locali, con i quali ci si può appropriare di un massimo di benefici sulla produzione di petrolio.
La paura vince sempre sulla ragione.
Ma quando questi dirigenti locali non vogliono più vendere il loro petrolio in dollari, gli Stati Uniti hanno un problema. In questo caso il Presidente degli Stati Uniti non spiegherà quando il suo paese sia dipendente dalla domanda di dollari. Il conflitto sarà, dunque, sempre camuffato. Per questo, sistematicamente, sarà scelto un tema emozionale. Una volta era il pericolo dei comunisti, oggi è il pericolo dei terroristi, fondamentalisti e di altre paure popolari, come “ il nemico possiede armi di distruzione di massa”, o “il nemico tenta di fabbricare armi nucleari”. Che non esista, razionalmente, alcuna prova, non ha importanza. L’importanza è data dall’emozione suscitata. Anche il fatto che le accuse possano essere ribaltate, prove alla mano, non è rimarcato quasi da nessuno: gli Stati Uniti hanno armi di distruzione di massa e le hanno già utilizzate; gli Stati Uniti hanno armi nucleari, e le hanno già utilizzate. Nel 2006, essi hanno minacciato di farne ancora uso. Ma, ancora una volta, a partire dal momento in cui le accuse sono state caricate emotivamente, l’essere umano scollega la propria intelligenza. La ragione non è più un argomento per mantenere la pace. Il teatro non si concentra che attorno alle accuse. E poiché in seguito non vi sono che specialisti di armi di distruzione di massa o di armi nucleari che prendono la parola, praticamente nessuno scopre il reale problema degli Stati Uniti. Facciamo un giro per vedere qualche conflitto più da vicino.
Il Venezuela
In Venezuela, gli Stati Uniti cercano da tempo di far cadere il presidente Chavez, con il pretesto che si tratta di un pericoloso comunista. Chavez ha nazionalizzato l’industria del petrolio ed esporta una parte del suo petrolio dietro transazioni di scambio, come per esempio petrolio contro cure mediche con Cuba. Nelle transazioni di scambio non c’è bisogno di dollari e gli Stati Uniti non possono approfittarne.
L’iraq
Fino al 1990, gli Stati Uniti avevano contatti commerciali lucrativi con Saddam Hussein. Saddam era un buon alleato, che nel 1980 aveva tentato di liberare il personale dell’ambasciata degli Stati Uniti a Teheran. Nel 1989 Saddam ordinò l’annessione del Kuwait. Ciò provocò un immediato voltafaccia nell’atteggiamento statunitense. Con l’annessione del Kuwait, Saddam disponeva del 20 per cento delle riserve petrolifere mondiali. Gli iracheni furono cacciati dal Kuwait per mano degli Stati Uniti, sostenuti da una coalizione di 134 paesi, e messi a pane e acqua per dieci anni da un embargo delle Nazioni Unite.
Benché gli Stati Uniti abbiano progettato, per anni, una maniera per ristabilire la loro influenza in Irak, il passaggio all’euro di Saddam, il 6 Novembre 2000 [9], rese la guerra inevitabile. Il dollaro si arenò e, nel Luglio del 2002, la situazione divenne talmente critica che il Fondo Monetario Internazionale avvertì che il dollaro era sull’orlo del tracollo. [10]
Qualche giorno più tardi, a Downing Street (Londra), si discutevano i piani d’attacco. [11] I mesi immediatamente successivi, il Vice Presidente Cheney proclamava che, adesso era certo, l’Irak possedeva armi di distruzione di massa. [12] Utilizzando questo pretesto, gli Stati Uniti invadevano l’Irak il 19 Marzo 2003. Il 5 Giugno 2003 ristabilivano le vendite di petrolio irachene in dollari. [13]
L’Iran.
Con l’Iran, gli Stati Uniti sono già in conflitto da quando hanno perduto la loro influenza sulla produzione di petrolio iraniana, nel 1979. Dal punto di vista degli Stati Uniti, l’Iran è un paese di pericolosi fondamentalisti.
La posizione geografica dell’Iran, fra il Mar Caspio e l’Oceano Indiano, complica le ambizioni degli Stati Uniti di sfruttare le ricche riserve di gas e di petrolio del lato orientale del Mar Caspio. Per trasportare questo gas, e questo petrolio, verso i mercati mondiali, senza passare dalla Russia o dall’Iran, devono essere costruiti oleodotti attraverso l’Afghanistan. Ciò è risultato essere, spesso, in conflitto di interessi con l’Iran. George W. Bush trovò, allora, il pretesto della presenza di Osama Bin Laden per cominciare la guerra contro l’Afghanistan. [14]
Nel 1999 l’Iran annunciò pubblicamente la sua intenzione di accettare anche Euro per il suo petrolio. L’Iran vende il trenta per cento del suo petrolio all’Europa, il resto soprattutto ad India e Cina, e non una goccia agli Stati Uniti, a causa dell’embargo posto dagli stessi Stati Uniti. Malgrado le minacce di Bush, che menzionava il paese nel suo famoso “asse del male”, l’Iran ha cominciato a vendere petrolio in euro a partire dalla primavera del 2003.
In seguito, l’Iran voleva anche creare la sua propria borsa del petrolio, indipendente dall’IPE e dal NYMEX. Doveva aprire le porte il 20 Marzo del 2006. Tenuto conto della debolezza del dollaro all’epoca, un successo di questa borsa avrebbe condotto al disastro per il dollaro e, dunque, per gli Stati Uniti. All’inizio del 2006, le tensioni si sono, sensibilmente, accresciute. [15]
Infine, l’apertura della borsa è stata rinviata. Al più presto, il presidente Putin ha, allora, aperto una borsa in Russia, che ha fatto perdere l’interesse per questa borsa iraniana. [16, 17, 18]
Gli Stati Uniti accusano l’Iran di voler fabbricare bombe nucleari. Questo non è una novità. L’Iran ed altri paesi arabi si sentono, in effetti, minacciati dall’arsenale nucleare di Israele, che non è membro del Trattato di Non Proliferazione. Nel 1981 Israele aveva bombardato la centrale nucleare, pressoché esaurita, che si trovava ad Osirak, in Iraq. Dopo questo, molti paesi intendono munirsi di armi nucleari per contrastare la minaccia israeliana. Può sembrare strano che un paese che dispone di petrolio voglia energia nucleare.
L’Iran esporta petrolio grezzo, ma importa derivati raffinati del petrolio. Questi ultimi sono necessari per l’illuminazione, il riscaldamento, il trasporto e l’industria della sua crescente popolazione. Per molti iraniani il prezzo reale di questi prodotti sarebbe troppo elevato. E’ per questo che sono venduti a buon mercato, ed in perdita per il Tesoro iraniano. Il passaggio all’elettricità deve fornire l’energia ad un prezzo accessibile per tutto il paese. L’Iran ha bisogno dei guadagni delle proprie esportazioni di petrolio per finanziare le importazioni di molti altri prodotti, di cui il paese ha bisogno.
Le centrali iraniane sembrano un bersaglio favorito per gli avversari. Se fossero distrutte, l’Iran dovrebbe risolversi a consumare il suo petrolio, piuttosto che esportarlo in Euro. Da ultimo, il capo dell’AIEA, El Baradei, ha messo in guardia questi avversari, affinché non attacchino le centrali iraniane. [18]
Ad oggi, prendendo l’Iran come pretesto e come test, è stato escogitato un tiro mancino. Insieme agli altri paesi dotati di armi nucleari, in aggiunta a Germania e Giappone, gli Stati Uniti vogliono impadronirsi del mercato mondiale dei combustibili per centrali nucleari. Con questo piano, la domanda di dollari sarebbe assicurata per un periodo lungo, anche al di là dell’era del petrolio. [19]
La Russia
Dopo il 2006, la Russia ha, ugualmente, voltato le spalle al dollaro. [20] Vendendo il surplus di dollari alle banche centrali, il presidente Putin ha avuto cura che ciò non avesse conseguenze per il corso del dollaro. Nel frattempo, la base per la domanda mondiale di dollari è diminuita di molto. Gli Stati Uniti hanno bisogno della Russia per l’assalto al mercato dei combustibili nucleari, dunque le rappresaglie sembrano poco probabili.
6. COME SI RUBANO LE RISERVE DI PETROLIO?
C’è ancora un altro aspetto dell’abuso del dollaro. Durante le manifestazioni contro l’invasione, per mano degli Stati Uniti, dell’Iraq, la maggior parte dei manifestanti comprendevano che non si trattava di armi di distruzione di massa. L’Iraq ha la seconda più grande riserva di petrolio al mondo. Alcuni manifestanti supponevano che gli Stati Uniti fossero a caccia del petrolio iracheno. E’ vero, ma come si possono rubare delle riserve di petrolio che si trovano sottoterra e che sono tanto gigantesche da non potersi importare?
Lo si fa con il denaro. Imponendo che il petrolio non sia venduto che in dollari, gli Stati Uniti ne divengono, in un sol colpo, proprietari. Gli Stati Uniti sono i soli ad avere il diritto di stampare dollari e potranno liberamente disporne in ogni momento. Gli altri paesi che vogliano acquistare petrolio in Irak dovranno, prima, acquistare dollari. In effetti, è in quel momento che pagano agli Stati Uniti. I dollari che acquistano sono dei diritti per farsi consegnare una certa quantità di petrolio (proprio come all’IKEA, quando si acquista un mobile. Prima si paga alla cassa ricevendo un buono. Poi, con questo buono, ci si può far consegnare alla porta posteriore del magazzino la merce). I dollari sono, pertanto, buoni per il petrolio. E poiché tutto il mondo ha sempre bisogno di petrolio, tutto il mondo desidera avere questi buoni.
Il passaggio all’Euro di Saddam Hussein, all’inizio del Novembre 2000, non era dunque, solamente, un attacco al corso del dollaro ma implicava anche che gli Stati Uniti non potessero più disporre liberamente della seconda più grande riserva petrolifera al mondo. Gli Stati Uniti dovevano acquistare Euro per poterne disporre. Dopo il ristabilimento della vendita di petrolio iracheno in dollari, il 5 Giugno 2003 [21], gli Stati Uniti hanno dunque nuovamente, almeno dal punto di vista finanziario, la libera disposizione del petrolio iracheno. Oggi, è ancora necessario insediare un governo fantoccio e impedire che il commercio di petrolio iracheno volti di nuovo le spalle al dollaro. Ciò si rivela più facile a dirsi che a farsi.
L’economia del dollaro
L’economia del dollaro non si limita alle frontiere degli Stati Uniti. Non ci sono solo le riserve di petrolio etichettate in dollari che ne fanno parte. Anche le imprese, banche e investimenti pagati in dollari ne fanno parte, poco importa dove si trovino. Sono come iloti dell’economia del dollaro. I benefici ed i dividendi ritornano ai loro proprietari. D’altro canto, il valore di questi investimenti è influenzato dal corso di scambio del dollaro. I venditori di petrolio, che vendono in dollari, sono attori dell’economia del dollaro, e si comportano generalmente come perfetti rappresentanti degli interessi degli Stati Uniti. Li considerano come i propri interessi.
7. EURO VERSUS DOLLARO
L’euro è quotato a partire dal gennaio 1993. Nel giugno 2005 il corso è lo stesso che all’epoca dell’introduzione: 1,22 $. La nuova valuta ha già conosciuto molte fluttuazioni durante la sua breve vita. A partire dal 1998 l’Euro si arrestò sempre di più sino al momento in cui Saddam passò all’Euro. Benché il commercio di petrolio iracheno sia stato ristabilito in dollari nel giugno 2003, l’avanzata dell’Euro continuava. L’Iran aveva cominciato a vedere il suo petrolio in Euro.
L’Euro si è sviluppato, una piccola valuta mondiale. Fra il Luglio 2004 ed il Luglio 2005, la parte del dollaro nel commercio mondiale è scesa dal 70 al 64%.
Un po’ meno di questo 64% concerne la parte degli Stati Uniti nel commercio mondiale. Ma se l’Euro vuol divenire tanto importante quanto il dollaro, c’è ancora del cammino da compiere.
Euro: stessi svantaggi del dollaro.
In teoria, l’Euro conosce gli stessi rischi del dollaro. Finché vi fosse un motore permanente per una domanda di Euro, come per esempio vendite di petrolio in Euro, la zona Euro potrebbe creare debiti e lasciarli crescere senza sosta.
Per evitare questi debiti, la zona Euro dovrebbe conservare nelle sue casse una quantità equivalente di monete straniere, al valore dell’Euro fuori Europa. Perché dovrebbe farlo? Il giro di passa parola del credito senza sosta funziona già da più di trent’anni per gli Stati Uniti!
Se i paesi produttori di petrolio vendono il loro petrolio in due o tre divise differenti, come è stato progettato, ciò significa solamente che i tre paesi di cui trattasi potranno fare lo stesso giro di passa parola degli Stati Uniti. Alla lunga, ciò moltiplicherebbe i problemi per tre. La sola soluzione di questo problema sarebbe che i paesi produttori di petrolio accettassero tutte le divise sul mercato. Teheran ha già progettato di accettare più di una valuta. Un passo alla volta.
8. CELLULE CANCEROGENE VERDI
Il fatto che gli Stati Uniti non lascino crescere il loro “debito estero” ed utilizzino anche la forza militare per prolungare questa gestione, fa sì che non si possa parlare di un debito estero normale, come lo si conosce nel commercio internazionale fra gli altri paesi del mondo. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, è questione di furto. Lo si può anche chiamare scrocco, o tassa imperiale, che gli Stati Uniti impongono a chi utilizza il dollaro all’estero. Ma c’è di più.
Ogni biglietto di dollaro è un riconoscimento di debito degli Stati Uniti, una promessa che daranno qualcosa in cambio. Per la quantità enorme di questi riconoscimenti di debito che è stata messa in circolazione, da molto tempo gli Stati Uniti non sono più in grado di rimborsare i loro debiti. Sono al fallimento. Non c’è che il corso del dollaro a dare l’apparenza che non stia accadendo nulla. L’obbligazione di pagare il gas ed il petrolio in dollari mantiene una domanda permanente.
Il corso del dollaro è, nel frattempo, mantenuto in modo artificiale, come attraverso lo stoccaggio dei dollari nelle banche centrali in Cina, in Giappone, a Taiwan ed in altri paesi. Poiché ciò significa un impoverimento della popolazione di questi paesi e che gli Stati Uniti fanno crescere il loro debito estero sempre più velocemente, verrà un giorno in cui le banche centrali dovranno arrestare lo stoccaggio. La domanda non è, dunque, se il dollaro cadrà, ma QUANDO.
Poiché il mondo è ingannato dal corso di scambio apparentemente in buona salute, molti operatori nel commercio mondiale accettano ancora questi biglietti, che nicchiano in tutte le economie, come cellule cancerogene. L’esito è incontenibile. Tutte le economie infettate saranno travolte, il giorno in cui la domanda di dollari cadrà e l’impero degli Stati Uniti sarà distrutto.
Note
[1] Eccetto le importazioni di petrolio provenienti dall’Iraq fra il 6 novembre 2000 ed il 5 giugno 2003, dall’Iran dalla primavera 2003 e dalla Russia dall’8 giugno 2006.
[2] « Stampare dollari » E’ un modo di dire. La gran parte dei dollari non esiste se non come cifra in qualche conto corrente bancario.
[3] Bilanci Import-Export 1960- 2002
[5] Paesi 2004
NOTA: grandi differenze di cifre tra Europa e Cina per le importazioni USA! (p. 9)
[6] Washington Post
[7] Epoch Times
[10] Avvertimento del Fondo Monetario Internazionale : il dollaro rischia di affondare
[11] Downing Street Memo
[12] Cheney
[13] How can the dollar collapse in Iran? (Voir: Irak)
[14] Oleodotti verso l’11 Settembre
[15] How can the dollar collapse in Iran?
[16] Annuncio RTS
[17] Accelerazione RTS
[18] Apertura RTS
[19] Attacco israeliano contro una centrale nucleare irachena nel 1981
Avvertimento ElBaradei
[20] Il mercato dei combustibili nucleari
[21] Financial Times, 5 giugno 2003.
Rudo De Ruijter (Ricercatore indipendente – Paesi Bassi)
Fonte: http://www.mondialisation.ca
Link
30.04.2007
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di GIORGIA